Marion vola, i Suns vanno avanti senza troppa fatica…
I Phoenix Suns hanno battuto i Los Angeles Lakers 119-100 in gara5 e si sono aggiudicati la serie per 4-1. Niente rimonte, niente recuperi in extremis, niente tiri allo scadere, niente emozioni. Gli uomini di coach Mike D'Antoni non hanno avuto pietà dei gialloviola e hanno portato a casa il montepremi finale.
Ora per i "Soli" cominciano i playoff veri dopo il riscaldamento iniziale: il prossimo avversario sarà San Antonio e finalmente capiremo le ambizioni da titolo della franchigia dell'Arizona.
Gara5 non è mai stata in discussione. I Suns l'hanno gestita sin dalle prime fasi e dei Lakers più determinati nel secondo tempo hanno solo evitato una sconfitta con un margine di scarto maggiore. Il match della scorsa notte è stata la chiara dimostrazione dell'ampio divario tra le due franchigie che, dopo le grandi emozioni della stagione passata, hanno dato vita (soprattutto per colpa lacustre) ad una serie abbastanza noiosa.
Grandi prestazioni per Shawn Marion, forse arrabbiato per non essere stato nuovamente inserito nel primo quintetto difensivo, e Amare Stoudemire: i due insieme hanno collezionato 53 punti e 26 rimbalzi dominando ogni singola azione offensiva e difensiva. Nel primo tempo si è assistito al solito monologo: Nash (solita doppia-doppia in ufficio da 17 punti e 10 assist) o Barbosa (18 punti dalla panchina) in velocità , Lakers molli sulle gambe, energia tutta da una parte e difesa inesistente per i gialloviola. Insomma nulla di nuovo. Il solito copione.
Irritanti i Lakers del primo tempo, anche per uno spettatore neutro: nessuna intenzione di difendere (tiri piedi per terra a bizzeffe per Nash e soci), gara impostata malissimo come fosse un match di regular season, pressione sul portatore di palla inesistente, circolazione offensiva penosa, un Kobe Bryant nervoso (anche un tecnico di frustrazione per le non-chiamate arbitrali) capace di segnare alla fine 33 punti, ma anche di commettere tanti errori di impostazione in zona offensiva e difensiva.
Poi la panchina: una marmaglia di inutile gente, non in grado di creare il minimo problema ai Suns o di fornire un qualsiasi supporto alla squadra. Bastino due esempi per rendere l'idea: entra Bynum per rimpiazzare Kwame Brown al secondo fallo. Prima azione offensiva, fallo in attacco.
Entra Smush Parker al posto di Farmar, azione offensiva in contropiede, fallo in attacco. Entrambi dopo la sciocchezza che ritornano verso la propria metà campo ridendo: non proprio il clima da gara5 di playoff. Per gli uomini di D'Antoni non c'è stato bisogno di mettere neanche la terza. Al riposo si è andati con Phoenix in vantaggio di 12 punti.
Nella ripresa i Lakers hanno tentato una timida rimonta e sul finire del terzo quarto hanno messo insieme un buon parziale che li ha portati a due punti di distacco: soprattutto per demerito Suns. Fatto sta che, anche in questo caso, nessuno è riuscito a completare la rimonta e le tante palle perse in momenti chiave del match hanno impedito ad L.A. di mettere il naso avanti anche solo per un possesso.
Il canto del cigno l'ha offerto Lamar Odom: 33 punti (13/21 dal campo, 6/9 ai libei) e 10 rimbalzi. Si è trattato probabilmente dell'ultimo match in gialloviola. A Los Angeles è tempo di rifondare e Odom (insieme a Andrew Bynum) sarà una pedina da sacrificare in vista del probabile arrivo di Kevin Garnett.
A fine gara la tristezza in casa gialloviola l'ha fatta da padrone, soprattutto per chi, a questa franchigia, ci tiene davvero: "Per me è veramente frustrante - ha commentato Kobe Bryant nel dopo gara - questa situazione. Dopo tre anni dall'addio di Shaq e siamo ancora ad un punto morto. Questa estate sarà decisiva. Dobbiamo vedere che direzione dobbiamo prendere e quali passi sono necessari per ritornare grandi".
Soddisfatti ovviamente Nash e D'Antoni che avevano molta paura di questo match, soprattutto perché i Lakers non avevano nulla da perdere. I due però non avevano considerato che i gialloviola non avevano più nulla da dare.