Tony Parker e il boss Peter Holt festeggiano il trofeo della Western Conference
I San Antonio Spurs hanno vinto 109-84 gara5 della finale della Western Conference contro gli Utah Jazz chiudendo così la serie sul 4-1 ed entrando di diritto, per la quarta volta negli ultimi nove anni, alle NBA finals. È stato un match a senso unico, che non ha mai avuto storia, con gli Spurs in totale controllo per 48 minuti e che nell'ultimo quarto si è trasformato in un amichevole di fine stagione, con i panchinari protagonisti del più classico garbage time.
Già nel primo quarto, con uno spettacolare, quanto imprevedibile, 14-0 di parziale in 2 minuti e 13 secondi, gli Spurs hanno spezzato in quattro la gara e Utah non ha potuto far altro che alzare bandiera bianca, riconoscendo la superiorità dell'avversario.
Jerry Sloan: "Ci hanno distrutti totalmente. La cosa più brutta è che sin dall'inizio abbiamo smesso di giocare, sia in difesa che in attacco e questo non ci ha consentito di rientrare in partita. Ci hanno fatto fare quello che volevano per 48 minuti".
Protagonisti assoluto del break decisivo Robert Horry (nonostante gli 0 punti segnati) e Tony Parker. Il primo capace di alzare il ritmo, di recuperare palloni impossibili, di piazzare stoppate stereofoniche e raccogliere rimbalzi decisivi. Il secondo in grado di entrare nel pitturato dei Jazz così come un coltello caldo all'interno del burro sciolto e di piazzare tre lay-up ad alto coefficiente di spettacolarità .
Come se non bastasse, a concludere l'incredibile avvio nero-argento, è arrivato anche l'alley-oop in contropiede per Tim Duncan, il quale ha schiacciato senza pietà all'interno del canestro avversario esaltando al massimo livello il pubblico texano.
Tony Parker: "Il nostro primo quarto è stato incredibile. Non riesco a ricordarmi, da quando gioco con gli Spurs, un primo quarto di questa qualità . Abbiamo messo la palla dentro con una continuità mai avuta. La nostra difesa è stata ottima e il nostro attacco ha fatto davvero impressione. Non si poteva davvero chiedere di meglio per iniziare una gara così importante".
Alla fine per il francese sono arrivati 21 punti (7/13 dal campo e 7/11 dalla linea dei liberi), 5 rimbalzi e 5 assist in 27 minuti di gioco. Una prestazione totale, molto convincente anche in difesa, che di certo ha rassicurato molto Gregg Popovich in vista dei prossimi più difficili impegni.
Gregg Popovich: "È stato molto positivo battere Utah stanotte, perché un'eventuale gara6 avrebbe complicato di molto la serie. Farlo in questo modo poi, è ancora più convincente in vista delle Finals".
Solita partita in ufficio per Tim Duncan, ormai a suo agio contro Mehmet Okur, autore di 21 punti (7/14 dal campo e 7/8 ai liberi), 7 rimbalzi e 3 stoppate. Anche il caraibico ha contribuito, con la solita grande prova difensiva e alcuni canestri in attacco degni del migliore realizzatore, allo strappo iniziale dei nero-argento che ha portato gli Spurs ad un massimo vantaggio di 23 punti già all'inizio del secondo quarto. Dodici punti e cinque rimbalzi anche per Manu Ginobili, meno brillante che in altre occasioni, ma solo perché la partita non lo richiedeva.
Per Utah tutte le speranze di tenere viva le serie sono morte in gara4 e la partita di ieri è stata solo una formalità che nessuno avrebbe voluto sbrigare. Il parziale iniziale ha poi piegato in due le velleità dei mormoni i quali nel secondo quarto, grazie ai soliti Deron Williams (11 punti, 3 rimbalzi e 2 assist), Carlos Boozer (9 punti e 12 rimbalzi) e Andrei Kirilenko (13 punti e 5 rimbalzi), hanno tentato di rientrare. In realtà si è trattato solo di un fuoco di paglia che alla fine del terzo quarto era totalmente spento e incenerito. Gli Spurs infatti hanno allungato di nuovo il divario rendendolo di fatto troppo ampio per pensare ad una rimonta: -27 e tutti a casa.
Per gli Spurs ora si tratta di aspettare la vincente del confronto fra Detroit e Cleveland. La serie è sul 2-2 e si preannuncia molto più complessa di quanto si potesse pronosticare alla vigilia. Ma almeno ieri sera, la mente dei nero-argento era totalmente concentrata sul trofeo della Western Conference, tornato nelle mani degli Spurs dopo un anno di pausa.
Tim Duncan: "È una grande cosa essere arrivati di nuovo in finale. L'anno scorso era andata male, quest'anno siamo tornati ma per farlo abbiamo dovuto sconfiggere squadre molto toste".
Per Utah rimane la soddisfazione di essere arrivati in finale di Conference dopo nove anni di digiuno, di essere arrivati lì dove nessuno avrebbe mai pronosticato fosse possibile. Importanti, soprattutto per il futuro, sono state le vittorie contro Houston e Golden State che di sicuro hanno permesso ad alcuni giovani di farsi le ossa in vista dei prossimi anni. Contro gli Spurs, l'esperienza è soprattutto mancata ai Jazz. In gara4 (ma in generale in tutta la serie) con un po' di malizia in più, forse si sarebbe potuto capitalizzare al meglio quel terzo quarto, allargando il distacco da San Antonio e lottando con più ardore nel quarto periodo. Di certo c'è che la coppia Boozer-Williams nell'immediato futuro darà filo da torcere a molti e siamo sicuri che i Jazz, sin dalla prossima stagione, avranno un ruolo da protagonisti assoluti.
Per gli Spurs ora ci sarà l'ennesima finale. Qualora dovesse arrivare l'anello sarebbe il settimo per Horry e il quarto per Tim Duncan. A quel punto gli Spurs potrebbero puntare a quello che gli è sempre mancato per parlare veramente di dinastia (come se quella di oggi già non lo fosse): un back-to-back di argenteria. Un'impresa riuscita a pochissimi e che potrebbe inserire nella Hall of Fame questa squadra. Prima però bisognerà battere Pistons o Cavaliers. Non proprio una passeggiata di salute.
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