And the #1 pick goes to…

Brandon Roy torna a Portland con la prima scelta.

Neppure un istante” – senza esitazione coach McMillan risponde al giornalista curioso di sapere se si può dormire nella notte in cui il sorteggio ti regala la prima scelta – “Hai presente quelle persone che vincono milioni di dollari alla lotteria? Stesse sensazioni, stesso stato di eccitazione.

Nonostante avessero solo 53 possibilità  su mille, i Portland Trail Blazers hanno vinto il sorteggio più atteso degli ultimi anni. A rappresentare sul palco la squadra dell'Oregon non c'erano né un General Manager, né un Head Coach: i Blazers hanno mandato il sorriso ear-to-ear del Rookie of the Year.

Da quando lo scorso giugno tenevo le dita incrociate perché i Blazers portassero Brandon Roy in Oregon ho sempre pensato che questo ragazzo ci avrebbe portato fortuna! Roy che con la sua professionalità , il suo altruismo e la sua faccia pulita è il rappresentante per eccellenza della nuova squadra, chiamata anzitutto a cancellare definitivamente il ricordo dei Jail Blazers.

Brandon Roy fortemente voluto da Kevin Pritchard, lo scorso anno assistente di Steve Patterson e da qualche settimana nuovo General Manager dei Blazers. Su Kevin Pritchard grava ora la scelta più pesante nella storia della franchigia, ma senza dubbio è un onere al quale nessuno vorrebbe mai rinunciare.

Conspiracy Theories

Il 22 maggio 2007 ha riportato improvvisamente Portland nella mappa del basket che conta, a prescindere dall'esito della prossima stagione. Al contrario ha infranto i sogni di quanti, già  dallo scorso Natale, non aspettavano altro che la data sopra citata ed hanno fatto quanto possibile per farsi trovare pronti. Mai sentito parlare dell'antica arte del tanking ?

Come avrete già  letto nel blog di Leonardo Ancilli, gli dei del basket hanno girato le spalle a chi credeva di essersi guadagnato il diritto alla resurrezione .

Memphis, Boston e Milwaukee dovranno accontentarsi di scegliere degli ottimi giocatori e non dei presunti Hall of Famers. Poi tra qualche anno verificheremo come sono andate davvero le cose, ma per ora queste sono le attese.

La delusione è difficile da mascherare e l'amarezza di Jerry West è di un'evidenza che supera la barriera linguistica. “Il meccanismo del sorteggio non mi è mai piaciuto, l'ho sempre detto. Non è equo.” – è il lapidario commento di Mr. Logo, che prosegue scuotendo la testa e snocciolando varie considerazioni su come alcuni draft possano cambiare le sorti di una franchigia per un intero decennio e sull'impatto che certi giocatori hanno anche a livello economico.

Se non cliccate skip intro, la homepage del sito dei Blazers vi permetterà  di vedere come i tifosi dell'Oregon hanno vissuto la diretta del sorteggio fino all'esito trionfale. Sotto la finestra con il filmato non passa inosservata la campagna abbonamenti per la prossima stagione.

Season Tickets are selling fast… non è solo lo slogan-minaccia degli strateghi del marketing della franchigia, ma a quanto dicono i quotidiani stelle e striscie i biglietti sono andati a ruba sin dalle prime ore successive alla diretta televisiva della lottery.

Solo un esempio, per rendere l'idea dell'impatto che l'evento del 22 maggio ha avuto negli States e per capire meglio la delusione e la rabbia di Jerry West.

Rabbia e delusione che a volte confondono le idee.
Qualcuno ha pure fatto notare come le prime due scelte siano finite, a sorpresa, proprio alle due franchigie che negli ultimi mesi sono state ad un passo dal trasferimento. Teorie di cospirazione abbastanza folli e degne di un vecchio film con Mel Gibson sono uscite per spiegare come quanto accaduto non sia stato del tutto casuale.

Mi piace pensare che Portland e Seattle abbiano avuto una discreta botta di fortuna e che non c'è nessun piano per tenere Phoenix lontana dal titolo (leggi pick #3 ad Atlanta). Se qualcuno mi può spiegare come ai piani alti della Lega si possa preferire che Oden e Durant finiscano a Portland e Seattle anziché a Boston, New York, Philadelphia e via dicendo, lo invito a sfruttare la possibilità  di inserire un commento in fondo a questo articolo.

The Difference Maker

There is a difference maker. They don't come around often.
Da queste parole di Kevin Pritchard iniziano tutti i discorsi su quale sarà  il primo giocatore a salire sul palco e stringere la mano di David Stern il 28 giugno 2007.

L'argomento del giorno nel mondo NBA, playoff a parte, riguarda le mosse di mercato di Portland. Le opzioni sono pressoché infinite, iniziamo con l'escluderne alcune.

In molti si sono fatti avanti” – rivela Pritchard – “ed è giusto considerare tutte le opzioni, ma onestamente non vedo come potremo cedere la prima scelta.

Molto probabilmente Portland cambierà  qualcosa ed a tal proposito il nome di cui si parla con insistenza è quello dell'ultimo Jail Blazer (sano) rimasto: Zach Randolph.
Z-Bo viene dalla sua miglior stagione nella Lega, potrebbe fare gola a molti ed il suo addio consentirebbe di lanciare definitivamente Aldridge.
Qui trovate tutti i rumors sul top scorer dei Blazers.

A questo punto l'interrogativo che resta aperto, e che condiziona anche la contropartita richiesta nell'eventuale cessione di Randolph, è: Oden o Durant? Chi, nelle parole di Pritchard, è il giocatore che fa la differenza?

I giornalisti che seguono da vicino le vicende dei Blazers danno diverse interpretazioni. In sintesi pare che Pritchard sia un grande estimatore di Durant. Tuttavia il modello di riferimento per il G.M. dei Blazers è quello degli Spurs e si dice che con l'accoppiata Oden-Aldridge a Portland si voglia ricreare una coppia di lunghi dominanti sull'esempio del duo Robinson-Duncan.

Sono uno di quelli che pensa che al draft bisogna sempre scegliere il giocatore con più talento” – ammette Pritchard, che però subito rende ambigua la posizione precisando – “non sceglierò pensando a chi vincerà  il prossimo Rookie of the Year, ma pensando a chi vincerà  dei titoli.

Messa così, la bilancia pende più dal lato di Oden, ma siamo ovviamente nel campo delle supposizioni. Al contrario di Pritchard, due storici Blazers non hanno motivo di nascondere la propria preferenza.

La prima investitura arriva dal centro più importante della storia dei Blazers: “Non voglio mancare di rispetto a Kevin Durant, ma Greg Oden è il ragazzo che cambierà  le sorti della franchigia nell'immediato e nel lungo termine” – Bill Walton, protagonista del titolo del 1977, non ha dubbi – “Oden è un vero vincente e quando hai un giocatore come lui, all'improvviso ti aspetti un futuro ricco di possibilità  di vincere dei titoli. Tutti nella Lega vorranno andare a giocare a Portland, i free agents si accontenteranno di meno soldi pur di andarci.

È un centro completo, come lo era Bill Walton” – Anche Jack Ramsay, il coach della stagione del titolo in Oregon, punta deciso su Oden – “Difende, stoppa, prende rimabalzi, è agile, un buon passatore, un uomo squadra e sa come segnare nelle vicinanze del canestro. Durant è destinato ad essere un gran giocatore, ma centri con queste capacità  capitano molto raramente. Quando ti capita un'occasione simile, non puoi fartela scappare.

Chi vi scrive pensa che certi vecchi saggi andrebbero ascoltati, senza dimenticare che i (futuri) rivali divisionali della vicina Seattle hanno molto più bisogno di Oden piuttosto che di Durant. Ok, molte fonti citano l'episodio secondi cui i G.M. delle due franchigie, lontani dalle telecamere, si siano dati uno storico hi-five al termine del sorteggio. Ma la rivalità  nata nei 70s tra le due franchigie è ancora molto sentita e bisogna tenerne conto.

Oden a Portland

Gli scherzi del destino! Greg Oden è già  a Portland, per accordi presi già  da tempo. Con chi? Con la Nike, il cui quartier generale è proprio nella periferia della città  dei Blazers. Ovviamente l'azienda dal marchio più famoso nel mondo dello sport vuole proporre all'ex Ohio State un contratto per delle nuove scarpe da lanciare sul mercato. Due giorni per trovare un accordo con il giocatore, corteggiato anche dai rivali della Adidas.

Dopo l'esito del sorteggio, ma prima di prendere l'aereo che lo avrebbe portato a Portland per la prima volta, Oden si era limitato a dire “So che piove molto da quelle parti. ” Come dargli torto…

Quando leggerete questo articolo, Oden avrà  già  lasciato l'Oregon. Nel frattempo ha avuto modo di conoscere meglio la città  e rilasciare un'intervista davvero interessante.

Non posso giudicare la sincerità  delle sue parole quando afferma che la città  è davvero molto, molto bella. Nè se il fatto che si sia paragonato ad una “spugna, pronta ad assorbire tutto quel che c'è da imparare” sia la classica dichiarazione per la stampa oppure una vera propensione al lavoro. Per il resto ho avuto l'impressione che siamo di fronte ad una persona che ha carisma, personalità  e qualcosa da dire .

Vorrebbe la divisa #2, o #22 o #20. Le ultime sono appese in cima al Rose Garden (Drexler & Lucas) la prima è di Dan Dickau (qui penso si possa discuterne), ma Oden precisa che è solo un numero e che si adatterà  senza problemi a quel che resterà  disponibile.

Vorrebbe giocare con lo storico compagno di squadra Mike Conley, ma è improbabile che lo possano accontentare. La coppia point guard-centro di Ohio State non ha mai perso una gara casalinga ed Oden garantisce che questo succederebbe anche in NBA.

Ma quel che sorprende è quel che dichiara dopo: “Sinceramente, penso che abbia vissuto nella mia ombra. La gente non ha capito che era lui la forza trascinante della squadra, invece è sempre stato messo in ombra rispetto a me. Forse ora vuole il suo spazio. Magari non lo dirà  mai ai media, ma penso che sia così.

Jason Quick che ha realizzato l'intervista per The Oregonian sostiene che Oden dimostra 35 anni, non i 19 che in realtà  ha. Il riferimento è all'aspetto fisico, ma dalle sue parole ho avuto l'impressione che sia anche più maturo di molti suoi colleghi coetanei.

1984

Uno solo spauracchio rende inquieti gli animi a Portland, il ricordo del clamoroso errore del 1984. Dopo che Houston ebbe chiamato un certo Hakeem Olajuwon, i Blazers con la seconda scelta selezionarono il centro che mancava in Oregon: Sam Bowie. Con il pick #3 i Bulls non ebbero molti dubbi nel portare a Chicago His airness Michael Jordan.

Con il senno di poi siamo tutti maestri e giustamente c'è ancora chi difende la sensatezza della scelta compiuta all'epoca. Di certo non fece così scalpore come può sembrarci oggi.

I problemi fisici di Bowen hanno reso quel draft davvero poco utile, ma i Blazers seppero comunque costruire una squadra che finì per raggiungere i playoff per 21 anni consecutivi e per giocarsi le Finals due volte in tre anni. Perdendo l'occasione più ghiotta proprio nell'anno di mezzo, sorpresi dall'ultimo colpo di reni dei Lakers dello Show-Time.

Forse anche a questo aspetto erano riferite le parole di Pritchard, quando sosteneva che bisogna prendere sempre il giocatore con più talento. Ma questa volta, tra Oden e Durant, qualunque sia la scelta si casca bene.

Chiunque arriverà  con la prima scelta, saremo ancora una squadra giovane” – mette saggiamente le mani avanti coach Mc Millan – “Entrambi hanno talento e carattere ed avranno bisogno di tempo per diventare i giocatori che ci aspettiamo. Per questo si inseriscono benissimo nel nostro progetto: vincere nel futuro, non subito.

Non resta che aspettare il 28 giugno.

Go Blazers!

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