Ben Wallace si è fatto rimpiangere dai tifosi Pistons….
Per qualche minuto nell'ultimo quarto i tifosi dei Bulls hanno pensato che il film “Il giorno della marmotta”, capolavoro di Harold Ramis in cui il protagonista interpretato da Bill Murray vive sempre la stessa giornata, non fosse poi un film così inverosimile.
Il copione di gara 3 lo ricordate? Chicago avanti in scioltezza giocando bene e difendendo meglio, ma un terzo quarto sciagurato ha permesso a Detroit di recuperare e chiudere nell'ultimo.
Più o meno così è andata anche gara 4, con una sostanziale differenza: stavolta Chicago ha saputo mantenere la calma e il sangue freddo per non andare nel panico, ha scacciato i fantasmi di gara 3 che si stavano inquitantemente palesando ed è riuscita ad evitare lo sweep.
“Per un po' ho percepito un senso di dejà -vu, ma stavolta siamo rimasti aggressivi e non ci siamo rilassati, abbiamo fatto quello che non abbiamo fatto in gara 3″ha dichiarato un sollevato PJ Brown.
In sede di preview si era detto che Chicago è una squadra che vive di jumpshot: se in serata, possono battere chiunque (e le percentuali contro Miami stanno lì a dimostrarlo).
In gara 4 hanno tirato col 49% contro un misero 37% dei Pistons, e soprattutto hanno dominato la battaglia sotto i tabelloni, 51-33, specie nel terzo quarto, in cui i Bulls hanno fatto i Pistons di gara 1 e 2.
Se finora non avevano risposto all'appello nè Gordon nè Hinrich, l'altra sera hanno fornito una prestazione come la si attendeva dall'inizio della serie, segno che i Bulls per battere questi Pistons hanno bisogno che tutti e tre gli scorer designati girino a pieno regime. Si è finalmente rivisto un Deng dominante, autore di 25 punti con 10-15 al tiro e il backcourt che ha combinato per 38.
Si è rivisto l'Hinrich che fa girare una squadra (10 assist per lui), e soprattutto si è rivisto il Ben Wallace di Detroit. 17 rimbalzi tirati giù con 11 punti non possono non essere ignorati in sede di analisi. Bene ancora una volta Tyrus Thomas, autore di 8 punti nell'ultimo quarto.
Per quanto concerne i Pistons, Billups ha cercato di guidare i suoi, come suo solito, nell'affannosa rimonta con 23 punti (ma con 5-14 nella shooting chart), così come Prince sta continuando la sua evoluzione come fattore anche in attacco. Ciò che è mancato a DEtroit, da 2 gare ormai, è l'apporto di Chris Webber, davvero spaesato da quando la serie si è spostata nella Windy City, ma soprattutto quello di Hamilton, ben limitato dalla difesa di Hinrich a soli 11 punti. In generale hanno preso la partita con sufficienza, come capita sovente, ma stavolta non sono riusciti a venirne a capo a questa gara a handicap.
I Bulls partono forte, e vanno all'intervallo in vantaggio di 7, sul 50-43.
Ma è nel terzo quarto che la partita scrive la sua storia. I Bulls escono dallo spogliatoio determinati a voler prolungare la serie, e piazzano un tremendo 27-13, propiziato dal 5/22 al tiro dei Pistons e soprattutto dall'impietoso confronto a rimbalzo, dominato dai Bulls 21-7 con Ben Wallace a sguazzarci.
chicago tocca il massimo vantaggio sul 67-48, dopo un tecnico a Rasheed Wallace, e i Pistons appaiono come rintronati per la tremenda serie di ganci ricevuti. Sono nervosi, si lamentano in continuazione delle decisioni arbitrali.
Ma nell'ultimo quarto escono dall'angolo determinati a dare il tutto per tutto. E quando mancano 4 minuti si rifanno minacciosamente sotto grazie a 2 tiri liberi di Billups, riportando il punteggio sull'87-80. Gordon segna da 3 per scacciare le paure che stanno iniziando a insinuarsi allo United Centre, ma è ancora Billups a smorzare gli entusiasmi. Mancano 2 minuti e 46, il punteggio è di 90-83, il tempo e l'inerzia per recuperare ci sarebbe, ma stavolta i Pistons non riescono a completare la folle rimonta.
Chicago è viva, ha evitato lo sweep, ha salvato l'onore, ma resta bene inteso che al Palace troverà tutto un altro ambiente e dei Pistons tremendamente motivati a chiudere il conto in casa.