Bryant divino, Lakers risorti

Un uomo solo al comando…

Nel settembre del 1829 Giacomo Leopardi scrisse "La quiete dopo la tempesta". Da allora, quel famoso canto del poeta italiano è divenuto un modo di dire, una consuetudine, entrata di diritto nell'elenco dei proverbi proprio perché riesce a rappresentare nel modo migliore il normale susseguirsi degli eventi.

Di solito, infatti, la quiete viene dopo la tempesta e da lì in poi il sereno torna a risplendere. Sui lidi della California, invece, le cose non vanno proprio in questo modo: quando si tratta di Los Angeles Lakers e di Kobe Bryant le consuete regole fisco-temporali vengono sovvertite e l'apatia ha preceduto di gran lunga le eruzioni vulcaniche. Altro che "quiete" e "tempesta".

Kobe Bryant, infatti, dopo un periodo di vera frustrazione in cui niente riusciva nella giusta maniera, ha deciso di prendere in mano le sorti dei gialloviola e condurre i derelitti lacustri verso l'obiettivo playoff: 65 punti contro i Portland Trail Blazers, 50 contro i Minnesota Timberwolves. Centoquindici punti in due partite, 40/74 dal campo, 12/21 da tre, 23/26 dalla linea dei tiri liberi, 13 rimbalzi, 6 assist, 6 rubate. Semplicemente il più forte di tutti. Steve Nash o Dirk Nowitzky bravi, nulla da dire, ma questo qui, il 24 in gialloviola è di un altro pianeta.

I risultati

Mercoledì 7 marzo, ore 2.00: Minnesota Timberwolves - Los Angeles Lakers = 117-107 (L, dopo due tempi supplementari)
Giovedì 8 marzo, ore 2.00: Milwaukee Bucks - Los Angeles Lakers = 110-90 (L)
Sabato 10 marzo, ore 1.00: Philadelphia 76ers - Los Angeles Lakers = 108-92 (L)
Lunedì 12 marzo, ore 2.00: Los Angeles Lakers - Dallas Mavericks = 72-108 (L)
Venerdì 16 marzo, ore 3.30: Denver Nuggets – Los Angeles Lakers = 113-86 (L)
Sabato 17 marzo, ore 3.30: Los Angeles Lakers – Portland Trail Blazers = 116-111 (W, dopo un tempo supplementare, Kobe Bryant 65 punti!!!)
Lunedì 19 marzo, ore 1.00: Los Angeles Lakers – Minnesota Timberwolves = 109-102 (W, Kobe Bryant 50 punti!!!)

Il record

Attualmente i Los Angeles Lakers hanno un record di 35 vinte e 32 perse. Ad oggi il sesto posto ad ovest è una realtà , ma le cose potrebbero cambiare in un battito di ciglia. Alle calcagna di Kobe & co., infatti, ci sono i Denver Nuggets di Carmelo Anthony e Allen Iverson (33W-31L) i quali, nonostante le numerose difficoltà  dopo la rissa al Madison Square Garden, sono riusciti a rimanere a galla mantenendo il record sopra il 50%.

Molto convulsa è la zona sotto queste due squadre che vede Golden State, L.A. Clippers, New Orleans, Sacramento e Minnesota tutte in lotta per l'ottava piazza e tutte sotto il 50%. Da questo se ne deduce che i Lakers, così come i Nuggets (reduci da quattro vittorie consecutive) non possono assolutamente abbassare la guardia perché altrimenti si ritroverebbero con il fiato sul collo mezza west coast.

Dunque, discorsi in ottica playoff ancora non possono essere fatti considerando l'estrema mutevolezza dell'orizzonte ma di sicuro c'è che una fra Dallas, Phoenix o San Antonio, i Lakers l'affronteranno al primo turno. Non proprio un ottimo affare.

Le ultime due settimane. Kobe Bryant è un fenomeno, ma gli altri fanno pena

Ok, Kobe Bryant è il più forte di tutti e ne parleremo più approfonditamente in seguito, ma il resto della truppa infonde una naturale tristezza anche al più ottimista dei tifosi. Come si può giocare in un modo tanto indegno come hanno fatto i Lakers nelle ultime 16 partite prima "dell'eruzione Kobe"? Come si possono perdere 13 gare su 16?

Gli infortuni non possono essere l'unica motivazione. In realtà  il vero problema con il quale i lacustri si sono dovuti confrontare è stato soprattutto psicologico, di approccio errato alla gara, di semplice superbia nel credere che la vittoria sarebbe comunque arrivata per non si sa quale grazia divina. Phil Jackson ha perso la pazienza, lo zen è andato a farsi benedire e la truppa ha rischiato veramente il collasso.

Qui è uscito l'uomo Bryant. Non più il bambino che vuole la palla a tutti i costi per mettersi in mostra, ma un uomo vero, che ha raccolto i resti di una truppa in disfacimento, sull'orlo di un ammutinamento, per provare a condurla nel dorato porto dei playoff. A cosa serve coinvolgere se vicino ci sono dei cadaveri? A cosa serve passare la palla se poi tutto viene vanificato in difesa?

Ecco dunque la scelta del 24 in gialloviola il quale, fatti i suoi conti, ha pensato: vale la pena buttare un'altra stagione e rischiare di pescare una scelta molto bassa al draft? Ovviamente no. Il tanking è sport di altre franchigie e vanto in altri lidi.

Certo è che gli ultimi due match non hanno risolto tutti i problemi. È servito un Bryant stellare per poter vincere al fotofinish due partite non proprio proibitive. La prima contro Portland (nel primo quarto i Lakers subiscono un parziale di 15-0), chiusa all'overtime, la seconda contro Minnesota, capace di piazzare tre parziali notevoli (8-0 nel primo quarto, 9-0 nel secondo, 11-0 nel quarto) e permettere a Kevin Garnett e soci di rientrare nei secondi finali.

Possibile che non si riesca a sconfiggere una squadra nel terzo periodo e fare un po' di garbage nell'ultima frazione? Evidentemente no e il mistero resta, ma i ripetuti cali di tensione all'interno di uno stesso match sono l'indicatore più evidente di come i Lakers abbiano un problema psicologico di notevoli proporzioni, oltre che fisico (i tantissimi infortuni stanno avendo il loro peso).

Eppure le ultime due gare, quelle della rinascita, fanno sperare. I piccoli progressi evidenziati contro Portland sono divenuti ancora più marchiati nel match contro Minnesota dove i Lakers hanno dominato per 44 minuti per poi farsi rimontare nei secondi finali. La difesa ha recuperato colpi rispetto alle scorse uscite e questo è dovuto in parte alla migliore prestazione di Smush Parker in punta, sul pressing e sui blocchi e in parte al discreto lavoro nel pitturato dove i lacustri hanno concesso meno punti che in passato.

Queste sono le due chiavi difensive che i gialloviola devono girare per diventare più impermeabili agli attacchi avversari. Per quanto riguarda la zona offensiva poi, compito principale per Kobe & co. è quello di ridurre al minimo sindacale la quantità  delle palle perse e rendere più fluido il gioco offensivo. Il rientro di Luke Walton e il progressivo recupero fisico di Kwame Brown renderanno più efficaci questi correttivi.

Infine le due straordinarie prestazioni di Bryant. In tempi così infelici per i tutti i tifosi lacustri, quelle del 24, ex numero 8, sono gemme dalla lucentezza abbagliante: tiri da tre impossibili, penetrazioni fulminee, reverse layup ad elevato coefficiente di difficoltà , jump shot da 6 metri con due uomini addosso. Insomma, un repertorio intero da mostrare nelle scuole basket di tutto il mondo, un mosaico armonico di tecnica, classe e stile.

Quattro i tiri che rimarranno nel cuore di tutti i tifosi, lampi di luce che spezzano una notte dall'oscurità  impenetrabile:

1) Il più bello è la tripla del 111-108 all'overtime contro Portland, con 44.1 secondi sul cronometro. Due uomini addosso (Brandon Roy e Lamarcus Aldrige), angolo alto della metà  campo Blazers, doppia giravolta e "fade" cadendo indietro. Solo rete. "Irreale", "Ma stiamo scherzando" dicono Joel Meyers e Stu Lantz, commentatori ufficiali di Kcal9. Come dargli torto? Da brividi.
2) Al secondo posto le due triple contro Minnesota. La prima Kobe la mette con la mano in faccia di Kevin Garnett (2.45 alla fine del terzo periodo), dall'angolo basso destro, subendo anche il fallo che gli arbitri, tanto per fare una cosa nuova, non ravvisano. Semplicemente impressionante, anche perché aveva un giocatore altissimo addosso e che in genere salta parecchio. Il secondo è un trattato di fisicità , di forza e precisione, con i reni di Bryant in estensione totale. Fine del terzo quarto, Kobe prende la palla, attacca Trenton Hassel e Mike James sul vertice centrale della metà  campo T'Wolves e piazza il tiro sulla sirena. Standing ovation.
3) Al terzo, la tripla del pareggio contro Portland che porta la gara all'overtime. Rimessa Lakers, 22 secondi sul cronometro, Kobe serve Kwame che gli riconsegna la palla, slalom fra Roy e Zach Randolph e jump effettuato dall'angolo basso, senza alcun equilibro, senza alcun senso, con la mano e il fisico di Randolph addosso. Solo rete. Impressionante.

Promossi

Kobe Bryant: Voto: 10. Immenso. Fantastico. Fenomeno. Semplicemente un Maestro. Prende in mano i Lakers e decide di portarli da solo ai playoff. Un'impresa impossibile per qualsiasi essere umano. È lui il più forte di tutti e il premio MVP non lo merita neanche. Mi spiego: quello viene dato a chi (Nash o Nowitzky) ha vicino gente del calibro di Amare Stoudemire, Shawn Marion o Jerry Stackhouse come sesto uomo. Qui stiamo parlando di una squadra decimata dagli infortuni, che in vari match ha presentato questo quintetto: Bynum-Turiaf-Evans-Bryant-Parker. Non scherziamo gente, questo qui è un marziano, che non ha nulla a che vedere con il resto "della umana stirpe".

Lamar Odom: Voto: 9. Coraggioso. Torna in campo nonostante un grave infortunio alla spalla. Sa che una botta potrebbe metterlo ko definitivamente, ma il ragazzo di Rhode Island non si arrende e nei due match vinti contro Portland e Minnesota fornisce buone prestazioni. A questi Lakers un Lamar Odom versione "all around player" serve come il pane.

Luke Walton: Voto: 8. Prezioso. Torna Luke e magicamente i Lakers tornano (o quasi) quelli di inizio stagione. Chi lo avrebbe mai detto che Walton potesse essere così decisivo? Personalmente non ci avrei scommesso un euro, ma evidentemente questo è il sistema in cui riesce a rendere il 110%. Ha un intelligenza cestistica fuori dalla norma, ha un istinto naturale per tutto ciò che avviene sul parquet (anche quello di casa) e sa prima dove la palla andrà  o cosa succederà  durante un contropiede. Usa la testa (caratteristica non da poco nella NBA dei giorni nostri) e questo lo rende migliori di altri che invece si limitano all'atletismo e ai salti. Nato per il basket.

Shammond Williams: Voto: 6,5. Utile. Ancora una volta Phil vince la sua scommessa "sull'anziano" di turno. Entra al posto di Smuh Parker e subito dà  il suo contributo: difesa, canestri importanti, rotazioni e pressing effettuati nella giusta maniera. Certo l'essere il back-up dal pino di Parker facilita il compito, ma questo non toglie e non sminuisce i meriti del prodotto di North Carolina.

Maurice Evans: Voto: 6,5. Produttivo. Ogni volta che è chiamato in causa risponde alla grande: tanta difesa e molta energia offensiva. A volte vuole strafare, ma quando ci si mette è un vero mastino. Ottima la gara con Portland: 14 punti (3/6 dal campo e 7/8 ai liberi).

Ronny Turiaf: Voto: 6. Voglioso. Ha una voglia pazza di giocare e rendersi utile. Questo lo porta ad esagerare qualche volta ma rispetto allo squallore generale si salva senza alcun problema. Non molla mai. Lotta sempre e vorrebbe la stessa intensità  dagli altri. Uno così non puoi che ammirarlo.

Bocciati

Smush Parker: Voto: 5. Misterioso. Meriterebbe un bel due per come sta giocando in questo periodo (lo ha ammesso lui stesso di essere indegno), ma il match contro Minnesota rialza la media. Stranamente decidere di difendere, di essere più aggressivo in difesa e di passarla con più decenza in attacco. Ne viene fuori una bella partita, in cui sfiora la tripla doppia. Giocare sempre così Smush?

Kwame Brown: Voto: 5. Impegnato. Ce la sta mettendo tutta. Vuole tornare a buoni livelli. Vuole giocare per la squadra. Desidera entrare all'interno del sistema così come c'era riuscito l'anno scorso contro i Suns nei playoff 2006. Il dolore però lo limita parecchio. Ancora lontano dalla migliore condizione, ma fino a quando ce la fa dà  una presenza difensiva notevole.

Sasha Vujacic: Voto: 4. Involuto. Ha avuto le sue occasioni, è entrato in campo in momenti cruciali, eppure non è riuscito ad imporsi come voleva e poteva. Perché? Pensa troppo a protestare con gli arbitri e poco a tirare o a passare nella giusta maniera. Deve cambiare marcia o ai playoff neanche ci andrà  (possibile il taglio da parte di Phil Jackson).

Andrew Bynum: Voto: 0. Irritante. Ha un potenziale enorme, ma lo spreca malamente. Commette errori marchiani. Nel match casalingo contro Minnesota, con la partita quasi in ghiaccio, decide di schiacciare quando manca un minuto invece di tenere palla e far scorrere il cronometro. Risultato: tripla degli avversari che si riportano sul -6 a 55 secondi dalla sirena. Poi al possesso successivo perde il pallone come un bambino delle elementari. E come un bambino si va a sedere in panchina e piange (cercando e non trovando sostegno con Kwame Brown e Brian Shaw) perché coach Jackson lo rimprovera duramente. Ma dico stiamo scherzando. Fai due errori di quel tipo e contesti anche? Zero in pagella come minimo.

Non giudicabili

Jordan Farmar: Inutilizzato. È tornato nel dimenticatoio. Un'involuzione preoccupante rispetto al discreto avvio di stagione. Il taglio in vista dei playoff è una certezza.
Aaron Mckie: Pensionato. È tornato in panchina dopo i fasti degli scorsi match. È la sua ultima stagione e si vede.
Brian Cook: infortunato alla caviglia.
Vladimir Radmanovic: infortunato alla spalla.

Il meglio delle ultime due settimane

Ci sono dubbi? Kobe Bryant ovviamente. Oltre a quanto detto in precedenza c'è da segnalare che per la prima dopo 44 anni un altro gialloviola è riuscito nell'impresa di realizzare più di cinquanta punti in due gare successive. A compiere il prodigio nel lontano 1962 era stato Elgin Baylor il quale riuscì ad estendere a tre il numero di gare oltre i 50 per un totale di 153 punti. Inoltre solo Wilt Chamberlain è riuscito a realizzare due gare consecutive con più di 60 e 50 punti (ben 14 volte). Ultima nota a margine su Bryant: è tornato il leader degli “scorer” NBA, con 30 punti di media, scavalcando di fatto Carmelo Anthony. Contro Memphis si prospetta una gara interessante.

Il peggio delle ultime due settimane

L'assenza di difesa. L'assoluta mancanza di voglia. L'ostinato atteggiamento tendente all'apatia. La sufficienza. La superficialità . La superbia. Tutte queste sono state le pecche dei Lakers nei giorni che hanno preceduto l'eruzione Bryant e che ha portato ad altre sette sconfitte consecutive (record per il pluridecorato Phil Jackson). Il tutto è stato ancora più evidente lunedì 12 marzo contro i Dallas Mavericks, giorno in cui i Lakers sono riusciti nell'impresa di mettere in piedi la sconfitta più negativa dell'illustre storia gialloviola tra le mura amiche dello Staples Center. Una vergogna che ha portato coach Zen a dire: "Siamo stati imbarazzanti".

Gli infortuni

Nello scorso report avevamo detto che Lamar Odom avrebbe saltato l'intera stagione per sottoporsi ad intervento chirurgico. La realtà  è che Odom, a distanza di una settimana dall'infortunio, ha deciso di non effettuare l'operazione e di provare a tornare in campo considerando come il dolore fosse sparito e l'arto avesse recuperato la precedente mobilità . Certo Lamarvellous si è preso un bel rischio. Un contato più duro del normale potrebbe metterlo fuori definitivamente, ma c'è da segnale l'estremo coraggio del giocatore che nonostante il pericolo ha deciso di non lasciare da soli i suoi compagni di squadra in questo finale di stagione.

È rientrato nel quintetto anche Luke Walton. Visibilissimi da subito i benefici del suo ritorno, ma la caviglia gli crea ancora qualche fastidio. Solo il campo potrà  ridare confidenza e serenità  al figlio del grande Bill.

Molto dolore alla caviglia lo avverte anche Kwame Brown, già  rientrato nel quintetto titolare, ma tormentato dalle fitte fortissime che non gli consentono di esprimersi al 100%. Assolutamente fondamentale il pieno recupero del centro gialloviola il quale ai playoff, qualora vengano raggiunti, dovrà  ripetere la bellissima serie contro i Phoenix Suns della stagione passata. I Lakers non possono prescindere da Kwame e dalla sua capacità  di difendere l'area pitturata.

Per Vladimir Radmanovic prosegue la riabilitazione a ritmi forzati. I playoff non sono lontanissimi e il serbo vuole tornare in campo per farsi perdonare le scappatelle invernali sulle montagne dello Utah. Ce la farà  a rientrare nel roster dei 12 per i playoff? Un'altra brutta gatta da pelare per lo staff gialloviola si avvicina all'orizzonte.

Il futuro

Nelle prossime due settimane i Lakers affronteranno sei sfide. La prima vedrà  impegnati i gialloviola sul campo dei derelitti, ma sempre pericolosi Memphis Grizzlies. Il match sarà  trasmesso in diretta su Sky Sport 2. Riuscirà  Kobe Bryant a sfatare il tabù Sky Sport? Ai posteri l'ardua sentenza. Successivamente i Lakers giocheranno in back-to-back a New Orleans (sempre in trasferta), per poi tornare allo Staples con la doppia sfida contro Golden State e Memphis. Successivamente ancora due match casilinghi contro Houston e Sacramento per poi chiudere questo miniciclo con il bac-to-back casilingo contro Denver Nuggets e Los Angeles Clippers e la trasferta sul campo dei Seattle Sonics. Imperativo per i lacustri sarà  approfittare del calendario non troppo complicato e consolidare la sesta piazza.

Venerdì 23 marzo, ore 1.00 (diretta Sky Sport 2): Memphis Grizzlies - Los Angeles Lakers = 121-119 (W, KObe Bryant 60 punti!!!)
Sabato 24 marzo, ore 1.00: New Orleans Hornets - Los Angeles Lakers = 111-105 (W, Kobe Bryant 50 punti!!!)
Lunedì 26 marzo, ore 4.30: Los Angeles Lakers - Golden State Warriors = 115-113 (W, Kobe Bryant 43 punti, finisce la serie di quattro gare sopra quota 50!!!)
Mercoledì 28 marzo, 4.30: Los Angeles Lakers - Memphis Grizzlies = 86-88 (L)
Venerdi 31 amrzo, 4.30: Los Angeles Lakers – Houston Rockets = 104-107 (L, dopo un tempo supplementare)
Lunedì 2 aprile, 3.30: Los Angeles Lakers – Sacramento Kings = 126-103 (W)
Mercoledì 4 aprile, 4.30: Los Angeles Lakers – Denver Nuggets = 105-111 (L)
Giovedì 5 aprile, 4.30: Los Angeles Lakers – Los Angeles Clippers = 82-90 (L)
Sabato 7 aprile, 4.30: Seattle Sonics – Los Angeles Lakers = 109-112 (W)
Stay tuned

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