Il ritorno di Yao Ming è una buona notizia per Houston, pessima per tutte le altre squadre!
La piccola tempesta cestistica che aveva attraversato Houston nelle scorse settimane sembra essere acqua passata, in quanto il reinserimento nel team di Yao Ming e le modifiche conseguenti stanno oramai plasmandosi sempre di più, partita dopo partita.
I Rockets sono usciti infatti vincenti da 8 delle ultime 10 gare disputate reagendo alla grande, la striscia aperta è di 5 vittorie in fila, hanno recuperato i livelli difensivi a cui ci avevano abituati e sono riusciti persino a segnare di più, raggiungendo e superando i 100 punti per 7 volte consecutive.
Ora manca solo il rush finale: i playoffs sono distanti solamente di qualche settimana, la distanza da Utah è solamente di mezza partita e tentare di conquistare il vantaggio del campo solo per il primo turno appare strada meno impervia di qualche settimana fa.
I risultati
Houston @ Boston 111-80 W
Houston vs New Jersey 112-91 W
Houston vs Orlando 103-92 W
Houston @ Phoenix 82-103 L
Houston vs LA Clippers 109-105 W
Houston @ Toronto 114-100 W
Houston @ Philadelphia 124-74 W
Houston vs Indiana 86-76 W
Houston vs Detroit 91-85 W
Record: 44-25
Posizione in classifica: 3° posto nella Southwest Division, 5° seed assoluto della Western Conference
La reazione
Dopo qualche stop imprevisto avevamo parlato di reazioni, di ricompattazione del gruppo, del bisogno di ritrovare lo spirito competitivo giusto: il segnale chiaro che del lavoro mentale importante è stato fatto è arrivato con la striscia di vittorie che ha visto i Rockets vincere nell'80% delle occasioni: fondamentale ma non ancora essenziale il rientro di Yao Ming, senza il quale le previsioni più rosee sono state superate, che ha restituito un big man intimidatorio e con capacità realizzative potenzialmente devastanti, fatto che ha consentito a quello che si è dimostrato l'eroe inaspettato di squadra, nonno Deke, di riposare le sue stanche membra e superare qualche acciacco in vista della postseason, dove i suoi minuti torneranno ad essere rilevanti come quantità .
Yao, dal momento del rientro, sta viaggiando a 21.2 punti di media accompagnati da 9,5 rimbalzi a gara, ed ha cominciato con la dovuta cautela e con una comprensibile fatica il percorso verso il ritorno alla forma che ne aveva fatto uno dei candidati a Mvp ad inizio campionato, sbagliando clamorosamente solo la gara di Phoenix (1-9 al tiro).
Yao ha già segnalato cifre importanti, contro i Magic è stato addirittura devastante, con 37 punti, 7 rimbalzi e 4 stoppate, risultando semplicemente indifendibile per Dwight Howard e compagni.
Il dominio della squadra texana è stato imposto sin dall'inizio, con un 11-2 ad aprire il secondo quarto ed un massimo vantaggio di 16 punti, costruito proprio sulla mano rovente di Ming servito a volontà dai compagni, che lo hanno trovato già in posizione per segnare a ripetizione.
Yao ha fornito un'altra prova di alta qualità contro i Pacers, segnando 13 dei suoi 32 punti finali del decisivo ultimo quarto: il suo show personale è andato in onda dopo che i Rockets avevano trascorso ben 6 minuti senza mettere un singolo punto a referto sbagliando tutti gli 11 tiri tentati, risultando fondamentale per il 21-9 con cui Houston ha messo a dormire Indiana negli ultimi 8 minuti e mezzo di partita.
Se proprio si vuol trovare il difetto, che non è comunque di secondo piano, è necessario rivolgersi alla casellina dei turnovers, sulla quale Ming deve lavorare ancora molto e nei confronti della quale il cinese, tendente all'autocritica costruttiva, ha ammesso di dover migliorare a tutti i costi.
Il rientro di Yao è stato facilitato dall'ennesima prova di altruismo fornita da T-Mac, intelligente nel tornare a recitare un ruolo lievemente più marginale senza intaccare troppo gli equilibri raggiunti fin qui ponendo così fine, se si eccettuano i favolosi 34 punti messi in faccia a New Jersey, della sua missione solitaria di traghettatore.
Tracy, dal rientro del cinese, ha smesso di trentelleggiare furiosamente, ma ha comunque messo assieme 22.7 punti, 7.3 assists e quasi 5 rimbalzi a partita di media, rinunciando a qualche tiro a favore del passaggio extra, proprio quello che di tanto in tanto comincia a fare la differenza per la migliore manovrabilità di un attacco a volte un po' impacciato ed ingabbiato.
La statistica più evidente sta nei 110 o più punti che i Rockets sono riusciti recentemente a segnare in 6 partite su 7, dopo che nell'intera stagione (parliamo quindi di 60 partite) avevano centrato quell'obbiettivo in sole 5 occasioni, due delle quali andando però all'overtime. Escludendo le vittorie con Indiana e Detroit, Houston ha tenuto 112 punti di media nelle vittorie ottenute dal rientro di Yao Ming in poi, migliorando il loro record a 23-4 in occasione del superamento della fatidica soglia dei 100 punti.
Secondo Shane Battier, che sta tenendo la miglior media carriera per realizzazioni da tre punti, la ricetta sta nella semplicità d'esecuzione, fattore che rende più divertente il gioco della pallacanestro, dove svolgere i compiti senza esagerare spesso ha risvolti positivi: "Funziona più o meno così, quando giochi come si deve aumenti la tua efficienza sul campo, il trucco è far girare la palla e non complicarsi troppo la vita. Tirare dopo una buona circolazione è molto più facile: molti tiri sono già dentro il cesto, ancor prima che il passaggio abbia luogo, è così che tutte le partite dovrebbero essere giocate."
Un'altra delle chiavi di lettura dei recenti exploits offensivi sono senz'altro gli assists, che in occasione delle 6 partite terminate sopra i 110 punti sono diventati 27.2, ben di più dei 20.9 che rappresentavano la media stagionale complessiva precedentemente e frutto della bravura ed intelligenza delle due superstars della squadra, Ming e McGrady, abili nell'annullare l'efficacia dei raddoppi usando l'arma del passaggio all'esterno, che ha dato e può ancora dare maggiori possibilità di tiri incontestati, sia dentro che fuori l'area dei tre punti.
Houston si trova, proprio per questo motivo, al quinto posto per efficacia di realizzazioni da 3 punti, ed è seconda per tentativi dalla lunga distanza dietro ai soli Suns; se i ritmi continueranno ad essere questi i Rockets potranno sorpassare agevolmente le 700 triple stagionali a segno, battendo il vecchio record di franchigia di 671 risalente al campionato '96/97, casualmente l'ultimo dove vinsero una serie di playoffs.
Tempo di rivincite
Non era stato simpatico farsi maltrattare da Boston, perdente all'epoca in 21 delle ultime 22 partite, e da Toronto, squadra rivelazione ma con un potenziale sicuramente inferiore a quello di Houston, quindi le rispettive vittorie ottenute nelle gare di "ritorno" sono servite quale ideale rivincita di un periodo rivelatosi il peggiore dell'anno.
Il benservito ai Celtics è arrivato grazie a 25 punti con 9 assists di Tracy McGrady, e dalla marea di triple che, contrariamente all'episodio precedente tra le due compagini, sono piovute sul canestro difeso da Boston; i Rockets hanno chiuso con il 53% abbondante da oltre l'arco, usando l'arma del tiro da fuori per infilare tutti i parziali che ben presto hanno deciso l'esito dell'incontro, ed a metà del secondo quarto McGrady, Alston ed Head hanno centrato l'obiettivo in tre possessi consecutivi, costruendo un 41-24 di parziale; Shane Battier ha completato l'opera più tardi con altre due conclusioni distanti, all'interno di un 17-4 dal quale i Celtics non si sono più ripresi.
Altra partita senza particolari patemi è stata quella contro i Raptors, mai in gara contro dei Rockets ancora spietati da dietro l'arco: anche se alla fine la percentuale registrata è stata del 37%, le prime cinque triple scagliate nel primo periodo sono andate tutte a segno ritagliando un 15-0 per i Razzi, capaci di arrivare più avanti anche al +22 e finalmente bravi a gestire il vantaggio sino alla conclusione in una gara dove McGrady è stato il miglior scorer con 24 punti seguito a ruota dai 23 ciascuno di Ming ed Alston, autore di una quasi tripla doppia per l'occasione (9 assists, 8 rimbalzi).
La questione mentale
Il problema della gestione dei vantaggi, come abbiamo detto più volte, fa parte del Dna dell'edizione 2007 e puntuale come un orologio svizzero si ripresentato per la gara disputata al Toyota Center contro i Clippers.
Sopra di 17 punti nel primo tempo, i Rockets si sono fatti raggiungere ed addirittura superare da una schiacciata di Elton Brand (37 punti) per il momentaneo 105-104, il tutto con un solo minuto sul cronometro, tuttavia un paio di giocate difensive e la giusta freddezze nei momenti adatti ha fatto rimanere l'ago della bilancia in favore dei texani.
Luther Head ha infatti centrato la tripla del 107-105 dopo che Yao si era fatto fischiare un fallo offensivo e dopo che lo stesso Brand aveva mancato l'opportunità del +3 per i suoi, quindi Ming si è fatto perdonare deviando un passaggio effettuato ancora da Brand consentendo ad Alston di involarsi in contropiede con 6 secondi sul cronometro, con il play (20 punti) a realizzare entrambi i tiri liberi scaturiti dall'azione.
Stesso discorso per la partita di giovedì notte, disputatasi al Palace di Auburn Hills contro i Pistons, dominati per tre quarti ma pericolosamente lasciati rientrare nel finale.
"I primi tre periodi mi erano piaciuti molto", ha sentenziato Van Gundy, "sfortunatamente ho notato che non abbiamo ancora la mentalità giusta per finire le partite, ed abbiamo rischiato di gettarne via un'altra. Se non riusciamo ad aggiustare questa cosa nei prossimi 27 giorni, questo difetto si ripresenterà dinanzi a noi nel momento meno opportuno."
Trascinati dal terzetto composto da Ming (27 e 7 rimbalzi), McGrady (20, 9/24) ed Alston (16 punti ed una serata finalmente felice al tiro) i Rockets hanno toccato un vantaggio massimo di 20 punti, assottigliatosi a 15 con 5 minuti e mezzo da giocare; tuttavia nemmeno la distanza più proibitiva sembra dare la sicurezza necessaria per terminare il compito con tranquillità ed efficacia, ed ecco quindi arrivare un improvviso e veloce 13-2 a favore di Detroit ed il consueto blackout al tiro da parte dei Rockets, sinistramente capaci di infilare lunghe strisce di minuti di pura siccità offensiva.
I Pistons sono così arrivati al -4 grazie ad una tripla di Chauncey Billups, ma la contro-reazione texana è arrivata al momento giusto, grazie a canestri consecutivi di Alston e di McGrady con un jumper dall'angolo per il +7, quindi Yao ha effettuato la giocata che ha salvato la serata stoppando un'entrata a canestro di Carlos Delfino con 22 secondi rimasti da disputare.
Houston ha fermato una serie negativa contro i Pistons che era arrivata a 6, sconfiggendo una squadra che aveva perso solamente 6 volte nelle ultime 24 occaasioni.
Crushing Philly
Il mini-viaggio ad est ha fatto tappa anche al Wachowia Center di Phialdelphia, dove Houston ha inflitto ai padroni di casa la peggior sconfitta di sempre tra le mura amiche, un divario di 50 punti scaturito da un'ottima fluidità offensiva abbinata alla difesa che tutti abbiamo imparato a conoscere.
I 124 punti segnati sono stati ovviamente un season high per i texani, come lo sono stati i 49 tiri messi a segno, il tutto concedendo ai Sixers il 33.8% dal campo, 8 punti totali in area verniciata e 10 assistenze totali; oltre a ciò sono arrivati un +18 a proposito di controllo dei tabelloni ed un 20-5 di scompenso riguardante i punti ottenuti dalle seconde chances.
Individualmente, Ming ha concluso con 24 punti e 10 rimbalzi in soli 27 minuti di presenza, McGrady ha aggiunto 21 punti ed 8 assistenze, la coppia Howard-Hayes ha invece collezionato 23 punti e 23 rimbalzi totali, con lo stesso Hayes a fornire una grande prova difensiva su Stephen Hunter, al quale il buon Chuck regala una generosa differenza di centimetri a proprio sfavore.
I 50 punti finali di scarto sono il maggiore gap di punteggio ottenuto da Houston dal 18 ottobre del 1978, quando avevano inflitto 52 punti di disavanzo ai Nets.
Il fattore Phoenix
L'unica sconfitta del periodo analizzato in questo report è arrivata contro i Suns, peggiore squadra di tutta la Nba da affrontare in un back to back con 32 punti di Leandro Barbosa, pericolosa scheggia impazzita che ha scombussolato i piani difensivi di coach Van Gundy.
Sei i giocatori in doppia cifra per Phoenix, più che adatta la difesa applicata su Yao Ming, raddoppiato se non addirittura triplicato e presto portato fuori giri dalla velocità della gara, ottimo il lavoro eseguito da Shawn Marion su Tracy McGrady, che si è visto contestare la maggior parte delle conclusioni eseguite chiudendo con un 8/28 per 19 punti totali. Unica nota positiva di una partita mai in discussione sono stati i 14 punti di Juwan Howard dalla panchina, senza errori dal campo.
La sconfitta è stata la terza dell'anno in altrettanti tentativi contro la squadra di Steve Nash, le cui caratteristiche a livello di ritmi di gioco non sono facili da mantenere per Houston, impossibilitata dalle circostanze ad imporre un suo ritmo personale alle partite sin qui giocate contro i velocisti di D'Antoni.
Con quest'ultima gara scende a 3-7 il computo parziale ottenuto in combinata contro Phoenix, San Antonio e Dallas, le tre super-potenze della Western Conference, un dato che deve far riflettere, nonostante il momento positivo, visto l'avvicinarsi delle gare che contano sul serio.
I prossimi impegni
La fine di marzo porterà a Houston due partite casalinghe, rispettivamente contro Detroit e Milwaukee, proseguendo quindi con la doppia trasferta a Los Angeles inframmezzata dal viaggio per andare a trovare gli Hornets; il mese decisivo sarà però aprile, in quanto ci saranno ben due ghiotte occasioni per battere quegli Utah Jazz ai quali i Rockets proveranno a soffiare in volata il quarto posto assoluto della griglia della Western, che significherebbe giocare al Toyota Center, dove il record è molto positivo, un'eventuale gara 7 di playoffs del primo turno proprio contro gli uomini di Jerry Sloan.