Paul Pierce sarà il fulcro del Celtics anche per la prossima stagione, ma non sarà più solo.
La stagione
24 vittorie sono decisamente basse, soprattutto per una franchigia come i Boston Celtics, ma mai come in questo momento le sconfitte possono essere tramutate in vittorie, dall'anno prossimo.
Partiamo dall'inizio, dallo scorso novembre, quando i Celtics avevano iniziato la stagione con tutte le possibilità di poter approdare ai play-off. I problemi nelle prime gare stagionali hanno creato qualche problema di classifica, ma non ha scoraggiato lo spogliatoio, e successivamente ci sono state 5 vittorie consecutive che potevano offrire qualche speranza di poter giocare una stagione secondo le attese della vigilia, subito troncate dall'infortunio al piede di Pierce. Ma i problemi fisici del giocatore franchigia è soltanto la punta dell'iceberg della lunga serie d'infortuni che la squadra ha dovuto subire, della cui lista vi risparmiamo per evitare di compilare un lungo e noioso elenco.
Dal quel momento la dirigenza ha di fatto deciso l'andamento della stagione: tanking. Durante le varie settimane abbiamo esaminato nei vari report settimanali cosa vuol dire tanking, ma è doveroso un breve riepilogo.
Il tanking è la pratica secondo la quale la squadra cerca di perdere più partite possibili per avere maggiori possibilità di scegliere in alto al draft. Dopo la definizione, vediamo gli aspetti negativi: tanking significa perdere, e questa pratica va contro tutti i principi di lealtà della pratica sportiva, rischia di creare un clima perdente e non è detto che poi il risultato sia quello auspicato.
Tutti aspetti corretti e condivisibili, ma è anche doveroso precisare che bisogna adattare la strategia della franchigia ai tempi attuali. È bello ed onorevole tifare per una franchigia così blasonata e nobile come i Boston Celtics, però i titoli non posso essere vinti di nuovo con la nobiltà , servono pragmatismo, spirito di adattamento e sfruttare tutte le opportunità che si riescono a cogliere sul proprio cammino. Sarebbe stato molto più dannoso per la franchigia avere pochissime possibilità di poter scegliere in alto al prossimo draft, piuttosto di cercare di vincere qualche partita in più solo per orgoglio. Il momento di dimostrare il pride biancoverde arriverà , in questa stagione si è usato il pragmatismo, anche questo è necessario per avvicinarsi al titolo. In sintesi, intelligenti e non stupidi.
Il pericolo più grande del tanking è il creare un clima perdente, che può stazionare anche nelle successive stagioni. Per evitare questo riteniamo che Doc Rivers abbia fatto un buon lavoro cercando di responsabilizzare i giocatori e coinvolgendoli partita dopo partita in obiettivi semplici e mirati, forse l'unico, ma approfondiremo il suo operato nella sezione a lui dedicata di questo report.
Per chiudere il capitolo tanking è doveroso ricordare che questo è solo un nostro sospetto, nessuno ha in mano prove che testimoniano oltre ogni ragionevole dubbio che i Celtics lo hanno praticato, anche se i sospetti sono molto forti.
Per quanto riguarda il basket giocato l'avvenimento stagionale più clamoroso in senso positivo è l'esplosione di Al Jefferson, lungo con una tecnica sopraffina, ma questo già lo sapevamo, eppure non era mai riuscito ad esprimere tutto il suo potenziale. Sarà stato l'assistente allenatore Clifford Ray, saranno state le assenze che gli hanno offerto minuti supplementari, sarà stata quella scommessa in spogliatoio in cui Jefferson doveva dimostrare che sapeva tirare da fuori, oppure sarebbe stato destino che doveva esplodere prima o poi, oppure per finire tutte queste cose assieme, fatto sta che tutto quello che noi speravamo di vedere da lui lo abbiamo visto in questa stagione.
Tutto bene quindi, ma ora arriva il difficile: confermarsi ma soprattutto continuare a progredire e migliorarsi. Ci sarebbe anche stato il fatto che le difese si sarebbero adattate concentrandosi su di lui, ma questo già è successo durante la stagione per molte volte, quindi per lui non sarà una novità , deve solo pensare che sia una cosa normale ed adattarsi di conseguenza. Abbiamo già visto i primi adattamenti nel finale di stagione, ma deve proseguire su questa strada per essere un vero dominatore, più ancora di quello che già è.
Un altro aspetto che doveva essere verificato durante la stagione è la verifica dei giovani e valutare chi tenere e chi no, ed anche questo obiettivo è stato conseguito, anche se non completamente. Abbiamo già visto che Jefferson, West e Gomes possono essere giudicati idonei a proseguire a vestire la maglia dei Celtics, con responsabilità e stipendio adeguati alle loro capacità , mentre per Telfair il giudizio non può che essere negativo.
Per quanto riguarda gli altri giocatori purtroppo per problemi fisici Allen e Perkins non possono essere giudicati, anche se il primo ha mostrato delle qualità interessanti (a noi però interessa di più la difesa, ma questa si è vista poco) mentre il secondo quand'era sano ha dato prova di saper giocare bene. Rimandati quindi tutti e due, anche se l'orientamento è verso il positivo.
Per finire i più giovani in roster, ovvero i rookie ed i sophomores, hanno ancora necessità di tempo per far capire cosa possono dare, anche se qualcosa lo abbiamo già visto. Green per esempio è già un bel scorer e potrebbe diventarlo ancora di più, ma gli manca tutto il resto, mentre per Rondo vale il discorso opposto, ovvero va bene in tutto il resto mentre deve lavorare sul tiro. Per entrambi però le aspettative sono molto positive e si spera che già dal prossimo anno confermino i loro progressi.
Per Powe e Ray infine il giudizio non potrebbe essere più incerto a causa dello scarso minutaggio a loro disposizione. Rimandati quindi non per colpa loro, anche se le prime avvisaglie non permettono di considerarli dei cardini di una franchigia.
I giocatori
Analizziamo brevemente i giocatori in roster a fine campionato evidenziando quello che hanno fatto in stagione ma soprattutto quello che potranno fare in futuro.
Paul Pierce
Che Pierce fosse un grande giocatore, indispensabile per i Celtics attuali e tra i migliori in attività c'erano pochi dubbi, ma questa stagione li ha definitivamente dissolti. Per lui vale il detto "ne senti la mancanza quando non c'è", e difatti quando lui non c'era i Celtics hanno vinto solo 4 partite. È comunque vero che il tanking può aver aumentato le sconfitte, ma il valore del giocatore non è in discussione. La sua intelligenza gli ha anche fatto capire che era il caso di assecondare il piano di Ainge per cercare di portare a Boston un altro giocatore valido prima di attaccare il titolo, e di questo gliene va dato atto, ma giustamente ha fatto capire che i tentennamenti sono finiti, o si va all'attacco o lui cambia aria, e crediamo che tutti della dirigenza siano d'accordo con lui. È comunque importante che si faccia trovare pronto al meglio per il prossimo novembre, al resto ci pensa Ainge.
Al Jefferson
Non nascondiamo l'immensa soddisfazione nel vedere che tutte le speranze riposte su di lui si sono tramutate in realtà . Ancora prima del draft in cui è stato scelto al numero 15 da Boston eravamo convinti che sarebbe diventato una stella nell'NBA e tutto quello che ha fatto fino all'anno scorso ha rafforzato in noi questa convinzione, eppure il suo rendimento è stato a dir poco altalenante, ma ci era chiara la sua tecnica sopraffina, inferiore (forse) solo a 2-3 lunghi che militano nel campionato americano. La fiducia praticamente incondizionata di Ainge nei suoi confronti, e confermata dal giocatore più volte, è stata ben ripagata, confermando la bontà del nostro GM in fatto di riconoscimento del talento. Fino all'anno scorso molte malelingue si sono scagliate nei suoi confronti in modo decisamente esagerato (è lento, s'infortuna troppo, rimarrà un incompiuto) ma lui ha risposto sul campo zittendo ed irridendo queste cassandre. Arrivato sesto nella votazione del giocatore più migliorato, se la classifica di Boston fosse stata migliore il riconoscimento sarebbe andato molto probabilmente a lui. L'anno prossimo dovrebbe essere la stagione di conferma del suo status di stella e non vediamo come la cosa non possa avverarsi.
Delonte West
Ha il sangue verde che più verde non si può. Lotta su ogni pallone, andrebbe in campo anche con una gamba sola, è sempre uno degli ultimi a mollare in una partita. Non male per un giocatore che, dopo una stagione esaltante, si è visto sfiduciare con l'arrivo di ben due play. Nonostante questo ha continuato a lavorare, ad impegnarsi, ed il suo valore è stato riconosciuto. È senza dubbio il terzo giocatore più importante della squadra (forse tra qualche mese la situazione cambierà , vedremo), ma ha un difetto: non ha un ruolo preciso. È troppo basso per giocare da guardia, è troppo poco costruttore di gioco per giocare da play, ma gioca bene in tutti i ruoli e quando non arriva il corpo, ci mette la testa e la voglia di arrivare. In una squadra da titolo sarebbe una valida arma tattica ed è assolutamente da tenere. Chi non ha tanto spirito Celtico dovrebbe prendere esempio da lui.
Rajon Rondo
Se è vero che l'America è la terra delle opportunità , Rondo deve essere felice d'essere stato presente in una di queste occasioni, infatti dopo il fallimento con Telfair ha avuto l'opportunità di farsi notare e ci è riuscito in pieno. Se non ci fossero stati i problemi con il giocatore originario di Coney Island probabilmente lo avremo visto navigare nei meandri della panchina, ma così non è stato e non è detto che sarebbe venuto fuori lo stesso. La riprova non l'avremo più, ma ora i Celtics possono godersi questo giocatore che prima di tutto pensa a mandare a segnare i compagni e poi vede se ci sono opportunità per sé. Ha inoltre la mano sufficientemente ferma per segnare i tiri all'ultimo minuto, e probabilmente vedremo in futuro molti giochi disegnati su di lui per il classico buzzer-beater. Da rivedere nella prossima stagione, ma sono numerose le speranze di vederlo in grado di poter guidare una squadra da titolo, come quella che sta cercando di mettere in piedi Danny Ainge.
Gerald Green
Alla fine della prima stagione gli avevamo consigliato di lavorare su tutto, ma lui lo ha fatto in modo parziale, ovvero solo sul tiro, pertanto gli rinnoviamo l'invito a lavorare su tutto, perché oltre al tiro il buon Gerald non è molto utile alla causa, quindi può essere impiegato quando c'è bisogno di segnare canestri veloci, ma quando ci sono da fare altre cose, tipo prendere rimbalzi, dare assist, difendere su un giocatore, Green non è la persona adatta, eppure per quanto riguarda le segnature ha una facilità che gran parte dei giocatori NBA si sognano. Fa canestro in modo così facile che sembra come che bevesse un bicchiere d'acqua, eppure sappiamo tutti quanto sia difficile mettere a referto dei punti. Lavoro, lavoro ed ancora lavoro, sia tecnico che fisico, per irrobustire ulteriormente il corpo ancora gracile.
Kendrick Perkins
É brutto essere nell'anno in cui devi far capire all'allenatore, alla dirigenza, ai compagni di squadra ed ai tifosi che puoi essere un valido elemento del futuro della franchigia e rimanere bloccato quasi da subito in una fascite plantare che, come si sa, non dà tregua. L'unica soluzione è il riposo completo e dolorose sedute di ripristino del muscolo plantare, ma la stagione era appena iniziata e questo voleva dire perderla quasi interamente. Kendrick ha stretto i denti, ha sofferto, è anche stato fermo per qualche gara, e purtroppo ha giocato tutta la parte centrale della stagione a livelli decisamente inferiori al suo talento. Questo atteggiamento, lodevole e meritevole di riconoscimento, ha indotto più di un osservatore a considerarlo non più capace di poter essere un giocatore da NBA, ma lui ha risposto sul campo nell'ultima parte della stagione, con prestazioni che avevamo già visto lo scorso novembre e che fanno molto ben sperare per il futuro. Purtroppo non sappiamo per certo che il vero Kendrick sia quello visto nelle ultime settimane, per questo non possiamo far altro che attendere la prossima stagione per giudicarlo.
Wally Szczerbiak
É il classico giocatore che più lo vedi in campo e più t'innamori, ma che non appena diserta il campo per infortunio inizi a farti tanti problemi mentali, per esempio "tornerà come prima?", "ma serve veramente?", "è da scambiare?". Se è vera la regola che "sai quanto conta una persona solo quando l'hai persa", con lui si può dire che rappresenta l'eccezione che conferma la regola. Il suo gioco in realtà è molto efficace, ha un tiro da tre punti che equivale ad una sentenza (41%, migliore della squadra e tra i primi nell'intera Lega), ma soprattutto possiede una voglia di lottare inferiore a pochissimi giocatori che militano al piano di sopra. Questi aspetti positivi però vengono in parte compensati da un fisico certamente non solidissimo. L'età dice che è appena trentenne ed è un fatto positivo, ma le stagioni in cui le assenze sono elevate iniziano ad essere un numero preoccupante. Può darsi che il tanking abbia gonfiato le 50 assenze stagionali, per questo ci piacerebbe verificare la sua tenuta fisica l'anno prossimo, perché per la sua voglia di lottare possiamo metterci la mano sul fuoco.
Ryan Gomes
Non ci si aspettava un'altra sorpresa come quella del suo primo anno, e difatti lui non l'ha fatta. Rimane però un giocatore su cui ci si può contare, molto concreto ed affidabile. Non diventerà mai una stella e supponiamo che lo sappia anche lui, ma in una squadra da titolo servono anche i giocatori che entrano in campo dalla panchina, sufficientemente duttili per giocare in più ruoli e che non facciano rimpiangere i titolari. Gomes è tutto questo, inoltre è intelligente ed esperto, che non guasta mai. In questa stagione ha iniziato ad imparare a giocare da ala piccola, decisione indispensabile per avere la necessaria duttilità e flessibilità per poter ricoprire due ruoli e quindi essere più utile alla causa. Per la prossima stagione ci aspettiamo che sia un po' più costante nelle sue prestazioni per farci più affidamento.
Tony Allen
Fino all'infortunio aveva anche giocato bene in attacco, molto dinamico ed attento a tutte le opportunità che la gara offriva, e l'assenza di Pierce lo ha ancora di più messo in mostra, ma noi preferiamo il Tony difensore, che annulla o perlomeno rende la vita molto difficile all'attaccante avversario più forte. I Celtics hanno già molti attaccanti, non ne serve un altro, piuttosto mancano i difensori e poiché Allen ha già dimostrato d'essere molto bravo in questo fondamentale, riteniamo auspicabile che al suo rientro torni ad essere quell'eccellente difensore ammirato nei suoi primi anni di carriera NBA. Prima però è necessario verificare la sua tenuta fisica al suo rientro, perché l'operazione al legamento crociato è molto dura dal punto di vista del recupero fisico è non c'è la certezza che possa tornare ad avere la freschezza atletica di prima dell'infortunio.
Brian Scalabrine
Come talento è nettamente inferiore rispetto a qualunque altro in roster, ma questo non gli ha impedito d'essere impiegato per più di 1000 minuti con ben 17 partenze in quintetto. Lungo atipico che preferisce stazionare fuori dal perimetro, ha offerto prestazioni difensive impossibili da prevedere, ma scaturite tutte dalla volontà , di certo non dal talento. Con tutto il bene che gli si può volere, più minuti giocherà , più è un segnale che il roster dei Celtics è scarso di talento.
Leon Powe
A bocce ferme riteniamo che Leon abbia approfittato poco dell'occasione di giocare per i Celtics. Arrivato come possibile crack, come lo è stato Gomes l'anno prima, è un'ala grande più tipica rispetto al suo predecessore, ma per questo meno adatto a giocare per più ruoli, cosa che servirebbe per un giocatore che al momento non è per nulla in grado di giocare titolare per una qualsiasi franchigia NBA. Sicuramente è da rivedere sul campo, potrebbe dare delle soddisfazioni, mal che vada costa poco.
Allan Ray
Se si vuole un tiratore, preferibilmente dalla lunga distanza (36% da due, 41% da tre), lui è il nostro uomo. Utilizzabile quando serve un tiro da tre nei finali punto a punto, quando il resto della squadra fatica a segnare e quando la riserve sono un po' deboli al tiro. Per il resto non serve a molto, per non dire che è deleterio: è basso, quindi fa fatica anche da guardia, non sa palleggiare, non sa fare molto altro e vivrà nell'NBA fin quando gli entrerà quel tiro.
Theo Ratliff
Doveva essere il centro intimidatore, invece ha giocato solo 44 minuti, il resto lo ha trascorso in infermeria. Totalmente inaffidabile se ci si aspetta di vederlo sul campo, potrebbe essere utile in allenamento, ma sembra che già ci siano degli allenatori validi. Gli manca un solo anno di contratto, per fortuna.
Sebastian Telfair
Arrivato a Boston come il play che doveva avere le chiavi della squadra e che l'avrebbe condotta per vari anni, ha effettivamente avuto carta bianca o quasi, ma ha letteralmente gettato l'occasione facendosi in pratica estromettere dalla squadra senza troppi complimenti. Gli si imputa la scarsa attitudine difensiva, ma poiché già si sapeva che non era eccezionale in questo fondamentale, per questo motivo noi propendiamo per una diversa verità : ai Celtics serve un distributore, e Telfair non è riuscito a trasformarvisi, dall'accentratore qual'è. Se ad inizio aprile non era certo se Telfair sarebbe rimasto a Boston, dopo i recenti problemi con la polizia di New York ormai è sicuro che Bassy non vestirà più la casacca biancoverde. Una scommessa andata male con lui ed è un peccato per un giocatore che avrebbe potuto fare bene nell'NBA ed invece non ci è riuscito, almeno a Boston.
Michael Olowokandi
É stato firmato al minimo salariale solo perchè mancava un quarto lungo. È stato utilizzato poco e ha dato anche poco. Con i due nuovi arrivi dal draft non ci aspettiamo che sia ancora in roster al training camp del prossimo ottobre.
Il general manager
Con possibilità variabili di scegliere tra la 1 e la 5 al prossimo draft, il general manager Danny Ainge avrà ben poco da studiare e valutare: ai Celtics serve Greg Oden, centro di Ohio State University. Punto.
Se la scelta numero 1 sarà dei Celtics Ainge non potrà che scegliere Oden, ma anche la 2 è una chiamata obbligata, con l'altro talento da Texas Kevin Durant. Parleremo nella sezione "Il futuro" come questi giocatori e gli altri destinati alle prime 5 chiamate potranno incastrarsi nei meccanismi dei Celtics attuali. Ora ci preme ricordare che Ainge, oltre alla prima scelta, avrà a disposizione la 32esima chiamata. In genere nel secondo giro non vengono chiamati giocatori pronti subito, ma ci sono state delle eccezioni, e tra queste Ainge è posizionato molto bene. Danny ha chiamato al secondo giro tale Ryan Gomes, che è stabilmente tra i migliori della franchigia e per un periodo è stato anche in quintetto, prima dell'esplosione di Jefferson. Con un draft così profondo come quello di quest'anno la bravura del buon Danny potrà essere utile a scovare qualche talento inespresso, portando a ben 2 i giocatori molto utili alla causa biancoverde il prossimo 29 giugno.
Oltre al draft, vero suo punto di forza, avrà anche un gran lavoro nel pensare a rifirmare i giovani più talentuosi. Entreranno nel loro ultimo anno di contratto Al Jefferson, Delonte West e Tony Allen, quindi per non rischiare che altre franchigie gli facciano delle offerte la Lega offre l'opportunità di rifirmarli entro il prossimo ottobre.
Chi firmare ed a quanto? Sentiamo prima cosa ne pensa Ainge: "se loro vogliono sicurezza (economica), allora noi vogliamo da loro sicurezza (tecnica)". Dando per scontato che per Tony Allen si voglia verificare come tornerà dall'infortunio al crociato, che richiede un recupero lungo e faticoso, senza certezze di poter giocare come prima, rimangono quelli che possiamo definire i due giovani più promettenti dei Celtics (senza nulla togliere a Rondo).
Per Al Jefferson possiamo ritenere quasi scontata la firma al massimo salariale, ma se conosciamo bene Ainge siamo sicuri che proverà a spuntare un prezzo un po' inferiore. Personalmente non faremo troppo i tirchi e gli daremo il massimo senza perderci troppo tempo.
Rimane Delonte West, per il quale il massimo salariale è da escludere a priori, ma a nostro parere è il più Celtic di tutti quelli a roster, Pierce compreso (se gli fanno l'esame del sangue siamo convinti che sgorgherebbe un liquido verde). Quindi che fare con lui? Probabilmente la soluzione migliore è trovare un compromesso a cifre simili a quelle di Perkins, forse anche qualcosa di più, ma senza esagerare.
Per quanto riguarda i free agent, tutto dipenderà da quello che arriverà dalle due scelte del draft. Se non saranno chiamati centri/ale grandi bisognerà trovarne uno libero, la stessa cosa per il play, mentre per guardie ed ali piccole il roster è già affollato adesso, figuriamoci se arriverà Durant. In quest'ultimo caso ovviamente servirà uno scambio per sfoltire il roster in quel ruolo, a meno che non si faccia giocare Durant come ala grande, ma dubitiamo che possa ricoprire quel ruolo a dispetto dell'altezza.
Il coach e lo staff tecnico
All'inizio della stagione coach Glen "Doc" Rivers doveva dimostrare di poter tenere le redini della squadra e di poterla portare in alto, così da meritarsi il prolungamento del contratto, ma la stagione del tutto atipica dei Celtics ha impedito all'allenatore di poter fare bene il suo lavoro e quindi il giudizio nei suoi confronti, più ancora di quello sui giocatori, non può essere emesso.
Nonostante questo, possiamo ugualmente osservare quello che ha fatto durante la stagione. Infatti nella sua situazione la sua principale preoccupazione doveva essere, oltre ovviamente a lavorare sugli schemi e l'intesa tra i giocatori, cercare che gli stessi non mollassero, quasi come giustificati dai timori che la dirigenza volesse perdere per salire al draft. Da questo punto di vista il lavoro di Doc è stato più che egregio e mai si è avuta la sensazione che la squadra abbia palesemente mollato.
Detto questo, è però necessario precisare che i giocatori hanno fatto la loro parte, non dando mai la tendenza a mollare. Il clima perdente quindi sembra scongiurato, in attesa di vedere la squadra puntare al massimo risultato possibile secondo le sue possibilità dalla prossima stagione.
"Vedo come il nostro staff di allenatori prepara i nostri giocatori, sono molto fiducioso nelle loro qualità e preparazione" è il commento di Ainge subito dopo la fine della stagione. Non è la prima volta che il general manager elogia l'allenatore ed i critici insinuano che questo atteggiamento è da leggersi come di una persona che sa che se l'allenatore salta, anche lui è destinato a fare la stessa fine. Eppure la dirigenza, quella che decide alla fine di tutto, non ha mai lesinato complimenti ad Ainge, e la riprova che questi sono sinceri è da leggersi nel fatto che questi elogi non sono stati fatti anche per Rivers.
Proprio per quest'ultimo motivo non è ancora stata firmata l'estensione contrattuale che Doc ha chiesto per evitare di entrare nell'ultimo anno di contratto senza qualcosa in mano se non il timore che la squadra possa scivolargli via dalle dita. Al momento non sappiamo se la dirigenza stia valutando altri coach prima di rifirmarlo, ma lo diamo per scontato, visto che ci sono validi allenatori in attesa di rientrare nel giro e recentemente si è liberato anche Rick Carlisle, ex dei Pacers. "Non c'è urgenza di firmare l'estensione" ha detto Ainge, quindi prevediamo un'estate calda per Doc.
La scorsa estate è arrivato ai Celtics come assistente allenatore Clifford Ray, che già in passato ha allenato Dwight Howard e ha accettato di curare il gioco dei lunghi, in particolar modo Jefferson e Perkins. Molte sono state le parole di elogio per il lavoro di Ray, che ha portato Jefferson ad esplodere in tutta la sua potenza e tecnica. Sembra quindi che Ray sia riuscito a tirar fuori quello che Jefferson già aveva dentro, e non è detto che senza di lui BigAl sarebbe riuscito a giocare così bene la stagione appena terminata. Probabilmente si, ma forse non con lo stesso impatto.
Il futuro
Il futuro prossimo sarà il draft, ma la cosa più importante non sarà la serata delle chiamate, ma l'ordine col quale verranno effettuate.
Ormai è noto come si svolge l'estrazione, ma lo riepilogheremo brevemente. Le 14 squadre che non hanno giocato i play-off partecipano ad un'estrazione per decidere l'ordine di scelta con possibilità crescenti: il record peggiore avrà più opportunità , mentre quello migliore ne avrà meno. Si partirà dal 25% dell'ultima classificata (Memphis) al 0,5%. Boston, arrivata penultima, avrà il 19,9%. L'urna conterrà 14 palline, di cui le combinazioni (ininfluente l'ordine di estrazione) sono 1001. Tolta una combinazione, le rimanenti 1000 saranno distribuite alle 14 squadre che partecipano all'estrazione, in percentuale variabile già accennata. Dopo l'estrazione delle prime 3 chiamate, alle squadre rimanenti verranno attribuite le scelte dalla quarta in poi in ordine inverso di classifica.
In base a questo regolamento Boston ha il 19,9% di possibilità di ottenere la prima chiamata, il 18,8% per la seconda, il 17,1% per la terza, il 31,1% per la quarta ed il 12,2% per la quinta. A un primo e veloce sguardo potrebbe sembrare che ci siano più possibilità di chiamare con la 4, ma la somma delle prime 3 chiamate ammonta a 55,8%, ben oltre la metà , quindi ci sono più possibilità d'avere un pick tra i primi tre. La somma non è al 100% perché il calcolo è stato effettuato con tutte le possibili combinazioni che richiedono incroci percentuali che non permettono un risultato pari al 100%.
Se la scelta numero 1 sarà dei Celtics Ainge sceglierà Oden, questo è noto ed assodato. Il giocatore s'incastra perfettamente nel roster attuale e si potrà valutare se già dall'anno prossimo i Celtics potranno non solo partecipare ai play-off, alla portata già in questa stagione in caso di roster al completo, ma quanti turni di play-off potranno superare.
I problemi inizieranno dalla seconda chiamata, che è sicuro che sarà Durant. Come altezza potrebbe giocare benissimo ala grande, però il suo ruolo naturale è ala piccola, e qui nascono i problemi perché in quello spot c'è già Pierce, Sczcerbiak e Green. Si proverà a farlo giocare ala grande, ma gli mancano tutti i movimenti per stazionare sotto canestro. Nel caso di questa chiamata aspettiamoci uno scambio che sfoltisca le ali in roster.
Dalla 3 in poi tutto è possibile: una chiamata di un giovane oppure uno scambio della scelta per far arrivare un buon/ottimo veterano che possa contribuire fin da subito. È praticamente impossibile fare previsioni ora, prima è necessario conoscere l'ordine di scelta, ma questo avverrà solo il prossimo 22 maggio. Come detto nella sezione "il general manager", anche la chiamata al secondo giro potrà essere interessante, vista la profondità del draft.
Qualunque sia l'esito del draft ci aspettiamo dai Celtics nella prossima stagione un approdo facile e tranquillo ai play-off. Con Oden, Durant o lo scambio della scelta con un veterano si potrebbe anche pensare al passaggio di uno o più turni, ma riteniamo che sia presto per parlarne ora, per il momento la speranza è che la dea fortuna ci restituisca quello che ci ha tolto qualche anno fa quando al draft era disponibile un certo Duncan.
La firma di Pierce la scorsa estate è una garanzia per il futuro di ottenere i suoi servigi, ma è necessario potergli offrire una squadra in grado di lottare per il titolo, infatti Ainge ha detto che "faremo tutto il possibile per aiutare Paul ad avere una squadra di successo e Paul farà quello che può per aiutarci ad avere una squadra di successo, questo è il motivo per cui abbiamo firmato un contratto lungo con lui ed è quello che ci aspettiamo da Paul".
Una cosa è certa: non ci dovrà essere un altro anno così avaro di vittorie, indipendentemente da quello che possa accadere durante la stagione.
I report vanno in pausa draft, infatti Italian Celtics Pride coprirà completamente l'estrazione dell'ordine di chiamata e la notte del draft; i report riprenderanno con cadenza mensile in estate.