Stephen Jackson, #1 dei Warriors, in azione contro gli Utah Jazz.
Dal 24 febbraio al 4 marzo, Golden State ha perso 6 partite consecutive. E l'idea che anche questa annata sarebbe stata deludente iniziava a concretizzarsi nelle menti dei tifosi, dei giocatori e di coach Don Nelson.
Nellie che, al termine della pesante sconfitta in casa dei Bulls, sventolava bandiera bianca esternando la propria amarezza.
Pensavo di poter condurre questa squadra ai playoff. Penso di aver fallito sotto molti aspetti. Ho fatto alcune buone cose e vedo che ci sono già dei miglioramenti, ma quest'anno il lavoro non sta funzionando. Sono veramente molto amareggiato. Non sto incolpando nessuno" ma solo me stesso!
Ma già il 5 marzo Golden State iniziava un periodo molto positivo per rendimento e risultati: i Warriors hanno vinto 7 degli ultimi 9 incontri disputati.
E tra le "vittime" dei GSW figurano Detroit, Dallas e Washington…
5/3 @ Detroit 111-93 W
7/3 vs Nuggets 110-96 W
9/3 vs Clippers 99-89 W
11/3 @ Portland 87-106 L
12/3 vs Mavs 117-100 W
16/3 vs Timberwolves 106-86 L
17/3 @ Seattle 99-98 W
20/3 @ Utah 100-104 L
23/3 vs Washington 135-128 W
Cifre relative alle 9 partite (e all'intera stagione).
Media punti realizzati: 107.1 (105.2)
Media punti subiti: 100.0 (106.8)
Differenza punti: +7.1 (-1.6)
Percentuale dal campo: 48.1% (46.1%)
Percentuale dal campo concessa agli avversari: 44.2% (46.1%)
È evidente come in questo periodo Golden State sia più efficace sia in attacco che in difesa: i Warriors segnano più punti e ne subiscono meno, tirano con maggiore precisione dal campo e costringono gli avversari ad abbassare le percentuali di realizzazione.
E alla fine Nellie trovò la chimica giusta!
Coach Don Nelson ha ruotato tanti giocatori troppo spesso duranta questa stagione, senza mai riuscire a trovare l'equilibrio necessario a dare continuità di rendimento.
Le cause di questa discontinuità dei Warriors sono diverse:
– i numerosi infortuni (Davis ha saltato 19 partite, Richardson ben 31, Pietrus 10, Ellis 5, Barnes 6, Jackson 4);
– il maxi-scambio di mercato che ha modificato radicalmente il roster (Dunleavy, Murphy, Diogu e McLeod ai Pacers in cambio di Harrington, Jackson, Sasikevicius e Powell);
– il pessimo rendimento nelle partite giocate fuori casa (solo 8 vittorie in 35 trasferte);
– diversi cali di concentrazione (in modo particolar durante l'ultimo quarto delle partite);
– la scarsa aggressività difensiva (nonostante il recente miglioramento, Golden State resta una delle peggiori difesa della Lega);
– e l'assenza di un lineup titolare, utile ai fini dell'equilibrio sul parquet e importante per stabilire i compiti di ogni giocatore affinché si esprima al meglio.
Il 35° quintetto-base schierato da Don Nelson nell'arco della Regular Season sembra essere quello buono.
Il lineup formato da Davis, Jackson, Richardson, Harrington e Biedrins "ha vinto" 7 degli ultimi 8 match (nella sconfitta di Portland il Barone era out) e ha mostrato di essere ben bilanciato tra attacco e difesa.
Questi giocatori (ma anche Ellis, Pietrus, Barnes) hanno le caratteristiche atletiche e tecniche per esprimersi bene nel sistema di gioco voluto (e amato) da Nellie: grande ritmo, ricerca esasperata del contropiede, difesa "corsara" alla caccia di palloni (e meno incline al contenimento degli avversari).
Il leader dei Warriors
Baron Davis è stato fuori dal campo per un mese (dal 5 febbraio al 5 marzo) a causa di un intervento chirurgico al ginocchio sinistro e ha saltato 13 partite in fila (i Warriors ne hanno vinte 4 e perse 9).
Poi il Barone è tornato. E Golden State, con lui in campo, è 7-1.
In queste otto partite Nelson lo ha risparmiato un po' (27.6 minuti di media), ma nonostante questo, il rendimento di Davis è di livello assoluto:
19.9 punti
6.8 assist
4.8 rimbalzi
53% dal campo (in stagione ha il 43.8%)
48.1% da tre punti
85.1% dalla lunetta (in carriera tira col 67.9%)
Miglior prestazione?
Contro Washington (e contro Gilbert «Agent 0» Arenas) il Barone è andato vicinissimo alla tripla-doppia: 34 punti con 10/16 dal campo, 3/6 da tre punti, 11/14 dalla lunetta, 15 assist e ben 9 rimbalzi!
Senza dimenticare il tiro in sospensione con cui ha steso Seattle. Guarda il video: Baron Davis game winner vs the Sonics
«That's me. Love it or leave it.»
Stephen Jackson è indubbiamente il difensore più versatile della squadra. È un giocatore che può segnare da qualsiasi posizione e che sa anche passare il pallone ai compagni (recentemente è stato per 4 volte il miglior assist-man dei Warriors).
Nellie lo ha definito un «marvelous player», ben sapendo di non essere di fronte ad un giocatore "perfetto".
E Jackson ha risposto così:
Se dipendesse da me, vorrei essere allenato da Nellie per il resto della mia carriera. Nellie rende il gioco semplice e il lavoro facile. Tutto quello che lui vuole da te è un grande impegno ogni sera.
Da quando è arrivato nella Baia, Jackson ha mostrato il suo potenziale tecnico e atletico, ma anche il suo carattere "non facile".
Jackson è in grado di servire a J-Rich un perfetto alley-oop per una schiacciata spettacolare. E l'azione successiva lo vedi battersi le mani in testa, disperato, per aver perso banalmente il pallone con un pessimo passaggio.
Un momento lo vedi realizzare una "bomba" strepitosa. E poco dopo è lì a protestare contro gli arbitri e a farsi buttare fuori dal campo (contro i Wizards si è fatto cacciare per proteste dopo soli 7 minuti di partita).
Sono fatto così: prendere o lasciare. Questo è il mio modo di giocare. Sono stato così tutta la mia vita, non ho bisogno di cambiare proprio ora. Qualche volta va bene, qualche volta va male.
Le sue statistiche stagionali con Golden State (e con Indiana).
Minuti: 34.1 (32)
Punti: 15.9 (14.1)
Rimbalzi: 2.8 (2.6)
Assist: 4.2 (3.1)
Percentuale dal campo: 42.7% (41.9%)
Percentuale da tre punti: 31.4% (29.7%)
Palle recuperate: 1.3 (0.9)
Il nuovo J-Rich: al servizio della squadra
A livello statistico Richardson sta disputando la sua peggiore stagione in carriera. La sua percentuale di tiro non è mai stata così bassa (40% dal campo).
Soltanto nell'anno da rookie (2001/02) segnava meno di quest'anno: 14.4 allora, 14.7 adesso. E pensare che la sua media punti era cresciuta di anno in anno, fino ad un massimo di 23.2 a partita.
Richardson:
Vincere, questo è quello che mi interessa. Non importa se segno e quanto segno, finché vinciamo sono soddisfatto. E noi ora stiamo vincendo.
Da quando è rientrato in campo dopo la frattura alla mano (il 21 febbraio contro Memphis), J-Rich ha contribuito con due partite da 10 rimbalzi, con due da 8 assist, con due da 4 recuperi e con due da 3 stoppate.
La difesa non è mai stata il suo punto di forza. Recentemente Richardson ha dimostrato di sapersi applicare (bene) anche nella metà campo difensiva.
Ancora Richardson:
Quest'anno abbiamo diversi giocatori in grado di segnare parecchi punti. Così, a seconda di come va il match, posso segnare, passare la palla, concentrarmi sulla difesa o sui rimbalzi. Cerco di dare il mio contributo affinché la squadra giochi bene e vinca.