Daniel Gibson, il rookie sensazione di questi Playoffs per i Cavs
Parità . Dopo la vittoria di Clevaland in gara 4, questa è la situazione nella finale della Eastern Conference. Una parità che di sicuro riflette quelli che sono stati i valori in campo, con due squdare che si sono in un certo modo equivalse e che giustamente ripartono, dopo quattro match già giocati, da una mini serie di tre partite, due delle quali si giocheranno a Detroit.
E proprio i Pistons non possono certo dormire sonni tranquilli, visto l'andamento della contesa fino ad ora: è vero sì che anche l'anno scorso si sono trovati in questa situazione, proprio contro Cleveland, ed anche la passata stagione le due squadre s'incontravano nella finale di conference; la serie si è conclusa con una vittoria per Detroit in gara 7.
Ma non è detto che la storia si ripeta e, di sicuro, scialacquare il vantaggio di 2-0 faticosamente conquistato nelle due gare al Palace non può certo essere visto in modo positivo da nessuno all'interno dei Pistons.
In primo luogo perché i Cavaliers non sono più la squadra dell'anno scorso, sono migliorati, hanno un anno di esperienza in più, un anno insieme come gruppo in più e un anno in più con il loro coach, che sta dimostrando di essere un allenatore di livello e e di avere una squadra che lo segue.
E se non è ancora tempo di fasciarsi la testa, a Detroit devono cominciare a pensare che questa gara 5 può essere decisiva per le loro sorti e che potrebbe anche rappresentare la fine di un ciclo, in un certo senso.
E la delusione dopo gara 4 è stata ampiamente dimostrata da un episodio, ormai celebre e visibile su YouTube con protagonisti Rasheed Wallace e Will Blalock.
In sostanza Rasheed, sulla via degli spogliatoi e frustrato per la sconfitta, ha lanciato la sua maglia da gioco contro il muro. Il problema è che la suddetta maglia ha proseguito la sua corsa fino a finire in faccia del malcapitato Blalock che, dopo aver detto che cercherà di farsi offrire un pranzo dal compagno di squadra, ha definito l'esperienza imbarazzante (perché è stata vista in mondovisione) e soprattutto non piacevole a causa dell'odore non esattamente di violetta della maglia.
Al di là della curiosità , è interessante vedere come Billups, uno di quelli con più esperienza nello spogliatoio, cerchi di tirare su il morale dei compagni: "Siamo 2-2, è una serie di tre partite e due sono a casa nostra. Non vedo la situazione così tragica. E' una grande serie, ed è così che deve andare. Non possiamo permetterci che il fatto di aver giocato male in gara 4 ci condizioni e ci faccia perdere gara 5".
Sui suoi errori sul finale di gara, invece, si esprime così: "Ho fatto qualche brutta giocata, ma questo deve succedere, sono umano. Mi sa che in precedenza vi avevo viziati, segnando sempre nei finali di gara, ma diavolo, prima o poi doveva succedere che sbagliassi un tiro decisivo" .
Saunders invece qualche problema in più se lo pone, anche perché, dall'inizio della serie, i suoi Pistons non hanno esattamente dato l'impressione di essere uno schiacciasassi, come dimostra il fatto che non sono mai stati avanti di più di cinque punti e che non sono mai andati negli spogliatoi in vantaggio.
Il coach di Detroit sottolinea le necessità della sua squadra: "Dobbiamo mettere pressione su di loro. Non li abbiamo mai messi in una situazione nella quale erano sotto di nove, dieci, undici punti, mentre noi ci siamo trovati in questa situazione praticamente in ogni gara".
I Cavaliers non possono che essere soddisfatti della rimonta compiuta, ringraziando in particolare (c'era qualche dubbio??) Lebron James, che ha dato la sterzata decisiva all'ultima gara con un quarto periodo da incorniciare.
Ecco a voi le statistiche dei dodici minuti di James, che farebbero contento un giocatore di medio livello per un'intera partita di regular season: 13 punti, 4/6 dal campo, 5/5 dalla lunetta, 4 rimbalzi offensivi e altrettanti assist.
E quello che vediamo nei playoffs è una James sempre più maturo, un Lebron che è diventato non solo leader tecnico, ma anche emotivo della squadra, che prende il primo dei bus che vanno alla partita per lavorare un po' di più prima del fischio iniziale, che si siede in prima fila alle film-sessions e che in generale è molto più coinvolto in tutto ciò che riguarda la sua squadra.
Ma se, come sostiene lui stesso, ama giocare i finali di gara: "Amo il quarto periodo, vivo per quello. Lo dico sempre ai miei compagni di squadra, portatemi con il punteggio quasi in parità nell'ultima frazione, e cercherò di fare del mio meglio per vincere la gara"
Ciò a cui, James e i suoi Cavaliers devono iniziare a pensare seriamente, è risolvere il problema dei terzi periodi, che hanno causato non pochi problemi alla squadra di coach Brown dall'inizio dei playoffs, visto che undici volte su quattordici i loro avversari hanno segnato più di loro.
Nei playoffs i Cavs stanno segnando diciannove punti nei terzi periodi con il 40.2% dal campo (in stagione regolare ne segnavano 23.2 con il 44.4%); lo stesso James, che mette insieme 5.1 punti con il 37.5%, subisce un calo rispetto alla stagione regolare (dove segnava 6.7 punti con il 45.2%), calo ancora più drastico se analizziamo solo la serie con i Pistons, dove nei quattro terzi quarti giocati James ha segnato in media 1.25 punti con un imbarazate 15.4% al tiro.
E' chiaro che è da qui, cioè da non regalare più, in pratica, un periodo di gioco agli avversari, che devono partire i Cavs se vogliono davvero espugnare il Palace di Auburn Hills, mettendo i Pistons con le spalle al muro.
Vedremo stanotte chi delle due la spunterà .