La riscossa dei Jazz: 1-2

Derron Williams spezza la partita in due e conduce i suoi sull'1-2

Gli Utah Jazz hanno asfaltato i San Antonio Spurs per 109-83 (26 punti di gap, sconfitta più pesante della stagione) e si sono portati sull'1-2 nella finale della Western Conference. È stata una partita strana, dai due volti, in cui gli Spurs sono riusciti a rimanere a galla nel primo tempo (+4 alla fine dei primi 24 minuti), ma che nella ripresa è finita totalmente nelle mani degli uomini di Jerry Sloan, capaci di imbrigliare l'attacco nero-argento, di limitare Tim Duncan ai minimi termini (problemi di falli per il caraibico, che ha giocato solo 26 minuti), di relegare Manu Ginobili ad un ruolo di comprimario, ma anche di esplodere in attacco grazie al duo Deron Williams-Carlos Boozers, i quali, diciamoci la verità , non sono John Stockton e Karl Malone, ma hanno una grinta e un coraggio, oltre che una buona qualità  tecnica, davvero invidiabili.

Jerry Sloan: "Essere sotto 2-0 contro gli Spurs e avere nonostante tutto la forza di fare quello che abbiamo fatto non è stato facile. Sapevo che i miei ragazzi erano in grado ma fortunatamente ci sono riusciti".

Per Utah, dunque, è arrivato il colpo grosso. Non solo hanno battuto gli Spurs, ma lo hanno fatto convincendo, esprimendo un gioco difensivo molto efficace e mettendo a segno rapide ripartenze che hanno gettato nel panico l'incerta difesa texana. Protagonista assoluto della serata è stato Williams: 31 punti (10/19 dal campo, 4/5 dal perimetro e 7/8 ai liberi), 8 assist e cinque rubate per il play scelto nel 2005 con la chiamata numero tre. E soprattutto il lavoro difensivo, i costanti raddoppi dell'ex Illinois sugli isolamenti di Duncan sono stati una delle chiavi decisive per ingabbiare e innervosire la stella sperona, alla fine frustrata per come le cose si erano messe.

Deron Williams: "Nonostante tutti pronostici contro, siamo ancora in partita e ce la giocheremo fino alla fine".

Per l'ex nuotatore delle isole vergini gara3 è stata una vera tortura e la frustrazione è stata ancora più chiara quando il nervosismo ha prevalso sul gioco e l'applicazione degli schemi: gli occhi sbarrati, le proteste fatte di sorrisi e scuotimenti di testa, e il tabellino dei falli che rapidamente si è andato riempiendo. Tutto (soprattutto lo straordinario lavoro difensivo di Okur) ha concorso per indurre Duncan fuori partita e per gli Spurs non c'è stata possibilità  di rientrare in gara. Per il centro sperone alla fine sono arrivati 16 punti e 8 rimbalzi, ma soprattutto otto palle perse che ovviamente hanno fatto tutta la differenza possibile.

Tim Duncan: "È difficile acquisire ritmo, rimanere aggressivi e concentrati quando accumuli così tanti falli in così poco tempo. Loro hanno semplicemente giocato una partita migliore della nostra. Sono stati più aggressivi, più fisici, hanno tirato meglio. La vittoria è la logica conseguenza. Di sicuro Okur ha fatto un ottimo lavoro su di me".

Decisivo per Utah il secondo quarto. Negli scorsi due match, infatti, proprio i secondi dodici minuti avevano deciso le partite: +17 Spurs alla fine del primo tempo di gara1, +18 Spurs alla fine di gara2. Questa volta il vantaggio è stato di soli 4 punti, con i Jazz capaci di segnare con il 52% dal campo e di mettere a segno un parziale di 28-24. Per Utah, entrare negli spogliatoi con questa convinzione, con questi numeri, con queste statistiche è stata un piccola vittoria che alla fine ha fatto una grandissima differenza.

D'altronde, a complicare ulteriormente la situazione nero-argento, ci si è messo anche un grandissimo Carlos Boozer, autore di 27 punti (12/19 dal campo e ¾ ai liberi) e 12 rimbalzi, ma capace soprattutto di trovare quelle conclusioni che erano assolutamente mancate nei primi due episodi della serie: tiri cadendo indietro, "jump" dalla media distanza e appoggi sotto canestro che alla fine hanno spostato l'inerzia del match.

Al di là  delle due star, comunque, Utah ha espresso un gioco corale, in cui tutti hanno avuto un ruolo e in cui anche i comprimari sono saliti in cattedra non permettendo agli Spurs di riagganciare, sul finire del terzo periodo e in avvio del quarto, il treno in corsa di Utah. Ecco dunque i Gordan Giricek (11 punti e 6 assist), i Derek Fisher (11 punti), i Matt Harpring (8 punti e 4 rimbalzi), i Paul Millsap (8 punti, 2 rimbalzi, 2 assist e 3 rubate) e i Jarron Collins (7 punti e 3 rimbalzi) in grado di vivere una notte diversa in una serie che sembrava già  essere decisa.

Derek Fisher: "Per quanto riguarda le nostre strategie non ci sono state molte differenze rispetto ai primi due match. Quello è cambiato è l'atteggiamento, la voglia e il modo in cui ci siamo comportati in campo: siamo stati molto più decisi rispetto ai primi due episodi della serie. Vincere ti fa sempre stare bene, ti dà  fiducia e consapevolezza nelle tue possibilità , soprattutto sulle chance che abbiamo di battere gli Spurs. Certo, pensare di fare questo in altre tre occasioni è molto difficile".

Una delle chiavi del match, come già  accennato in precedenza, è stato anche lo straordinario lavoro difensivo che Mehmet Okur è stato in grado di fare su Tim Duncan. Una difesa perfetta (dopo undici partite consecutive Duncan non mette a segno la doppia-doppia con più di 20 punti e più di 10 rimbalzi), fatta di pressione, movimento di piedi, disturbo su ogni ricezione, palleggio o appoggio. Alla fine per Tim Duncan sono arrivate otto palle perse e tutta la frustrazione di cui abbiamo già  parlato in precedenza. Okur, a livello psicologico ha annullato totalmente il caraibico, facendolo uscire dal match grazie al bellissimo lavoro in post basso. Poco importa che il turco non sia riuscito a segnare neanche un punto (0/3 dal campo). La stoppata stereofonica su Duncan, immortalata magistralmente dalle telecamere della "Espn", vale molto più di tre o quattro canestri.

Unica nota negativa per i Jazz è stato il match giocato di Andrei Kirilenko, lontano parente di quello che di solito i tifosi di Salt Lake City sono abituati a vedere in stagione regolare. Infatti, non solo il russo ha dato l'impressione di essere totalmente fuori dalla serie (soprattutto per quel che riguarda l'aspetto offensivo), ma ha anche dimostrato evidenti limiti per ciò che riguarda l'atteggiamento e la voglia messi sul parquet. Passi che ciò avvenga in una serata in cui gli Spurs sono dominanti, ma se capita anche quando sono i Jazz a condurre le danze allora tutto diventa molto più preoccupante. Da sottolineare come il primo punto per l'ex CSKA arrivi con 8 minuti da giocare sul cronometro del terzo periodo. Alla fine Kirilenko non riuscirà  a mettere neanche un canestro dal campo.

Per gli Spurs, al di là  della pessima serata di Duncan, niente è andato per il verso giusto: tante palle perse (19), pochi rimbalzi offensivi (3 contro i 10 di Utah), poca energia sulle palle vaganti ed in generale si è vista poca concentrazione, troppi isolamenti uno contro uno e una scarsa circolazione della palla. Alla fine non è servita a molto la buona prestazione di Tony Parker (25 punti e 7 assist), frutto di un buon primo tempo, ma di una ripresa a lunghi tratti insufficiente.

A corrente alternata anche Manu Ginobili, il quale ha messo sempre la solita voglia in campo, ma che per lunghi tratti è scomparso dall'azione e troppo spesso si è intestardito sulla penetrazione nel pitturato dei Jazz. Per l'argentino sono arrivati 14 punti e 4 assist, ma anche molti errori dal campo rispetto agli standard tradizionali. Assolutamente fuori partita tutto il resto del roster, il quale non è stato in grado di offrire la minima voglia di rimonta in un secondo tempo a dir poco disastroso.

Gregg Popovich: "Ci siamo confrontati con la loro energia e fisicità  per un quarto. Solo che poi loro hanno approfittato di questo e noi siamo caduti nella trappola, sia mentalmente che fisicamente. Il punteggio non è molto significativo. Ciò che importa è come abbiamo giocato: male. Loro sono stati migliori di noi sotto ogni punto di vista.

Con questo successo i Jazz, sul loro terreno, portano a tre le vittorie stagionali contro gli Spurs e a nove le vittorie nei match di playoff. Un dato che, a livello psicologico, soprattutto lunedì notte (gara4 in diretta su Sky Sport 2) potrà  fare tutta la differenza del mondo.

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