Roy, ad un passo dal titolo di Rookie of the Year
Roy è l'acronimo di Rookie of the Year, ed uno strano gioco del caso, ha voluto che fosse anche il nome di quello che tutti giudicano come il prossimo vincitore del premio Nba.
Tra le altre cose, roi (è scritto in maniera diversa, ma si può leggere nello stesso modo), in francese significa RE, ed in questo caso il paragone tra Brandon e l'essere re ci può stare. Lui, infatti, sarà il prossimo, se così si può dire, re dei rookie, o almeno così sarà identificato dagli organi Nba.
L'appendicite a Bargnani, che si è rivelata una grandissima sfortuna per il romano, potrebbe non esserla stata per l'ex Huskies, che si trova, proprio ad un mese scarso dalla fine della Regular Season, senza l'unico giocatore che avrebbe potuto soffiargli il premio di miglior rookie dell'anno. Sbaragliate le concorrenze dei vari Morrison, Aldridge, Foye e Gay, Andrea sembrava essere l'unico che, cifre alla mano, poteva competere con Roy per il premio di fine stagione.
Le cifre, infatti, parlano chiaro, l'ex Washington è l'unico giocatore del draft di quest'anno che è riuscito a mantenere una certa costanza nelle prestazioni, senza mai subire il cosiddetto "Rookie Wall". Di certo l'ha aiutato l'essere scelto da una squadra senza ambizioni come i Blazers, che stanno cercando di ricostruire una franchigia dai giovani, trovandosi, così, molte volte con la palla in mano anche nei momenti importanti.
I numeri messi a referto da Roy, hanno mostrato a tutti la sua velocità d'adattamento allo stile di gioco e ai ritmi della National Basketball Association, così come i tiri importanti messi a segno, hanno dimostrato la sua capacità di resistenza alle pressioni, facendolo diventare da subito un beniamino del pubblico di Portland, rivelando di essere, tra i giocatori scelti quest'anno, probabilmente quello più pronto al salto tra i Pro.
Insomma, Bargnani è definito da tutti o quasi, un giocatore in divenire, uno che può e deve migliorare enormemente il suo gioco se vorrà risultare decisivo negli anni prossimi venturi; Roy, invece, sembra non avere gli stessi margini di miglioramento del romano, ma sembra essere più pronto nel breve periodo, cosa che a Portland, senza una vera superstar, potrebbe far comodo.
Il suo gioco, inoltre, si basa molto sulle sue capacità di penetrare, e sia di tirare che di scaricare per i compagni liberi, cosa che ha attratto molto gli scout Nba; il tiro da tre punti, unica pecca intravista nel suo gioco all'università , è stato migliorato molto, così da doverlo cominciare ad onorare, lasciando maggiori possibilità a Roy di penetrare.
Difensivamente, così come per la parte offensiva, non si sono notati grossi punti deboli, come detto dal suo coach a Washington, Roman:
E' un giocatore molto completo e versatile che non ha grandi punti deboli, migliorerà sicuramente molto, conoscendo la sua voglia di imparare ed il suo impegno costante.
L'unico vero problema di Roy che è stato rilevato, e che non l'ha fatto scegliere in una posizione più alta al draft, è la fragilità delle sue ginocchia, che al College gli hanno saltare alcune partite durante i quattro anni; anche in quest'inizio stagione, l'ex Washington ha saltato 20 partite per dei problema fisici, che non gli hanno permesso di mostrare da subito il suo potenziale, ma probabilmente, gli hanno dato la possibilità di arrivare più carico fisicamente, per questa fine stagione.
I 16 punti e i 4 assist di media, lo pongono al secondo posto nei Blazers in entrambe le categorie, i 4.4 rimbalzi lo vedono primeggiare nel reparto "piccoli" e le 1.2 palle rubate di media lo mettono in testa all'intera squadra"numeri niente male per un rookie.
Per quanto riguarda il confronto con gli altri "primo anno", Roy è in testa per quanto riguarda i punti segnati (con quasi 4 punti in più rispetto a Morrison, secondo in classifica) e gli assist forniti, mentre è sesto (prima di lui solo centri e ali grandi) nella voce relativa ai rimbalzi.
Durante i quattro anni passati al college, e più precisamente ad University of Washington, Brandon ha portato la squadra al torneo Ncaa per tre volte, dal 2003/2004 al 2005/2006. Nel suo anno da Sophomore, è stato il miglior rimbalzista della squadra e il secondo in punti, assist e palle rubate; nell'anno da Junior, invece, dopo una stagione non troppo esaltante, ha mantenuto una media punti di 15.3, tirando col 63% dal campo, nel torneo Ncaa; infine, nell'anno da Senior, ha avuto la sua stagione migliore, mettendo a referto 20 punti, 5 rimbalzi e 4 assist di media nelle 33 partite disputate.
Queste le parole di coach Roman:
Ha un grande talento ed un QI cestistico molto alto, è raro trovare, nel basket d'oggi, giocatori come lui.
Roy è stato draftato con la sesta scelta da Minnesota, dopo essere salito sul palco ed aver scambiato alcune parole con Stern, è arrivata la notizia della sua cessione ai Blazers, in un affare che ha portato Telfair e Ratliff a Boston, Foye ai Timberwolves, ed appunto Roy, assieme anche a Lafrentz a Portland.
La sera del draft, nella propria mente, c'è sempre una piccola parte che pensa alla possibilità di scivolare giù nelle posizioni e di non venir scelti; quando il mio agente, però, mi ha detto che Portland stava cercando di ottenere la sesta scelta attraverso uno scambio, e che voleva prendere me, allora un po' mi sono rilassato.
Queste le parole di Brandon subito dopo la serata del 29 giugno.
E ancora:
La nostra è una squadra giovane, sono molto felice di poter condividere questa mia esperienza con LaMarcus [Aldridge], essendo entrambi rookie ci possiamo aiutare a vicenda, abituandoci più facilmente ai ritmi della Nba. Inoltre Portland è vicino a casa, i miei parenti potranno venire a vedermi senza impiegarci troppo tempo, ed io avrò più spesso l'occasione di andare a trovarli. Sono molto felice.
Se l'ex Huskies dovesse riuscire a vincere il premio come Rookie dell'anno, sarebbe il terzo giocatore, dal 1990, a vincere il premio essendo scelto dopo la quinta posizione al draft (prima di lui Damon Stoudamire e Amarè Stoudemire).
Di certo una bella notizia anche per i Blazers, che finalmente potrebbero essere premiati da una loro scelta al draft, dopo che quelle degli ultimi anni non hanno mantenuto interamente le premesse; inoltre, i Blazers non vedono un proprio giocatore vincere questo premio dal 1971, con Sidney Wicks.
The next ROY insomma, o almeno così si dice in quasi tutti gli ambienti vicini alla National Basketball Association, di certo noi italiani una piccola speranza di veder premiato il nostro Mago Bargnani ancora l'abbiamo, anche se serve davvero un finimondo perché questo possa succedere.
Un'altra cosa sicura, in ogni modo, è che Roy non sembra essere uno di quei giocatori che cercano solamente di mettersi in mostra il più possibile, per cercare di ottenere un contratto sostanzioso, sia con la propria squadra che con gli sponsor; la sua scelta, l'anno passato, di completare il percorso di studi al college, gli aveva fatto piovere una valanga di critiche addosso, ma verso la fine d'aprile, Brandon, potrà prendersi molte rivincite su tutti quelli che hanno pensato bene solo di criticarlo.