Crawford è un punto fermo fra gli esterni, attorno a lui si deve distibuire spazi e responsabilità
Ogni discorso serio a proposito dei New York Knicks, in fondo ruota attorno a Eddy Curry; non ci fosse stato lui, con i suoi 19.5 punti a partita, la stagione appena conclusa non avrebbe offerto lo squarcio di luce alla fine del tunnel. Senza il pivottone quelle 10 vittorie in più, che sono la linea di demarcazione fra la "disgraziata" gestione di Larry Brown e la promettente campagna di Isiah Thomas, sembrerebbe meno marcata
Lo sa il presidente-allenatore che ha definito il suo lungo "la pietra angolare della franchigia, un giocatore che in pochi hanno nella lega." Curry in fondo è l'impersonificazione dell'adagio tanto di moda in questo periodo al Madison Square Garden: "Guardiamo tutti al bicchiere mezzo pieno" L'ex Bulls ha segnato, è vero, ma deve fare tanti progressi nella sua visione di gioco complessiva, nel passaggio contro i raddoppi che saranno sempre più frequenti se è vero che ha chiuso la stagione con un rapporto fra assist e palle perse di 1 a 4.
E poi la difesa, che ne fa il vero "riddle in the middle", enigma al centro; anche per questo i suoi numeri hanno avuto un impatto tutto sommato limitato sui risultati di squadra. Eppure ogni discorso, dalla lotteria del draft, alle prossime scelte, fino al mercato estivo, ruotano attorno all'ex pupillo di Jerry Crause. Nel frattempo si guarda al pre-draft camp di Orlando. Isiah Thomas c'è arrivato con il ghigno all'insù, dopo aver saputo che la scelta sacrificata per avere il suo centro, s'è trasformata nella n° 9 per i Bulls: "Ammetto - ha dichiarato l'ex Bad Boy - che il giorno dell'estrazione ho avuto un discreto patema in attesa di sapere. Questo è un draft difficile: dalla 3 alla 19 puoi scegliere fra giocatori di livello simile."
New York sceglierà alla 23, occhieggiando quindi a quei 30 giocatori, a cavallo fra primo e secondo giro, percui il ritrovo di Orlando significa davvero qualcosa, la differenza fra un garantito nella Nba, la speranza d'essere il prossimo Gibson, o un areo per la Turchia. Lo stesso Thomas, che quando sceglie fa la cosa che gli viene in assoluto meglio, non ha nascosto di non aspettarsi nulla dal rookie di quest'anno, nel breve periodo. "Siamo nella condizione di poter richiare - ha detto - e prendere un giocatore per farlo crescere. Sarei sorpreso di vederlo dare un contributo ià dal prossimo campionato."
All'ultimo camp i Knicks misero in obiettivo Balkman, unanimente considerato al momento una scommessa vinta dal presidente. Quest'anno si cerca un tiratore, in grado di rendere più credibile la minaccia di punire i raddoppi su Curry (sempre lui), oppure un'ala grande che possa in futuro diventare la guardia del corpo del suo compagno di front line. S'è parlato di Tiago Splitter, sempre che le pretese del Tau in materia di "buy out" si siano ridotte. C'è Sean Willams, ottimo stoppatore, che potrebbe scivolare in basso per il suo sconsiderato uso di cannabis e affini.
Fra i tiratori Morris Almond, è considerato il migliore; più razionalmente Daequan Cook, freshman da Ohio State, e Marcus Williams, l'ala di Arizona, dovrebbero essere disponibili quando sceglierà New York. Sempre che l'idea di Thomas davvero sia quella.
La sua convizione di poter poter aspettare la scelta di quest'anno nasce dalla consapevolezza d'aver finalmente raggiunto il livello di talento ottimale. Per questo la squadra non ha "la necessità di muoversi sul mercato anche se siamo sempre attenti ad ogni possibile mossa per migliorarci."
Chi si definisce vicino allallenatore giura in realtà che Thomas vorrebbe aggiungere un'altra stella, necessariamente derivante da uno scambio, al roster: Vince Carter, se diverrà free agent a luglio quindi con un sign'n'trade, Kevin Garnett, Pau Gasol, e Rasherd Lewis sono i nomi più ricorrenti. Stephen Jackson ha assicurato che il suo amico, Jermaine O'Neal, andrebbe di corsa alla corte dell'allenatore che ha già avuto a Indianapolis.
S'è tirato in ballo anche Kobe Bryant, nel momento in cui l'ex numero 8 dei Lakers ha parlato di Jerry West, paventando la possibilità d'andarsene. Si tratta del sogno di fine primavera: "Non penso si muoverà da Los Angeles - ha dichiarato Thomas - ma ogni general manager, se sa che un giocatore del genere è sul mercato, ha l'obbligo di immaginare una possibilità per prenderlo." Lo scenario newyorkese sarebbe: tutti tranne Curry, possibilmente non Marbury. Poco importa che quei tre li, in campo, litigherebbero pure con tre palloni, per l'ordine di tiro. E' chiaramente fantascienza anche perché ai Knicks un pensierino al giocatore lo stanno facendo davvero, ma per il 2009: per la fine di quella stagione è prevista la scandenza dei contratti di Marbury, Francis e Malik Rose. Una cometa di Halley che portà con sé 49 milioni di dollari e la possibilità di ragionare nuovamente sotto alla soglia che condanna alla luxury tax.
Tutto sommato non è quindi il caso di inseguire la luna anche se Lewis s'è detto allettato dalla possibilità di giocare "in un mercato importante come quello di New York", a dispetto della sicurezza di rifirmarlo ostentata dai Sonics. Per eventuali sign 'n' trade i nomi sono sempre quelli: Channing Frye, Jamal Crawford, oppure David Lee perché quando ci si imbarca in pensieri di questo tipo bisogna anche fare i conti con i desideri degli altri.
Anche qui si parla di fantascienza: la realtà è un gruppo che, comunque sia, dovrà fare molto lavoro e migliorare. L'anno prossimo lottare per entrare nei playoffs, nella Eastern Conference, non può e non deve più bastare.