Finalmente è arrivato un po' di aiuto per Kobe in Gara 3, in particolare da Odom…
I Los Angeles Lakers hanno battuto i Phoenix Suns per 95-89 e si portano 1-2 nella serie. Già solo questa sarebbe una notizia di grande rilevanza. Il fatto straordinario è che si è trattato di una vittoria inaspettata, quasi miracolosa, dovuta un po' alla distrazione dei Suns, ma un po' anche alla voglia dei Lakers, al diverso atteggiamento che Bryant e soci hanno voluto mettere in campo dopo un avvio di gara a dir poco drammatico: 11-0 iniziale e -17 a metà primo quarto. Un baratro.
Sembrava l'ennesima sconfitta indegna, sembrava di assistere alla più classica partita gialloviola dell'ultimo periodo. Ed invece no. Phil Jackson, alla fine del primo quarto ha detto ai suoi: "Alziamo l'intensità , giochiamo da playoff per qualche minuto e vedrete che questa partita ce la riprendiamo sicuro". Dello stesso avviso Bryant che ha ribadito: "Ora è il momento di decidere: o mettiamo la coda tra le gambe o torniamo in campo e lottiamo". I Lakers hanno barrato "b" e hanno avuto ragione dei Suns.
Certo c'è voluto un Kobe Bryant eccezionale, da 45 punti, 6 assist e 6 rimbalzi per tenere a galla questi Lakers che alla fine del primo tempo avevano compiuto un'impresa: dal -17 al -3 con un secondo quarto regale, il più bello della stagione, con i gialloviola capaci di imbrigliare il sistema d'attacco dei Phoenix Suns con il quintetto che non ti aspetti: Walton in panca. Dentro Smush Parker e Shammond Williams.
Il primo viene dirottato nel ruolo di "shooting guard", il secondo in quello di "point guard". Bryant viene messo come ala piccola e Lamar Odom e Kwame Brown completano il panorama. Ma a cambiare per i Lakers non è solo chi gioca ma anche il modo in cui lo fa: tutti difendono, tutti si impegnano, tutti sono intensi, aggressivi, tosti.
La chiave è poi lo screen'n'roll su Steve Nash (ma anche su Barbosa quando porta palla): raddoppio costante o di Odom o di Brown sul canadese, palleggio molto più allungato per il canadese, spaziatura molto meno fluida, passaggi meno frequenti, tiri piedi per terra limitati al minimo sindacale e palle perse che fioccano come la neve di gennaio su New York.
Ma l'intensità messa in campo dai Lakers dal secondo quarto in poi è di quelle che fanno male: alla fine del primo tempo è 15-1 il rapporto di rimbalzi offensivi fra le due squadre. A fine partita sarà 19-6 (44-35 il conto totale dei rimbalzi). Dunque tantissime seconde opportunità per i lacustri che hanno potuto rimediare ai molti errori al tiro. Quando negli scorsi post-gara parlavamo di Lakers osceni, non lo dicevamo per salvare Bryant.
Il 24 in gialloviola è davvero senza supporting cast e solo grazie a due prestazioni offensive come quelle di Brown e Odom che i Lakers oggi possono festeggiare la vittoria. Walton 2/6, Farmar 0/2, Evans 0/2, Williams 0/5, Cook 1/3, Parker 0/4. Pazzesco. Alla fine del primo tempo, con L.A. sotto di soli tre punti grazie ad un parziale di 31-20, Bryant aveva l'80% dal campo (8/10), gli altri, Odom e Brown inclusi il 28%. Una situazione davvero insopportabile per Phil Jackson e l'intero staff tecnico. Con una squadra così imprecisa non si va molto lontano.
Dicevamo delle grandi prestazioni di Brown e Odom. Il primo ha messo in piedi una partita tosta, fatta di fisico e movimenti in post basso molto interessanti. Alla fine sono 19 punti per il centro (massimo in carriera ai playoff), con 8/14 dal campo e sei rimbalzi, di cui quattro offensivi. A sorprendere però non è stato solo l'attacco, ma anche la difesa: ottima presenza nel pitturato, pochi falli sciocchi e grandissimi aiuti su Nash e Barbosa.
Anche Odom ha giocato bene, garantendo un grande apporto difensivo (la migliore prestazione dell'anno da questo punto di vista) e un buon aiuto offensivo: 18 punti (8/17 dal campo) e 16 rimbalzi, di cui sei offensivi. Davvero una prova "tosta".
In casa Phoenix Suns buona partita per Amare Stoudemire il quale è stato molto limitato dai falli: 24 punti (11/17 dal campo) e 10 rimbalzi sono comunque un buon bottino considerando l'ottimo comportamento della front-line gialloviola. Eccezionale ancora una volta Barbosa: 20 punti e 5 rimbalzi, anche se questa volta ci sono voluti 18 tiri. Dall'arco, però, il brasiliano è una sentenza: 5/11. Doppia-doppia d'ordinanza anche per Nash, capace di mettere, nonostante il duro lavoro gialloviola su di lui, 10 punti e 13 assist.
Nel secondo tempo la musica non è cambiata molto: Lakers molto intensi, capaci di mettere in mostra una difesa finalmente degna di questo nome e Suns che non riuscivano a riprendersi e rispondere a dovere agli adeguamenti di coach Zen.
La gara è comunque rimasta in bilico fino alla fine (a causa della pessima spaziatura offensiva dei gialloviola nel quarto periodo, incapaci di trovare la via del canestro con qualsiasi giocatore che non fosse Bryant), quando, con due minuti sul cronometro, Barbosa ha infilato una tripla devastante dall'angolo (assist di Nash stupendo) e il cronometro dei ventiquattro secondi stava ormai per scadere. Ottantanove pari e partita tutta da giocare. Poi, però, Bryant decideva di prendere in mano la biglia e con un movimento in "fade" cadendo indietro infilava i due punti della staffa.
Nel post-gara molto soddisfatto Phil Jackson: "Abbiamo giocato una buona gara dopo la partenza disastrosa. Abbiamo fatto quello che dovevamo in difesa, abbiamo alzato l'intensità e reso più difficile il loro attacco. Certo dobbiamo migliorare al tiro, ma l'importante oggi era vincere nel giusto modo
Entusiasta Kobe Bryant: "Quando giochi di squadra questo è quello che si ottiene. Quando i tuoi compagni di danno una mano tutto è molto più facile. Kwame è stato grande perché nonostante l'infortunio alla caviglia (una piccola distorsione nel corso del terzo periodo) è tornato in campo e ha finalizzato le nostre azioni".
Fatalista, invece, Mike D'Antoni che accetta la sconfitta, ma è molto dispiaciuto per il modo in cui è arrivata, dopo il +17 iniziale: "Dobbiamo dare credito a questi Lakers: Kobe nel quarto periodo è difficile da marcare e 19 rimbalzi offensivi sono davvero troppi per pensare di vincere una partita.
Steve Nash ha cercato di analizzare i motivi che hanno portato a questo 1-2: "Penso che loro hanno giocato più duro di noi e non abbiamo eseguito nel modo in cui lo abbiamo fatto nei primi due match. Eravamo troppo lenti e non eravamo nei posti giusti. Difensivamente dobbiamo concentrarci di più e occupare le giuste posizioni".
Ora gara4. Si torna in campo domenica sera. Ci sarà la diretta su SportItalia (dunque nulla di buono per i Lakers), ci saranno degli altri Suns, pronti con i loro adeguamenti sul nuovo quintetto lacustre. I Lakers non possono perdere se vogliono avere una chance da giocarsi in Arizona.
L'inerzia è ovviamente nelle mani dei Suns, ma come disse qualcuno più saggio di noi: "Nessuna serie inizia fino a quando qualcuno non vince in trasferta". Mai come in questo caso il detto calza a pennello.