Ike Diogu, i Pacers devono allevarlo gelosamente per il futuro
E' tempo di play-off per la lega di basket più bella del mondo, non per Indiana che negli ultimi dieci anni è sempre stata lì a giocarseli. Per una delle cinque squadre attualmente senza coach è tempo di riflessioni.
Non ci sono novità ufficiali riguardo il prossimo head coach dei Pacers, seppur l'eliminazione dai playoff di Toronto potrebbe portare qualche notizia per via di Sam Mitchell (il favorito su tutti secondo radio-mercato).
In questo report riassumeremo la sfortunata stagione dei Pacers, nei suoi punti fondamentali,
La stagione non era iniziata sotto una buona stella
In casa Pacers si sperava una volta per tutte, di dimenticare tutte le vicissitudini fuori dal campo, conseguenze soprattuto del "caso" Artest e della famosa rissa di Detroit. Invece, già a pochi giorni dall'inizio del training camp, in un periodo molto faticoso dove i giocatori devono prepararsi al meglio per l'inizio della nuova stagione e di conseguenza hanno bisogno di riposare, Stephen Jackson viene coinvolto in una sparatoria davanti ad uno strip club in piena nottata insieme a Jimmie Hunter(rilasciato dalla società alla fine della preparazione), Jamaal Tinsley (cui viene trovata droga nella macchina) e Marquis Daniels. Quest'ultimi due insieme a Keith McLeod saranno successivamente i protagonisti di una rissa avvenuta in un bar nella notte dopo la bruciante sconfitta in casa contro i Golden State Warriors.
Il rapporto di Jackson con i tifosi e il coach, è stato da sempre molto teso, per via delle pecche caratteriali del giocatore. Questi episodi non hanno fatto altro che creare nervosismi già subito prima dell'inizio della regular season.
Le promesse non mantenute di Rick Carlisle
La off-season era stata progettata per dare a Rick Carlisle una squadra adatta ad uno stile di gioco che favorisse la velocità e il contropiede, soprattutto con l'acquisizione di Al Harrington (schierato da centro tattico) che insieme a Jermaine O'Neal e Danny Granger in ala piccola doveva formare la nuova ed elettrizzante front-court della squadra. Lo stesso Carlisle nelle interviste di inizio stagione elogiava il lavoro svolto per dare finalmente un'impronta moderna nello stile di gioco.
Le cose inizialmente però non erano andate benissimo; si soffriva nei rimbalzi difensivi in qualche occasione ma in particolare sembrava che Harrington e O'Neal non si intendessero, quando uno dei due giocava una grande partita era molto probabile che l'altro facesse una prestazione un po' sottotono, mentre difficilmente riuscivano ad essere un duo spumeggiante come ci si aspettava. Inoltre gli inizi di gara erano troppo spesso affrontati in maniera soft e questo creava grossi margini da recuperare nei successivi momenti della gara. La svolta avviene il 28 novembre quando a Portland il coach decide di retrocedere Granger in panchina e promuovere Foster da centro titolare, tornando alle origini.
Nel frattempo continuavano le scaramucce tra Jackson e Carlisle, addirittura quest'ultimo sospendeva l'altro per una gara, ufficialmente per comportamento negativo nei confronti della squadra. A questo si aggiungeva Harrington che più di una volta era protagonista di accese discussioni con Carlisle riguardo il modo di giocare, secondo "Big Al" troppo lento.
Così, il 17 gennaio i due vengono "spediti" a Golden State insieme a Sarunas Jasikevicius (un altro di quelli che pubblicamente diceva di non apprezzare lo stile di gioco) e Josh Powell in cambio di giocatori adatti al tipo di gioco adottato da Carlisle come Mike Dunleavy e Troy Murphy insieme anche a Keith McLeod e Ike Diogu.
Con le nuove acquisizioni, dopo un inizio promettente favorito anche dal calendario che vedeva una buona parte di partite davanti al pubblico della Conseco Fieldhouse, il modo di giocare diventava brutto da vedere perché troppo lento e macchinoso, di conseguenza il numero di buoni tiri scendeva in maniera inesorabile, tanto da guadagnarsi il disgustoso premio di peggior squadra al tiro nella lega. Jamaal Tinsley ha chiuso la stagione col 39% (di cui un 32% nelle triple) mentre Mike Dunleavy con i Pacers ha tirato col 28% dalla lunga distanza.
La scambio è stato un passo indietro
I fatti parlano chiaro. Il giorno della famosa trade, i Pacers avevano un record di 20 vinte e 19 perse, da lì in poi un brutto 15-28 per chiudere con un 35-47. Golden State aveva un 19-21 e ha chiuso in positivo con 42 vittorie e 40 sconfitte approdando ai playoffs stupendo tutta la NBA. Se a questo aggiungiamo il fatto che le due squadre giocano in Conference diverse che si distinguono abbastanza nettamente per livello tecnico, non possiamo fare altro che riconoscere che lo scambio ha favorito (almeno per l'immediato) una squadra solamente.
Non dimentichiamoci che i contratti di Murphy e Dunleavy sono onerosissimi e scadono nel 2011, quindi sarebbero difficilmente piazzabili se ce ne fosse la necessità .
Indiana ha messo in piedi uno scambio con l'obiettivo di privarsi di due giocatori che per un motivo o per un altro creavano dei problemi, in cambio di giocatori adatti alla filosofia di gioco di Rick Carlisle. Non ha pagato.
L'unico modo per considerare positivo uno scambio nel genere, è sperare che Ike Diogu diventi un grande giocatore, visto che ha dimostrato di avere delle ottimi potenzialità .
March…Madness
No, non c'entra il torneo NCAA, ma il mese di marzo per i Pacers è stato veramente una follia e da dimenticare. Solamente due vittorie a fronte di ben quattordici sconfitte, il bilancio di un marzo terribile che ha condizionato il proseguire del campionato a naturalmente il non approdo ai play-off.
Un mese in cui i Pacers hanno buttato via dei progressi che si erano visti a febbraio (fra l'altro non pienamente sfruttato viste le numerose gare in casa) e hanno messo in mostra dei limiti oggettivi.
Il mese di marzo ha condizionato tutto.
E' mancata una vera spalla a Jermaine O'Neal
Jermaine O'Neal ha fatto il possibile per questi Pacers, ha giocato sempre sui suoi livelli dimostrando come ogni anno, di essere uno dei migliori. Fino a quando la matematica non ha condannato la squadra alla partecipazione nei play-off, O'Neal ha giocato nonostante avesse bisogno di essere operato, andando contro le decisioni del dottore. Il suo sacrificio non è servito, ma c'è da essere orgogliosi della serietà e professionalità del leader dei Pacers.
Con Al Harrington e Stephen Jackson, Indiana avrebbe fatto i playoff, non ci sono dubbi. A O'Neal questi due ragazzi sono mancati perché erano dei realizzatori, gente a cui potevi affidare l'attacco in certi momenti, sicuri che qualcosa avrebbero combinato. Invece Mike Dunleavy e Troy Murphy hanno dimostrato di essere ottimi giocatori di complemento, molto utili se supportati da un paio di stelle e non invece dei go-to-guy.
Forse Bird e Walsh credevano che fin da subito Danny Granger potesse essere quel tipo di giocatore in grado di essere un'opzione offensiva di grande livello, invece si sono dovuti ricredere. Ma probabilmente è solo questione di tempo perché Granger era solo al secondo anno tra i professionisti e questo può pesare se non ti chiami Lebron James o Dwyane Wade.
O'Neal aveva bisogno di essere affiancato da un esterno con punti nelle mani e abile nelle penetrazioni, l'identikit di Corey Maggette, guardia dei Clippers, raggiungibile tramite Dunleavy, apprezzato dal padre, coach dei californiani.
Problema Point Guard
Jamaal Tinsley ha stupito tutti per il fatto che abbia giocato ben 72 partite, il suo massimo dalla stagione 2002/2003, però il play di New York non è piaciuto. E' stato spesso fischiato dal pubblico della Conseco Fieldhouse per i fatti successi fuori dal campo e per le sue "visioni" cestistiche, a volte un po' fuori dagli schemi.
Tinsley ha dimostrato in questa stagione di essere uno dei peggiori difensori della lega nel suo ruolo. Al pubblico questo piace perché spesso è una questione di attitudine. Se i Pacers vogliono ripartite forte devono puntare su una point guard integra fisicamente, magari meno stravagante ma più concreta e allo stesso tempo che sappia difendere. Liberarsi di Antonhy Johnson è stato un errore.
Nel ruolo di regia ci sono stati dei cambiamenti nel corso della stagione. Sarunas Jasikevicius voleva giocare con un coach che gli desse la possibilità di essere molto attivo in attacco favorendo le transizioni, chi meglio di Don Nelson di Golden State? Ironia della sorte, nei Warriors il lituano non è stato per niente considerato giocando in media molto meno di quello che giocava ad Indiana. Non è che lo avevamo un po' sopravvalutato per la NBA?
Nel finale di stagione si è visto qualcosa di buono da Keith McLeod, ma il migliore è stato senz'altro l'intramontabile Darrell Armstrong che alla bellezza di 38 anni ha giocato quasi 16 minuti per gara. La sua energia è un input per i compagni per dare il massimo, un esempio per tutti.
La speranza nei giovani
Ike Diogu ha un rapporto rendimento-minuti impressionante; nelle nove gare in cui il lungo proveniente da Golden State ha giocato almeno 20 minuti, ha mantenuto una media di 14 punti e 8 rimbalzi tirando col 48%. Se i Pacers dovessero cedere Jermaine O'Neal, è indubbio che farebbero forte affidamento su questo giovane nigeriano che ha dimostrato di avere mezzi fisici e tecnici mica da ridere.
Shawne Williams, oggetto misterioso nello scorso draft, ha trovato posto stabile nella rotazione nel finale di stagione mettendo in mostra numeri importanti.
Orien Greene ha trovato poco spazio, ha oggettivamente poca esperienza a questo livello ma senz'altro si è dimostrato il miglior difensore sugli esterni dopo la partenza di Stephen Jackson.
Ma non dimentichiamoci di Danny Granger che al secondo anno nella lega, può rientrare ancora tra i giovani. L'anno prossimo però ci si aspetta un passetto in avanti.
Le pagelle
Non essendo stata una stagione positiva, in queste pagelle di fine anno non ci saranno voti altissimi, ma allo stesso tempo neanche bassissimi perché in fondo qualcosa di buono si riesce a ricavare da questa annata sfortunata. Per quanto riguarda i giocatori, gli estremi: l'otto di Jermaine O'Neal per una questione tecnica e di atteggiamento; l'esatto contrario di Jamaal Tinsley che per me è risultato il peggiore, con un cinque.
Discorso a parte merita il coach appena licenziato. Nell'arco dei quattro anni meriterebbe senz'altro un voto positivo, ma in questa ha veramente deluso, tanto da meritarsi un voto abbastanza severo.
Darrell Armstrong: ha sorpreso tutti la trentottenne point guard arrivata da Dallas. Sembrava dovesse essere destinato ad essere la terza alternativa in regia e che dovesse solo ed esclusivamente portare quel tocco di esperienza che serviva. Invece, grazie alla sua energia, dentro e fuori dal campo, ha accumulato minuti importanti, risultato spesso l'uomo partita e quello decisivo per dare una scossa alla partita. Dovrà decidere se restare un altro anno oppure intraprendere la carriera di allenatore. Immortale. Voto 7
Maceo Baston: arrivato dal Maccabi Tel-Aviv questa estate, aveva ormai poco da dimostrare in Europa, così ha voluto rimettersi in discussione nel miglior campionato al mondo dopo la breve esperienza di Toronto. Inizialmente lo spazio per lui è stato abbastanza limitato e alla fine ha chiuso con 47 apparizioni con appena 2,9 punti e 1,6 rimbalzi per gara. Quando è stato chiamato dal coach si è sempre fatto trovare pronto grazie al suo atletismo e alle sue trovate difensive. Paga troppo il fatto di non avere un tiro dalla media affidabile. Ha un opzione nel contratto per rimanere anche la prossima stagione, toccherà a lui decidere cosa fare, magari il nuovo allenatore gli darebbe lo spazio che merita. Limitato. Voto 6
Marquis Daniels: la sua vera stagione si può dire che sia durata ben poco e che sia cominciata al momento della trade con Golden State. Prima di questa, Daniels era uno degli incompresi di coach Carlisle, mentre successivamente partendo dalla panchina è risultato fondamentale nei meccanismi della squadra, nel momento migliore della stagione dei Pacers. Era diventato importante, non solo perché ricopriva più ruoli, ma anche per il fatto che era l'unico in grado di attaccare il canestro con efficacia e di inventare qualcosa fuori dagli schemi. L'infortunio al ginocchio lo ha bloccato sul più bello. Sfortunato. Voto 6,5
Ike Diogu: l'unico motivo per essere fieri della trade con Golden State, è proprio lui. Avendo molte caratteristiche simili al leader indiscusso O'Neal ed avendo dei limiti difensivi, il suo minutaggio non è stato sostanzioso, ma in quei minuti ha mostrato un potenziale offensivo di tutto rispetto, con una varietà di movimenti in post basso nonché una buona mano dalla media distanza. Bene anche a rimbalzo. Il suo minutaggio ora deve aumentare perché potrebbe diventare un giocatore importante. Talento. Voto 7+
Mike Dunleavy: non è affatto un cattivo giocatore come molti fanno credere. Il suo problema è solamente il fatto di portarsi dietro un contratto oneroso che autorizza gli addetti ai lavori a chiedere da lui un ruolo più grande di lui. E' successo a Golden State dove lo fischiavano ed è successo ai Pacers. Dunleavy è un ottimo giocatore di complemento che può essere l'uomo giusto per complementare due stelle o un sistema di gioco ben collaudato. In difesa però non ha reso, dimostrandosi nettamente inferiore a quel Stephen Jackson che ai Warriors sta stupendo tutti proprio per la fase difensiva. Inoltre nella seconda parte della stagione, non ha trovato assolutamente la via del tiro da 3 punti. Incompreso. Voto 5,5
Jamaal Tinsley: potrebbe essere uno dei primi a cambiare strada in questa off-season. Ha stupito tutti per il fatto di essere riuscito a giocare 72 partite, dopo stagioni conclusi troppo anticipatamente per via degli infortuni. La sua regia è stata però troppo piena di alti e bassi, troppo discontinua per una point guard titolare. Senza dimenticare il fatto che sia uno dei peggiori difensori della squadra. I tifosi da un bel po' di tempo hanno preso l'abitudine di fischiarlo, non lo vogliono più. Voto 5
Rawle Marshall: pochissimo spazio per lui. Ad inizio stagione, si era guadagnato però un posticino in quintetto base dopo delle buone prestazioni uscendo dalla panchina, durato però solo due partite. Da quel momento in poi è stato dimenticato da Carlisle e messo quasi sempre nella injured list. Per lui neanche la trade ha aperto altre trade, neanche quando gli infortuni si sono fatti insistenti. Eppure aveva mostrato buone cose nella pre-season. Sottovalutato. Voto 6
Troy Murphy: con Jermaine O'Neal dovevano formare una coppia lunghi dal potenziale offensivo devastante, visto che il primo è molto abile nel gioco in post mentre il secondo ha una buonissima mano, una delle migliori tra i lunghi, anche da 3 punti. Carlisle forse non è stato in grado di farlo integrare al meglio, ma è indubbio che O'Neal-Murphy è un'ottima coppia lunghi che soprattuto ad est può fare la differenza. Ha migliorato, anche se di poco, le statistiche rispetto a quando era a Golden State, però da lui ci si aspetta qualcosina in più, visto anche il contratto. Cecchino. Voto 6-
Ketih McLeod: nessuno si era accorto di lui fino a quando nella trasferta a Charlotte sul finale di stagione, senza Tinsley è stato promosso in quintetto base sfornando una buonissima prestazione seguita da altre consecutivamente, ancora migliori. Eppure per lui non era stato molto positivo l'arrivo ad Indiana con la trade, visto che subito dopo pochi giorni fu coinvolto in una rissa insieme a Daniels; ma anche il rendimento in campo non sembrava niente di speciale. Ha accettato la panchina senza però lamentarsi, seppur ad un certo punto della stagione potesse meritare qualcosa in più. Una discreta terza point guard. Umile. Voto 6
Shawne Williams: inutilizzato fino a dicembre, quando in una situazione di emergenza con diversi infortunati, nella brutta sconfitta a Chicago riuscì a trovare minuti e a segnare 13 punti. Da quel momento in poi, è riuscito a racimolare spezzoni di partita per tutta la fase centrale della stagione. Nel finale invece invece è entrato stabilmente nella rotazione, dimostrando di avere delle qualità importanti. Per essere il primo anno non è andato male, considerando l'ostracismo iniziale di Carlisle nei suoi confronti. Gioiello. Voto 6,5
Danny Granger: autentica rivoluzione l'anno scorso, in questa stagione i compiti sono aumentati per lui, così come le responsabilità , soprattuto quando i Pacers hanno orchestrato la trade. Ha fatto bene, dimostrando di essere un giocatore serio e su cui bisogna puntare molto forte per riemergere. Ha fatto progressi al tiro che fanno ben sperare per la prossima stagione, soprattuto se la dirigenza gli affiancherà dei giocatori in grado di farlo rendere al meglio in questo contesto. Il paragone con Scottie Pippen è arrivato molto presto, ma chissà … Gazzella. Voto 7-
Jermaine O'Neal: non sarebbe per niente facile per i Pacers rinunciare ad un giocatore incredibile come lui. Il miglior lungo ad est secondo il sottoscritto, in questa stagione si è comportato da grande leader, facendosi sentire all'interno della società quando le cose non andavano al meglio e giocando seppur l'infortunio e la volontà del dottore che gli aveva consigliato di operarsi per il suo e quindi lasciare la squadra nel finale di stagione. Non fosse stato uno come lui, è probabile che si sarebbe fatto operare. La leadership si vede anche da queste cose, O'Neal vuole una squadra competitiva per vincere con i Pacers e chiudere la carriera qui. La società deve decidere, lui però ha fatto il possibile e l'impossibile per questa squadra. Bisogna pensarci più di una volta prima di cederlo. Il Leader. Voto 8
Jeff Foster: di lui si parla troppo poco, come ogni anno. Solito lottatore, sempre il miglior rimbalzista della squadra (in rapporto ai minuti giocati) e la volontà di sacrificarsi per la squadra. Anche in un sistema più "running" potrebbe starci, proprio per questo l'anno prossimo deve esserci anche lui, indipendentemente dal coach che sederà sulla panchina. Tra quelli del gruppo "storico" è quello che più di tutti merita di rimanere ancora ai Pacers. Gladiatore. Voto 7
Orien Greene e David Harrison: entrambi i giocatori, per motivi differenti, non hanno avuto molte opportunità in questa stagione. Il primo, seppur in difesa fosse molto meglio di Tinsley, ha pagato la poca esperienza a questi livelli, meriterebbe di più. Il secondo, aveva perso diversi chili di troppo nella scorsa estate, però la solita ingenuità e diversi infortuni lo hanno limitato ad appena 24 gare disputate. Tutti e due non sono giudicabili.
Rick Carlisle: aveva illuso tutti nel training camp con le sue dichiarazioni a favore di un sistema di gioco più veloce e in grado di mettere in risalto le qualità atletiche dei giocatori più esplosivi. Il passo indietro fatto ad appena un mese dall'inizio non è piaciuto a nessuno, mentre lo scambio costruito per far giocare i Pacers come lui meglio credeva, è stata un vero e proprio fallimento. Sono molti a dirlo, il suo modo di giocare è passato perché troppo lento e macchinoso. Al Harrington e Stephen Jackson erano stufi di questo gioco e sono voluti andare via, alla fine hanno avuto ragioni loro. Era arrivato il momento di cambiare. Patetico. Voto 4
Ora per i Pacers è finito il momento di guardarsi indietro, a quello che è stato o che poteva essere. Bisogna guardare avanti.