Manu Ginobili gioca alla grande e guida i suoi sul 3-1
I San Antonio Spurs hanno vinto gara4 nella finale della Western Conference battendo gli Utah Jazz in trasferta per 91-79. Con questa vittoria gli Spurs hanno praticamente chiuso la serie, andando sul 3-1 e ottenendo il primo match point che potranno giocarsi mercoledì notte sul terreno amico dell'At&t Center, in cui San Antonio, dal 1999, ha vinto nelle ultime diciotto occasioni contro Utah.
È stata una partita molto complessa per i nero-argento i quali, ancora una volta, sono riusciti ad uscire vincitori dal confronto solamente grazie alla tradizionale esperienza di cui sono dotati. Utah è rimasta a contatto fino a metà del quarto periodo, lottando su ogni pallone, innervosendo con i soliti raddoppi Tim Duncan, pressando su ogni azione offensiva avversaria e non concedendo mai facili conclusioni.
Nonostante questo, però, gli Spurs hanno approfittato di ogni minima chance e grazie all'ottimo lavoro a rimbalzo (12-8 il conto di quelli offensivi) sono riusciti a costruirsi la vittoria. Inoltre, nell'ultimo quarto la difesa sperona ha raggiunto un livello molto elevato (innervosendo di fatto ogni singolo giocatore dei Jazz) e il canestro per Utah si è fatto piccolissimo: solo 17 punti per gli uomini di coach Jerry Sloan contro i 28 di San Antonio, brava a sfruttare nella giusta maniera la grande quantità di tiri liberi avuti a disposizione solo nel quarto periodo, di cui quattro concessi per falli tecnici: 19/25 il parziale, 30/41 il conto totale. Per gli Spurs, dunque, sono arrivati più tiri liberi realizzati (30), che canestri dal campo (28). Una statistica davvero inquietante per i Jazz, i quali hanno pagato dazio per mancanza d'esperienza.
Protagonista assoluto per gli Spurs, invece, è stato Manu Ginobili, mai domo, "ricolmo" d'esperienza, capace di affondare la lama nel momento decisivo del match. Per l'argentino, dopo una gara3 con molte ombre e poche luci, sono arrivati 22 punti (6/19 dal campo e 5/7 ai liberi), 3 rimbalzi, 2 assist e 2 rubate. È arrivata, soprattutto, la classica partita alla "Ginobili", fatta di piccole cose, di sfondamenti impossibili, di recuperi improponibili per qualsiasi altro giocatore. Un match tutto sostanza che alla fine ha fatto tutta la differenza del mondo gettando nella frustrazione i giocatori e lo staff tecnico dei Jazz.
Molti, infatti, sono stati i fischi arbitrali dubbi sull'argentino tanto da causare, come abbiamo detto in precedenza, ben quattro falli tecnici e due espulsioni: Jerry Sloan e Derek Fisher. Il solo effetto che hanno provocato però è stato quello di avvantaggiare e rendere più semplice la vita agli Spurs i quali non hanno dovuto far altro che infilare i tiri liberi gentilmente concessi. A quel punto anche il pubblico di Salt Lake City è uscito fuori di testa, bersagliando con alcuni oggetti il "povero" Bruce Bowen.
Manu Ginobili: "Sono molto orgoglioso di quello che siamo riusciti a fare nel quarto periodo perché ad un certo punto le cose si erano messe davvero male per noi. Siamo però riusciti ad alzare il livello di gioco e abbiamo fatto un ottimo lavoro".
Molta fatica, ancora una volta, l'ha fatta Tim Duncan. Il caraibico è sembrato irritato e spazientito per l'asfissiante marcatura che la difesa dei Jazz gli ha messo addosso anche se questo non gli ha impedito di mettere insieme statistiche di tutto rispetto: 19 punti (6/13 dal campo e 7/12 ai liberi), 9 rimbalzi e 5 stoppate. E proprio l'aspetto difensivo, con la sua ingombrante presenza nel pitturato nero-argento, è sembrato quello in cui Duncan, a differenza di gara3, ha sfogato tutta la sua frustrazione per le palle perse in attacco (cinque), guidando i suoi ad un fondamentale quarto periodo.
Variabile fondamentale per San Antonio, soprattutto per il lavoro sporco al quale si è dedicato per tutto il match è stato Fabricio Oberto, autore di 11 punti e 11 rimbalzi (di cui sei offensivi), capace di trovare con una certa continuità il canestro (4/8 dal campo e ¾ ai liberi), ma anche di generare nuovi possessi offensivi che alla fine hanno cambiato l'inerzia della partita. Brutto match invece per Tony Parker. Nonostante i 17 punti segnati, il franco-belga non è mai entrato in partita, intestardendosi in penetrazioni impossibili all'interno del pitturato dei Jazz e difendendo in maniera sommaria e superficiale contro Deron Williams, ancora una volta sugli scudi con una prestazione stellare.
Per il play dei Jazz sono arrivati 27 punti (11/21 dal campo, 0/3 da tre e 5/7 ai liberi), 10 assist e 3 rubate, ma soprattutto il solito match di energia e convinzione. Anche in difesa l'ex Illinois ha dato prova di essere giocatore vero, raddoppiando con dedizione su Duncan e tenendo per quanto possibile la velocità di Tony Parker. Di sicuro, a fine partita, la sfida personale con il francese l'ha vinta lui. Buona anche la prova di Carlos Boozer: 19 punti (9/16 dal campo) e 9 rimbalzi per l'ex Cleveland Cavaliers, un po' scomparso nel quarto periodo e incapace di salvare i suoi nel momento del bisogno. Forse attaccare con più continuità il canestro, invece di accontentarsi di un buon "jump" poteva essere una soluzione opportuna.
Carlos Boozer: "Molti ci danno per finiti. In realtà abbiamo ancora delle possibilità ma dobbiamo sfoderare una prestazione super per vincere a San Antonio"
Ancora una volta, per Utah, al di là della mancanza d'esperienza, è venuto meno il supporting cast. Quando, oltre alle due stelle, "gli altri" hanno fatto la loro partita, la vittoria è arrivata. Vedi gara3. Questa notte, invece, solo Boozer e Williams hanno superato la doppia cifra. Pessima partita per Okur, uscito dalla partita per falli e incapace (soprattutto per il grande lavoro su Tim Duncan) di essere continuo in attacco: solo sette punti per il turco, in netta controtendenza rispetto alla stagione regolare e alle altre serie di playoff. Poco o nulla è arrivato dalla panchina mentre qualche segnale di vita l'ha offerto il russo Andrei Kirilenko: 9 punti, 8 rimbalzi e 4 stoppate per l'ex CSKA Mosca che però potrebbe essersi svegliato con i buoi già ampiamente fuori dal recinto.
Grande lavoro di squadra c'è stato invece per San Antonio, capace di portare in doppia cifra, non solo i soliti "Big Three", ma anche gente come Oberto e Finley (13 punti). Questa, insieme ad altre situazioni, ha permesso agli Spurs di agguantare la vittoria.
Ora per i Jazz si fa davvero dura: o mercoledì notte si vince in Texas o la serie è finita. Difficile pensare che San Antonio possa buttare alle ortiche un match point così ghiotto. Vero è che nel basket non c'è nulla di scontato, ma servirebbe una prestazione cinque stelle extra lusso per pensare di fare bottino pieno nella tana degli speroni.
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