Utah butta il cuore oltre l'ostacolo, guidata da un redivivo Kirilenko
L'avevano pronosticata praticamente tutti questa gara 7 tra Houston e Utah, ed eccola qua. Ieri sera i Rockets hanno avuto la possibilità di chiudere il conto ma non sono stati capaci di sfruttarla, ed ora si vedono con la pressione di dover affrontare una partita complicata, avendo probabilmente più da perdere che i propri avversari.
Andrei Kirilenko è l'emblema di come le cose possano cambiare nel corso di una serie, soprattutto in quelle di primo turno che si giocano al meglio delle sette partite; dopo una serie a dir poco complessa, con tanto di pianto (dopo gara 1) davanti ai cronisti, finalmente il risveglio. Ieri notte è andato, per la prima volta nei playoffs 2007, i doppia cifra, fornendo inoltre il suo solito contributo totale al quale tutti, a Utah, si erano abituati, ha tirato bene (6/10 dal campo) e fatto giocate decisive, come una stoppata su Yao o due canestri consecutivi nel parziale decisivo (11-2) di Utah.
Senza parlare, poi della difesa contro McGrady, tentuo a due punti nel quarto periodo.
Ed è interessante sentire, a fin gara, al spiegazione di Carlos Boozer, che sostiene come Andrei Kirilenko sia differente da AK-17, ed è il secondo che i Jazz vogliono vedere sul parquet, proprio come eri sera, come conferma anche lo stesso russo dei Jazz: "Stanotte ero decisamente AK-47, in ogni parte del campo".
Ma altrettanto importante per Utah, oltre al solito efficace Boozer (ventidue punti e nove rimbalzi), è stato anche il ritorno offensivo di Okur, che ha giocato alla grande, ritrovando quella precisione al tiro, soprattutto dalla lunga distanza, che sembrava aver smarrito nella post season. In gara 6 ha chiuso con diciannove punti, nove rimbalzi, tre assist e tre recuperi, oltre che 5/11 (con 4/7 da tre). I jazz hanno bisogno di questo Okur se vogliono avere qualche speranza di portare a casa questa serie,e spugnando i Toyota Center di Houston, perché la sua precisione da oltre l'arco costringe la difesa dei Rockets ad allargarsi e difendere anche su di lui sul perimetro, concedendo necessariamente più spazio ai suoi compagni di squadra.
E dire che Houston, ieri sera ha avuto più di una occasione di vincere la gara e chiudere la serie, ma non ha saputo cogliere l'occasione, arrivando fino al meno uno del quarto periodo ma poi mollando gli ormeggi e subendo, nel finale, un parziale di 17-2 che ha eliminato ogni alta possibilità i vincere.
Lo stesso Tmac a fine gara sottolinea come i Rockets erano nella posizione di vincere: "Eravamo lì, sotto di un punto, eravamo nella situazione giusta per vincere, però le cose non sono andate nel verso giusto", come d'altronde fa anche Alston: "Alla fine, semplicemente non abbiamo segnato i tiri decisi per avvicinarsi o superarli. Come molte gare di playoffs, siamo arrivati ai momenti finali, e non abbiamo segnato i tiri importanti.".
Questo ragionamento ci può stare, ma probabilmente bisogna anche considerare che, nelle tre partite giocate nello Utah i Rockets non solo hanno sempre perso, ma lo hanno fatto con uno scarto di dodici punti. E ieri sera è stata la partita nella quale sono andati più vicino alla vittoria, ma comunque non ce l'hanno fatta. E dunque la speranza dei Rockets è che, ancora una volta nella serie si confermi il fattore campo, come avvenuto in tutte le precedenti sei gare disputate..
Di sicuro per i Rockets è positivo sapere di tornare ora a casa, con la possibilità di giocarsi la partita più importante della stagione tra le mura amiche, e cercando di scordarsi o di analizzare un quarto periodo non proprio sfavillante, nel quale hanno avuto non poche difficoltà . McGrady cerca di spiegare così i problemi dei suoi: "Penso che stessimo facendo le cose un po' troppo di fretta e quando sei sotto per tutta la partita, e se stato tu a metterti in quella posizione, devi cercare di prendere un'azione alla volta, eseguire, senza fretta. Penso che invece avevamo troppa fretta, e non è andata come volevamo".
I Rockets non hanno trovato ieri notte il solito contributo delle loro stelle che, pur avendo comunque giocato bene, non hanno reso al massimo. Abbiamo già detto del quarto periodo di McGrady nel quale ha segnato solo un punto, dobbiamo quantomeno citare le otto palle perse di Yao, una cifra notevole.
Il numero uno ha una spiegazione per il suo calo nella seconda frazione, sostenendo che c'è stato una differenza nelle chiamate arbitrali tra due tempi: se nei primi due quarti hanno fischiato molto, nei secondi due, sulle sesse situazioni, non fischiavano mai, permettendo di conseguenza ai Jazz, ed a Kirilenko in particolare, di aumentare la pressione difensiva.
Di sicuro i Rockets dovranno cercare, ancora una volta, contributo dalle seconde linee, perché non è ovviamente un caso che le migliori partite giocate dalla squadra di Van Gundy siano state proprio quelle in cui si è riuscito a trovare un contributo dal cosiddetto supportino cast. Serve, ad entrambe le squadre, una prova di gruppo, proprio come quella dei Jazz di gara 6, con diversi protagonisti in diversi momenti della gara.
Ora ci rimane da vedere solo una gara per sapere chi andrà a sfidare gli incredibili Warriors di questo periodo, tra due squadre che ormai si conoscono alla pefezione. Appuntamento a domani notte.