Anche Nellie può!

Jason Richardson può essere un difensore velenoso, con il suo fisico…

Un vecchio adagio sostiene che: “Gli attacchi vendono i biglietti; ma sono le difese che ti fan vincere gli anelli”.

Un altro adagio, altrettanto fondato racconta di come le squadre di Don Nelson – per tutti “Nellie”- siano particolarmente gradite ai botteghini, quanto invise a quella parte di pubblico, che si affeziona - esclusivamente – alle sorti di chi arriva primo; non importa come…

Del resto come biasimare i critici: i team del profeta della “Small ball” sono sempre state splendide cicale; gaudenti nella bella stagione – leggi regular season – quanto disgraziate e perdenti, – dalla fine di aprile in poi – quando il gioco si fa veramente duro.

Neanche l'ultima creatura dell'ex allenatore di Dallas – pardon “Allas”- era sfuggita al fato della bella ma incompiuta.

Quando - improvvisamente – qualcosa è cambiato.
Dalla trasferta nella Capitale del 2 marzo, i “guerrieri di Oakland” hanno trasformato la loro zona posticcia, in una zona “match-ups” con i “contro- fiocchi”.

Sarà  stato il timore generato dal fatto che la stagione stesse andando a sud; sarà  stato il rientro di J-Rich; ma sta di fatto che i ragazzi di Nelson – e forse Don per primo – hanno realizzato quanto il risibile impegno nella propria metà  campo stesse tarpando le ali ad un gruppo che, se al completo - eventualità  che si è verificata assai di rado in questa stagione- è titolare di sufficienti talenti per impensierire squadre decisamente più blasonate.

Stiamo esagerando?
No; e ve lo dimostriamo: da quando c'è stata questa specie di rivoluzione, avversarie del calibro di Washington, Detroit, Clippers e Denver son state tenute al di sotto del 43% al tiro; e – solo qualche settimana prima – persino una nevicata sulla baia sarebbe stata accolta con minor stupore…

In seguito, il capolavoro - seppur preceduto da una disfatta in Oregon – contro i Mavs; nella sera in cui la truppa di Avery Johnson, ha realizzato quanto la loro presunta - netta – superiorità  nei confronti del resto della lega fosse più presunta che tale.

Se infatti escludiamo il primo quarto conclusosi 33 pari, gli uomini del piccatissimo ex Nellie – Cuban gli “avanza” ancora cinque milioncini dalla busta paga della stagione 04-05 – hanno letteralmente scherzato Dirk e compagni distanziandoli di 31 punti tra secondo quarto e primi giri di lancetta dell'ultimo.

I meno accorti attribuiranno i meriti dell'impresa alla sensazionale precisione al tiro dal campo di “quelli della baia”: 70% in quei due magici parziali.

Ma quell'impressionante dato statistico è in realtà  figlio di una straordinaria intensità  difensiva che ha letteralmente annichilito gli “avanti” dei Mavs: 36% al tiro dal campo, – dato poi migliorato nel garbage time – creando infinite opportunità  per detonare l'irresistibile transizione dei giallo-blu: da qui deriva - principalmente – l'irreale precisione al tiro su azione.

Qual'è il segreto di questa improvvisa “conversione”?
La svolta è – a nostro avviso – prettamente psicologica.

Come anticipato; persino Nelson - non certo un emulo di Pat Riley – aveva più volte evidenziato il proprio disgusto per l'immobilismo da “cariatidi” dei suoi; i quali han finalmente cominciato a muoversi..

I dettami della difesa di Oakland sono semplici: siamo la squadra più piccola della lega, invece di piangerci addosso – anche perchè è il nostro coach ad aver volutamente ridotto le dimensioni dei quintetti – sfruttiamo la nostra reattività  ed eccezionale mobilità  laterale, per flottare continuamente sul lato forte, per poi cercare di recuperare su quello debole (quando stanno per arrivare degli scarichi).

Tutto ciò è reso possibile, poiche' i Warriors son la squadra dotata dei piedi più veloci della lega.
Sono veramente in pochi; coloro che realizzano i vantaggi - anche difensivi – procurati dall'impiego di quintetti di ridotte dimensioni.

L'avere piedi più rapidi e reattivi; non solo ti consente di sfrecciare in campo aperto in un lampo; ma anche di poter mantenere un'aggressività  difensiva – sui giochi a due – a dir poco eccezionale.

Naturalmente, questa strategia richiede un notevole dispendio di energie, non solo fisiche, ma - anche – mentali.

Il rischio è però ponderato, perché grazie ai continui flottaggi – in particolare in post-basso, nei confronti di avversari di maggiore prestanza fisica – c'è sempre la concreta possibilità  di recuperare palla e poter così far esplodere la transizione più fulminea ed eccitante del campionato; si, persino più di quella dei ragazzi di Mike D'Antoni…

Chiaramente, senza l'arrivo di due atleti molto versatili come Jackson e Harrington, una serata come quella contro Dallas - stavolta la “D” di difesa, è tornata, eccome – sarebbe stata impossibile da vivere e testimoniare.

Nellie si era spesso lamentato, di come i partenti Dunleavy e Murphy fossero poco atletici, ed – in definitiva – inadatti - specie dal punto difensivo – allo stile di gioco professato dell'ex guardia dei gloriosi Boston Celtics degli anni sessanta.

La genialità  dello scambio, è stata quella di spartirsi giocatori simili, dal punto di vista della statura - tutti tra i 2.03 e i 2.07 – ma totalmente differenti dal punto di vista dell'atletismo e della reattività  negli spazi stretti; decisiva per inscenare un'efficace “zona adattata”.

Da non sottovalutare affatto il notevole impatto esercitato di Biedrins: il ventunenne da Riga è stato indubbiamente il più continuo nell'altalenante stagione dei guerrieri. Basta vedere le sue movenze aggraziate per capire come sia a suo agio nel sistema di gioco “corri e tira” del suo allenatore; alto 2 metri e sette, ha doti atletiche sorprendenti per un “uomo bianco”; tra i “visi pallidi”, solo Kirilenko gli è superiore in questa caratteristica.

Atletismo che, abbinato ad una notevole coordinazione, gli permette di essere un temibile intimidatore – quasi due stoppate ad intrattenimento – ed un validissimo rimbalzista: ne cattura 9.5 ad uscita.

Non serve aggiungere come grazie alla sua rapidità  sia perfettamente in grado di seguire in contropiede autentiche schegge come J-Rich e Montae Ellis concludendo - a volte - il tutto con una “bimane” a rimorchio da far saltare “sulla seggiola” l'intera arena.

Detto questo, ovviamente anche la “small ball” non è un sistema esente da pecche.
Squadre come Oakland e Phoenix, vengono spesso “cappottate” nella lotta a rimbalzo, ma il nostro intento è quello di evidenziare come i vantaggi - sui due lati del campo – siano spesso ben superiori rispetto ai logici svantaggi.

Purchè, chiaramente, il livello d'energia sprigionata sia sempre - e non è affatto facile mantenerlo - elevato. Una riprova, ve la danno gli stessi Mavs, che giocando con un classico centro di stazza, (Dampier) hanno si, spazzato via a rimbalzo sia Golden State, che i Suns - nell'inenarrabile gara di mercoledì scorso – ma hanno poi perso quei confronti, proprio perché limitati dalla reattività  delle difese: anche i Suns han costretto Dallas a percentuali negative: 44% dal campo.

Sarà  Golden State in grado di continuare a sprigionare l'energia vista in queste ultime due settimane? Siamo pronti a scommettere sul loro approdo al “gran ballo” di fine stagione.

A quel punto, – seppur contro i Suns o i Mavs – ci sarà  da divertirsi, perché è vero che: l'attacco incrementa il fatturato dei botteghini, ed è la difesa che ti fa vincere le partite che contano, ma nessuno vieta ad un team di riuscire a realizzare entrambe le cose contemporaneamente: vero Nellie?

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