Sam Mitchell, è lui la prima scelta per il dopo Carlisle
Sono passate più di due settimane dalla decisione della franchigia di interrompere l'avventura sulla panchina dei Pacers, di coach Rick Carlisle. Le voci sul suo probabile sostituto si sono fatte sempre più insistenti e una conclusione si può detrarre: la prima scelta è quella di arrivare a Sam Mitchell, fresco vincitore del premio di miglior allenatore dell'anno ma anche fresco di eliminazione ai playoffs.
Mitchell è sotto contratto con i Raptors fino al 30 giugno e Brian Colangelo, general manager dei Raptors, non ha concesso ai Pacers l'opportunità di parlare direttamente con il coach, essendo priorità di Toronto, quella di rinnovargli il contratto per le prossime stagioni. Larry Bird sta prendendo tempo per vedere come si evolverà la situazione.
Nel frattempo, le candidature degli assistenti di Carlisle della scorsa stagione, che sembravano poco credibili inizialmente, stanno assumendo sempre più importanza, soprattuto per Johnny Davis, che si sente nuovamente pronto a riprendere per mano una franchigia NBA.
Un coach giovane sembra la priorità dei Pacers, ma Davis non si sente per niente "anziano" nonostante i suoi 51 anni di età . "Sono abbastanza giovane - commenta Davis – sono certo che sarebbe interessante diventare il capo allenatore dei Pacers". Continua dicendo di essere di certo un coach migliore, rispetto a quello che quando aveva 40 anni, ebbe il primo incarico da head coach con i Sixers di un Allen Iverson al primo anno nella lega che concluse 22-60 e 20-51 nella stagione seguente prima di essere mandato via.
Il bilancio di Davis non è proprio un bel biglietto da visita. Complessivamente ha un record di 73 vinte e 144 perse tra Philadelphia e Orlando (che lo esonerò nel 2004-2005). Ma la sua esperienza non si può dire che sia limitata, visto che oltre le esperienze da capo allenatore, in precedenza, aveva lavorato come assistente a Minnesota, Atlanta, Portland, New Jersey e Los Angeles Clippers.
Davis dice di avere appreso molto dal "maestro" Carlisle nelle ultime stagioni, ma dice anche che farebbe giocare un basket più moderno. “Rick ha fatto un grande lavoro nel controllare il ritmo della squadra. Io sono per un ritmo più veloce, ma ci sono situazioni in cui tu hai bisogno di controllare la gara”. La sua candidatura non è da sottovalutare. “Questa è un organizzazione da prima classe – continua Davis – chiunque abbia la possibilità di allenare qui, accetta al volo, questa è una franchigia modello”.
L'altro assistente, ovvero Chuck Person potrebbe essere una candidatura molto credibile, a detta di Carlisle è molto preparato e pronto per il salto. Person ha militato nei Pacers come giocatore per tre stagioni, molto positive, nelle quali fu anche nominato rookie dell'anno nella stagione 1986-87. Negli ultimi due anni, come assistente, ha lavorato sulla difesa.
Un primo incarico di sostanza, non speventerebbe di certo Person. "L'opportunità di allenare questa squadra sarebbe per me un onore, un sogno da quando mi selezionarono dal college - ha detto Person - negli ultimi anni mi sono preparato, come assistente, anche grazie a 14 anni di giocatore. Sono pronto per una esperienza del genere, ho giocato per gente come Gregg Popovich e Jack Ramsay e ho lavorato per un grande coach come Carlisle, da loro ho appreso molto su comr si debba comportare un head coach".
I restanti assistenti, ovvero Dan Burke, Leonard Perry e Chad Forcier sono legati anche loro dal contratto, scadente il 30 giugno. Molto probabilmente andranno via tutti, proprio per questo i Pacers hanno concesso loro la possibilità di mettersi in contatto eventualmente con altre squadre. “Vogliamo che i nostri assistenti guardino anche altrove, perché quando sei in cerca di un nuovo coach il loro status è incerto". Ha detto Walsh che sa benissimo che in caso arrivasse coach Sam Mitchell, quest'ultimo si porterebbe dietro gli assistenti che aveva nell'ultima annata a Toronto.
Ma i Pacers ovviamente stanno anche guardando altrove. Negli ultimi giorni è spuntato il nome di Stan Van Gundy, ex coach dei Miami Heat, ma ancora legato a loro per contratto. Sembra proprio che Indiana abbia parlato direttamente con lui (che la scorsa settimana aveva discusso con i Bobcats), ma il coach non ha voluto dire niente riguardo questo. Il 112-73 come bilancio nelle due stagioni finite con Miami, sono una buona polizza assicurativa.
L'incombente eliminazione dai playoffs da parte di Chicago, potrebbe essere la chiave per aprire una trattativa con Jim Boylan, assistente di Scott Skiles che ha detto che potrebbe diventare un grande coach dato il suo essere grande lavoratore, creativo e positivo nei rapporti con i giocatori.
Si pensa anche a Rick Adelman, ex coach dei Sacramento Kings, mentre per Marc Iavaroni si dovrà aspettare, eventualmente, l'eliminazione di Phoenix dai playoff.
Il general manager dei Lakers, Kurpchak, ha dichiarato invece di aver ricevuto la proposta dai Pacers di parlare con Brian Shaw, accettata senza problemi. Secondo rumors, si starebbe guardando anche ad un allenatore di college, ovvero Reggie Theus, coach di New Mexico.
Chi sembra spacciato, seppur avesse dalla sua parte l'approvazione di una grandissima parte di fans, è Mark Jackson, che ha detto di non essere interessato, specificando che la sua è una decisione non presa per mancanza di rispetto verso Walsh e Bird.
Jermaine O'Neal smentisce i rumors
La scorsa settimana, il Chicago Tribune aveva scritto che Jermaine O'Neal avesse chiesto esplicitamente alla dirigenza di essere ceduto ai New York Knicks.
E come se non bastasse, direttamente da Golden State, anche Stephen Jackson ha voluto mettere un pò di benzina. "Non penso che Jermaine abbia ancora pazienza, ma è un professionista esemplare - ha detto Jackson a Yahoo Sports - lui vuole andare via perché tutta la squadra che gli avevano costruito attorno è andata persa. Io, Ron (Artest) e Al (Harrington) non ci siamo più e Jamaal (Tinsley) vuole anche lui andarsene. Spero che Jermaine si ritroverà nella migliore situazione possibile perché è un grande giocatore".
Continua svelando altri retroscena l'ex giocatore dei Pacers. "Ho parlato con lui e mi ha detto che se dovesse essere scambiato preferirebbe andare a New York o a Los Angeles, sponda Lakers. Lui e Isiah sono grandi amici e con Eddy Curry formerebbero un grande coppia lunghi, oppure con Kobe sarebbero mostruosi".
In realtà sembra che nella scorsa settimana ci sia stato un incontro tra O'Neal e i maggiori esponenti della franchigia, ma in mancanza di giornalisti sul posto, qualsiasi cosa che non sia uscita dalla bocca dei protagonisti, è infondata.
O'Neal ha definito tutte queste menzogne con l'aggettivo "disgustose". C'erano solo 3 persone nell'incontro: io, Donnie Walsh e Larry Bird”. Ha detto O'Neal in una intervista telefonica all'Indianapolis Star. “E' ridicola questa cosa. La stampa non può sapere cosa sia successo. Ho troppo rispetto per Donnie, Mel e Herb Simon e per la città per parlare in questo modo della squadra”. Anzi, ha voluto rimarcare che vorrebbe restare un Pacer ancora a lungo.
Di sicuro, se i Pacers vogliono ricostruire, devono per forza passare dalla cessione del suo miglior giocatore. Ma è importante ricordare che prima di cedere un lungo all-star è buona norma essere sicuri di quello che si fa, magari non ripetendo errori fatti in precedenza, come la trade orchestrata lo scorso gennaio.