Con un Tim Duncan così c'è poco da fare, Suns o non Suns
I San Antonio Spurs hanno vinto gara1 111-106 e hanno così riconquistato immediatamente il fattore campo ai danni dei Phoenix Suns.
È stata una partita molto combattuta, tesa, a tratti molto bella, in cui gli episodi, soprattutto nel finale con l'infortunio a Steve Nash, hanno avuto un discreto valore, ma che non hanno assolutamente messo in dubbio la superiorità degli Spurs: più tosti a rimbalzo (49-35 il conto finale), più efficaci in difesa rispetto a qualsiasi altro avversario (Suns tenuti al 46%), più freddi nei momenti decisivi. In una sola parola: più forti.
Già da questa prima partita, infatti, si può capire come i nero-argento siano la vera nemesi di Nash e soci i quali fanno davvero fatica ad accoppiarsi contro i ragazzi di Gregg Popovich. Vedi Nash contro Parker, ma vedi soprattutto Nash contro Bowen. Per non palrare poi del dominio difensivo e offensivo di Tim Duncan, vero MVP quando conta.
Mike D'Antoni a fine partita ha commentato dicendo che gli Spurs hanno semplicemente approfittato delle situazioni favorevoli e hanno infilato canestri che invece i Suns non sono riusciti a centrare. Giusto.
Ma è anche vero che San Antonio ha la capacità di far giocare all'80% Phoenix, quanto basta per non permettere ai Suns di agguantare la vittoria: ritmo più basso rispetto a quello che vorrebbe coach Mike, tiri dal perimetro meno precisi rispetto al solito a causa della forte pressione difensiva che gli Spurs mettono sul parquet, incapacità totale di difendere contro un Tony Parker versione "matador", in grado di siglare 32 punti (14/22 dal campo e 4/5 ai liberi), ma di mettere a referto anche otto assist.
Altro protagonista di giornata, come dicevamo in precedenza, è stato Tim Duncan: 33 punti (12/24 dal campo, 9/15 ai liberi), 16 rimbalzi, di cui 8 offensivi e 3 stoppate. Dominante. Al di là delle statistiche, dei numeri e di qualsiasi altra considerazione. Un vero fenomeno applicato alla pallacanestro, soprattutto quando è inserito in un sistema come quello degli Spurs, davvero perfetto per le sue caratteristiche.
Per i Suns si è trattato di un muro, a volte di gomma, contro il quale neanche Amare Stoudemire ha potuto fare nulla. In qualche occasione è sembrato di rivedere gara1 della serie di due anni fa: Suns incapaci di velocizzare il gioco e impotenti nel penetrare le maglie difensive nero-argento.
A completare il quadro offensivo degli Spurs ci ha pensato anche Michael Finley, il quale dopo la grande serie contro i Denver Nuggets ha guadagnato nuova fiducia nelle sue mani: 19 punti (6/11 dal campo, 3/7 dall'arco e 4/5 ai liberi) e rimbalzi.
Solita partita di sostanza anche per Roberto Horry: 10 punti (3/5 dal campo e 2/3 dal perimetro), 7 rimbalzi e due stoppate. Molto convincente anche il match di Manu Ginobili: 8 punti, 9 rimbalzi e 4 assist.
Per i Suns, invece, a complicare le cose, ci si è messa anche la sfortuna: negli ultimi due minuti i soli dell'Arizona hanno dovuto fare a meno di Nash e il match è scivolato via in un battito di ciglia. Tutto è cominciato quando il cronometro segnava 2'53'' dalla sirena: Parker stava tentando di penetrare nell'area avversaria, quando la sua fronte si è scontrata contro il naso di Nash.
Per il franco-belga tutto si risolveva con il più classico dei bernoccoli, per il canadese con uno squarcio abbastanza evidente che i medici, dopo svariati tentativi, non sono riusciti a suturare. Fatto sta che, con 54 secondi sul cronometro e Phoenix a due punti di distanza ma con la palla in mano, il canadese è stato costretto dagli arbitri ad accomodarsi in panchina per rimediare alla copiosa fuoriuscita di sangue.
Da quel momento l'attacco dei Suns è diventato confuso (perché non tentare la tripla sul 106-109, invece di una penetrazione complicata?) e San Antonio non si è lasciata sfuggire l'occasione di chiudere la partita e recuperare il fattore campo.
"Non ho potuto farci niente, è stato ovviamente frustrante, ma è stato indipendente dalla mia volontà " ha commentato Nash nel dopo gara mostrando ovviamente tutta la sua delusione, nonostante però la buona prova offensiva: 31 punti (11/18 dal campo, 2/4 dall'arco e 7/7 ai liberi) e 8 assist.
Ai Suns non è dunque bastata l'ottima prova di Stoudemire: 20 punti (6/19 dal campo e 8/11 ai liberi), 18 rimbalzi e 5 stoppate. Troppo poco e troppo isolato il centro dei Suns per poter impensierire l'attacco nero-argento.
Deludente l'apporto di Marion, non tanto per la produzione offensiva (16 punti sono nel copione), quanto per quella difensiva. Se Phoenix vuole avere una chance contro gli Spurs ci sarà bisogno di un Marion totalmente diverso, più cattivo a rimbalzo e in grado di aiutare di più Nash sulle penetrazioni di Parker.
Sufficienti, invece, Raja Bell (10 punti e tanta sostanza) e Barbosa (18 punti dal pino) il quale però ha mostrato un po' più di imprecisione rispetto alla serie contro i Lakers. Della serie: quando una difesa fa il suo dovere alcuni tiri entrano di meno.
Domani notte si giocherà gara2. Sempre a Phoenix.
Ovvio che se i Suns vorranno giocarsi le loro possibilità dovranno vincere e riportare la serie sull'1-1. Se invece si tornerà a San Antonio sul 2-0 si può già iniziare a parlare di finale di Conference.