Melo in campo aperto è assolutamente incontenibile…
L'anno magico di Carmelo Anthony è il 2003.
Accade tutto in pochi mesi: a primavera il campionato NCAA dove guida al trionfo Syracuse, il suo college, e poi a fine giugno il draft NBA, in cui viene scelto dai Denver Nuggets subito dopo LB James e Milicic e prima di Wade e Bosh.
Comincia così la sua avventura nella lega più bella e famosa del mondo, a 19 anni e 5 mesi e da quel momento i suoi avversari non sono più liceali di belle speranze ma giocatori come Bryant, Duncan, Iverson.
E LeBron James.
Si, perchè il fatto di essere entrato nel basket dei professionisti la stessa sera del campione di Cleveland ha scatenato subito paragoni di ogni genere.
Si comincia da: “E' più maturo Anthony, al primo anno ha colto subito i playoff, mentre James coi suoi Cavs non c'è riuscito”. . . per poi continuare con: “No, James colleziona partecipazioni all'All Star Game, a differenza di Carmelo”. Ed infatti è questo il bello dello sport, paragonare i più bravi significa ammirare di giorno in giorno le loro prodezze.
Ma per il momento mettiamo da parte le rivalità perchè in fondo è ancora presto, e andiamo a vedere come nasce la sua stella, che brilla da subito e così tanto da farlo diventare in breve tempo uno dei giocatori più amati dal pubblico americano, più di atleti già famosi e blasonati.
Melo, e uno con questo soprannome già ti è simpatico, nasce a New York, maggio '84, ma resta poco nella grande mela perchè a 8 anni si trasferisce con la sua famiglia a Baltimore.
Dopodichè una brutta malattia gli porta via il papà quando aveva soltanto 10 anni.
Ci piace pensare che quel giorno, magari dando uno sguardo al cielo, abbia giurato di diventare un campione di pallacanestro. Non tarderà a diventarlo.
Ma intanto l'affetto della sua famiglia, mamma Mary, 2 fratelli e 2 sorelle è per lui di vitale importanza. Carmelo inserisce proprio la mamma tra i suoi eroi, nella paginetta personale sul sito “myspace”, dove può vantare ben più di 40. 000 amici e amiche, che ogni giorno lo riempiono di domande e complimenti.
Passano gli anni e il ragazzo di New York accompagnato sempre dalla sua classe che si fa largo nelle palestre delle scuole superiori, irrompe magicamente nel mondo del basket dei marziani. E comincia una grande dimostrazione di potenza: 21 punti di media nel primo anno, 20.8 nel secondo e 26 nel terzo, fino ad arrivare ai quasi 30 del campionato in corso, una progressione impetuosa quanto attesa.
Dovessi definirlo con un aggettivo sceglierei senz'altro “esplosivo”. Ma ovviamente non sono tutte rose e fiori.
Dopo una prima stagione folgorante, arrivano le Olimpiadi di Atene e con esse i mugugni del giovane Carmelo: Larry Brown lo impiega poco, lui si lamenta e alla fine arriva la medaglia di bronzo, deludente per gli statunitensi. Nella seconda stagione NBA non gioca in modo esaltante, ma i numeri continuano ad essere dalla sua parte anche se deve ingoiare un boccone amaro: niente All Star Game che quell'anno, il 2005, si disputa… a Denver!
Ma è nel 2005/2006 che trova la consacrazione: la media punti si impenna, arriva il career high quando Melo si scatena e ne rifila 45 a Philadelphia, ma quel che più impressiona è la sua capacità di risolvere le partite più combattute, realizzando più volte canestri decisivi negli ultimi 5 secondi!
Solo che Denver continua a non lasciare il segno nella post season, serve qualcosa di nuovo che faccia da sveglia… arriverà da Philadelphia nell'inverno del 2006, e che sveglia!
Ma per adesso ci sono i mondiali nipponici, un'altra sberla, ancora terzi gli americani ma Anthony è già un leader tanto da essere subito confermato nel listone del boss Colangelo per il sogno olimpico di Pechino2008: “Sono molto grato al mio team per ciò che mi ha dato e voglio aiutarlo a vincere l'oro a Pechino!” così Carmelo ha lanciato la sua sfida, il campione del mondo Gasol è avvertito.
E siamo alla stagione in corso che ha un sussulto a dicembre. In poche ore si concentrano il suo season high, 42 punti a Boston, l'arrivo del grandeIverson, la sveglia di cui parlavamo poco fa, e poi il… season low potremmo chiamarlo, ovvero il punto piu' basso della sua stagione, anzi, della sua carriera, ironia della sorte proprio a New York, sua città natale.
Al Madison Square Garden si giocano gli ultimi istanti di Knicks-Nuggets, non c'è storia: hanno stravinto gli ospiti. Ma la temperatura è bollente, Isiah Thomas è inferocito, pensa che i Nuggets vogliano umiliarlo, poi scoppia una rissa paurosa, partecipano in molti e purtroppo partecipa anche Melo che rifila un pugno a Collins di New York.
Piovono le squalifiche, per il nostro eroe ben 15 turni. Ma è un bravo ragazzo e arrivano subito le sue scuse: “Chiedo perdono all'Nba, ai tifosi e alla mia famiglia. Sto male all'idea che migliaia di bambini abbiano visto le immagini della rissa in Tv. Non è questo l'esempio da dare. “Giusto. Scuse accettate. E tutti a ironizzare sul suo grande amore per… Mohammed Alì!
La squalifica finisce, i problemi no, perchè al rientro Carmelo è colto da una sorta di mania di strafare, non passa più la palla (per la verità non è mai stato un grande assist man) e viene accusato di pensare solo alla gloria personale tanto da far arrabbiare coach Karl che minaccia anche di escluderlo se dovesse continuare a giocare in quel modo. Come se in campo ci fosse solo lui.
Anche perchè ora c'è Answer Iverson e sarebbe un peccato mandare tutto a monte, proprio adesso che si può tentare di vincere.
L'inverno piano piano se ne va e ciò che accade nella vita di Melo lascia pensare che il freddo sia davvero alle spalle. L'infortunio di Boozer gli spalanca le porte del suo primo All Star Game. E gioca anche bene nella notte di Las Vegas, realizzando 20 punti, esattamente il distacco che lo squadrone dell'Ovest rifila ai comunque validi rappresentanti dell'Est.
Qualche giorno dopo diventa il secondo più giovane giocatore della storia a toccare quota 5000 punti, indovinate chi è primo… si, ancora LeBron James, dai che prima o poi Melo lo batte!
Ma è il 7 marzo il giorno più bello della sua vita.
La fidanzata LaLa Vasquez (un'attrice di qualche anno più grande di lui) dà alla luce il piccolo Kyan e ora per papà Carmelo comincia una nuova avventura, in confronto alla quale sfidare James o Bryant è la cosa più facile del mondo!
Carmelo Anthony, il ragazzo che vuole tirare sempre e passa poco la palla è pronto per le sfide che verranno. E il popolo del Colorado aspetta col cuore in gola, mentre la sirena sta per suonare e la palla giunge tra le mani del numero 15.