Artest, sullo sfondo Bibby: è stato così per una stagione. Difficile rivederli con la stessa maglia
Ve li immaginate, ora che il campionato di Serie A sta finendo, i tifosi del Livorno che si raccolgono al "Dopo Lavoro Ferroviario" per tifare per la promozione del Pisa Calcio? Questo è quello che più o meno sta succedendo a Sacramento dove chi in primavera era abituato a seguire i playoffs dei Kings, ora è costretto a sperare che Golden State, la squadra di San Francisco, elimini i Dallas Mavericks.
E' quello che succede se per la prima volta, dopo nove anni, la tua franchigia è fuori dalla lotta per il titolo come conseguenza di un'agonia di 33 vittorie su 82 partite, solo 6 nelle ultime 23. Il gioco delle sliding doors, le porte girevoli, è sempre appassionante: viene quindi da chiedersi cosa sarebbe successo se 11 mesi fa Geoff Petrie, alla ricerca di un allenatore che sostituisse Rick Adelman, avesse deciso di proseguire i colloqui con quel Don Nelson che oggi guida dalla tolda gli Warriors contro la miglior squadra della Lega.
Come è andata lo sappiamo tutti: Eric Musselman è stato l'allenatore per un rapido battito di ciglia, dopodichè è stato esonerato in fretta, ufficialmente "per non trasfomare in mancanza di rispetto per il professionista tutte le illazione e le voci sul suo conto"; in realtà il figlio dell'allenatore è stato subito licenziato perché la decisione era stata presa già da tempo. E' andato tutto storto, dai risultati, al modo di approcciare la squadra, al carattere dell'uomo. "In questa lega devi vincere - ha dichiarato recentemente Gavin Maloof con una pietosa bugia - Non dico che devi avere sempre una squadra in grado di vincere il titolo; però almeno devi entrare nei playoffs. Non voglio gettare la croce addosso a Eric: rimango convinto che sia un buon coach che non ha trovato un buon modo d'operare con dei buoni giocatori. A volte succede anche nei matrimoni."
L'unica colpa di Mussleman è stata quella d'essere l'uomo sbagliato al posto sbagliato, non in grado di "trattare" con giocatori che molto in fretta l'hanno bollato d'inadeguatezza, peraltro non essendo più in grado di fornire un rendimento pari alla loro fama e al loro valore presunto. "Abbiamo deciso di interrompere il nostro rapporto professionale con il coach - ha spiegato in una rapida conferenza stampa Geoff Petrie - E' una mia decisione della quale non sono felice. Ringraziamo Musselman che ha fatto il miglior lavoro possibile."
Delle colpe dicevamo, che poi sono tutte quelle cause già analizzate nel corso della stagione. Shareef Abdur Rahim, uno dei giocatori più deludenti, qualche giorno dopo l'ultima gara persa in casa contro i Lakers, ha spiegato di non aver mai visto così tanti giocatori scontenti del loro utilizzo in uno spogliatoio; e dire che tra Vancouver e Atlanta non devono essere mancati. "In uno spogliatoio Nba - ha raccontato ancora Gavin Maloof - ci sono tanti giocatori con il loro ego; per questo alla base della scelta per il prossimo allenatore dovrà esserci la sua possibilità di motivare il gruppo che dovrà allenare."
Chi dovrà fare questa scelta è il primo nodo da sciogliere: "Vogliamo essere coinvolti - dice il proprietario dei Kings - secondo le nostre modalità che prevedono l'approvazione dell'intera famiglia (la stessa che s'era entusiasmata per Musselman dopo aver perorato la causa di John Whisenat, capo allenatore delle Monarchs ndr). E' chiaro che il parere di Petrie sarà fondamentale perché poi sarà lui a dover lavorare col nuovo allenatore."
Di nomi ne sono circolati tanti: Scott Brooks, assistente allenatore quest'anno e imbattuto nel periodo di squalifica per abuso d'alcool del suo capo, Kurt Rambis, Brian Shaw. S'è candidato anche Elston Turner, assistente di lungo corso di Adelman prima a Portland e poi nella capitale del North California. Turner aveva definito "fumo negli occhi" le motivazioni alla base del non rinnovo del contratto al suo capo allenatore: se vi ricordate si parlava di scarsa identità difensiva. Col risultato, se si potessero paragonare due stagioni così diverse, di aver subito 6 punti in più a partita. S'è parlato anche di Reggie Theus, stella della squadra all'epoca del trasferimento dei Kings da Kansas City a Sacramento: il protagonista sul campo dell'ultima retrocessione dell'attuale Whirpool Varese, ha il merito d'aver portato Las Cruces, college del New Mexico, dal 6-24 del 2005 al 25-9 di questa stagione.
Pure Larry Brown è stato inserito nel novero dei pretendenti, non dei candidati. Di fatto la famiglia Maloof vuole metterci il becco per capire a chi andranno i soldi da sborsare oltre ai 5 milioni di dollari da versare per i prossimi due anni al coach di questa stagione. Petrie in questo momento è in Europa in viaggio di aggiornamento sui migliori prospetti europei; il general manager probabilmente ci sta pensando ma è impossibile decidere qualcosa senza prima aver fatto una riflessione su cosa fare dell' organico della squadra.
In vena di confidenza, Corliss Williamson ha raccontato di non aver mai vissuto una stagione con tante distrazioni extra cestistiche: eppure l'ex Arkansas University ha giocato con Allen Iverson e Rasheed Wallace. Quando si parla di fattori esterni al campo il primo pensiero va a Ron Artest che in questi giorni sta definendo le sue "beghe legali" per maltrattementi assortiti alla moglie e al cane: l'ex Indiana ha vissuto una stagione da 18.8 punti a partita con 6.5 rimbalzi. I suoi numeri non devono ingannare perché in realtà lo stile accentratore del newyorkese è stato fattore primario in quel processo di perdita di rispetto dei compagni nei confronti d'un allenatore non in grado di gestirlo.
I miglioramenti statistici che il giocatore ha fatto segnare nella seconda metà di stagione di fatto non hanno aiutato la squadra. Il sogno inconfessabile di Petrie è quello di riuscire a scambiarlo, magari inserendo giocatori com Shareef Abdur Rahim, per portare a casa un lungo degno di questo nome: perché il problema vero è che quest'ultimo, assieme a Brad Miller e Kenny Thomas nei prossimi quattro anni passeranno da 20 milioni di dollari complessivi a 26 senza per questo essere lunghi in grado di spostare ad ovest.
Altrimenti il nuovo allenatore dovrà scendere a patti con Artest. Chi non è disposto a farlo è di sicuro Mike Bibby. A sua volta il play, ora che ha deciso di non uscire dal suo contratto, è pesantemente sul mercato: nel senso che Petrie pretenderà qualcosa di "succoso" per separsi dall'ultimo reduce della squadra del 2002. La cosa già non è andata in porto a febbraio perché Cleveland non fu in grado di accontentare le richiesta dei Kings.
Ma non è detto che non ci si riprovi, specia se nell'Ohio non faranno l'atteso salto di qualità . Il giocatore è reduce dalla sua peggior stagione in assoluto ed è chiamato a mettere sui due piatti della bilancia la gloria sportiva, da inseguire in un altro contesto, e la gratificazione economica: difficile riesca a ottenre la botte piena e la moglie ubrica.
A parte Kevin Martin, tutti gli altri in un contesto del genere sono cedibili, perché troppo ingombranti, o in campo o "in banca"; oppure genericamente inadatti al ruolo che si sperava potessero ricoprire. E' una fase di transizione che inizia con un anno di ritardo; chi ha visto i Kings precedenti all'era Webber-Divac, spera non sia il definitivo ritorno ad una realtà perdente e di nicchia.