Pronti al rush finale

Tracy McGrady continua coi problemi di schiena, ma a Houston serve tutta la sua grinta

I risultati

Houston @ New Orleans 94-106 L
Houston vs Milwaukee 106-87 W
Houston @ L.A. Clippers 92-87 W
Houston @ L.A. Lakers 107-104 OT W
Houston vs Utah 83-86 L
Houston vs Golden State 99-110 L

Record: 47-28

Posizione in classifica: terzo posto nella Southwest Division, quinto assoluto della Western Conference

Playoffs al sicuro

Non che esistessero particolari dubbi, ma i Rockets hanno ottenuto l'acceso matematico ai playoffs vincendo in casa contro i Milwaukee Bucks, facendovi ritorno dopo un anno di assenza.
Nonostante la vittoria sia arrivata senza particolari problemi, Jeff Van Gundy è apparso teso nei confronti delle circostanze, dalle quali si aspettava dei certi miglioramenti dopo la moralmente pesante sconfitta contro gli Hornets.

Tracy McGrady e Yao Ming hanno segnato 22 punti a testa, ma il cinese ha avuto problemi di palloni persi, al tiro, e di difesa sul pick and roll avversario, aspetto sul quale Van Gundy non lo vede ancora pronto per affrontare le partite importanti e sul quale Ming, sempre critico ed introspettivo, è conscio di dover lavorare ancora molto; doppia doppia per Juwan Howard venendo dalla panchina, 10 invece i punti di Shane Battier con il 50% al tiro e 13 per il sempre prezioso Luther Head, responsabile della tripla che ha definitivamente messo a dormire la squadra di Larry Kristkowiak, sfaldatasi completamente nel secondo tempo.

Se in questa partita erano mancati spettacolo e grandi emozioni, altrettanto non si può affermare per lo showdown andato in scena a Los Angeles contro i Lakers due notti dopo aver sconfitto i Clippers nel medesimo impianto, nella rovente sfida tra la coppia Ming-McGrady opposti al cinquantellista per eccellenza, Mr. Kobe Bryant.

Sopra per 88-76 nell'ultimo periodo i Rockets hanno incassato 17 dei 53 punti finali del fenomeno giallo-viola negli ultimi quattro minuti, compresa l'improbabile tripla che ha mandato la gara al supplementare davanti ad uno Staples Center in pieno tripudio; fondamentale, nel prolungamento, un discusso fallo di Bryant ai danni di McGrady in occasione di un jumper da dietro l'arco, che ha procurato a Houston tre tiri liberi, tutti realizzati, per rientrare dal momentaneo -4 di svantaggio con un minuto rimasto, che sembrava aver rivoltato i fatti a favore dei lacustri: la vittoria è stata quindi sigillata da un layup di Ming e da due tiri liberi di Rafer Alston, mentre dall'altra parte i ferri non rispondevano più alle richieste di aiuto che arrivavano dalle continue forzature di Kobe.

Ming, nominato giocatore della settimana della Western Conference dopo questa partita, ha concluso con 39 punti, 11 rimbalzi e 4 stoppate una serie di partite davvero di altissimo livello, McGrady ha usufruito perlopiù della linea della carità  per segnare 15 dei suoi 30 punti finali, con solo 7/24 dal campo e 10 assistenze; Rafer Alston, autore dei liberi decisivi, ha scritto 19 punti ma con 3/11 dalla distanza, ennesimo segno di incostanza al tiro solo poco tempo dopo una buona serie di prestazioni che sembravano aver ristabilito la fiducia del play newyorkese, per Chuck Hayes 14 importantissimi rimbalzi in 29 minuti di gioco, prima di lasciare la gara per raggiunto limite di falli.

Curioso, infine, il 6 a 2 con cui i Lakers hanno "vinto" il confronto tra le panchine, con Kirk Snyder unico rappresentante a referto per i Rockets, i quali non potevano disporre dell'acciaccato Head.

L'aggancio fallito

Ci si era quasi illusi su queste stesse pagine qualche settimana addietro, quando l'oasi del quarto posto assoluto della griglia playoffs della Western Conference sembrava aver preso sembianze più concrete, ovvero quando la rincorsa agli Utah Jazz era arrivata a mezza partita di distacco grazie ad una striscia di vittorie consistente da parte dei Rockets, concisa evidentemente con più di qualche passo falso della squadra di Jerry Sloan.

Domenica scorsa la possibilità  del sorpasso era diventata davvero afferrabile, ed i Rockets, in casa, hanno avuto e sprecato la possibilità  di vincere lo scontro diretto che come di consueto il magico calendario Nba ha riservato per la parte finale di campionato, perdendo per 86-83 una partita dove il volto del protagonista, ancora una volta, l'ha assunto la rimonta degli avversari.
Arrivati ad uno svantaggio di 9 punti i Jazz, che per 16 volte in stagione avevano recuperato svantaggi in doppi cifra per poi vincere, sono riusciti a completare una rimonta grazie al lavoro difensivo e lottando sotto i tabelloni, concedendo a loro stessi delle seconde possibilità  per segnare nei momenti chiave della gara, portando a casa anche un paio di importanti giochi da tre punti.

Un parziale di 5-0 a ridosso degli ultimi tre minuti di gara ha sostanzialmente azzerato il 77-70 con cui Houston stava conducendo prima dell'ennesimo subbuglio mentale, quindi due canestri accompagnati da tiro libero realizzato hanno ribaltato il match in un amen, dando a Utah un comodo +4 negli ultimi istanti di gara, nei quali né la tripla maldestra di Rafer Alston e né queela della disperazione di McGrady sono andate a buon fine, frutto di un'esecuzione confusionaria e frettolosa.
Nonostante uno strepitoso Yao Ming da 35 punti, 16 rimbalzi e 4 stoppate, ecco dunque ristabilite le antiche distanze tra le due compagini, in attesa dello scontro finale che le opporrà  nuovamente il prossimo 18 aprile nell'ultima gara di stagione regolare.

Ma per allora a nulla servirà  avere il distacco attuale, arrivato ad una partita e mezza.

"Back" again?

Nella gara della scorsa notte, persa contro i Warriors di Don Nelson, T-Mac ha sofferto l'ennesimo problema alla schiena della sua carriera dopo pochi minuti dall'inizio della contesa, sbagliando i primi tre tiri tentati e sedendosi ben presto in panchina: i Rockets, tuttavia, hanno annunciato che la star non sarebbe rientrata in campo solamente durante l'intervallo, e per quando il giocatore non si sia dichiarato preoccupato per il problema (la diagnosi parla di eccessiva rigidità  riscontrata proprio sulla schiena, problema che McGrady aveva comunque da qualche giorno) non è certo il suo rientro per Portland, mentre è quasi sicuro che intraprenderà  il viaggio a Sacramento di domenica prossima.
Tracy stesso ha assicurato che tale infortunio non ha alcun tipo di legame con i ben più gravi problemi affrontati in passato, di certo non vale la pena rischiarlo per tentare improbabili rimonte dell'ultim'ora dato che l'avversario del primo turno è già  stabilito, e per sconfiggerlo bisognerà  comunque vincere una partita più di esso, in casa o fuori casa cambia poco.

Senza T-Mac i Rockets si sono dovuti affidare all'esplosiva ma inutile prestazione dalla panchina di Luther Head, 30 punti per lui, massimo in carriera con 10/13 dal campo e ben 7 triple a segno, privilegiando quintetti piccoli e maggiormente veloci per tentare di rientrare nel punteggio.
Golden State ha infatti chiuso Ming in una gabbia ideale, ponendo un giocatore fisso dinanzi al cinese per impedirgli la ricezione comoda, ed uno dietro di lui per assicurarne la marcatura in caso di arrivo del pallone. Il risultato? Solo 4 tiri tentati in tutta la partita dal centro, due dei quali ha segno, e molti dei 24 turnovers di squadra che hanno ucciso la competizione data l'ostinazione dei compagni nel voler servire la palla in mezzo nonostante le difficoltà , le stesse che non per coincidenza avevano accerchiato Yao ed i Rockets contro i Phoenix Suns creando così un punto debole su cui concentrarsi per una squadra ritornata da poco a pieno regime e quindi molto pericolosa.

Ovviamente l'atteggiamento di squadra non ha certo fatto piacere a Van Gundy, che dopo la gara ha fatto sapere alla stampa di non essere rimasto troppo sorpreso dalla tattica usata contro Yao, ma di non ritenere quella la causa principale della sconfitta, addossando tutta la colpa ai possessi gettati al vento. "L'errore di principio è stato non insistere con i tiri comodi intestardendoci nel voler dare la palla dentro" ha detto il coach "abbiamo rinunciato a troppi tiri creando turnovers e contropiedi a favore degli avversari, dobbiamo ricordare meglio che anche se sbagliamo un jumper, disponiamo di un centro in grado di prendere un rimbalzo offensivo contro chiunque in questa lega."

Per l'ennesima volta, tra l'altro, Houston è caduta contro una squadra di netta propensione offensiva, più veloce di gambe ed in grado di riversare il campo in un attimo creando punti dalle superiorità  numeriche, come già  era successo nella sconfitta di New Orleans del 25 marzo scorso, quando avevano sofferto tremendamente le penetrazioni di Chris Paul e la difesa di Tyson Chalndler, finendo per incamerare un 13-3 che aveva consentito, anche in quel caso, un sorpasso arrivato da una rimonta.

The Wells report

Per il buon Bonzi dovremmo aprire una rubrica apposita, dato che un'addizione di sicuro valore a livello di talento (il carattere è quello che è) della scorsa offseason sta ora rischiando di tramutarsi in una clamorosa esclusione dal roster dei playoffs, fase della stagione per la quale la transazione Wells aveva veramente significato di esistere.

Le partite consecutive dove Bonzi è rimasto a guardare i compagni sono arrivate a quota 18, ed il giocatore stesso non è convinto, oramai, di essere utile alla causa: "Credo che se il mio destino è quello di giocare nei playoffs, dovrei essere in campo anche ora per riuscire a prendere i ritmi giusti per affrontare una postseason. Sono speranzoso che il coach mi chiami all'appello, se così non sarà  farò il tifo in borghese.

Parole non certo rassicuranti dato l'investimento fatto, parole non rassicuranti soprattutto perché non chiariscono se il problema derivi dal giocatore, che ha comunque folte schiere di fans contro, o da Van Gundy, per il quale non sussistono problemi di attitudine da parte del giocatore, sul quale ha ammesso pubblicamente di avere cambiato idea in continuazione durante la stagione.
Al momento sembra che i due personaggi coinvolti in questa fantomatica diaspora siano sullo stesso piano di pensiero, con Wells convinto (ma lo sarà  davvero?) di dover fare un passo indietro rispetto agli altri compagni che rispetto a lui hanno più minuti sulle gambe e non hanno avuto infortuni seri, rinunciando quasi a prendere il suo posto nella rotazione cortissima che Van Gundy è solito utilizzare nelle partite che contano sul serio.

Certo è che chi ci capisce qualcosa è davvero bravo.

Il rush finale

Il clima playoffs si può già  degustare oramai, prima di esso vi sono però altri impegni da sbrigare che porteranno i Rockets ad affrontare Portland al Toyota Center tra poche ore, quindi tre trasferte consecutive a Sacramento, Seattle ed ancora nell'Oregon per affrontare nuovamente i Blazers, per finire quindi con New Orleans e Phoenix in casa e Utah in trasferta, proprio nello stesso palazzetto all'interno del quale è pressoché stabilito che gli uomini di Jeff Van Gundy cominceranno la loro avventura di postseason.

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