San Antonio in finale

Manu Ginobili: 33 punti e un terzo quarto da sogno.

I San Antonio Spurs hanno vinto 114-106 gara6 e si sono aggiudicati la sfida contro i Phoenix Suns per 4-2. Domenica prossima (diretta SportItalia) avrà  inizio la finale della Western Conference contro i sorprendenti Utah Jazz.

La sesta partita della serie è stata anche la più intensa, la più fisica e la più corretta del confronto fra Spurs e Suns, i quali, fino all'ultimo secondo, hanno provato a portare a casa la partita.

Gregg Popovich: "È stato il match più fisico in assoluto, una grande battaglia. I Suns, D'Antoni e i suoi giocatori sono davvero un ottima squadra. Davvero, abbiamo fatto una grande impresa per battere i Suns

Alla fine a prevalere è stato il gioco degli Spurs, più affidabile sulla distanza dei 48 minuti, che ha visto nella difesa sul perimetro (6/16 dall'arco per Phoenix) il punto chiave per permettere agli uomini di coach Gregg Popovich di conquistare la vittoria.

Dopo un primo tempo all'insegna dell'equilibrio, con Phoenix pronta a rispondere ad ogni tentativo di fuga degli speroni, la ripresa ha visto i texani prendere il largo grazie all'incredibile Manu Ginobili capace di spezzare in due la partita come mai gli era capitato nel corso della serie, almeno non in una maniera così netta. Alla fine per l'argentino saranno 33 i punti messi in cascina (11/17 dal campo, 4/7 dall'arco e 7/9 ai liberi), 11 i rimbalzi conquistati (come in gara5 è questo l'elemento che ha più fatto la differenza) e sei gli assist smazzati. Un match davvero a tutto tondo, fra le prime cinque della carriera de "el contusion": intensità , difesa, recuperi, pressione a tutto campo, canestri decisivi (due triple ad inizio terzo quarto davvero importanti per piazzare il parziale decisivo), passaggi illuminanti, movimenti sublimi in attacco, insomma tutto il repertorio della casa, di fronte al quale i Suns di Mike D'Antoni non hanno saputo che pesci prendere.

Impressionante è stato anche il match di Tony Parker, capace di realizzare 30 punti (11/27 dal campo, 0/3 dall'arco e 8/11 ai liberi) e regalare sei assist ai compagni. Solo nel primo tempo, il franco-belga è riuscito a mettere insieme 21 punti (10 nel secondo quarto), bloccando di fatto ogni tentativo di fuga dei Suns, ma anche in grado di penetrare a piacimento nella difesa di Phoenix: inutile la marcatura di Steve Nash, faticosa quella di Shawn Marion (11 punti e 11 rimbalzi), che solo nel primo passo perdeva almeno due metri dal francese. Nella ripresa Parker ha sporcato le statistiche e i suoi inserimenti sono stati controllati con molta più attenzione. Peccato che Ginobili, Michael Finley e Tim Duncan erano a loro volta precisi e puntali nelle conclusioni a canestro.

Semplicemente devastante è stata, invece, la partita di Tim Duncan: 24 punti (11/19 dal campo e 2/6 ai liberi), 13 rimbalzi e 9 stoppate (già  cinque nel solo primo quarto). Ma al di là  delle statistiche il caraibico ha dominato totalmente la situazione all'interno del pitturato amico e avversario, concedendo innumerevoli seconde opportunità  agli Spurs e impedendo qualsiasi facile conclusione a Stoudemire, Marion e Nash. Di sicuro fra le prime prestazioni di Duncan nella carriera da un punto di vista difensivo.

Dunque, quando il trio delle meraviglie nero-argento è a questo livello (90 punti dei 114 totali) non è possibile pensare di tornare in Arizona con una vittoria. Nel primo quarto Phoenix ha manifestato un po' di nervosismo: prima Stoudemire, poi Raja Bell (spallata su un blocco di Bowen) hanno messo in campo tutto quello che avevano e qualche messaggio lo hanno inviato. Duncan all'inizio non è sembrato efficace in zona offensiva (1/3 e 2 perse nei primi cinque minuti), ma in difesa ha cominciato a dominare la situazione: una presenza in area ingombrante (per gli avversari), capace di oscurare la vallata per ben nove volte. Alla fine dei primi 12 minuti i Suns si sono ritrovati sul 23 pari pur avendo mantenuto gli Spurs al 34% dal campo. Inoltre Phoenix ha dovuto aspettare il secondo quarto inoltrato per centrare la prima tripla della serata: James Jones prendeva la retina dopo cinque tentativi andati a vuoto e soprattutto trovava il canestro dopo una bellissima palla recuperata di Phoenix con cinque uomini a terra in cerca del pallone, una vera tonnara. Psicologicamente poteva rappresentare una svolta per Phoenix, in realtà  si è trattato di un fuoco di paglia.

Gli Spurs, infatti, sono riusciti già  nel primo tempo a tenere il ritmo di Phoenix e grazie al trio delle meraviglie (30 punti in tre, segnano solo Duncan-Ginobili-Parker) il secondo quarto è controllato con molta semplicità . Phoenix è restata a galla anche grazie ad uno straordinario e commovente Amare Stoudemire: 38 punti (14/28 dal campo, 1/1 dall'arco e 9/10 ai liberi), 12 rimbalzi e 4 stoppate. Una partita duncaniana, proprio di fronte all'uomo dell'isole Vergini, che però ha saputo trovare la sua dimensione (già , esattamente in un altro pianeta) pur di fronte ad una prestazione del genere.

Nella ripresa, poi, come detto in precedenza, è arrivato lo strappo decisivo: pronti via e subito Duncan ha realizzato cinque punti, regalando al pubblico in delirio altre due stoppate. Dall'altra parte Soudemire (sei punti per cominciare il secondo tempo) ha retto il colpo e per la quindicesima volta consecutiva in carriera è andato sopra i 20 punti in un match di playoff. Poi è arrivato l'affondo di San Antonio, già  da qualche istante nell'aria: Bruce Bowen ha realizzato l'ennesima tripla e ha garantito ai suoi il massimo vantaggio fin a quel punto accumulato: +5. Successivamente Ginobili lo ha aumentato sul +8 e successivamente, dopo la nona stoppata di Duncan (questa volta su Stoudemire), l'argentino ha portato i suoi direttamente sul +11, concludendo un incredibile 14-2 di parziale.

A garantire l'allungo decisivo tre ingenuità  di Barbosa il quale, ancora una volta, al di là  di un discreto e decorso primo tempo, ha dimostrato di essere totalmente fuori dalla serie. Per il brasiliano alla fine saranno 13 i punti realizzati (5/15 dal campo, ma con un inquietante 0/5 da tre). Dopo il timeout di Mike D'Antoni, Raja Bell trovava la tripla del -8, ma in chiusura di quarto prima Bowen (cinque punti in fila) e poi Jaque Vaughn, con 0.5 decimi sul cronometro, hanno garantito agli Spurs il +14: 67-81 e parziale di 23-8 completato. Una vera mazzata.

Nel quarto periodo la generosità  dei Suns e di Steve Nash (18 punti e 14 assist) è venuta fuori nel momento più difficile. In avvio, infatti, gli Spurs si sono portati sul +21 grazie all'ennesimo canestro di Ginobili. A quel punto Nash ha reagito, sfoderando un ultimo quarto davvero abbagliante: 7 punti in fila che hanno riportato i Suns sul -14. Poi Stoudemire con un gioco da tre punti (poi però non completato dalla lunetta) ha accorciato il gap sul -12. Ancora Nash, con 3:23 sul cronometro, è riuscito a trovare la via del canestro infilando il -9 e, successivamente, il -6. La rimonta però non veniva completata, grazie a tre importantissimi canestri di Parker, Ginobili e Finley (tripla decisiva del +9) che hanno chiuso definitivamente la contesa.

Per i Suns è normale la tanta amarezza.

Steve Nash: "Chi può dirlo? Chi può sapere come sarebbe andata gara5 con Diaw e Amare? Una parte di me vuole dire che questa vittoria è giusta e meritata. Loro ci hanno giustamente battuto. Allo stesso tempo però non posso rispondere alla domanda su come sarebbe andata se ci fossero stati loro due in gara5.

Dunque molto grande è il rammarico nello spogliatoio Suns per gara5 e soprattutto per la squalifica di Stoudemire e Diaw ritenuta da molte parti e da molti addetti ai lavori come ingiusta. La sciocchezza è stata però dei due giocatori dei Suns, colpevoli di aver sorpassato la linea dopo il fallaccio di Robert Horry e aver infranto dunque un regolamento. I playoff sono anche sapere restare al proprio posto e non reagire alle provocazioni. I playoff sono anche esperienza e forse ai Suns è proprio mancato questo. Un po' di scaltrezza in più non avrebbe di certo danneggiato i “soli”. Attribuire colpe a San Antonio per quella decisione è davvero singolare oltre che ingiusto.

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