MVP: una corsa a tre?

Chi sarà  l'MVP della stagione 2006 – 2007?

Da qualche settimana, ormai, è l'argomento che fa più discutere.
Sui giornali e nelle arene, nei forum e ai bordi dei playgrounds di mezzo mondo, il premio di miglior giocatore della stagione è l'occasione di discussione più divertente, stimolante e, in qualche caso, anche "accesa" del mondo Nba.
Chi sarà  l'Mvp della Nba 2006/2007?

Innanzitutto una premessa, che mi sembra importante.
Se ultimamente si discute sempre di più di questo premio, come degli altri awards della stagione dei pro, probabilmente non è solo perché la visibilità  e lo spettacolo Nba sono in costante crescita in molti paesi del mondo.

Il motivo principale, a mio avviso, è che dalla metà  degli anni '90 o giù di lì, una volta finito il "regno" del numero 23, il cielo della Lega nelle ultime stagioni si è illuminato di tante stelle, che contribuiscono ad innalzare qualità  delle squadre e spettacolo in campo.
E questo, alla lunga, comincia a crear problemi (di abbondanza per fortuna) anche per chi a fine stagione deve assegnare dei premi.

I soliti Nash e Kobe, oltre a Dirk, con il campione in carica Wade, con la carica e l'esplosività  di Lebron, l'outsider Agent Zero: erano questi i principali candidati ad inizio stagione, più diversi altri che ognuno, dagli States all'Italia, ha individuato per pure questioni di piacevolezza di gioco, di show, semplicemente per attaccamento alla maglia e tifo appassionato.

Eppure con l'andar delle settimane, l'Olimpo degli Dei del basket ha perso per strada qualcuno degli eletti: l'infortunio di Wade, rimasto a lungo lontano dai campi, la "solitudine" di Lebron James tra i suoi Cavs (idem come sopra per Gilbert Arenas).

Insomma, la ristretta cerchia di pretendenti al titolo, alla fine, non conta più di tre veri candidati che il destino, ancora una volta, ha legato tra loro prima per l'Mvp award, e poi sulla strada dei play-off.

STEVE NASH

Il canadese nato a Johannesburg, innamorato di calcio e kockey oltre che ovviamente della palla a spicchi, resta il favorito.

Non è stato facile per chi scrive arrivare a questa conclusione, e per molte diverse ragioni.
Di sicuro non sono in discussione l'intelligenza tecnica e tattica, il talento, la qualità  e la furbizia di un giocatore divenuto negli anni uno dei migliori assist-man di sempre.

Passatore fenomenale, ottimo realizzatore, leader indiscusso: quando non è in campo, i Suns, comunque una signora squadra, non sono gli stessi; ma quando c'è Nash a guidare i compagni, lo spettacolo è praticamente sempre garantito.

Insomma, non ci sono dubbi che siamo di fronte ad un play che sta segnando un'epoca, come fecero ai tempi loro i grandissimi Magic e Isiah, tanto per portare un paio di esempi, rimasti per sempre nei cuori dei fans e nella storia della Lega.

Su tutto questo non ci sono dubbi, così come non ce ne sono sui numeri di Nash, tutti in costante crescita nelle ultime tre stagioni. Se Phoenix è davvero matura per il titolo, lo deve in buona parte al canadese. Fin qui, credo, nulla da eccepire.

Resta un dubbio, uno solo, sulla reale possibilità  che per lui arrivi il terzo Mvp consecutivo: è giusto che Nash vinca il titolo di miglior giocatore per la terza volta?

L'impresa finora è riuscita a pochi, pochissimi nella Nba, e il buon Steve non ha ancora vinto un titolo: i tempi, come detto, potrebbero essere maturi, ma per il momento ancora nessun anello.

Strappare l'Mvp per due anni di fila è già  roba da grandi, nella Nba moderna, per il terzo qualcuno potrebbe pretenderebbe qualche titolo in più.

Ciò non toglie che resti lui il favorito: veder giocare Phoenix è una gioia per gli occhi" ma adesso è il momento di arrivare all'anello.

KOBE BRYANT

Premetto subito, a scanso di equivoci: per me poteva essere lui il vincitore virtuale dell'anno scorso.
Lo so, su queste poche righe si apriranno discussioni a non finire, come sempre del resto quando si parla del numero 24.

C'è da chiedersi come sia possibile che il premio non faccia già  bella mostra nella sua bacheca personale, dopo gli 81 punti segnati nella scorsa stagione in una sola gara (22 gennaio 2006 vs Toronto Raptors), secondo solo al mitico Chamberlain. E non è una motivazione banale, come qualcuno ha sostenuto, e probabilmente continuerà  a sostenere, è un record che, piaccia o no, fa parte delle statistiche storiche della Lega. In questo caso, detto sinceramente, serve a poco andare a cercare i lati meno piacevoli del suo carattere.

Si è parlato tanto, probabilmente anche troppo di come è arrivato il nuovo, "piccolo" record di quest'anno (50 o più punti segnati in quattro gare consecutive), del fatto che Kobe abbia preso troppi tiri nell'arco dei 48 minuti, che avrebbe dovuto coinvolgere di più i compagni (cosa che comunque ha fatto svariate volte, senza che ciò producesse grandi risultati).

Tutto questo, in parte, è anche vero, come è vero che sempre, anche quando Chamberlain ne fece 100, per segnare tanto si prendono tanti tiri.

Quando si parla di Kobe Bryant (e un giorno mi piacerebbe tanto sapere il perché) ci si scatena quasi sempre sulle mille sfaccettature del suo carattere, dimenticando spesso che il premio Mvp deve tener conto di alcuni precisi valori, e non di altri.

Non importa se un giocatore sia più o meno simpatico in campo e fuori, o se non lo sia del tutto, se sia un grande personaggio, uno show-man, o solo una persona introversa e forse per questo meno appariscente.

Most valuable player significa miglior giocatore dell'anno, il migliore della Nba, quello che ha giocato meglio, in tutti i sensi, e deve avere solo ed esclusivamente un significato sportivo. Nulla più.

E se parliamo "solo" di basket bisognerebbe chiedersi se Kobe non sia effettivamente l'unico, vero erede di Jordan, e quindi se non sia ora che arrivi l'Mvp.

Intanto è grazie a lui, e solo a lui, se i Lakers sono ai play-off: se non avesse fatto "l'egoista", coach Zen avrebbe conosciuto la più grossa delusione della sua carriera.

DIRK NOWITZKI

Per molti il tedesco di Wurzburg doveva essere l'Mvp della scorsa stagione, e la scelta ci poteva stare. Lui Poteva "consolarsi" con l'anello, ma i Mavs arrivarono in finale con la lingua lunga, e gli Heat di Shaq e Wade si portarono a casa uno storico titolo.

Smaltita la delusione, WunderDirk è ripartito alla grande anche nel nuovo anno: qualche difficoltà  all'inizio, come tutta la squadra, poi una W dietro l'altra e Dallas si è conquistata con autorità  il miglior record della Lega, pronta per un nuovo assalto al titolo.

Giocatore straordinariamente concreto, spettacolare, dai numeri praticamente costanti dalla seconda stagione in avanti. Il suo fade away è tecnica pura, materiale che, ogni partita, andrebbe insegnato e mostrato nelle scuole di basket a tutti i ragazzi.

Quest'anno è stato utilizzato leggermente meno in stagione regolare da coach Avery Johnson, e sta per chiudere con poco più di 24 punti e mezzo a partita, due in meno rispetto al 2005-2006.

Difficile vedere Nowitzki risparmiarsi in partita, e spesso è capitato che quando lui non girava nella prima parte di gara, Dallas non fosse propriamente una macchina da vittorie. Poi lui cominciava a mettere un tiro dietro l'altro, e la partita cambiava improvvisamente.

Forse è proprio questa la sua caratteristica principale, essere leader di una squadra che cerca l'anello ed esserne assolutamente consapevole, ogni minuto di ogni gara.
La sensazione, più di una volta, è che in alcuni momenti della stagione abbia cercato di dosare forze ed energie mentali per non mancare ancora l'appuntamento con la storia, scrivendone da protagonista una pagina storica per Dallas.

Meriterebbe l'Mvp, proprio come Nash e Kobe, per la straordinaria costanza di rendimento in tutte le statistiche, negli ultimi anni, e perché con la sua squadra ha ottenuto ancora il miglior record.

Questi sono i tre favoriti.
A questo punto dovrei sbilanciarmi, e provare ad immaginare una classifica"

L'ho detto all'inizio: Nash sembra ancora una volta il favorito, ma credo che alla fine sarà  un testa a testa con Kobe Bryant e alla fine potrebbe davvero spuntarla il 24. Del resto non è pensabile che un giocatore così resti a lungo senza questo riconoscimento. Piaccia o no, anche nella Nba presto saranno d'accordo.

Riuscirà  Kobe a soffiare a Nash, e ad uno scalpitante Dirk il titolo di Mvp?
Ai posteri, o meglio alla Nba l'ardua sentenza.

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