Steve Nash a terra è una delle immagini simbolo di Gara 5
I San Antonio Spurs si sono aggiudicati gara5 per 88-85 e ora guidano la serie contro i Phoenix Suns per 3-2. Si è trattato di una vittoria rocambolesca, sudatissima, che ha visto i nero-argento sopravanzare Phoenix solamente nei secondi finali, grazie alla tripla decisiva di Bruce Bowen quando il cronometro segnava 35 secondi alla sirena. Inutili, poi, i tentativi da tre di Shawn Marion e Steve Nash di agguantare la parità , più dettati dalla disperazione e dalla fretta di segnare piuttosto che da un'azione disegnata a tavolino.
Per i Suns il rammarico è grandissimo: al comando tutta la gara e poi superati proprio al fotofinish quando il traguardo sembrava ormai ad un passo. Nel primo tempo, infatti, gli uomini di Mike D'Antoni erano riusciti a compensare nel giusto modo le gravi assenze di Amare Stoudemire e Boris Diaw, espulsi dal "bureau" di New York, nella persona di Stu Jackson, a causa dell'ingresso in campo (e dunque del superamento della fatidica linea della panchina) dopo il brutto fallo di Robert Horry ai danni di Nash.
Un'ingenuità che, a conti fatti, è costata tantissimo ai soli dell'Arizona, ma che ad un certo punto, con i Suns anche sul +16, sembrava essere irrilevante: più energia, ritmo folle, Spurs annichiliti in difesa e Phoenix che riusciva a centrare con la giusta continuità la retina avversaria. In grandissima serata, sia in difesa che in attacco, Marion il quale, anche a causa delle note assenze, si è caricato sulle spalle molte più responsabilità rispetto alla norma.
Alla fine per "The Matrix" sono arrivati 24 punti (9/16 dal campo, 2/4 dall'arco e 4/4 ai liberi) e 17 rimbalzi. Grande notte anche per Kurt Thomas, il quale non solo non cade nella trappola dei falli (saranno solo due alla fine) coprendo a dovere su Tim Duncan, ma riesce a contribuire anche in zona offensiva realizzando 15 punti (5/13 dal campo e 5/5 ai liberi) e raccogliendo 12 rimbalzi. A referto anche tre assistenze e due stoppate che evidenziano la totalità del gioco espressa dal centro dei Suns, in campo alla fine per 36 minuti.
Solito pomeriggio in ufficio anche per Steve Nash: 19 punti (6/19 dal campo, 3/7 dal perimetro e 4/4 ai liberi) e 12 assist. Deludente invece l'apporto di Leandro Barbosa (sei falli), totalmente fuori dalla serie, incapace di cambiare ritmo nei momenti decisivi e ingabbiato nelle maglie della difesa texana come mai gli era capitato in questa stagione. Per lui alla fine saranno solo 8 i punti a referto con un imbarazzante 3/12 dal campo (alla fine risultato decisivo, soprattutto quando c'era la possibilità di dare il colpo di grazia agli Spurs).
Dunque cosa è mancato a Phoenix? Probabilmente giocare con sei uomini (Pat Burke in campo per soli tre minuti) ha pesato moltissimo e alla fine gambe e braccia, hanno fatto le bizze: a quel punto la palla pesava troppo e le conclusioni mancate sono state eccessive.
Inoltre, quando San Antonio ha trovato il bandolo della matassa, è riuscita ad imbrigliare il sistema offensivo dei Suns, non permettendogli di trovare facili conclusioni a canestro, come, invece, era avvenuto nel primo tempo. Al rientro in campo, dunque, i ragazzi di coach Gregg Popovich hanno giocato con un altro piglio, sono stati più tosti a rimbalzo, hanno concesso meno seconde opportunità e hanno reso la vita molto più complicata all'attacco avversario.
Ancora una volta Tim Duncan fa la differenza: 21 punti (7/14 dal campo e 7/11 ai liberi), 12 rimbalzi e 5 stoppate. Semplicemente dominante, non solo per le statistiche, ma anche per ciò che non finisce sul tabellino della espn: difesa, pressing, blocchi, coperture velocissime, movimento di piedi abbagliante. Insomma un vero leader, capace di vincere il match anche grazie alla stupenda difesa sull'ultimo disperato tentativo di Nash.
Ancora di notevole impatto il match di Michael Finley e Tony Parker. Il primo mette a referto 13 punti (4/10 dal campo, 2/6 dall'arco e ¾ ai liberi) e 3 rimbalzi. Il secondo non solo piazza 11 punti (5/13 dal campo) e 5 assist, ma realizza due punti pesantissimi che impattano il match sull'81 pari. Straordinaria come al solito la prova di Manu Ginobili, ormai esperto nell'entrare dalla panchina e cambiare le partite nei secondi tempi.
Per l'argentino i punti sono 26 (7/15 dal campo, 3/8 dall'arco e 9/9 ai liberi), ma ciò che sorprende sono i 10 rimbalzi finali. Questa è davvero una statistica che cambia le partite, soprattutto perché arriva da un giocatore che di solito non tiene queste medie. Farlo in gara5 di una semifinale di playoff vale almeno il doppio.
Interessante notare come 15 dei suoi 26 punti siano arrivati nel quarto periodo (due triple decisive per riagguantare i Suns), segno questo che conferma come Ginobili sia davvero un giocatore decisivo, quel go-to-guy che a Phoenix, nelle ultime tre stagioni è sempre mancato. Ciliegina sulla torta per "el contusion" anche i due liberi con 10 secondi sul cronometro che poi hanno materialmente reso impossibile la rimonta dei Suns.
Menzione d'onore, infine, va a tutti i Phoenix Suns, staff tecnico compreso, e al suo pubblico: mai domi, sempre a tifare (e a contestare la lega per le decisioni contro i loro beniamini) e ad incitare la squadra. Alla fine non è bastato, ma vedere un pubblico così caldo è sempre un bello spettacolo.
Ora si torna in Texas (venerdì notte). I Suns dovranno vincere per forza se non vogliono andare a casa. Gli Spurs hanno invece il primo match point per accedere alla finale di Conference contro Utah. Torneranno sia Stoudemire che Diaw, mentr eRobert Horry sarà ancora una volta ai box. Di sicuro il match sarà tutta un'altra storia rispetto a gara5 e i Suns venderanno cara la pelle. Una partita da non perdere in diretta su Sky Sport.
Stay tuned