Ancora una volta Duncan domina la scena con la sua classe.
I San Antonio Spurs hanno vinto 108-100 gara1 della finale della Western Conference contro gli Utah Jazz. È stato un match abbastanza strano, in cui le difese hanno fatto il bello e il cattivo tempo, in cui gli attacchi hanno faticato parecchio per poi riprendersi in alcuni particolari momenti, in cui gli Spurs hanno sonnecchiato nel primo quarto, giocato alla grande nei 12 minuti successivi, per poi controllare nei restanti 24. È stata l'ennesima partita in cui i "big three", Duncan, Parker, Ginobili, hanno fatto tutta la differenza possibile. È stato anche il match in cui i Jazz hanno lottato su ogni pallone, senza mai arrendersi (10 i canestri realizzati consecutivamente sul finire del quarto periodo) e hanno tenuto a galla una gara che li ha visti sempre inseguire (a parte lo sprint iniziale che li ha visti mettere a segno un parziale di 7-0).
Grande prestazione alla fine, soprattutto grazie allo sfolgorante secondo tempo, è arrivata per Derron Williams: 34 punti (con 13/23 dal campo, 2/5 da tre e 6/7 ai liberi), 7 rimbalzi e 9 assist. Buono anche il "box score" per Carlos Boozer (20 punti e 12 rimbalzi) il quale però, soprattutto nel primo tempo (rivelatosi poi decisivo), ha lasciato parecchio a desiderare per l'apporto fornito in difesa. In attacco, inoltre, non è mai riuscito a realizzare un gioco a due con Williams e questo, nell'economia del match, ha pesato tantissimo come d'altronde sono stati molto rilevanti i suoi due falli nel primo quarto (il terzo è poi arrivato quasi subito nella seconda frazione, complicando ulteriormente la situazione). Deludente, invece, il match per Mehmet Okur: 10 punti, ma con 3/15 dal campo, 2/7 da tre e soli 5 rimbalzi.
Nei primi dodici minuti, come dicevamo, gli uomini di Gregg Popovich hanno faticato per trovare il ritmo ideale. Soprattutto in attacco i nero argento non sono riusciti a realizzare canestri facili, né a mettere in gioco quelle spaziature che poi, andando avanti nella partita, sono giunte con più facilità . In parte ciò è stato possibile grazie alla difesa collaudata di Utah, in parte alla scarsa circolazione di San Antonio che, forse, ha risentito in avvio e sulle gambe, della sesta partita contro i Phoenix Suns.
Una volta però recuperati i soliti meccanismi, la macchina perfetta del Texas ha ritrovato la giusta andatura e per i Jazz, a partire dal secondo periodo, la notte è calata velocemente. Tim Duncan ha cominciato a dominare nel pitturato, a raccogliere rimbalzi (10 in totale di cui tre offensivi), ad offrire importanti assist (saranno ben 5 alla fine) e a trovare con la solita continuità la via del canestro: 27 punti, con 9/15 dal campo e 9/13 ai liberi. Il caraibico, inoltre, ha messo a referto anche due stoppate, manifestando per lunghi tratti del match un totale dominio difensivo. Solamente nel finale il prodotto di Wake Forest ha patito le veloci penetrazioni di Derron Williams e il suo apporto è leggermente calato senza però intaccare l'ennesima prestazione da MVP.
Accanto a Duncan, San Antonio ha messo in mostra, ancora una volta, i suoi due più fidati scudieri: Manu Ginobili e Tony Parker. L'allungo decisivo degli Spurs nel secondo quarto è anche merito del back-court più veloce del West. Da una parte l'argentino di Baia Blanca ha dato l'ennesima prova della sua tecnica sopraffina, non solo per i 10 assist (massimo in carriera) serviti ai compagni, ma anche per l'estrema varietà dei canestri realizzati e per l'intelligenza che è riuscito a mettere in ogni singola azione. Di elevato spessore anche le sue coperture difensive e la capacità con la quale è in grado di sporcare ogni passaggio avversario. Per Gino insomma è arrivata una nuova prestazione da incorniciare: 23 punti (9/14 dal campo, 2/3 dall'arco e 3/6 ai liberi), 10 assist e 4 rimbalzi.
Anche Parker ha messo in campo una grande energia e, soprattutto in zona offensiva, ha dato molto fastidio ai Jazz, affettando la loro difesa come un coltello caldo con il burro. Per il franco-belga alla fine sono arrivati 21 punti (8/15 dal campo e 5/10 ai liberi), 6 assist e 3 rubate, ma anche sei perse. Una statistica che però non preoccupa eccessivamente lo staff tecnico sperone, il quale sa di poter rischiare in quella direzione se Parker può offrire una partita di pura energia: tante penetrazioni del francesino significano tanti tiri piedi per terra per i compagni sul perimetro o una buona quantità di liberi. Perdere qualche pallone è un rischio che gli Spurs si possono permettere.
Certo in difesa, soprattutto nell'ultimo quarto, Parker ha sofferto moltissimo le penetrazioni di Williams e in gara2 (nonché nelle successive partite della serie) potrebbe essere un punto debole molto più sanguinoso per gli Spurs.
Di notevole impatto è stata anche la partita di Fabricio Oberto il quale in molte situazioni (bellissimi i suoi "alto-basso" con Duncan o i back-door con Ginobili) ha saputo sfruttare al massimo le assistenze dei suoi compagni e realizzare nel pitturato moltissime conclusioni. Per l'argentino sono arrivati 14 punti (6/8 dal campo e 2/3 ai liberi) e 7 rimbalzi in 28 minuti di gioco.
Buona anche il match di Michael Finley il quale, nei minuti finali della gara, ha avuto l'ingrato compito di segnare la maggior parte dei tiri liberi che i Jazz concedevano per recuperare lo svantaggio nel punteggio. Alla fine per l'ex Dallas sono arrivati 14 punti (2/5 dal campo e 8/8 dalla linea della carità ).
Per gli Utah Jazz, nonostante la sconfitta, si è trattato di una buona partita per due motivi principali: A) Anche sul -20 i ragazzi di Jerry Sloan non si sono arresi e hanno lottato fino alla fine, su ogni singolo possesso, per rientrare in gara. Se si vuole rendere questa serie almeno incerta è un buon viatico per Boozer e soci. B) Con qualche adeguamento difensivo ed una maggiore precisione al tiro nei momenti clou della partita (33% dal campo alla fine del primo tempo) i Jazz hanno tutte le carte in regola per impensierire San Antonio. Soprattutto da un punto di vista difensivo, con un maggior adeguamento su Parker e Ginobili e le loro penetrazioni Utah può pensare di strappare almeno una partita (forse due) a San Antonio.
Infine, sempre per i Jazz, c'è da segnalare l'anonima prestazione di Andrei Kirilenko: 7 punti (3/5 dal campo) e 5 rimbalzi. Statistica ancora più inquietante è lo "0" nella casella "stoppate". Se Utah vuole avere qualche speranza contro San Antonio ha un bisogno assoluto dell'energia di AK47.
È anche vero che la serie è ancora molto lunga e moltissimi adeguamenti (vedi Williams su Parker) possono essere approntati. Difficile, invece, fermare Tim Duncan. Al momento Utah non ha la minima chance di fermare Timoteo, ancora una volta MVP della serie.
Si torna in campo martedì notte, sempre a San Antonio.