I Lakers ad un bivio

Kobe Bryant vorrebbe il ritorno di Jerry West, ma la sua non è una minaccia…

"O Jerry West o me ne vado".
Parola di Kobe Bryant, anzi no, diciamo che a esprimere questo pensiero, con tanto di polemica annessa, è stato Ric Bucher, famoso analista della Espn, che però sembra aver inteso male le parole di Bryant il quale, non gradendo affatto il putiferio scatenato, ha subito voluto subito precisare:

Non ho chiesto nulla. Quelle parole non sono uscite dalla mia bocca. Non ho fatto nessuna minaccia alla società . Ho solo voluto offrire un consiglio perché Jerry West, e questo credo che nessuno possa negarlo, è uno dei più grandi GM della storia. Io voglio restare Laker tutta la vita, amo questa maglia, amo questa società , voglio solo sistemare la nostra situazione o almeno trovare un modo per farlo

.

Difficile vivere a Los Angeles.
Difficile giocare in un ambiente che ti sta sempre addosso, che non ti lascia respirare e che non ti permette di prenderti un attimo di riposo. Per i Lakers sono giorni pesanti. I più complessi dopo la fine della dinastia di inizio secolo: la stampa, i tifosi e gli addetti ai lavori, dal più illustre fino a quello meno credibile, hanno la certezza che dovranno passare anni, se non decenni, prima che Los Angeles torni ad essere una grande squadra.

Non ci sono prospettive, non ci sono basi solide, non ci sono i presupposti per pensare ad un riscatto nel breve periodo. Tutto, dunque, sembra essere vago ed indefinito per quelli con la maglia in gialloviola e le dichiarazioni di Bryant a Bucher di domenica scorsa, "O West o me ne vado" erano un'ulteriore conferma di come la nave stesse colando a picco.

In realtà , come spesso avviene quando le cose non vanno molto bene, gli avvoltoi sono sempre pronti per depredare le carcasse. È ovvio che la situazione a Los Angeles, dalle parti di El Segundo, non è molto semplice.

I problemi si accavallano ogni giorno di più e la fine del tunnel sembra essere distante chilometri: Lamar Odom è finito sotto i ferri per rimediare allo strappo subito alla spalla destra nel corso della passata stagione, Kwame Brown si è operato alla caviglia destra infortunatasi il 31 dicembre scorso contro i Philadelphia 76ers e come se non bastasse situazioni delicate, fra le quali i contratti di Luke Walton e Ronny Turiaf, o la diciannovesima scelta nel prossimo draft di fine giugno, dovranno essere affrontate.

Tornando al caso Bryant, subito dopo il ko contro i Phoenix Suns, il 24 in gialloviola era entrato in sala stampa dicendo:

Bisogna cambiare le cose. Non si può uscire al primo turno senza lottare, facendosi dominare in ogni zona del campo. Dobbiamo tornare ad essere competitivi per il titolo. Bisogna fare qualcosa e bisogna farlo subito

In una parola, "trade". In una parola Kevin Garnett.
Per chi non mastica l'inglese o il gergo cestistico d'oltreoceano, per "trade" si intende uno scambio di mercato, una transazione fra più giocatori che permette di migliorare il roster a disposizione.

Kobe è stato chiaro, a Los Angeles c'è bisogno di qualcosa di diverso. Non solo di giocatori, ma anche a livello dirigenziale. Non è un segreto, infatti, che fra Mitch Kupchak, general manager lacustre, e il figlio di Jelly Bean, non scorra buon sangue. D'altronde come dare torto a Kobe? In cinque anni al vertice di una delle franchigie più vincenti della NBA, Kupchak non ha fatto molto e quel poco che ha fatto, a parte l'affare Shaq francamente difficile da gestire, è stato un disastro.

L'immobilismo è stato il marchio di fabbrica del GM lacustre, la cui principale preoccupazione era quella di combinare meno danni possibili. Non è così che si gestisce una squadra prestigiosa. Non è in questo modo che si può sperare di vincere. E questo Bryant lo sa. I suoi riferimenti, nelle recenti interviste, sono palesi e non lasciano spazi a dubbi.

Kobe Bryant: "Baron Davis è un mio caro amico, Carlos Boozer lo stesso, Ron Artest è qualcuno che conosco da quando ero ragazzo. Questi sono giocatori che non abbiamo preso e che potevamo prendere. Per qualche ragione ciò non è avvenuto".

Nell'estate del 2005, ad esempio, quella della rifondazione, delle finali perse contro i Detroit Pistons, dell'addio di Shaquille O'Neal, si poteva prendere Carlos Boozer, girando magari Lamar Odom. Niente. Nessuna trade. Un anno più tardi c'era la possibilità  di prendere Baron Davis, losangelino puro sangue e di spedire ai New Orleans Hornets, Caron Butler, Brian Cook e Chris Mihm. Niente, anche in questo caso.

La scorsa primavera, infine, il tormentone Artest tristemente concluso con l'approdo di "Ron Ron" in quel di Sacramento. In tutti i casi, quando alla dirigenza si presentava una trade rischiosa, la stessa ha sempre preferito declinare. Sbagliando. Pagare per i propri errori sembra la cosa più giusta.

È normale essere arrabbiati. Kobe Bryant, al momento, è molto arrabbiato. Anzi è totalmente fuori di sé. L'ex numero otto, infatti, è nel pieno della sua maturità  cestistica e non vuole che il suo talento, nonché i suoi migliori anni siano buttati al vento per una gestione non oculata da parte della società . Vedere gli altri giocare sul finire di maggio e l'inizio di giungo, soprattutto per chi era abituato a stare sul parquet piuttosto che su una spiaggia, è molto frustrante.

Ma quali potrebbero essere gli scenari futuri per i gialloviola? Molto probabile, almeno stando alle ultime indiscrezioni, è l'arrivo di Jerry West come semplice consulente accanto a Kupchak. Una soluzione diplomatica, non punitiva, che però potrebbe fare tutti contenti. West, infatti, è in scadenza di contratto con i Memphis Grizzlies e dunque potrebbe lasciare il Tennessee per ritornare nella sua sede naturale.

Capitolo riassestamento del roster. Qui vengono i dolori. Se, infatti, gli addii di Smush Parker (inviso a Phil Jackson) e Aaron Mckie (ritiro) sono praticamente certi, molto più complessa è la situazione sui rinnovi di Ronny Turiaf e Luke Walton. Difficile che i due chiedano cifre spropositate, ma non è neanche impossibile che possano domandare "discreti" adeguamenti contrattuali mettendo notevolmente in crisi la società  lacustre. Dopo il primo luglio ne sapremo di più.

C'è poi la parte fondamentale, quella di cui parlavamo in precedenza: la "trade". Kevin Garnett è il sogno che cambierebbe da subito l'orizzonte e farebbe diventare i Lakers immediatamente una contender.

Per arrivare alla stella dei Minnesota Timberwolves i lacustri dovrebbero privarsi di sicuro di Andrew Bynum, Lamar Odom e Kwame Brown. A livello di salari siamo più o meno sullo stesso livello del contrattone di KG (il quale però dovrebbe abbassarsi leggermente lo "stipendio"), ma uno scambio come questo comporterebbe una buona dose di coraggio che Kupchak, come dimostrato nel corso degli anni e come opportunamente ricordato, non possiede assolutamente.

L'arrivo di "Mr. Logo" potrebbe essere un buon incentivo affinché lo scambio vada in porto. Una volta compreso il destino di KG, di sicuro, anche quello della Los Angeles in gialloviola potrà  essere più chiaro.

Stay tuned

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Informativa cookie

Per far funzionare bene questo sito, a volte installiamo sul tuo dispositivo dei piccoli file di dati che si chiamano "cookies". Anche la maggior parte dei grandi siti fanno lo stesso.

Cosa sono i cookies?

Un cookie è un piccolo file di testo che i siti salvano sul tuo computer o dispositivo mobile mentre li visiti. Grazie ai cookies il sito ricorda le tue azioni e preferenze (per es. login, lingua, dimensioni dei caratteri e altre impostazioni di visualizzazione) in modo che tu non debba reinserirle quando torni sul sito o navighi da una pagina all'altra.

Come utilizziamo i cookies?

In alcune pagine utilizziamo i cookies per ricordare:

  • le preferenze di visualizzazione, per es. le impostazioni del contrasto o le dimensioni dei caratteri
  • se hai già risposto a un sondaggio pop-up sull'utilità dei contenuti trovati, per evitare di riproportelo
  • se hai autorizzato l'uso dei cookies sul sito.

Inoltre, alcuni video inseriti nelle nostre pagine utilizzano un cookie per elaborare statistiche, in modo anonimo, su come sei arrivato sulla pagina e quali video hai visto. Non è necessario abilitare i cookies perché il sito funzioni, ma farlo migliora la navigazione. è possibile cancellare o bloccare i cookies, però in questo caso alcune funzioni del sito potrebbero non funzionare correttamente. Le informazioni riguardanti i cookies non sono utilizzate per identificare gli utenti e i dati di navigazione restano sempre sotto il nostro controllo. Questi cookies servono esclusivamente per i fini qui descritti.

Che tipo di cookie utilizziamo?

Cookie tecnici: Sono cookie necessari al corretto funzionamento del sito. Come quelli che gestiscono l'autenticazione dell'utente sul forum.

Cookie analitici: Servono a collezionare informazioni sull'uso del sito. Questa tipologia di cookie raccoglie dati in forma anonima sull'attività dell'utenza. I cookie analitici sono inviati dal sito stesso o da siti di terze parti.

Quali sono i Cookie di analisi di servizi di terze parti?

Widget Video Youtube (Google Inc.)
Youtube è un servizio di visualizzazione di contenuti video gestito da Google Inc. che permette a questa Applicazione di integrare tali contenuti all'interno delle proprie pagine. Dati personali raccolti: Cookie e Dati di utilizzo. Privacy policy

Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook (Facebook, Inc.)
Il pulsante "Mi Piace" e i widget sociali di Facebook sono servizi di interazione con il social network Facebook, forniti da Facebook, Inc. Dati personali raccolti: Cookie e Dati di utilizzo. Privacy policy

Pulsante +1 e widget sociali di Google+ (Google Inc.)
Il pulsante +1 e i widget sociali di Google+ sono servizi di interazione con il social network Google+, forniti da Google Inc. Dati personali raccolti: Cookie e Dati di utilizzo. Privacy policy

Pulsante Tweet e widget sociali di Twitter (Twitter, Inc.)
Il pulsante Tweet e i widget sociali di Twitter sono servizi di interazione con il social network Twitter, forniti da Twitter, Inc. Privacy policy

Come controllare i cookies?

Puoi controllare e/o verificare i cookies come vuoi - per saperne di più, vai su aboutcookies.org. Puoi cancellare i cookies già presenti nel computer e impostare quasi tutti i browser in modo da bloccarne l'installazione. Se scegli questa opzione, dovrai però modificare manualmente alcune preferenze ogni volta che visiti il sito ed è possibile che alcuni servizi o determinate funzioni non siano disponibili.

Chiudi