Quando il gioco si fa duro, Chauncey Billups inizia a giocare…Suoi i liberi decisivi stanotte.
Soliti Pistons: svogliati, distratti, ma se accendono son dolori. E se stanotte si son trovati di fronte i Magic, potrebbe non andargli altrettanto bene in futuro se dovessero affrontare Miami o Chicago.
Anche se i Pistons non si sono mai trovati a inseguire, non hanno convinto nella gestione della partita: Se a un minuto dalla fine ci si trova con soli 3 punti di vantaggio in casa contro l'ottava del seeding, evidentemente c'è qualcosa che non quadra.
E Orlando ha tutto il diritto di mangiarsi le mani, dato che tirare col 58% dal campo contro il 49% degli avversari nella maggior parte dei casi si traduce in vittoria. Ma sono due i dati statistici che spiegano la sconfitta di Orlando: 21 Turnover a 11, decisamente troppi (È lo stesso Bryan Hill a sottolineare questo dato: “Contro una squadra come Detroit non possiamo permetterci tutti questi errori. Sui liberi non possiamo far granchè, ma sulle palle perse sì, specie perchè la maggior parte non son state forzate”), e sopratutto l'impietoso confronto tra la pessima percentuale ai liberi del team della Florida e quella del Michigan: un 50% a 74% che non lascia scampo.
Addirittura in certi momenti è sembrato di vedere una sorta di Hack-a-Howard (3-11 dalla linea della carità , ma 19 rimbalzi al suo esordio in postseason: solo Shaq e Ben Wallace han fatto meglio di lui sotto i tabelloni al proprio debutto ai Playoff negli ultimi 20 anni), ma è stata una strategia ben precisa come spiegherà Billups nel dopo-partita: “Durante l'ultima volta in cui li abbiamo affrontati, ci siamo resi conto che non tirano bene dalla linea, quindi mandarli in lunetta è stata una scelta. Anche a questo serve lo scouting”.
Alla fine, l'impressione è che la differenza sia stata fatta dalla maggiore esperienza nei finali punto a punto che indubbiamente Detroit ha, abituata a competere a questi livelli da 3 stagioni, e dal maggior “ball sharing” dato che tutto il quintetto Pistons ha chiuso in doppia cifra (Top scorer a parimerito Billups e Hamilton con 22, poi Sheed con 16, che come al solito ritrova motivazioni all'inizio della post season).
All'uscita dei blocchi Detroit aggredisce la partita come non si vedeva da tempo, e i Magic che ritornano alla postseason dopo 4 anni di digiuno, all'inizio sembrano un attimino disorientati. Guidati da Hamilton, i Pistons chiudono a +12 il primo quarto, e sembra non esserci partita. E a 4 minuti dall'intervallo una tripla di Delfino regala il massimo vantaggio della prima metà di partita, +14 (45-31). Le prime avvisaglie di un ritorno di fiamma di Orlando le lanciano in finale di quarto il grande ex Grant Hill (“È stato un ritorno a casa poetico, lo sarebbe stato di più se avessimo vinto” ha dichiarato a fine partita) e un contropiede a fil di sirena Nelson-Ariza, andando al riposo sul 51-43.
Ma in apertura di terzo quarto, ci pensa un fino a quel momento sonnacchioso Billups (solo un canestro dal campo nei primi due quarti, saranno 22 punti con 11 assist alla fine) a riportare Detroit su un più rassicurante +14, e a 5:52 sul cronometro del terzo un canestro e fallo di Tayshaun Prince regala addirittura il massimo vantaggio a Detroit, +16 (68-52).
Orlando abbozza una timida reazione con 5 punti in fila di Howard, ma Billups finalmente a pieno regime smorza le velleità di rimonta dei Magic.
Continua questa specie di elastico, che vede Orlando riportarsi in avvio di ultimo quarto a -8 sospinta dalla trance agonistica di Dooling, e Detroit ricacciare indietro i tentativi di rimonta.
Ma la volata lanciata da Milicic(molto positiva la sua partita, specie nella fase calda, 13 punti e un buon apporto al gioco) e Nelson, a 4 minuti dalla fine, e coronata da un'ottima giocata in post Milicic-Howard con schiacciatona tonante di quest'ultimo, sembra essere quella buona: da -14, i Magic piazzano un terrificante 13-2, riportandosi sul 90-93, a soli 3 punti dai Pistons, con 53 secondi da giocare e tutta l'inerzia dalla loro. I Pistons appaiono come storditi, e ci deve pensare Prince a piazzare la clutch play, con canestro e fallo (peraltro fallito) che dà la scossa.
Grant Hill ci crede ancora, e a 25 secondi dalla fine mette il layup della speranza (92-95), ma Billups in queste situazioni in cui la palla pesa il triplo dalla linea del tiro libero ci sguazza come un topo nel formaggio, e infatti non tradisce, segnando entrambi i suoi liberi.
Il tempo per rimediare ci sarebbe, ma Turkoglu fallisce il jumper dalla media con, sul susseguente possesso Dooling perde palla con 14 secondi da giocare, e Billups non perdona ancora una volta. Sul 99-92 stavolta è proprio finita, e Detroit porta a casa in maniera più sofferta del previsto gara 1.