Tim Duncan domina ancora la scena. Per i Jazz non c'è scampo: 2-0.
I San Antonio Spurs hanno vinto per 105 a 96 gara2 nella finale della Western Conference contro gli Utah Jazz e ora conducono la serie per 2-0. Ancora una volta agli Spurs è bastato inserire la marce più basse per portare a casa la vittoria (diciottesimo successo casalingo consecutivo contro i Jazz), costruita nel secondo quarto grazie ad un parziale di 32-17, alla fine risultato decisivo e contro il quale Utah non ha saputo trovare rimedio. Così come avvenuto domenica scorsa, a decidere gara2, sono stati i soliti "Big Three", Duncan, Parker e Ginobili, con i primi due particolarmente ispirati e decisi nel chiudere la serie in largo anticipo.
La vera differenza rispetto alla prima partita della serie e alle altre sfide in questi playoff 2007, per i nero-argento c'è stata dall'arco dei tre punti: 13/26 il computo finale dal perimetro, pari ad un tondo 50% (record di franchigia per i playoff), che ha permesso a San Antonio di scavare, già alla fine del primo tempo, un solco troppo evidente da Utah. Nella ripresa è poi stato facile per i ragazzi di Gregg Popovich controllare il match e chiudere a doppia mandata in cassaforte il 2-0.
Come dicevamo in precedenza, protagonista di giornata, vero MVP del match, è stato Tony Parker: 17 punti (7/12 dal campo, 1/1 dal perimetro e 2/4 ai liberi), 3 rimbalzi, ma soprattutto 14 assist, record in carriera per il franco-belga il quale ha saputo trovare come mai gli era accaduto in precedenza i suoi compagni liberi in ogni zona del campo. Certo poi sono stati bravi i soliti Barry, Bowen, Ginobili, Finley, Duncan e Oberto a trovare con una certa continuità la via del canestro (55,6% la percentuale finale dal campo per gli Spurs), ma la qualità delle assistenze fornite da Parker è stata veramente elevata: mai un tiro fuori dai giochi, mai una forzatura degna di questo nome, solo esecuzioni precise ed ordinate che hanno fatto brillare gli occhi a Popovich e a tutto il suo staff. Quando il francesino gioca così poi è difficile perdere la partita. Indipendentemente da come gioca l'avversario di turno.
Tony Parker : "Questo è ciò che loro ci hanno concesso. Ogni volta che penetravo loro ci concedevano facili tiri con spazio. Loro ci hanno costretto e sfidato al tiro dalla lunga distanza e questa sera noi li abbiamo messi quei tiri"
Solita grande prestazione l'ha offerta anche Tim Duncan, ormai un disco rotto che non vuole sapere di cambiare musica e toni: 26 punti (10/15 dal campo e 6/8 ai liberi), 14 rimbalzi, 5 stoppate e 2 rubate per il caraibico che ancora una volta ha spiegato pallacanestro per i 38 minuti in cui è stato in campo. Inutili i continui raddoppi di Utah, inutile il lavoro di Mehmet Okur e Carlos Boozer: per fermare Timoteo, ormai, ci vorrebbe solo una pistola.
E non ha deluso neanche Manu Ginobili, 17 punti (6/12 dal campo, 3/7 dall'arco e 2/2 ai liberi), 3 assist e 4 rimbalzi arrivando dalla panchina, un po' limitato dai falli (4 alla fine per l'argentino), ma capace di trasmettere la giusta energia a tutta la squadra. Al di là delle statistiche, comunque, per "el contusion" c'è stata anche tanta difesa e il solito lavoro da gregario che alla fine ti permette di controllare molti più possessi di quelli che abitualmente hai a tua disposizione.
Manu Ginobili: "Dobbiamo essere e rimanere umili perché abbiamo fatto soltanto il nostro dovere vincendo le prime due. Ora dovremo fare ancora meglio, vincendone una nello Utah sperando di mostrare lo stesso approccio mentale e fisico che abbiamo avuto nelle prime due sfide"
Tim Duncan: "Loro acquisiranno fiducia e ritmo davanti ai propri tifosi. Noi dovremo essere capaci di imporre il nostro gioco e fornire prestazioni ancora più concrete se vogliamo avere la possibilità di batterli a domicilio"
In casa San Antonio, in virtù dell'ottimo lavoro di squadra, migliore rispetto perfino a gara1, hanno fornito una buona prova anche Michael Finley (11 punti e 6 rimbalzi) e Fabricio Oberto (14 punti e 7 rimbalzi), mentre di solo qualità è stata la partita di Brent Barry, autore di 9 punti, ma soprattutto di tre triple pesantissime (3/4 dall'arco) alla fine risultate molto utili a San Antonio per causare il parziale decisivo del secondo periodo. Della serie: sei qui per un motivo, dunque metti i tiri per cui vieni pagato. Questa è anche la forza di San Antonio e che alle altre squadre manca totalmente: saper utilizzare al meglio il materiale umano a disposizione e convertirlo in energia positiva al 100%. Tutto è finalizzato per il bene della squadra e anche un Barry da 13 minuti è utile alla causa. Per non parlare poi di Bruce Bowen, al solito livello in difesa, ma che in attacco non ha mancato di segnare punti importanti piedi per terra. Anche per "the dirty Bowen", infatti, sono arrivate tre triple e nove punti, necessarie come non mai per impedire, soprattutto nel quarto periodo, qualsiasi tipo di rimonta ai Jazz.
Bruce Bowen: "Ciascuno stasera ha segnato canestri importanti. Ci siamo fatti trovare pronti, siamo stati capaci di mettere i punti giusti al momento opportuno"
Per Utah è stata una vera sofferenza: mai avanti nel punteggio, sempre ad inseguire, sempre in balia delle esecuzioni offensive degli Spurs, dominati totalmente a rimbalzo (44-35 il computo finale), incapaci di chiudere la porta a Duncan e di porre rimedio agli scarichi sul perimetro. All'inizio del terzo quarto la frittata era già servita: -22 e partita totalmente in ghiaccio. Certo i Jazz sono stati bravi a non mollare mai, a combattere fino alla fine, ma qualcosa dovrà essere cambiato nei due match casalinghi che verranno se si vorrà prolungare questa serie. Ci vorrà più difesa, ci vorrà più pressione contro Tim Duncan, ci vorranno raddoppi più efficaci su Parker e dunque rotazioni più repentine sui tiratori di San Antonio. Non sarà facile.
Jerry Sloan: "Ogni volta che rientravamo in partita, loro mettevano il tiro che ti ricacciava dietro. Loro hanno approfittato della nostra incapacità di capire cosa stesse succedendo". In due parole: maggior controllo del match e maggior esperienza. Queste le armi che hanno permesso agli Spurs di vincere i primi due capitoli della serie.
Certo, molto incoraggianti sono state le prestazioni dei singoli: 33 punti e 15 rimbalzi per Boozer, 15 punti per Kirilenko, 26 punti e 10 assist per Derron Williams. È ovvio che una vittoria dei Jazz dipende anche dalla qualità dei tiri e dalle statistiche dei tre migliori giocatori, ma ciò che veramente sposterebbe la bilancia in questa serie è una miglior difesa contro le conclusioni degli Spurs. Lì è la chiave. Chiudere la via a Duncan e Parker la soluzione. Difficile però ad oggi pensare che i Jazz abbiano le armi per limitare i magnifici tre di San Antonio, soprattutto se si considera che, a parte Williams, Boozer e Kirilenko non c'è veramente nessuno che possa cambiare le sorti della contesa: Okur e Fisher, infatti, sono totalmente fuori dai ritmi della serie (sia in attacco che in difesa) e dalla panchina arriva poco o niente.
Inoltre, contro un ritorno dei Jazz nella serie, ci sono anche le statistiche: solo due squadre nella storia della NBA hanno ribaltato un 2-0 in finale di Conference. Certo è avvenuto contro gli Houson Rockets di Yao Ming e Tracy McGrady, ma farlo contro questi Spurs, davvero abbaglianti per soluzioni offensive e intensità difensiva è quasi un'impresa.
Derron Williams: "Abbiamo ancora una possibilità , ma di sicuro essere 2-0 sotto contro San Antonio è molto diverso dall'esserlo contro Houston. Loro hanno anelli ed esperienza, nonché giocatori che sanno cosa significa vincere. Inoltre in trasferta fanno davvero paura. Sarà difficile".
Ora Utah avrà cinque giorni per preparare al meglio gara3. Si giocherà , infatti, sabato sera (domenica all'alba in Italia) il terzo episodio della serie che vedrà i Jazz impegnati sul terreno amico di Salt Lake City. In casa, nel corso di questi playoff, Utah ha vinto sei volte su altrettante partite e in stagione regolare è sul 2-0 nei confronti degli Spurs. Certo battere San Antonio in post season sarà tutta un'altra faccenda, ma i Jazz dovranno vincere due volte e tornare in Texas sul 2-2 se vorranno avere una possibilità . "Tertium non datur".