Anche Lebron starà sperimentando questa strana senzazione di deja vu?
Neanche a farlo apposta, anche gara due è finita con lo stesso identico punteggio della prima partita della serie (79-76) e sempre a favore della squadra padrona di casa che ora, al momento di trasferirsi a Cleveland, è avanti due a zero nella serie.
Anche se, a dir la verità , non è che i Pistons siano in totale controllo della serie come si potrebbe pensare a vedere il 2-0, ma hanno invece lasciato qualche dubbio, soprattutto perché in entrambe le partite, i Cavs avrebbero probabilmente potuto, con un pizzico di esperienza, precisione e fortuna in più, portare a casa la partita, senza demeritare.
A questo proposito ci sono alcune cifre che sono interessanti e che dimostrano come i Cavaliers siano riusciti a mettere in difficoltà i loro avversari, come dimostra il fatto che i Pistons abbiano perso, in entrambe le esibizioni, la battaglia a rimbalzo (39-37 nella prima gara e 49-41 nella seconda), abbiano inoltre buttato una marea di palloni per le loro abitudini (34) con Billups, di solito tutt'altro che sprecone, che ne ha perse ben 12 in un inizio di serie che per lui si è rivelato più complesso del previsto, per non parlare del 47.4% dalla lunetta che i Pistons hanno avuto in gara 2.
Ma se per Cleveland, da un lato, sono cifre interessanti e che danno fiducia per il proseguo della serie, sono anche un campanello d'allarme, perché i Cavaliers non sono riusciti a portare a casa neanche una vittoria al Palace di Auburn Hills nonostante queste cifre, che di sicuro mostrano le difficoltà dei Pistons.
Anche due sere fa si è arrivati all'ultimo tiro, palla Cavs, tiro sbagliato da Lebron e tutti a casa. Arrivati ad un passo dalla possibile vittoria, è mancato quel pizzico in più per vincere, come dice Saunders: "C'è una linea sottile tra la vittoria e la sconfitta, alla fine si riduce a due o tre possessi a partita" che però sottolinea anche come i suoi abbiano sprecato tanto e favorito il ritorno, nel finale, de Cavs: "Penso che dal nostro punto di vista, sopra 74-69, la partita doveva considerarsi chiusa. Non doveva finire negli ultimi minuti, all'ultimo possesso, poi abbiamo perso cinque palloni in sei azioni. Non è così che di solito chiudiamo i nostri quarti periodi".
Le polemiche di fine gara, in casa Cavs, si sono concentrate sul fatto che, sull'ultima e decisiva azione, non sia stato chiamato il fallo sul Lebron James, che, secondo lo stesso numero ventitre, era abbastanza evidente, anche se non cerca scuse né per lui né per la sua squadra: "Sono convinto che ci sia stato un contatto nell'ultima azione, ma ci sono stati contatti in tutta la serie. Siamo una squadra che non cerca scuse e non possiamo cercare la ragione della sconfitta solo nell'ultima giocata. Dobbiamo giocare meglio".
Coach Brown, dopo essersi preso un tecnico per proteste subito dopo la non-chiamata arbitrale, nella conferenza post partita è stato molto più diplomatico rispetto alla decisione arbitrale, difesa, per altro, da Rasheed Wallace (e ci mancherebbe): "Il fischio poteva andare nelle due direzioni, essere una fallo fischiato a Rip o un fallo in attacco di Lebron. E' stata una decisione da playoffs, un buon non-fischio".
A Detroit, però, tanti occhi sono concentrati sulla situazione di Tayshaun Prince, che, per così dire, non sta rendendo al meglio, nonostante gli spazi che i Cavs devono necessariamente concedergli visto le enormi attenzioni concesse ai suoi compagni del backcourt. Prince sta ovviamente sfruttando una marea di energie nel suo lavoro di difesa su Lebron James, ma di sicuro nessuno, nell'organizzazione dei Pistons si sarebbe aspettato che, in due gare, avesse potuto mettere insieme solo nove punti con 1/19 dal campo.
Sarà fondamentale per i Pistons, ora che la serie si sposta in Ohio, ritrovare anche il suo contributo offensivo, di modo che i Cavs non possano più raddoppiare con tanta intensità e tanto spesso Hamilton e Billups.
Contro alle possibilità dei Cavs, che già si vedono con le spalle al muro, visto che andare sotto 0-3 nella serie sarebbe una situazione quasi disperata, c'è anche la statistica generale, che dice che, delle cinquantasette squadre che, in una finale di conference, si sono trovate sotto 2-0, solo due hanno recuperato e vinto la serie. Ma di sicuro la squadra di coach Brown non si lascerà fermare dalle statistiche, soprattutto perché già l'anno scorso i Cavs avevano recuperato pur avendo perso i primi due match della serie, trascinando poi gli stessi Pistons fino a gare 7.
E la fiducia in sé stessi non manca, come dimostrano le parole di Snow: "Possiamo trarre vantaggio dall'esperienza dell'anno scorso. Loro hanno fatto quello che dovevano, vincere a casa loro, noi possiamo fare la stessa cosa e renderla una serie di tre partite. Quello che è successo l'anno scorso dimostra che si può fare" e Marshall: "Abbiamo fiducia in noi stessi e siamo convinti che dovremmo essere sopra 2-0, e avremo fiducia fino a quando la serie non sarà finita. Siamo fatti così, guardando nello spogliatoi, non ho visto facce tristi".
Vedremo quindi domenica notte se i Cavs fanno bene o no ad avere tanta fiducia sulle proprie capacità di arrivare alla finale NBA.