Il sorriso da bambinone di Dwight Howard…
Dwight Howard è pronto per il grande salto.
Da campioncino a star.
Da child a man, ovvero da bambino a uomo, volendo giocare col suo soprannome, the man child.
Il fragile limite che separa una grande promessa da un campione consacrato sta per essere varcato anche da lui. In pochissimi arrivano a sfiorare quel limite, ancora di meno sono coloro che lo oltrepassano. Ma il prossimo è Dwight, ormai ci siamo.
Da tre stagioni nell'Nba, perno fondamentale del quintetto degli Orlando Magic, prima scelta assoluta al draft 2004 davanti anche ad Emeka Okafor (e pazienza se poi il centro dei bobcats si vendica a fine stagione soffiandogli il titolo di Rookie dell'anno), Howard sta puntando i più grandi, li osserva, non li teme, sorride perchè sa di essere lì, ad un passo da loro.
Guardandolo giocare si ha la sensazione di essere presenti al momento del lancio di uno shuttle e attendere l'evento con così tanta trepidazione che i pochi minuti che ci separano da quel grande spettacolo sembrano ore. Ma sono minuti. Bisogna solo avere pazienza.
Dwight ha ereditato la passione per il basket da mamma Sheryl, giocatrice anche lei, e se l'è tenuta sempre stretta come la sua grande fede in Dio. E così, dopo la Southwest Christian Academy di Atlanta(città dove è nato 21 anni fa) arriva il momento di fare sul serio e non si tira indietro.
Tre anni intensi, sempre presente in campo, una dimostrazione di potenza dopo l'altra e quando si rende conto che può essere ancora più forte eccolo passare l'estate 2005 in palestra a far pesi, per diventare un . . . robusto tritatutti! Intanto il suo talento è ormai realtà e non meraviglia più nessuno.
La sua specialità è catturare rimbalzi, da quando è entrato nell'Olimpo del basket contende puntualmente ad un certo Garnett il titolo di migliore rimbalzista:finora, in carriera, vanta una media di 11.5 rimbalzi a partita.
Kevin Garnett è il suo idolo, insieme a Michael Jordan. E proprio dall'ala dei Timberwolves arriva uno dei più bei complimenti per Dwight:”E' un prodigio della natura“. Beh, niente male a 21 anni!
Intanto l'asso dei Magic ringrazia ma non si distrae, sa che lo attende un compito arduo che quest'anno consiste nel portare i Magic ai playoff e se possibile un pò oltre. Lui non è tipo da avere paura, non ha tremato di fronte alle big della lega come dimostrano queste cifre: 31 punti più 15 rimbalzi nella vittoria sugli Utah Jazz, 17+11 contro i campioni uscenti di Miami, e Shaq battuto.
A proposito, sono in molti che lo paragonano ad O'Neal, per il momento diciamo che prima di tutto ad Howard servirebbe qualche estate in più a fare pesi!
Ma l'America non si accontenta. Per la verità non ci accontentiamo noi, figuriamoci la nazione dei 50 Stati, abituata a costruire grattacieli e torri sempre più alti ed esorbitanti.
No. L'America vuole vedere “The Man child” svettare ai livelli di James e Bryant, non si accontenta mica di vederlo catturare 26 rimbalzi in una gara (il giorno del suo career high contro Philadelphia) o tener testa ai big con una personalità e un carisma da far invidia ad un veterano.
E lui è lì che si affaccia e sembra dire:”Lo so che mi aspettate, arrivo subito!” e giù canestri, schiacciate, stoppate e rimbalzi. Per non parlare dei suoi continui miglioramenti in post-basso. E una squadra che riprende fiato e si aggrappa alla sua classe, a volte per non crollare, altre volte per poter sognare uno sgambetto alle più forti.
Si perchè Dwight ti fa pensare di poter cambiare da un momento all'altro l'esito di una partita ormai persa, di una stagione in salita, di una serie playoff drammaticamente scontata. Intanto il campioncino di Atlanta sa benissimo di aver fatto un buon lavoro, è bravissimo, maturo, testa a posto e cuore al centro del campo.
Ed estimatori ovunque. Come Scott Skiles, coach dei Bulls:”E' già un dominatore, saranno guai in futuro per i suoi avversari“. E infatti Mr Skiles ne sa qualcosa, dopo la magica sfida del primo novembre scorso, in cui Howard mise a referto proprio contro i tori 28 punti e 11 rimbalzi in una delle sue migliori serate.
Il capolavoro del numero 12 di Orlando però è rappresentato dai 30 punti e 25 rimbalzi(!) nell'incontro-scontro coi Golden State di Don Nelson ad inizio 2007. Chissà perchè però, da questo ragazzo georgiano si continuerà a pretendere di più. Ma è troppo intelligente per correre dietro ai fantasmi.
Dwight Howard, l'uomo bambino, sa che raggiungerà il top il giorno in cui lui e soltanto lui vorrà . Per adesso godiamoci l'atmosfera che si respira intorno ad uno shuttle che scalda i motori ed è ormai pronto a puntare il cielo.