Spesso i Playoff e alcune cattive prestazioni significano l'inizio delle voci di mercato per Marion.
Il titolo dell'articolo parla chiaro, lo slogan che i Suns hanno adottato sin dal primo giorno di questa memorabile stagione non lascia alcun dubbio sulle intenzioni della squadra. La Regular Season è finita, ma era soltanto la prima parte del viaggio, la più lunga, ma anche la più facile. Ora ci sono i Playoffs e il viaggio si fa più duro. Ci vogliono 16 vittorie.
Sembra una bazzecola in confronto alle 61 ottenute da Ottobre ad oggi, ma qua si tratta di giocare contro i migliori: Lakers per primi, poi probabilmente gli Spurs; in finale di Conference, forse Dallas e, arrivando alle Finals, ci si troverebbe contro Detroit o Miami, entrambe pericolose arrivando sicuramente più fresche dei campioni del West.
Sono passati sei mesi dalla nostra preview che inaugurava la nuova stagione dei Suns. Come abbiamo detto, Sessantuno vittore, terzo miglior bilancio stagionale nella storia della franchigia (primi due, a pari merito, i 62-20 di Barkley e soci nel 92-93 e di Nash e compagnia nel 2004-2005).
Due "winning streaks" di 15 e 17 partite. Sfide memorabili come il 161-157 a New Jersey, con Nash, sbilanciatissimo, che pareggia all'ultimo secondo del tempo regolamentare con un tiro da tre. Oppure, a proposito di tiri da tre, come dimenticare il tiro decisivo di Barbosa a Chicago? Forse il migliore però rimarrà sempre quello di Nash a Dallas, decimo punto del capitano nell'ultimo minuto, che culminava una rimonta di 16 lunghezze per portare la partita ai supplementari e vincerla di un soffio. Ce ne sono state di grandi prestazioni individuali, per esempio, senza spostarci da quella classica partita a Dallas: 41 punti (16/19) e 10 rimbalzi di Stoudemire, che alla fine ha giocato tutte e 82 le partite (unico Sole a farlo) ed è tornato all'All-Star Game come aveva promesso ad inizio stagione.
Altri giocatori meritano una menzione speciale, in questa carrellata virtuale di fine stagione: pr primo Marion che ha un po' sofferto il ritorno di Amaré, vedendo la sue statistiche abbassarsi, ma ha dato il suo solito gran contributo in difesa (marcando giocatori come Nowitzki e Parker con la stessa efficacia); poi Raja Bell che ha chiuso la stagione segnando più tiri da tre di tutti, insieme ad Arenas e dando la consueta dose di grinta alla squadra; ma anche Barbosa, che probabilmente verrà nominato sesto uomo dell'anno e che, partendo dal pino, ha fatto una stagione stellare (18.1 punti e 4 assist a partita con il 43% dalla distanza e il 47% dal campo).
Tutto questo però (e non abbiamo nemmeno parlato della possibilità di un terzo MVP a Steve Nash) non basta. "Eyes on the Prize". Tutti gli occhi sono puntati sull'unico premio che conta davvero: il Larry O'Brien Trophy.
"Sicuramente è stata una delle migliori stagioni della storia della franchigia – affermava orgoglioso Shawn Marion – ma allo stesso tempo sappiamo che dobbiamo ancora lavorare duro nei Playoff".
I Suns sanno che non sarà facile e, ancora una volta, sono visti come gli outsider, come "solo una grande squadra di regular season". Queste critiche devono servire a motivare i giocatori, a dargli una marcia in più. A volte può essere decisivo, basta ricordare gli Heat l'anno scorso. La motivazione può essere la chiave.
"Sono stato sette o otto anni ai Playoff - dichiarava Nash - ma la squadra di quest'anno è la migliore che abbia mai avuto e nella NBA di oggi un'occasione così capita raramente, forse una sola volta. I nostri giocatori giovani devono capirlo, potrebbe essere la loro unica occasione, dobbiamo dare il massimo".
L'altro capitano, Shawn Marion, si esprimeva sulla stessa falsariga: "Quando arriva l'opportunità , devi approfittarne, perchè non sai mai può succedere poi. E' uno schifo a volte. Avremmo potuto vincere l'anno scorso".
Già , l'anno scorso forse si poteva vincere, almeno così pensano a Phoenix, dove ricordano sempre che contro i Mavericks non c'è stato solo l'infortunio a Bell, che gli ha fatto perdere una partita e giocare con una sola gamba il resto della serie, ma anche l'assenza di Kurt Thomas, à ncora difensiva dei Suns e, soprattutto, l'assenza di Stoudemire. "Spero solo, con un po' di fortuna, che nessuno si faccia male quest'anno", affermava The Matrix, riferendosi a tutte quelle assenze e anche all'infortunio di Joe Johnson nella stagione precedente.
Per vincere bisogna fare appello a qualsiasi cosa, dalla motivazione alla fortuna, soprattutto ora che il viaggio si fa duro ed il premio è quello ambito da tutti: l'anello.
Around the Valley
Per l'ultimo "Around the Valley" della stagione cominciamo con un protagonista insolito: Robert Sarver, il proprietario dei Suns che molto raramente cerca di attirare l'attenzione come altri suoi colleghi (leggasi: Mark Cuban).
In una recente intervista sul giornale principale dello stato, l'Arizona Republic, Sarver ha affermato di essere estremamente soddisfatto dello staff tecnico: "Non credo ci debbano essere cambi. Non vedo perchè ci dovrebbero essere col successo che stiamo avendo". Già , un grande successo, e non solo sportivo: i "tutto esaurito" sono a quota 60 consecutivi e anche gli indici di ascolto televisivi sono saliti un 25%.
Allo stesso tempo, Sarver ha cercato di abbassare il livello di pressione sui giocatori: "Quando hai una squadra tra le migliori otto, vuol dire che vai bene. Quando ce l'hai tra le migliori quattro, come nel nostro caso, significa che si sta facendo un gran lavoro. Ma vincere l'anello dipende da molti fattori. Però, se puoi essere tra i migliori quattro ed avere una possibilità di vincere il campionato ogni anno, non puoi chiedere di più".
Parole confortanti per chi è convinto che a fine stagione, in caso di rimanere a secco di anelli, si prepari qualche colpo grosso negli uffici dello US Airways Center. Su alcuni siti americani sono apparse addirittura speculazioni a proposito di una possibile cessione di Stoudemire oltre alle solite voci su Marion.
Lo stesso Shawn si riferiva a questa possibilità , in una recente intervista pubblicata sullo ESPN Magazine intitolata eloquentemente "The Invisible Man". Quando gli viene chiesto se preferirebbe giocare in una squadra meno ambiziosa nella quale però sarebbe lui il centro dell'attacco invece che la "terza ruota" come ai Suns, lui risponde: "Beh, è interessante.Non me l'avevano mai chiesto e credo sarebbe una situazione interessante. Sarebbe un'oppotunità per dimostrare a tutti quello di cui sono capace veramente". Parole non molto consone al momento della stagione in cui ci troviamo, come nemmeno queste altre: "Voglio riconoscimento. Sento che ho fatto tutto ciò che potevo per averlo, ma per qualche ragione non mi viene dato".
Forse l'impressione che Jack McCallum, giornalista di Sports Illustrated (che è stato una stagione intera a seguito dei Suns e che ha scritto un libro a cui ci siamo già riferiti in questo spazio: "7 Second or Less"), aveva riguardo a Marion era giusta. Ci sono vari passaggi nel libro in cui l'autore fa riferimento alla "gelosia" del numero 31 nei confronti di Stoudemire e anche di Nash, giocatori che tendono ad attirare tutti i riflettori della Valle del Sole.
A proposito di Nash. In una intervista di pochi giorni fa, il canadese, oltre a rispondere alle solite domande sull'MVP ("Sono già contento di averne vinti due", "Sarei contento allo stesso modo se lo vincesse Dirk"), parla anche del fatto che pensa costantemente all'eventuale momento in cui i Suns si proclamerebbero vincitori delle Finals. "E' difficile pensare a cosa proverei in quel momento. Perchè, sai, si combatte, si combatte, si combatte… e poi tutto improvvisamente finisce. Sarebbe una sensazione strana, anche se, di certo, bellissima".
Non resta che sederci sul divano e goderci questi Playoffs, che, per i Phoenix Suns, potrebbero essere storici.