Isiah Thomas dà indicazioni: ora la strada da percorrere a New York sembra più chiara
Nell'ultimo week end anche Willis Reed s'è iscritto al club di chi considera i New York Knicks sulla rampa di lancio per un futuro migliore. Per ora si tratta d'una magra consolazione a compendio del back to back più amaro della stagione: le due sconfitte "spaccacuore" contro Mavs e Hornets riducono al lumicino le possibilità d'andare ai playoffs.
Quello che conta di più è che l'11-2 di parziale con cui New Orleans s'è imposta al supplementare sancisce un'altra stagione con un bilancio negativo per la squadra della grande mela. E questo è pur sempre un fatto: ci sono stati i progressi pretesi da James Dolan, gli infortuni hanno creato problemi. Però i New York Knicks anche quest'anno chiuderanno con più sconfitte che vittorie.
Questo dato, nel medio periodo è più interessante perché conferma comunque un trend: già nel recente passato s'andò ai playoffs senza che questo abbia cambiato il destino della franchigia. A qualche settimana dal rinnovo contrattuale di Isiah Thomas è giusto quindi chiedersi come possa proseguire "la strada giusta" evocata dalla gloria dei Knicks che vincevano per davvero.
Gli infortuni spesso costringono gli allenatori a testare giocatori che altrimenti scalderebbero la panchina: Nate Robinson, promosso in quintetto per i malanni più o meno reali di Crawford, Richardson e Francis, Collins e Balkman sono stati protagonisti di quest'ultimo scorcio di stagione. Questi tre giocatori in stagione mettono assieme 44 minuti scarsi d'utilizzo a partita con una produzione di 15 punti. Nella sconfitta contro gli Hornets il solo Mardi Collins, entrando dalla panchina, ha totalizzato 44 minuti; Balkman, dal canto suo, ne ha giocati 29, più del triplo di Jeffries, titolare nel suo ruolo.
La loro presenza sul campo, l'energia che ci stanno mettendo, rende ancora più evidente come spesso l'intensità dei titolari sia stata inferiore al livello richiesto. Questi tre in fondo sono la manifestazione di quel che Thomas sa fare meglio: giudicare il talento dei giovani. Particolare importante: insieme a Lee, che tenterà di rientrare un'altra volta contro i Sixers dopo giorni di piscina e bicicletta, formano un nucleo di giocatori voluti e plasmati da Thomas; sono affamati e per il loro allenatore andrebbero nel fuoco.
Basta questa caratteristica a renderli funzionali per un supporting cast d'una squadra che vuole vincere? E' una delle grande domande cui necessariamente rispondere in off season. "E' una dura sconfitta - ha detto Thomas qualche minuto dopo il 105-103 di Dallas - ma spero che i nostri giovani abbiano capito che, continuando a imparare e a fare quello che è giusto sul campo, noi potremo essere competitivi contro chiunque." E' banale affermare che la squadra visto contro i vice campioni Nba oggi non avrebbe un record perdente, almeno nella Eastern Conference.
"Queste partite sono momenti d'esperienza importante per i nostri giovani.", ha detto Marbury, commentando la palla persa che ha deciso la gara in Texas, frutto d'un disguido fra un passaggio corto dello stesso Coney Island Finest e un passo all'indietro di troppo di Balkman. Quest'ultimo al momento è un progetto, a dire poco: doti fisiche straordinarie unite ad un'"elettricità " che sembra muoverlo come in videogioco. Le capacità tecniche però sono inferiori della media. In prospettiva sembra destinato ad un ruolo di back up, in ala piccola, o comunque a dare quella difesa e quell'intensità che il deludente Jeffries non è ancora riuscito a fornire.
Fin qui la stagione dei Knicks ha detto che per i prossimi anni tre posizioni del quintetto sono assegnate: Marbury, Crawford e Curry non si discutono. In teoria la stessa cosa varrebbe per David Lee, il giusto difensore nel ruolo d'ala grande, anche se Thomas per ora l'ha vista diversamente. Il ruolo d'ala piccola invece rimane nel limbo, pur nella chiara esigenza d'assegnarlo ad un giocatore che abbia doti difensive.
In questo contesto, non per dare ragione a Larry Brown, il più sacrificabile sembra Channing Frye, giocatore che, per indole soprattutto, s'accoppia male in front line con Curry: il secondo anno sarebbe il classico pezzo da offrire alla ricerca del tassello per completare il mosaico.
Non lo diciamo da oggi: il principale salto di qualità che la squadra deve fare interessa il fronte difensivo; fermo restando che a questo capitolo la voglia dei giovani della panchina è già un bel passo in avanti.
Collins, che contro gli Hornets ha segnato 14 punti con 6 assist a vederlo sembra fatto apposta per un ruolo di cambio per Jamal Crawford. Il suo orizzonte futuro è cambiato con l'infortunio alla schiena di Quentin Richardson: quest'ultimo s'è improvvisamente operato alla schiena, dopo che per giorni era state "venduta" la notizia d'un possibile recupero. "L'operazione chiude la sua stagione, non certo la sua carriera.", ha spiegato Thomas giocando chiramente in difesa. Se c'erano nubi, al momento dello scambio con i Suns che portò in Arizona Kurth Thomas (combinazione, un'ala grande difensiva), ora sono più nere: i dubbi sull'ex Clippers non allieteranno l'estate blu arancio e potranno esser sciolti solo all'inizio del prossimo training camp.
A bloccare il lancio di Collins ci sarebbe anche la presenza di Steve Francis, più inutile d'una granita al polo nord: il giocatore è ufficialmente infortunato ma "minaccia" di tornare a turbare anche le ultime gare della stagione. E' evidente che una decisione dovrà essere presa a proposito dell'ex Rocket, per il quale l'idea del "buy out", specie dopo gli ultimi contrasti con Thomas, è sempre dietro l'angolo. La collocazione tattica più difficile rimane quella di Robinson: l'ex Washington University è un Charles Oakley finito nel corpo d'un esterno. Con quel fisico nell'Nba puoi solo fare il play maker; con quella testa però, sempre nell'Nba, in quel ruolo non si può giocare, specie se non si riconoscono i propri limiti fisici.
I 43 punti di Marbury a Dallas seguiti dai 34 di Curry nella serata in cui lo stesso Starbury ha fatto 2 su 11 da 3 hanno chiarito come nel futuro ci sarà bisogno d'un po' di staffetta offensiva fra questi due giocatori. L'ex Bulls è un altro nodo da sciogliere: i suoi evidenti progressi in attacco devono esser messi sulla bilancia con una difesa da inventare. E' un problema d'applicazione, ma anche di una condizione fisica che non permette al giocatore d'essere attivo per diversi minuti consecutivi su due lati del campo.S u di lui Thomas ha vinto la sua scommessa, nonostante i dubbi su quel battito cardiaco irregolare che spinsero i Bulls a scaricarlo.
Anche Curry è diventato un fedelissimo e, ben difficilmente, non sarà il perno offensivo anche nella prossima stagione. In fondo, se si considera il marasma d'inizio campionato, il quadro è notevolmente cambiato; anche se quel a record negativo proprio si fa fatica a credere.