Non è un periodo facile per lo stanco Marion e la sua strana meccanica di tiro.
A quattordici partite dalla fine della Regular Season e a poco più di dieci giorni dalla vittoria più importante della stagione, l'incredibile rimonta contro i Mavs a Dallas, sembra incredibile che ci siano così tanti motivi di preoccupazione per una squadra che ha occupato praticamente sempre il secondo posto della Conference e che, dopo un deludente inizio (3-6), ha registrato un 33-2, grazie a due strisce positive di 15 e 17 partite.
Eppure, di motivi per preoccuparsi ce ne sono svariati. Dal nostro ultimo Report ci sono state sette vittorie e tre sconfitte, a prima vista un discreto periodo per i Soli. Ma la realtà è che di quelle tre sconfitte, due sono state per un margine complessivo di 46 punti (sì, 46, non è un errore di battitura) e l'altra è stata molto dolorosa per come è arrivata, contro una squadra in difficoltà da mesi che gli stessi Suns avevano battuto di 18 punti solo tre giorni prima.
"Ce la stiamo prendendo troppo comoda – dichiarava Nash dopo una rara mediocre partita da parte sua (9 assist, 7 palle perse) – non siamo un gruppo molto affamato ultimamente. Non ci 'svegliamo' a meno che non sia contro una grande squadra. È deludente". Con queste parole del capitano, si può riassumere in maniera abbastanza esauriente la situazione che stanno attraversando gli uomini di D'Antoni.
"Non abbiamo giocato bene" si limitava a spiegare il coach in sala stampa. Stoudemire andava oltre: "Dobbiamo fare di più per fermare gli avversasi, dobbiamo tutti fare uno sforzo e difendere meglio. Non c'è più tempo per le scuse".
Oltre alla difesa, in generale, la sensazione in queste ultime dieci partite è che manca energia, sia mentale che fisica. Che sia prodotto della stanchezza?
"Shawn si stanca, ma 'The Matrix' no", piace dire a Marion nello spogliatoio. Tuttavia in questo caso Marion è l'esempio lampante dello stato di forma della squadra. Dal suo ritorno in campo, dopo le due partite che si è perso per infortunio, ha segnato sempre meno punti della sua media (17,5) arrivando a cifre inusuali come i 6 punti contro gli Hornets e Detroit. Inoltre la sua media di minuti è calata da 38 a 35 (con due partite consecutive da soltanto 27 minuti).
Non è certo un buon sintomo che un giocatore così importante stia attraversando un brutto momento di forma, anche se c'è tempo per recuperare per i Playoff.
D'Antoni senza dubbio si è accorto di tutto ciò e ha cominciato a dare minuti di riposo ad alcuni giocatori come Marion, Bell o lo stesso Nash. Il primo posto della conferenza è praticamente irraggiungibile con le ultime tre sconfitte, ma l'allenatore aveva le idee chiare anche dopo la vittoria a Dallas, che lasciava i Suns a sole tre partite dai Mavs: "Non comincerò mettere in campo Steve per 40 minuti a partita tentando di arrivare primi". D'Antoni sa che questa squadra può vincere all'American Airlines Center, il fattore campo può non essere così determinante come sembra, per questo ha cominciato a dare riposo ad alcuni titolari e inserire nella rotazione giocatori che non vedevamo da tempo, per esempio Jalen Rose.
L'ex di Michigan era da molto che non entrava nella rotazione abituale. Rose si è guadagnato l'opportunità nel "garbage time" a Denver, segnando 8 punti con 2 su 2 da tre in soli 5 minuti. Nelle tre partite successive è entrato nella rotazione come nono uomo (rimpiazzando Piatkowski) e registrando un promettente 7 su 13 dalla distanza. "Voglio semplicemente giocare ed aiutare i miei compagni", affermava Jalen, che da quando è arrivato nella Valle del Sole non ha mai dato alcun problema in spogliatoio, smentendo la fama che si era fatto in carriera.
"Questa è la prima squadra in cui non sono capitano – spiegava Rose, riferendosi al poco protagonismo che ha avuto a Phoenix – Anche non giocando, però, ho imparato a contribuire in altri modi che non siano punti, rimbalzi ed assist. Ho contribuito negli allenamenti, come compagno di squadra ed altre cose che non si riflettono nelle statistiche". La sua crescita nelle gerarchie della squadra ha anche a che vedere con le difficoltà di James Jones che, come l'anno scorso, sembra sgonfiarsi proprio nel momento clou della stagione. Nelle ultime dieci partite ha segnato 12 tiri su 41 da tre ed è a secco da cinque partite. "Non sono preoccupato – affermava Jones – Prima o poi tornerò a segnarli".
Questa mentalità è il risultato dalla filosofia di Mike D'Antoni che ha sempre affermato che "non ci sono brutti tiri. Ci sono buoni tiri e tiri migliori". Per Phil Weber, un assistente del coach italo-americano, questo modo di pensare è fondamentale: "Una delle grandi ragioni del nostro successo è che Mike crede nei nostri giocatori e loro sanno che non saranno appartati per un brutto tiro. Per loro questo è un grande sollievo e gli apre le porte del successo".
La situazione comunque suscita alcuni dubbi, oltre a Jones, ache Thomas non è lo stesso di inizio stagione e in generale c'è un clima di "rilassamento" che non giova di certo.
Abbassare troppo la guardia potrebbe essere pericoloso, non sempre si può arrivare ai Playoff e "accendere" il motore di nuovo, a volte è meglio non perdere il ritmo. Inoltre San Antonio è attualmente a sole tre partite e, nel caso degli Spurs, non sarebbe male avere il fattore campo a proprio favore.
Il calendario, con quattordici partite da giocare, non è semplicissimo. Mancano otto partite contro squadre attualmente da Playoff, tra cui le trasferte a San Antonio, Los Angeles (sponda Lakers), Salt Lake City e Houston. E c'è anche l'ultima grande sfida a Phoenix contro i Mavericks.
Più che mai, non è tempo di rallentare per i "running and gunning" Phoenix Suns.
Around the Valley
Ormai è tempo di parlare di MVP e l'argomento non è mai stato così caldo come adesso, dopo la prestazione di Nash a Dallas (32 punti, 16 assist e 8 rimbalzi segnando canestri pesanti), gli errori di Nowitzki in quella stessa partita e la recente orgia di punti di Kobe Bryant.
La partita di Nash contro la sua vecchia squadra ha fatto meditare molti giornalisti ed addetti ai lavori. Jon Barry, ex giocatore ed ora cronista per la ABC e analista per la ESPN, scriveva dopo la partita: "Prima di questa sfida ero convinto che Dirk fosse l'MVP. Ora sono totalmente indeciso, quello che Nash ha fatto ieri ha davvero rinforzato la sua candidatura, attualmente sta giocando ad un livello pari ai migliori della storia".
Per alcuni la decisione è già presa. Ma per qualcun'altro, in questo caso un certo Bill Walton, Nash non è nemmeno il giocatore più importante dei Suns. "L'uomo che può fare la differenza per quanto riguarda l'anello – dichiarava al Dallas Morning News la leggenda ex Blazers – non è Nash, ma Amaré Stoudemire".
Questa è la grande differenza con la squadra dell'anno scorso e anche i rivali se ne stanno accorgendo. "È una squadra totalmente diversa – dichiarava Brian Cook dopo la partita allo US Airways Center – Amaré è un'arma davvero importante. Se va a canestro devi raddoppiare su di lui, ma non ti puoi permettere di lasciare scoperto Nash. È una situazione in cui non hai molta scelta, ci perdi comunque".
Tornando a Nash, abbiamo scoperto i cinque playmaker preferiti del canadese. Sono Magic Johnson, Isaiah Thomas (che Nash definisce come "il mio eroe"), John Stockton, il suo ex-compagno di squadra Jason Kidd e Gary Payton. Abbiamo anche una dritta sui suoi gusti cinematografici, il suo film preferito dell'anno scorso non è altri che l'ultimo film di Alfonso Cuarà³n, l'ottimo "Children of Men".
Il tempo passato dall'ultimo Report ci ha permesso di scoprire varie chicche su diversi giocatori:
-Il "Borgata Entertainment Group", una compagnia di spettacoli di un grande amico di Raja Bell sta girando una serie di otto episodi sulla carriera del giocatore che verrà presto comprata da qualche "Broadcaster" per essere distribuita.
-Jalen Rose ha donato 100'000$ all'ospedale "Biamba Marie Mutombo", fondato da Dikembe Mutombo nel Congo. Il suo contributo verrà speso soprattutto nella costruzione di una sala operatoria.
-I giocatori sono abbastanza legati anche fuori dal campo da gioco ed infatti due settimane fa tutta la squadra è andata a giocare a Bowling. Il peggiore, Jumaine Jones, ha dovuto portare il giorno dopo la normale maglietta d'allenamento con scritto sopra "Peggior Bowler", in onore alla sua povera performance della serata prima. Stoudemire si liberava dall'impegno per stare con i dodici bambini che hanno dimostrato un maggior miglioramento al "Amaré Stoudemire Reading and Learning Center".
Il Report si chiude qua. L'appuntamento è per dopo le vacanze di pasqua. A presto!