Eddy Curry e i Knicks devono dare tutto in queste ultime partite…
Serve una reazione, anche rapidamente, per invertire il trend di 6 sconfitte nelle ultime 7 gare, e per non considerare conclusa la corsa alla post season. Lo sa Isiah Thomas che deve aver notato quel senso di frustrazione che si sta impadronendo dei suoi giocatori. Ll giorno successivo alla sconfitta 94-89 contro gli Orlando Magic l'ex Bad Boy dei Pistons ha voluto parlare alla squadra riunita al centro del campo d'allenamento.
"Non sono uno abituato a mollare - ha spiegato l'allenatore-presidente - in vita mia non ho mai fatto parte d'una squadra che s'è lasciata andare. E non sarete voi a farlo a 12 partite dalla fine: lo dovete a voi stessi e alla reputazione che vi siete conquistati in questi mesi di lavoro."
Il momento è cruciale: New York è a due vittorie dai "cugini d'oltre galleria" aggrappati all'ultimo posto disponibile per i playoffs. Alle porte ci sono due incontri in trasferta contro gli Hornets ed i proibitivi Mavs, preceduti dalla casalinga contro una Cleveland ragionevolmente lanciata all'inseguimento dei Pistons per il primo posto a est.
"Le cose sono semplici - ha dichiarato a fine allenamento Stephon Marbury - dobbiamo giocare con tutto quello che abbiamo riconoscendo il bisogno che abbiamo di vincere.". Sarebbe stato utile riconoscere quest'urgenza 30 partite fa quando si perdevano gare "fiacche" contro le peggiori della lega.
Ora il problema reale è rimanere concentrati sull'obiettivo mentre la squadra sta cadendo a pezzi: David Lee ha provato a rientrare contro Portland, dimostrando chiaramente nei 10 minuti sul terreno di gioco di non essere nelle condizioni per giocare con profitto. Con lui, sono fuori "a data da destinarsi" Richardson e Crawford.
In un contesto del genere la produzione offensiva diventa il problema principale. Contro i Magic, Stephon Marbury ha giocato la partita che ci si attende dal leader d'una squadra che deve raggiungere un obiettivo tra mille difficoltà : i suoi 32 punti però non sono bastati.
Sull'87-87 a 52" dalla fine il play s'è buttato in area ma il suo tiro in lay up è stato allontanato da Dwight Howard con una stoppata che ha fatto saltare in piedi l'intera panchina e ruggire di rabbia il Garden dalla prima fila agli ultimi fra i posti in piccionaia.
"Quella stoppata - ha affermato il giocatore in sala stampa - non era regolare. Penso che gli arbitri avrebbero dovuto fischiare anche se chiamate del genere non sono mai semplici. Purtroppo per noi s'è trattato d'un errore decisivo."
L'unico altro giocatore in grado di raggiungere la doppia cifra in quella partita è stato proprio Curry (17) che peraltro ha vissuto momenti di notevole difficoltà contro Portland e Toronto nell'unica vittoria recente.
Sul possesso successivo alla stoppata contestata, Jameer Nelson ha segnato la tripla che ha avviato il parziale di 7-2 con cui Orlando ha chiuso una gara in cui i Knicks sono arrivati alla fase decisiva con il fiato decisamente corto.
"Un po' di tempo fa - aveva spiegato Isiah Thomas nell'allenamento precedente a quella partita - gli abbiamo chiesto (a Marbury ndr) di penetrare di più; questo significa prendere più colpi per un giocatore che non è un gigante. Non so quanto possa andare avanti a questi ritmi."
Il suo contributo però è cruciale in un momento in cui i tiratori sul perimetro non sembrano in grado d'approfittare con continuità dei raddoppi contro Curry. Quest'ultimo, lo diciamo non da oggi, è calato per ragioni fisiche ma anche per le sue lacune tecniche: curiosamente il periodo di magra è iniziato quando Crawford s'è fermato per infortunio. E questo non fa che enfatizzare come la squadra funzioni meglio con l'ex Bulls piuttosto che con Francis. Proprio l'ex Rockets ha alimentato le polemiche degli ultimi giorni: contro Orlando ha giocato 12 insignificanti minuti con un punto a referto.
"Sono confuso - ha detto il giocatore visibilmente spazientito - so che fa parte del nostro lavoro ma per un veterano come me non è facile giocare molto una settimana, quasi niente quella dopo."
Abbastanza apertamente Thomas ha spiegato di preferire l'energia difensiva di Collins e Balkman.
"Non lo considero un problema." ha detto Thomas parlando del malcontento d'un giocatore la cui unica colpa è quella di non essere l'uomo giusto per il ruolo in cui deve giocare.
"Eravamo una squadra in grado di segnare 100 punti con discreta facilità - ha spiegato Thomas dopo i 68 punti con il 40% della Quicken Loans Arena di Cleveland - ora abbiamo perso questa caratteristica per via dei giocatori che ci mancano."
Per il gruppo l'effetto psicologico di non riuscire a fare quello che è sempre stata brava a fare (segnare) può rivelarsi un'ulteriore montagna da scalare. Dimostrare d'aver raggiunto la durezza necessaria a ribaltare un quadro del genere sarebbe un segnale molto più positivo dell'ingresso nei playoffs: servono 7, 8 vittorie, anche se è evidente che l'ultima chiamata sarà l'andata e ritorno contro i Nets, 13 e 16 aprile, inframezzata dall'ultima gita stagionale in Canada.