Houston: ora si fa sul serio

Ai playoffs sarà  Rockets contro Jazz: scene già  viste da queste parti della Western….

La rincorsa al miglior piazzamento possibile nei playoffs è finita con l'ottenimento del vantaggio del campo nel primo turno della Western, fatto che dopo la sconfitta nel confronto diretto con i Jazz sembrava essersi complicato non di poco.

Il decisivo periodo negativo con cui Utah ha chiuso la regular season è coinciso con un'altra striscia positiva da parte dei Rockets, che hanno operato il sorpasso vincendo una partita in più dei Jazz ed ottenuto aritmeticamente l'eventuale gara 7 in Texas, prima dell'ulteriore confronto diretto tra le due, rivelatosi quindi inutile ai fini della classifica.

Houston approda alla regular season dopo aver compilato il miglior record dal 1997, dove le vittorie erano state 57.

I risultati
Houston vs Portland 78-85 L
Houston @ Sacramento 112-106 W
Houston @ Seattle 95-90 W
Houston vs Portland 99-95 W
Houston vs New Orleans 123-112 W
Houston vs Phoenix 120-117 W
Houston @ Utah 91-101 L

Record finale:52-30
Posizione in classifica:3° posto Southwest Division, 5° posto assoluto della Western
Abbinamento playoffs:Utah Jazz, con il vantaggio del campo

Sfida accettata e superata

Il team di Van Gundy si è tolto tante soddisfazioni in questa stagione pur restando per 80 giorni senza il suo centro titolare; l'ultima di queste è stata la doppia vittoria contro New Orleans e Phoenix, quest'ultima decisiva per l'agognato fattore campo, ovvero contro due squadre che avevano sempre battuto i Razzi nei precedenti incontri di questo campionato.

La sfida era quella di riuscire finalmente a battere due squadre dotate di qualità  atletiche elevate e dalle velocità  vertiginose, ostacolo che i Rockets si sono nuovamente preparati ad affrontare solo terminandolo con esiti più felici.

Contro degli Hornets privi di Tyson Chandler, Yao Ming ha approfittato a dovere della differenza di centimetri con il combattivo Mark Jackson, segnando 11 dei 16 tiri tentati rimanendo come di consueto preciso dalla lunetta, concludendo con 30 punti e 2 stoppate (male i rimbalzi, solo 2); decisivo l'alto numero di assists registrato a fine gara, 33 (season high), la maggior parte dei quali serviti dal duo Alston/McGrady, altresì responsabile di 46 punti in combinata. Ben 6 i texani in doppia cifra grazie ai 14 punti di Shane Battier ed ai 25 totali di Head ed Howard dalla panchina.

Chiave fondamentale della gara è stata la percentuale al tiro, 58%, ed un secondo quarto giocato con grande intensità  difensiva (Hornets a 3/13 dal campo), con un vantaggio rimasto saldo fino all'apertura dell'ultimo quarto di gioco.

Dimostrando di avere forse capito dai propri errori, i Rockets hanno respinto i tentativi di rimonta di Chris Paul e soci, permettendo che gli avversari si avvicinassero ma mortificandoli istantaneamente con una pronta ristabilizzazione delle giuste distanze: per due volte gli Hornets sono infatti arrivati a -4, solo per vedersi segnare in faccia per due volte consecutive da T-Mac rispettivamente con un jumper ed una schiacciata in penetrazione, prima che l'unica tripla in serata di Shane Battier sancisse il colpo decisivo, eliminando tra l'altro New Orleans/Oklahoma dalla corsa all'ottavo posto della griglia playoffs.

I 123 punti infilati nel canestro degli Hornets sono stati incredibilmente (viste le medie offensive) sfiorati poche ore dopo davanti ai temibili Phoenix Suns, 120-117 il finale a favore di Houston, in quella che è stata la prima vittoria casalinga contro la squadra del deserto dal novembre del 2003, nonché la prima vittoria degli ultimi 7 tentativi in totale.

Nonostante il 57% al tiro complessivo per gli avversari (Rockets fermi al 48.4%), Houston ha portato a casa una gara durissima, di un'intensità  che con la regular season aveva poco a che vedere nonostante il sicuro piazzamento dei Suns, fatta di parziali e contro-parziali che hanno tenuto in bilico l'esito sino ai momenti finali; la differenza cruciale è arrivata dallo scompenso a rimbalzo, 46-31 per i texani, che ha conseguito qualcosa come 30 punti nati dai secondi tentativi, resi possibili da ben 19 rimbalzi offensivi.

Tracy McGrady, che di quei 19 rimbalzi in attacco ne ha pigliati 4, ha giocato un grande primo tempo punendo ad ogni occasione una difesa avversaria troppo concentrata a centro area, segnando 25 dei suoi 39 punti finali nei primi 30 minuti di gioco; il numero uno dei Rockets ha trovato il modo di elettrizzare la più grande folla di sempre al Toyota Center segnando un canestro di immane difficoltà  davanti ad Amare Stoudemire, con un lay-up rovesciato dal sapore jordanesco, quindi ha partecipato da protagonista, segnando e dispensando palloni vincenti, al 19-4 che nella medesima frazione ha rotto la parità  a quota 66, proprio quello che ha regalato il primo vantaggio consistente della contesa.

Nonostante 10 punti di cuscinetto da gestire con soli due minuti da giocare, i Rockets si sono fatti trovare ancora una volta sguarniti, mettendo a rischio tutto il lavoro svolto fino a quel momento: 5 punti del velocissimo Leandrinho Barbosa, che Alston paragonerà  ad una Lamborghini a fine gara parlando con i giornalisti, ed una schiacciata di Stoudemire su invito a nozze di Steve Nash hanno ridotto a tre il distacco con 48 secondi sul cronometro paventando l'ennesimo collasso di fine gara, ma i Suns si sono dovuti accontentare di un appoggio da sotto di Marion dopo due errori consecutivi da tre punti e di un fallo obbligato su Alston con 3 decimi di secondo rimasti, per i due liberi della definitiva tranquillità .

Statistiche alla mano si leggono 34 punti e 9 rimbalzi per Yao Ming con 14/20 al tiro, 39, come detto, per un T-Mac quasi in tripla doppia (11 rimbalzi, 9 assists e nomina di giocatore della settimana), 17 per uno splendido Shane Battier (5/6 da tre punti), 11 e 9 assists per Rafer Alston, ancora alle prese con la consueta discontinuità  nelle percentuali dal campo (3/12 per la serata).

"E' un grandissimo risultato quello che abbiamo ottenuto se penso a ciò che abbiamo passato, avere il vantaggio del campo in una serie playoffs è una cosa che non mi era mai successa e credo sia un grande obiettivo raggiunto per la mia carriera."

Parole e musica di Tracy McGrady. Attenzione ora a non rilassarsi troppo.

Dubbi svaniti, spaventi rientrati

Prima del rush finale piccole ma fastidiose ombre si erano gettate nel futuro a breve termine della squadra in concomitanza di tre sconfitte consecutive, due delle quali già  analizzate tra queste righe nella puntata precedente, pervenute tutte tra le mura amiche nella prima settimana di aprile.

Dopo gli insuccessi con Utah e Golden State era arrivato lo stop anche contro i Trail Blazers, uno stop comunque condizionato dalla contemporanea assenza di Ming e McGrady, accomunati ed accantonati da problemi alla schiena.

Scarsa la precisione dal campo in assenza delle due superstars, 38% complessivo e 22% da tre punti, con un eloquente 0/6 da oltre l'arco per l'impreciso Alston, percentuali che hanno reso inutile il 44-34 con cui Houston si è aggiudicata la battaglia a rimbalzo; ben 23 sono state le carambole catturate dalla coppia Hayes/Howard, con quest'ultimo a tornare one-night-only in quintetto per sua la migliore complementarietà  rispetto alle caratteristiche di Dikembe Mutombo, anch'egli nello starting five.

Inutili gli allarmismi creatisi attorno alla striscia negativa, spenti e dimenticati con effetto immediato dinanzi al rientro in campo del micidiale combo: la risposta è arrivata con tre vittorie consecutive, 33 punti di media per McGrady (dominante contro i Kings con 40 punti, 10 assists ed 8 rimbalzi) e 25 per Yao Ming con il 53% dal campo, con un massimo di 31 punti contro i Sonics in una partita innervositasi eccessivamente per via di qualche colpo di troppo subito dal cinese per mano di Nick Collison.

Spavento e pericolo scampato infine per T-Mac in una collisione contro Brandon Roy nel 99-95 con cui i Rockets hanno sconfitto i Blazers: la star ha urtato il ginocchio contro il rookie di Portland ed è rimasta a terra diversi minuti cercando di assorbire il dolore, per poi lasciare il campo con le proprie gambe e rassicurare tutti sulle condizioni dell'arto, lenito da una massiccia dose di ghiaccio.

Bonzi's Done

La notizia non è più recentissima, ma per dovere di report va citata comunque: Bonzi Wells ha finito la sua stagione negativa a Houston e con ogni probabilità  verrà  lasciato al suo destino.

Il giocatore ha lasciato di sua iniziativa la squadra sostenendo di essere un fattore negativo per essa, non presentandosi alla gara contro i Sonics e rimanendo, secondo le notizie riportate, nella propria camera al fine di non danneggiare ulteriormente i compagni con la propria presenza, lasciando solamente un messaggio sul cellulare del preparatore atletico del team, Keith Jones.

Il rapporto con Jeff Van Gundy non è mai decollato, il training camp ne era stato il primo esempio: Wells si era fatto pescare fuori condizione da un allenatore che fonda i suoi ideali su una preparazione atletica ineccepibile, e che non gradisce atteggiamenti eccessivamente fuori dalle righe come quelli di Bonzi e del suo recente passato.

Complici diversi problemi fisici, l'ex Ball State ha fatto continuamente ritorno in lista infortunati finendo per presenziare solamente in 28 gare, nelle quali ha fatto segnalare 7.8 punti e 4.3 rimbalzi, ma non ha mai convinto il coach specialmente dal lato difensivo, notoriamente molto più rilevante di quello offensivo per la filosofia di JVG.

I Rockets speravano di poterlo utilizzare come arma realizzatrice in più in vista di battaglie playoffs contro squadre dalle alte capacità  offensive, ma tutto si è risolto in un inutile spreco di tempo: per l'ennesima volta Wells ha dimostrato che qualcosa nella sua testa non funziona e che il suo passato non è stato dimenticato ed accantonato del tutto. Gli errori dove ricade continuano ad essere gli stessi, anche se stavolta non ha lasciato tracce di litigi né alterchi con l'entourage della squadra texana.

I compagni gli hanno dedicato il giusto appoggio durante la stagione regolare, ma ora che gli impegni richiedono più concentrazione per poter proseguire il cammino il più a lungo possibile, Bonzi è l'ultimo dei pensieri dell'ennesima organizzazione che si è pentita di aver creduto nella sua possibile redenzione: Van Gundy ha semplicemente dichiarato che la squadra andrà  avanti per la sua strada senza di lui e che a volte le cose non funzionano come si vorrebbe.

Si chiude così la brevissima avventura di Bonzi in maglia Rockets, che casualmente ha giocato la sua ultima partita stagionale sul parquet di Sacramento, lo stesso dove, se fosse stato più saggio e furbo, avrebbe giocato per diverse stagioni con la maglia dei Kings con un contratto ben più lucrativo di quello attuale.

Sabato si va in scena

Non c'è tempo per distrarsi, i playoffs 2007 sono alle porte e lo scontro con i Jazz sarà  molto diverso da quello andato in scena un paio di giorni fa, nel quale a giochi già  fatti i Rockets hanno tenuto a riposo sostanzialmente tutti i titolari più importanti.
Sarà  lo scontro tra due grandissimi allenatori, una delle battaglie più equilibrate ed incerte dell'intero primo turno, la sfida tra la migliore squadra a rimbalzo difensivo, Houston, e la migliore a rimbalzo offensivo, Utah.

I rimbalzi sono stati un'unità  di misura importante durante tutta la strada che Houston ha percorso per arrivare qui, quando vincono il confronto a rimbalzo vincono anche la partita nel 76% delle occasioni: i Jazz, tuttavia, riescono nel medesimo intento con il medesimo presupposto l'80% delle volte.

"Sono grandi e grossi, analizza Battier, "partono con Boozer ed Okur che hanno dei corpi ingombranti e pesanti. Quando provi a tagliarli fuori loro usano il fisico e ti spostano con la loro forza, è per questo che sono così forti sotto canestro. Se poi al mix aggiungono l'atleticismo di Kirilenko ed Harpring, che aiutano a tenere la palla sempre viva ed in movimento, le cose si complicano per tutti."

Ecco il calendario delle sfide tra Rockets e Jazz, comprensivo delle eventuali gare 5, 6 e 7:

Gara 1: sabato 21 aprile a Houston
Gara 2: lunedì 23 aprile a Houston
Gara 3: giovedì 26 aprile a Salt Lake City
Gara 4: sabato 28 aprile a Salt Lake City
Gara 5: lunedì 30 aprile a Houston
Gara 6: giovedì 3 maggio a Salt Lake City
Gara 7. sabato 5 maggio a Houston

Carroll Dawson lascia

Chiudiamo quest'ultimo report di stagione regolare con un doveroso tributo ad un grande personaggio che ha occupato gli uffici dei Rockets per ben 27 anni, dei quali gli ultimi 11 ricoprendo la carica di GM: Carroll Dawson è stato onorato durante l'intervallo dell'ultima partita casalinga, ed a lui è stato dedicato un banner che pende dal soffitto vicino alle celebrazioni dei titoli del '94/'95 ed alle maglie ritirate da Houston.

Dawson si è visto recapitare dal megaschermo del Toyota Center diversi messaggi registrati di vari personaggi di spicco di Houston e della Nba, tra i quali David Stern, Larry Bird, Hakeem Olajuwon e Rudy Tomjanovic.

A lui, traghettatore tra i Rockets dell'era antica e di quella moderna, un sincero ringraziamento per tutto l'operato svolto per la franchigia, ed un augurio di una serena e felice pensione.

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