La continuità non riesce proprio ad essere l'arma di Ben Gordon
Poteva essere un cappotto.
La serie di partite esterne giocate dai Chicago Bulls nel più recente segmento di stagione NBA, stava veramente segnando il momento di lancio dopo le brutture viste allo United Center nel mese di febbraio.
A parte la sconfitta contro Miami, peraltro una squadra assolutamente diversa da quella maltrattata nell'opening game della stagione, senza Dwyane Wade ma con uno Shaquille O'Neal in versione conducador, la squadra di coach Skiles ha dato segni di vera ripresa, infilando una serie di vittorie contro avversarie modeste ma che godevano tutte del fattore campo
Risultati
Vs NO/Oklahoma City W 104-93 (34-27)
@ Milwaukee W (OT) 126-121 (35-27)
@ Miami L 70-103 (35-28)
@ Orlando W 100-76 (36-28)
@ Boston W 94-78 (37-28)
Vs Boston W 95-87 (38-28)
@ Philadelphia W 88-87 (39-28)
@ Memphis L 104-103 (39-29)
Vs Clippers L 103-89 (39-30)
Una dopo l'altra hanno così ceduto il passo gli Hornets, Milwaukee, Orlando, Boston e Philadelphia, quindi Memphis ed i Clippers avrebbero solamente dovuto essere un successivo test, neppure troppo provante per la nuova tenuta mentale e difensiva dei Bulls.
La bella teoria però, si è scontrata nelle ultime due uscite contro la realtà un po' più complessa del calendario di stagione regolare della NBA.
Così, due possibili vittorie sulla carta si sono trasformate in due serate di ritorno alle abitudini peggiori: poca concentrazione nella difesa di squadra, agonismo solo a tratti sufficiente e calo nell'ultimo quarto, con l'aggiunta del tiro della vittoria relativamente semplice fallito nel finale punto a punto di Memphis.
Dopo la successiva partita con Los Angeles, il commento laconico di Ben Wallace, uscito dal campo alla fine con 19 punti, 16 rimbalzi e 7 assist, è stato: E' una lunga stagione. Questa è la spiegazione del gioco. Qualcuna la vinci, qualcuna la perdi. Non puoi vincerle tutte.
Un commento certo ermetico, ma che fotografa il senso di frustrazione che soprattutto i giocatori meno esperti (Wallace non appartiene a questa categoria, ben inteso) possono provare, ritrovandosi a vincere magari su campi difficili e la sera dopo, senza neppure poter rifiatare a livello mentale, si devono rimettere in gioco con avversari più deboli e più motivati.
Sì, la stagione regolare della NBA appare sempre più come un gioco ad incastro e questo puzzle fino ad oggi ha portato ai Bulls un bilancio di 39 vinte e 30 perse.
Con questo bilancio, a 13 partite dall'inizio dei play-off, si rientrerebbe nella griglia con il quinto spot e si andrebbe ad affrontare i Toronto Raptors di Chris Bosh e di Andrea Bargnani. Un brutto affare?
Forse no, forse affrontare la squadra canadese potrebbe anche essere un rischio calcolato per la squadra dell'Illinois che a questo punto potrebbe anche non dover sudare nella rincorsa ai Cleveland Cavs (41-26), sempre più distanti e sempre meno a contatto nella Central Division.
Anche questa teoria però contiene un baco che corrisponde proprio al nome dei Miami Heat.
La squadra di Pat Riley sta rimontando molto forte e attualmente ha tre vittorie in meno rispetto a Chicago con tre partite in meno giocate. Un rilassamento a questo punto potrebbe voler dire non solo abbandonare la tanto sventolata e suggestiva idea di inseguire il traguardo delle 50 vittorie, ma anche trovarsi lo scomodo ego di Gilbert Arenas come avversario di primo turno nella post season.
Nel frattempo però, come già detto, la stagione sta regalando tanti episodi e momenti di interesse.
Quelli negativi li abbiamo già visti, ma vale la pena anche di ricordare che oltre ai punteggi stratosferici fatti segnare da Bryant nell'ultima settimana, qualche giorno prima, anche Ben Gordon e Michael Redd hanno fatto del loro per infiammare la sfida fra Bulls e Bucks.
Nella gara giocata il 4 Marzo scorso infatti, per l'ottava volta negli ultimi trent'anni, due giocatori hanno combinato per 100 punti totali, in questo caso Gordon 48 e Redd 52.
Al di la delle statistiche numeriche individuali, la partita è stata realmente divertente ed elettrizzante. Entrambi i giocatori si sono caricati la squadra sulle spalle nel momento del bisogno.
Prima Redd (8 su 13 da 3 punti nella gara) ha guidato un allungo quasi decisivo per i suoi, che si sono ritrovati con un margine di 18 punti nel quarto periodo. Poi, come nel più classico copione NBA, c'è stata la vampata di ritorno dei Bulls, che hanno ricucito il gap portandosi avanti di un punto a 11 secondi dalla sirena proprio grazie ad un tiro da 8 metri di Gordon.
Un tiro di libero di Ruben Patterson e l'errore nel tiro della disperazione da centrocampo di Chris Duhon hanno rinviato la contesa al supplementare, dove a decidere sono stati ben quattro tiri liberi siglati da Kirk Hinrich per il 126 a 121 finale.
Si è trattato di un episodio, di una parentesi, ma anche della dimostrazione di come i Bulls, squadra nata su di una filosofia prettamente difensiva di basket, possa anche far saltare il banco grazie al suo attacco e alle giocate dei suoi singoli.
Peccato che fino ad oggi la continuità di questi singoli non sia stata degna dei livelli più alti delle superstar della lega e la mancata chiamata di Gordon all'All Star Game ne è stata la più palese dimostrazione.
Dalla partita contro i Bucks, il numero 7 ha inanellato prestazioni contraddittorie: dopo i 48 punti del 4 marzo, sono arrivati i 25 contro Orlando, i 21 e gli 11 delle partite con Boston, i soli 8 con 4 su 19 al tiro contro i 76ers, i 33 contro Memphis e i 17 con 5 su 15 al tiro contro i Clippers. Un ruolino di marcia da far girare la testa anche ad allenatori meno "fumantini" di Skiles.
La strada ora è sempre più breve prima di cominciare il sentiero, tutto in salita, dei play-off.
In particolare nelle prossime gare si giocheranno delle sfide assolutamente decisive per la classifica della division e per gli equilibri emotivi e psicologici della squadra: prima il trittico Denver, Indiana e Portland, poi il piatto forte con le sfide dirette contro Detroit e Cleveland, che forse non cambieranno molto in termini di bilancio, ma che potrebbero già servire da messaggio per tutte le squadre che dovranno poi vedersela con Gordon, Wallace e soci nella corsa al Championship della Eastern Conference.
Alla prossima"