Keith McLeod, una piacevole sorpresa per questo
Perdere più partite possibili per avere una buona scelta al draft dell'anno prossimo che si preannuncia molto profondo e intrigante, non poteva essere nella mentalità degli Indiana Pacers. Se nella scorsa settimana le speranze di arrivare ai play-off si erano ridotte notevolmente dopo la sconfitta in casa degli Orlando Magic, in questa sono tornare a galla grazie a tre vittorie nelle ultime quattro uscite.
"Ho sempre creduto che vincere le partite sia quello che una franchigia deve fare - dice il coach Rick Carlisle - odio tutte quelle discussioni riguardo il perdere le partite. Noi dobbiamo cercare di vincere per arrivare ai playoffs a avere chance di avanzare".
I Pacers non vincevano due partite in fila da quasi due mesi e questo al morale può fare bene. Indiana è ora a ridosso dei play-off, ad una gara e mezza da Orlando. “Ognuno di noi sta provando a fare la sua parte per raggiungere il nostro obiettivo – dice Darrell Armstrong – voglio la postseason, non voglio guardarla da casa ma voglio giocarla”.
Approdare ai play-off vincendo il più possibile e non sperando che gli avversari lascino vittorie per strada, questo è quello che i Pacers devono fare da qui fino alla fine della stagione, nelle prossime sei partite che dovranno essere sei finali. "Non possiamo guardare il record degli altri. Abbiamo il peggior record della lega dalla pausa dell'All-Star break, nessuno ha fatto peggio di noi, di conseguenza le altre squadre sono consapevoli di poterci battere. Dobbiamo superare questo."
Il pensiero di Mike Dunleavy.
“Sappiamo che ogni gara può essere decisiva per noi - dice invece Danny Granger – vogliamo vincere per noi e non aspettare che le altre perdano”.
La svolta di potercela fare è arrivata con una vittoria inaspettata in casa contro San Antonio per 100-99, vuoi perché gli Spurs venivano da una striscia positiva di sei vittorie, vuoi perché Jermaine O'Neal non era sceso in campo, vuoi perché i Pacers avevano un record di 1-7 nelle partite giocate di domenica o vuoi perché Indiana non vinceva una partita nel primo giorno di aprile dal 1992.
"E' una grande vittoria per noi, specialmente contro San Antonio che, sulla carta, è probabilmente più forte di noi". Dichiarava a fine gara Danny Granger. Ma il vero protagonista era Jamaal Tinsley con 20 punti e 8 assists ma soprattuto il canestro della vittoria su Tim Duncan a 1,1 secondi dalla fine che ha regalato la vittoria alla squadra di coach Rick Carlisle, ma soprattuto la speranza di potercela ancora fare. "Dovevo creare qualcosa e ho provato ad andare dentro, fortunatamente ci è andata bene". Diceva Tinsley sulla giocata decisiva.
Ma senza O'Neal e con Jeff Foster costretto nuovamente a dare forfait per via dei problemi alla schiena, Rick Carlisle si ricordava di avere anche Ike Diogu che con 18 punti e 13 rimbalzi metteva in difficoltà i lunghi degli Spurs. "Ike aveva giocato bene contro loro anche la scorsa volta - commentava a fine gara coach Carlisle su Diogu – stasera ho pensato che senza Jeff avevamo bisogno della sua presenza. Sono felice per lui".
Due giorni dopo arrivava una sconfitta per 85-100 contro i Pistons (probabile avversaria in caso di play-off), che hanno espugnato la Conseco Fieldhouse quattro volte nelle ultime 6 partite. Un peccato perché dopo un vantaggio per 42-28 a metà del secondo quarto, i Pacers hanno regalato la partita a Detroit nel terzo quarto.
Uno strepitoso Danny Granger da 32 punti (massimo in carriera) frutto di un impeccabile 11-14 al tiro (3-3 dalla lunga distanza), guidava i Pacers nella vittoria 112-102 in casa dei Bobcats, dove ben sette giocatori riuscivano ad andare in doppia cifra. Indiana non vinceva in trasferta dal 3 febbraio quando arrivò una vittoria a Memphis. “Recentemente ho provato ad essere più attivo con la palla in mano – diceva Granger a fine partita - prima ho lavorato sul mio tiro, ora provo a sfruttare entrambe le cose, tirare e andare dentro”.
Senza Jamaal Tinsley, fuori non si sa per quanto a causa di problemi al gomito, Darrell Armstrong e soprattutto Keith McLeod lo rimpiazzavano egregiamente segnando insieme 27 punti e tirando 11-20 dal campo. Anche Shawne Wiliams finiva in doppia cifra grazie ad un 6-7 dal campo e 11 punti. Ma in generale era tutta la squadra che tirava bene, un ottimo 55% che è stato un 64% nel secondo tempo, non male per la peggior squadra al tiro nella lega.
Nel back-to-back contro i dimezzatissimi Boston Celtics, privi di otto giocatori tra cui Paul Pierce e Al Jefferson, i Pacers tirando ancor una volta sopra al 50% vincevano 105-98 non senza soffrire, in particolare nel quarto periodo dove il pressing della squadra di Doc Rivers mandava in tilt l'attacco del collega Carlisle e facendo aggiornare il massimo in stagione per palle perse, a quota 26.
Alla fine erano i quattro giocatori provenienti da Golden State a fare la differenza, segnando insieme 62 punti e mantenendo un 66,7% al tiro (22-33). Mike Dunleavy quasi in tripla doppia con 22 punti, 8 rimbalzi e 7 assists era il migliore dei suoi, ma il protagonista inaspettato era Keith McLeod con 17 punti.
Nel frattempo continua la striscia di partite saltate da Marquis Daniels, giunte ormai a quota 19. Senza di lui, i Pacers hanno un record di 3 vinte e 15 perse, ci si chiede se ci siano concrete possibilità di un suo ritorno, anche negli eventuali play-off. “C'è una chance, ma non so quanto sia realistica – ha detto Carlisle - valuteremo. Dal giorno della trade era diventato fondamentale per noi”.
La sconfitta contro i Pistons è stata la numero 42, ovvero quella utile per costruire matematicamente un record negativo, per la prima volta una squadra di Rick Carlisle finisce con più sconfitte rispetto alle vittorie. E pensare che nella prima stagione ai Pacers aveva collezionato ben 61 W, poi una serie di vicende hanno peggiorato il bilancio, anno dopo anno, fino ad arrivare a questa stagione che può ritenersi fallimentare senza l'approdo ai play-off, ma in fondo anche arrivandoci e uscire al primo turno, non basterebbe per cambiare la sostanza.
I rumors dicono che il coach dei Pacers a fine stagione andrà a Seattle per sostituire Bob Hill, ma queste voci non lo turbano. “Non ci presto attenzione – ha detto Carlisle - io penso solo alla gara successiva che dovremo giocare”. Non una brutta idea, visto che Basket State non può permettersi passi falsi.
Jamaal Tinsley alla prova del nove
Qualunque cosa faccia o non faccia, Jamaal Tinsley è sempre al centro della critica, per il suo modo di giocare e per le sue condizioni fisiche.
Alla Conseco Fieldhouse non si fatica a sentire qualche fischio nei suoi confronti quando ha la palla in mano. Ma se i Pacers vogliono approdare ai playoffs, molto dipenderà dal suo playmaker.
Il canestro della vittoria sugli Spurs ha dato maggiore fiducia a Tinsley visto anche il fatto che Carlisle ha detto più volte che lui è il secondo miglior giocatore della squadra.
Ma anche in una partita come quella di San Antonio, molti tifosi continuano a fischiarlo.
“Non mi danno fastidio – ha detto Tinsley sui fischi – vengo da New York, gioco come ho sempre giocato, cerco di dare sempre il massimo. Faccio quello che Jamaal Tinsley è capace di fare, competere e lottare”.
“Con Jermaine fuori, avevamo bisogno da lui qualcosa in più in termini di punti – ha detto invece Carlisle sulla prestazione della sua point guard contro gli Spurs – ha gestito bene l'attacco e ha coinvolto tutti”.
Non è però il massimo affidare tanto peso offensivo ad un giocatore che tira col 39% e questo Larry Bird deve capirlo.
Un infortunio al gomito ha però bloccato nuovamente Tinsley. Contro i Pistons è sceso in campo lo stesso senza però tirare, dedicandosi al ruolo di playmaker "antico", ovvero con il solo compito di portare palla e scandire i tempi del gioco. Non è andata benissimo e infatti nelle successive sfide - contro Charlotte e Boston - non è sceso neanche in campo.
Ike Diogu e Keith McLeod: carpe diem!
Nella gara di San Antonio, approfittando dell'assenza di Jermaine O'Neal e dell'infortunio occorso a Jeff Foster, Ike Diogu (pronuncia inglese "Diagoo", quindi "Diagu" per quella italiana) ha nuovamente dimostrato di essere quel giocatore che col giusto spazio può essere determinante, segnando 18 punti e prendendo 13 rimbalzi.
Una prova di carattere da parte del lungo arrivato da Golden State, perché nella precedente uscita contro i Magic, non aveva neanche messo piede in campo. Nelle 10 gare in cui Diogu ha giocato almeno 20 minuti in questa stagione, ha una media di 12,6 punti e 7,6 rimbalzi tirando col 51% dal campo. Non male.
Diogu meriterebbe una maggiore considerazione da parte del coach, perché sono i fatti a parlare. Tecnicamente molto valido, Diogu ha una varietà di invidiabili movimenti in post basso, nonché un buon tiro dalla media. In difesa non è certo il massimo, ma questo non giustifica l'indifferenza di Rick Carlisle.
Come O'Neal. Sì perché nessuno dimentica gli anni di Portland della stella dei Pacers, in cui non veniva considerato. Diogu vorrebbe seguire quelle orme per poi diventare un top player. “E' la strada che devono fare i professionisti – ha detto Diogu – mi ispiro a Jermaine che in 4 anni a Portland giocava pochissimo e ora è diventato un All-Star”. Per lui l'importante è allenarsi e cercare di farsi trovare pronto quando il coach lo chiama. “Invece di sedersi e amareggiarsi, bisogna lavorare e apprendere dai migliori giocatori della lega per poi sfruttare le occasioni”.
Keith McLeod invece è stato - prima della vittoria a Charlotte - quasi un oggetto misterioso. Arrivato in sordina da Golden State, spesso neanche nominato nella trade che lo ha coinvolto, il suo nome è stato più volte chiacchierato non tanto per quello che aveva dimostrato in campo ma per quello fuori. Senza Jamaal Tinsley, alle prese con un infortunio, McLeod si è guadagnato il quintetto base contro i Bobcats segnando 11 punti e smorzando 6 assists e contro Boston con 17 punti, giocando senza dubbio la partita più convincente da quando veste la nuova maglia.
“Keith Mcleod ha mostrato quello che è capace di fare – ha detto Carlisle su di lui nel post-game a Charlotte – può fare correre benissimo la squadra ma soprattutto ha realizzato qualche canestro chiave in situazioni in cui noi eravamo in difficoltà “.
McLeod aveva sbagliato tutte e 7 i tentativi da 3 punti da quando è ai Pacers. Contro i Bobcats invece ne ha realizzati 3 in altrettanti tentativi. Due di questi assumono maggiore importanza perché sono arrivati alla fine del terzo quarto quando i Pacers dovevano recuperare 10 lunghezze. “Non sono sorpreso – ha detto McLeod – posso realizzare quei tiri. Loro raddoppiavano Jermaine e lui mi ha cercato per il tiro”. Ma anche contro Boston, McLeod era stato decisivo nel finale realizzando una serie di giochi da 3 punti, importantissimi per la vittoria finale.
Undrafted nel 2002, McLeod dopo Bowling Green ha militato in Italia con Roma, per poi finire a Utah dove è partito in quintetto base per 79 partite. A Golden State ci era finito per mezzo di una trade, ma poi l'arrivo ai Pacers dopo neanche una stagione. "Mi piace la città di Indianapolis e i suoi tifosi".
Rimane però umile la point guard. “Gioco il mio ruolo – ha detto Mcleod – se Jamaal ritorna e devo tornare in panchina, devo solo lavorare duro e farmi trovare pronto quando il coach mi chiamerà . Non è un problema”. Carlisle sa ora di avere un'alternativa.
Per Diogu e McLeod si aspettano conferme, ma soprattuto opportunità .
In 49 states it's just basketball but this is Indiana
Le ultime uscite di Keith McLeod in accoppiata con Darrell Armstrong, hanno portato ottimismo nella posizione di point guard. Alcuni dicono addirittura che preferirebbero far giocare questa accoppiata piuttosto che Jamaal Tinsley. Ma siamo sempre alle solite discussioni, chi non ama Tinsley dice che McLeod è più utile per la squadra, mentre al contrario c'è chi crede molto nel playmaker di New York.
Nella rubrica Ask the Pacers, è stato chiesto a Carlisle se sarà possibile vedere assieme, in coppia, Jermaine O'Neal e Ike Diogu. Il coach ha risposto dicendo che è una possibilità , soprattutto con i problemi fisici di Foster. A volte - continua - come a Memphis insieme hanno fatto bene, mente in altre circostanze no. E' qualcosa che valuterà .
I giocatori dei Pacers, insieme allo staff tecnico e dirigenziale, hanno aiutato l'associazione "Habitat for Humanity International" per la costruzione di una casa per bisognosi. "Habitat for Humanity International è uno dei più importanti progetti con il quale abbiamo collaborato - afferma con fierezza Donnie Walsh - aiutare gli altri è una cosa a cui i Pacers credono da sempre, storicamente".
Parlando sempre di belle iniziative, Maceo Baston, Orien Greene e Keith McLeod hanno distribuito bandierine, cappellini e braccialetti del 40° anniversario della franchigia, ai pazienti del Roudebush VA Medical Center.