La reazione dei Jazz

Boozer trascina i Jazz in Gara 3 !

Chi si aspettava una bella partita da parte dei Jazz in questa gara 3, partita a dir poco fondamentale per loro e per le loro speranze di proseguire la corsa nella post season, non è di certo stato deluso. Tornati nello stato dei mormoni, nel loro palazzo dello sport, la EnergySolutions Arena, con i propri scatenati tifosi, decisamente in clima playoffs, i ragazzi di Sloan hanno risposto alla grande alle due partite non eccelse giocate in Texas, conquistando una vittoria (67-81) che riapre completamente la serie.

Quello che non ci si poteva aspettare, a dir la verità , è la pessima partita che hanno giocato i Rockets, inconsistenti, con i soliti problemi in attacco che si sono addirittura accentuati rispetto alle due gare precedenti della serie, nelle quali Houston comunque non aveva certo fatto faville.

Ma ieri sera si è probabilmente toccato il fondo, come dimostrano le statistiche, prove numeriche di una delle peggiori serate di playoffs nella storia dei Rockets. I sessantasette punti segnati, infatti, sono minimo di franchigia nei playoffs, come anche i venticinque segnati nel secondo tempo. L'attacco dei Rockets è stato addirittura peggiore della pessima esecuzione dell'inno nazionale prima della gara, ad opera di Graham Russel (inglese, cantante degli Air Supply), che ha avuto non pochi problemi a ricordare le parole, leggendo dal gobbo e riuscendo comunque a sbagliare.

Tornando al basket, la cosa più sorprendente e in un certo senso preoccupante è che i sessantasette punti sono stati segnati da soli quattro (!) giocatori, con i soli McGrady e Yao che hanno realizzato cinquanta dei punti totali. I soli quattro giocatori a referto sono una specie di record, visto che solo un'altra volta nella storia della Lega solo quattro giocatori erano andati a segno in una squadra, e, per trovare un precedente, dobbiamo risalire fino al dodici gennaio del 1952 e agli storici Minneapolis Lakers, (i suddetti quattro erano George Mikan, Vern Mikkelsen, Jim Pollard e Slater Martin, quattro Hall of Famers), in una sconfitta contro Philadelphia (88-82).

E altrettanto preoccupante per lo staff tecnico devono essere le percentuali di tiro, che continuano a calare di gara in gara; si è passati dal 39.1% di gara uno al tragico 32.8% di ieri notte, passando per il 36.1% della seconda partita. I Rockets non possono di certo pensare di continuare a portare a casa vittorie se tirano così male, anche perché i Jazz, in casa loro, si sono prevedibilmente rivelati molto più pericolosi di quanto non lo siano stati in Texas.

Non che i Jazz abbiano sfolgorato ieri notte, ma hanno fatto abbastanza per portare a casa la vittoria, riuscendo in primo luogo a reagire alle due sconfitte precedenti, e poi a trovare una soluzione allo scatenato McGrady del primo quarto, che ha iniziato la partita segnando sei dei suoi primi sette tiri. Da quel momento in poi Sloan ha ordinato di passare, dalla marcatura a uomo, uno contro uno, ai raddoppi, con il lungo sempre pronto ad aiutare e a chiudergli la strada del canestro. Da quel momento in poi il numero uno non ha più avuto gli stessi spazi, e le sue percentuali di tiro ne hanno ovviamente risentito (ha sbagliato undici dei successivi dodici tiri tentati).

Il crollo verticale di Houston è avvenuto soprattutto tra la fine del terzo e l'inizio del quarto periodo, quando in dieci minuti i Rockets hanno segnato solo un punto, permettendo ai Jazz di conquistare un vantaggio in doppia cifra che poi non hanno più abbandonato.

Van Gundy ha una sua spiegazione: "Credo che nell'ultimo quarto loro siano stati molto più forti mentalmente. Ci hanno controllati bene, hanno reagito bene".

Alston invece si concentra sulla difesa: "Abbiamo perso concentrazione in difesa, iniziando a commettere troppi falli, a dar loro molti secondi tiri. Se avessimo commesso meno falli, fossimo andati forti a rimbalzo e non avessimo lasciato tanto spazio ai taglianti, saremmo arrivati a giocarcela fino alla fine".

Tra le fila di Utah, l'umore era ovviamente positivo, anche perché era importante tornare a vincere, anche per ritrovare morale dopo un periodo difficile, come dice Deron Williams: "Volevamo vincere questa partita, ne avevamo bisogno, anche solo per riassaporare una vittoria. E' stato uno sforzo comune, di squadra".

Le indicazioni positive riguardano una squadra che ha ritrovato le sue certezze, trovando ancor una volta un Boozer efficace, un Okur che, sebbene non al suo livello offensivamente, è stato estremamente utile in difesa, difendendo bene in area e facendo un grande lavoro, in una gara di sacrificio come quella di ieri notte, quando ha lavorato bene a rimbalzo e in difesa, come dimostrano le stoppate, ma non è stato efficace in attacco, oltre al solito, affidabile, Williams.

In generale Utah sembra aver ritrovato quell'entusiasmo per il gioco che era un po' scomparso o che, comunque, non è stato particolarmente visibile nelle prime due gare della serie, e che non a caso è tornato con il ritorno sul campo amico.

Di sicuro i Jazz hanno tutte le possibilità  di pareggiare la serie già  nella partita di stanotte, e per farlo hanno ben chiaro quali sono i punti fondamentali. In primo luogo cercare di limitare, visto che come dice lo stesso Sloan non è possibile fermarli, Yao Ming e Mcgrady; in secondo luogo difendere forte ed eseguire in attacco; in terzo luogo continuare a controllare l'area pitturata come in agra 3, quando Utah ha nettamente battuto i suoi avversari (40-10 i punti in area).

La serie che si preannunciava bella ed appassionante, per il momento si sta rivelando solo equilibrata, ma tutt'altro che spettacolare e piacevole da vedere, con due squadre che stanno giocando sotto il loro standard. La speranza per la serie e per noi appassionati è che il trend cambi un poco. Magari già  da gara 4.

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