“They owned us”

Un'immagine vale più di mille parole…

“Right from the jump ball, they owned us”. Parole e musica di Scott Skiles, che in una frase fotografa l'andamento di gara 2 e della serie in generale.

Chirurgici, spietati, attenti, esperti.
E terribilmente concreti.
Tutto questo sono stati i Pistons in gara 2, in cui si attendeva una reazione dei Bulls, reduci dalla scoppola di gara 1, in cui hanno alzato bandiera bianca senza provare a combattere.

Invece si è assistito alla conferma di Detroit, che ha dato un'altra prova di forza davanti al suo pubblico.

Anche stavolta i Bulls non sono stati mai in partita, non appena provavano aprire una striscia venivano brutalmente stoppati o da un paio di triple o da una giocata spezzagambe, come ad esempio un canestro e fallo.

Dura in queste condizioni risalire la corrente.

Anche se è difficile individuare un protagonista assoluto in una squadra i cui ingranaggi funzionano come quelli di un orologio svizzero, forse la menzione d'onore oggi la meritano il trio Webber-Prince-Hamilton, tutti e tre ventellisti e che hanno combinato per 71, e in particolare Prince è riuscito ancora una volta a tenere Deng a 16 punti con 4-12 dal campo.

“Quando le difese si concentrano su di me o su Rip, Prince è in grado di scardinarle” dirà  Billups a fine partita.

Ed è forse il vero motivo dei matchup impossibili per Chicago contro Detroit.

Difendi forte sui piccoli? Non c'è problema, ci pensano Prince e Webber.
Provi a mettere la zona (come ha fatto per gran parte del secondo e terzo quarto Skiles) per limitare le penetrazioni e le palle dentro ai lunghi? Billups, Prince e Hamilton ti puniscono da tre (52% da dietro l'arco per i Pistons)

Come vedete il minimo comune denominatore è proprio Prince, che con la sua poliedricità  si rivela la vera arma totale per i Pistons, e un mistero assolutamente doloroso per gli avversari.

Se la vittoria in gara 1 era arrivata per la giornata di grazia dei piccoli, stasera Webber ha fatto vedere come si possa essere utili senza avere più l'esplosività  dei bei tempi andati (“Web è stato grandioso oggi, ha tirato senza esitare e il suo gancio non si può stoppare. Ecco perchè è qui” dirà  Billups, prodigo di complimenti per i suoi compagni): ha fatto letteralmente ammattire Ben Wallace, Nocioni e Tyrus Thomas che si sono alternati in marcatura e in aiuto su di lui, portandoli a scuola di come ci si muove in post basso. Chi scrive ribadisce un concetto già  espresso in altri suoi precedenti articoli: l'acquisto di Webber somiglia sinistramente (chiaramente per il resto del lotto) al ratto di Wallace del 2005. I tifosi dei Pistons facciano pure gli tutti gli scongiuri del caso, ma credo che tutti ricordino come andò a finire quella stagione…

Per Chicago il raggio di sole è rappresentato dalla buona prova di Tyrus Thomas (18 punti, ma 12 nel garbage time), l'unico a crederci davvero nella rimonta impossibile. L'unico a provare a lottare e con i suoi zompi a provare a ricucire il margine. Ha regalato un paio di numeri da alta scuola, confermando il feeling che aveva già  mostrato in regular season contro Detroit, e Skiles potrebbe utilizzarlo più spesso di quanto fatto finora.

Il resto? Hinrich tenuto a soli 2 punti con 0-7 dal campo, il Chapu e Gordon non pervenuti.

I Bulls sono stati davvero irriconoscibili in entrambe le partite, uno scarto complessivo di 47 punti e il computo dei rimbalzi di stasera recita un inequivocabile 51-30 Pistons. Tirando col 33% contro il 52 degli avversari è dura vincere, in qualsiasi condizione. Skiles ha provato qualche aggiustamento, come scambiare i piccoli in difesa, mettendo Gordon sulle tracce di Billups e Hinrich sulle piste di Hamilton,ma non ha ottenuto le risposte cercate.

E il dato che deve preoccupare di più, è che Detroit ha asfaltato i Bulls senza andare quasi per nulla da Rasheed Wallace (8 punti, ma 4-4) e gestendo Webber (21 punti con 10-11 dal campo, tanto per gradire).

Quanto alla partita, che fosse il caso di ripassare un'altra volta per sbancare il Palace è stato messo in chiaro sin da subito da Detroit, che ancora una volta ha affrontato la partita con lo spirito giusto.

La partenza monstre di 8-0 obbliga subito Skiles dopo un minuto a mettere dentro Nocioni per Brown, e il primo canestro Bulls arriva dopo 2 minuti e 15 per opera di Gordon. I Bulls si riportano a contatto, sull'8-7, ma è la prima e ultima volta nella partita in cui Chicago sembra riuscire a tenere il ritmo infernale di Detroit.

Hamilton dispone a piacimento di Hinrich, Webber sembra particolarmente on-fire (10 punti solo nel primo quarto), e che non sia serata si capisce anche dall'airball di Hinrich seguito da canestro e fallo. Detroit difende in maniera feroce, Chicago non trova tiri facili e così è costretta a forzare tiri e palle perse.

Non è ancora finito il primo quarto che Detroit già  doppia Chicago, sul 32-16. Gli uomini di Skiles non tengono una penetrazione che sia una.

Prendere 34 punti nel primo quarto per una squadra che fa della difesa il suo credo non è il miglior viatico per vincere, e prendere in apertura di secondo due triple non contestate di Billups in genere finisce per essere il colpo alla giugulare. Sul 42-18 i giochi sembrano ormai fatti, e si assiste a un copione che si ripeterà  svariate volte nel corso della partita: Detroit va avanti di 20 o giù di lì, Chicago mette su un miniparziale per riportarsi a contatto fino a -13 e poi un paio di giocate che di Detroit che incanalano la partita sui binari utili alla causa Pistons.

Nel terzo quarto Chicago prova a risalire la china, trova pure Wallace e Webber con 4 falli a testa quando il cronometro dice che mancano 9 minuti al termine della terza frazione. Prova ad alzare il volume della radio in difesa, e Skiles comanda la zona pressing tutto campo.

Ma come già  detto, se dall'altra parte Hamilton, Prince e Billups mostrano di avere la mano calda da dietro l'arco usare la zona si dimostra un suicidio.

Con i Bulls sempre tenuti a distanza di sicurezza di 20 punti si entra così nell'ultimo quarto, in cui i Bulls risalgono ancora a -14 guidati dalla verve e dalla sfrontatezza di Tyrus Thomas, che corona un parziale di 7-0 con un meraviglioso alleyoop. Siamo 83-69.

Ma ci pensa Totò McDyess a spegnere i bollenti spiriti dei Tori con un canestro e fallo, seguito da un numero d'alta scuola di Webber che conclude in gancione.

Chicago prova ancora a non mollare, Nocioni la riporta sotto con un canestro e fallo, ancora -13, sul 93-80, ma ci pensano prima Wallace che segna dalla media e poi sull'azione successiva Billups che ruba palla e da 3 mette il tiro della staffa, se casomai ce ne fosse bisogno.

Finisce 108-87, e ora Chicago deve assolutamente vincere tutte e due le partite a domicilio per continuare a tenere viva la serie, ma l'impressione è che al momento i Bulls escano un attimo ridimensionati.

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