Rimanere uniti e guardare avanti, la ricetta di Rick Carlisle
Una crisi senza fine. I numeri dicono che i Pacers hanno perso 9 gare di fila. Per trovare qualcosa di peggio nella storia della franchigia bisogna tornare alla stagione 1988-89 quando una squadra che aveva ancora Reggie Miller al secondo anno, perse 12 partite consecutive e soprattutto non fece i playoffs. Neanche i Pacers del 2004 quelli privi di buona parte della squadra per via delle esagerate squalifiche inflitte dal commissioner dopo la rissa di Detroit, avevano collezionato una serie di sconfitte di questo spessore.
Per la prima volta in questa stagione dal 11 dicembre quando il record recitava 11 vittorie e 12 sconfitte dopo una brutta sconfitta a Chicago, sotto il 50% di vittorie. Questa squadra ha bisogno al più presto di ritrovare la sua identità e riprendersi da questo torpore.
"Da quando gioco a basket non mi è mai capitata una situazione del genere - dichiara un deluso Danny Granger dopo l'ultima sconfitta sul campo di Cleveland per 99-88 – ma nella NBA giochi tante gare e può succedere". Mentre Darrell Armstrong cerca di essere più ottimista. "La striscia negativa comincia ad essere frustante, ma credo che non diventerà contagiosa. A nessuno in questa squadra piace perdere".
Guardando indietro a stagioni precedenti condizionate da importanti trade, sembra quasi che dopo un buon impatto debba esserci una crisi di risultati, come se fosse tutto già scritto. Quando da Chicago arrivarono Ron Artest e Brad Miller, i Pacers vinsero subito 8 partite su 12, ma ne persero 7 delle 9 successive. Nel 1997 quando arrivò Mark Jackson da Denver, ci furono pronti e via 4 vittorie consecutive, ma subito dopo l'epilogo fu identico a quello illustrato prima. Anche nel 1989 quando nella trade furono coinvolti Detlef Schrempf, LaSalle Thompson e Randy Wittman si vinsero 4 partite in fila, solo che poi se ne persero 6 delle successive 8.
"Nella maggior parte dei casi, questo è il risultato di trade fatte nel mezzo della stagione e che coinvolgono più giocatori - dice il CEO Donnie Walsh - non è solo questo il motivo della nostra crisi, ma per buona parte questa è una motivazione”
E' il caso di questa stagione. Indiana sembrava avesse trovato la giusta strada nell'immediato al momento della trade, ma appena dopo è seguita una vera e propria crisi. Sette delle prime nove sconfitte di fila sono arrivate con uno scarto medio di 17,8 punti non possono passare inosservate.
Oltre ad una oggettiva difficoltà tecnica, anche il problema infortuni che proprio in questa stagione non aveva dato fastidio più di tanto, ha cominciato a far male. Jermaine O'Neal dopo uno scontro ha riscontrato un altro infortunio al ginocchio, che inizialmente doveva fargli saltare non più di 3 gare ma i recenti raggi non hanno portato buone notizie, tanto che O'Neal potrebbe rimanere fuori un po' di tempo. "Certamente siamo impazienti di riaverlo tra noi per quello che può dare alla nostra squadra". E' il commento flash di Rick Carlisle. Inoltre le condizioni fisiche di Marquis Daniels non sembrano migliorare, basti pensare che ha saltato 13 delle ultime del 19 partite.
Senza il miglior giocatore della squadra (O'Neal) e senza colui che con le sue caratteristiche diventa fondamentale nello scacchiere (Daniels), Carlisle si ritrova in mano una squadra rimaneggiata, ma nonostante tutto, non ne vuole sapere di arrendersi. "Abbiamo quello che ci serve per vincere, non ci sono dubbi nelle nostre menti - continua il coach – sono convinto che abbiamo abbastanza in termini di talento, giocatori, esperienza e tutto ciò che serve per rialzarci. Dobbiamo giocare alla grande perché i margini di errore che ci possiamo permettere ora sono ristretti. La cosa importante è che dobbiamo rimanere uniti e guardare avanti".
Le ultime partite hanno evidenziato problemi di carattere offensivo. A Salt Lake City nella sconfitta 92-74 contro Utah, si è vista una squadra confusa, incapace di prendersi dei buoni tiri e di eseguire i giochi. Un attacco spento oserei definirlo, visto che nessuno riusciva ad attaccare il canestro con efficacia, come bene o male Marquis Daniels faceva prima di infortunarsi. Ed è proprio questo una delle pecche della squadra venuta fuori dal giorno della trade, manca tremendamente un attaccante esplosivo in grado penetrare e creare situazioni favorevoli per i tiratori piazzati all'esterno.
Jamaal Tinsley e Mike Dunleavy combinavano insieme un 3-19 dal campo. "Abbiamo avuto poca fortuna al tiro". Commenta Carlisle un 38% complessivo al tiro della squadra (la quarta volta in stagione sotto il 40%). La notte prima nella sconfitta di Sacramento per 102-98 i Pacers avevano collezionato un pessimo 1-16 nel tiro da 3 punti con Tinsley, Armstrong e Granger capaci insieme di sbagliare 12 conclusioni.
Eppure all'Arco Arena si era visto un po' più di carattere. Troy Murphy (abile in questa occasione più volte nel mettere palla a terra) e Mike Dunleavy segnavano insieme 34 punti tirando con invidiabile 15-20. Qualcuno l'aveva definita una vittoria morale perché dopo aver subito un passivo di 20 punti, nel secondo tempo la squadra aveva reagito mettendo a segno un parziale di 16-0, con 14 punti del duo arrivato da Golden State.
E' stata l'occasione per vedere in maniera più attiva, la point guard Orien Greene che secondo chi vi scrive meriterebbe maggiore spazio. Probabilmente il miglior difensore sul perimetro della squadra, Greene è stato chiamato in causa quando Mike Bibby era diventato ormai incontenibile per Tinsley, e si è fatto trovare pronto. "Proprio per la difesa sono qui, è quello di cui abbiamo bisogno e quello che devo fare”. Commenta l'ex Boston Celtics, mentre Rick Carlisle intravede per lui un eventuale utilizzo da guardia. "Con i problemi sul perimetro che abbiamo, abbiamo bisogno di un giocatore con le sue abilità difensive, anche in shooting guard - dice il coach – è una posizione diversa per lui, ma penso lo possa fare".
Non solo Greene, ma approfittando degli infortuni anche Ike Diogu, Keith McLeod e David Harrison hanno trovato più spazio. In precedenza il primo inspiegabilmente era quasi uscito dalle rotazioni e nella sconfitta casalinga 100-96 contro i Sixers, in 32 minuti aveva segnato 17 punti raccogliendo 7 rimbalzi, tanto che nella partita successiva è stato impiegato nel quintetto iniziale aumentando così a 17 il numero di quintetti base schierati da Carlisle.
Proprio contro i Sixers, nella partita forse più abbordabile tra quelle della striscia negativa, il roster era ancor di più rimaneggiato per la sospensione inflitta a Jamaal Tinsley da parte di coach Carlisle ufficialmente per comportamento dannoso alla squadra. "Mel the Abuser" era arrivato in netto ritardo alla seduta di tiro come succede spesso quest'anno, ma la cosa è diventata così frequente che Carlisle ha voluto lanciargli un messaggio chiaro. E' la seconda volta che direttamente Carlisle ordina una sospensione, prima era successo a Stephen Jackson.
Il calendario per il futuro non promette niente di buono. Venti gare alla fine della regular season, divise equamente tra partite in casa e trasferta.
Guardare avanti.
In 49 states it's just basketball but this is Indiana
Come da titolo. "In 49 states it's just basketball but this is Indiana". In 49 stati è solamente basket, ma questa è l'Indiana. Questa sarà una parte del consueto report sui Pacers, in cui cercherò di raccogliere i migliori pareri tratti dal Web, che siano di giornalisti, di appassionati oppure di tifosi (che spesso risultano più competenti dei primi…). Ma ci sarà spazio per tutte le notizie più curiose, per le più interessanti parole dei protagonisti e non. Insomma tutto quello che gira intorno ai Pacers.
Visto il momento negativo della squadra, è praticamente impossibile riuscire a scovare qualcosa di positivo. Nel Blog ufficiale dei Pacers dedicato ai fan, i temi discussi hanno riguardato i perché di questa crisi e qualche commento è stato abbastanza duro.
"Sono stato un tifoso dei Pacers per 30 anni e devo dire che questa è la più confusa e letargica squadra che abbia mai visto. Questa squadra sembra che stia giocando per il contratto pronta per le vacanze estive. Penso sia venuto il tempo di maggiori cambiamenti partendo dal coach". Durissimo ad esempio questo commento di un tifoso. Qualcuno accusa ai giocatori di non avere abbastanza attaccamento alla maglia. "Ho trascorso parecchie ore quest'anno, guardando e sperando, guarderò i playoffs forse, ma non posso desolarmi per il resto della stagione vedendo una squadra che non ha cuore".
Gli oggetti della critica sono in particolare due persone. Una è Jamaal Tinsley di cui si accusa l'incapacità di gestire al meglio i ritmi della squadra, l'altra coach Rick Carlisle. "Carlisle non è un brutto coach, anzi probabilmente è un buon coach. E' semplicemente arrivato il momento di cambiare guida tecnica". E qui torna in mente Larry Bird che ha sempre detto che un allenatore non deve stare nella stessa panchina per più di 3 anni.
Andrew Perna, che si occupa dei Pacers su RealGm.com, sostiene che questa squadra stia giocando contro se stessa e che considerando che la stagione non porterà niente di buono, sarebbe il caso di approfittare dell'ultima parte per sviluppare i giovani come Ike Diogu e Shawne Williams. Dare più spazio a David Harrison, sviluppare una mentalità difensiva e decidere su cosa fare con Tinsley. Addirittua consiglierebbe di sbarazzarsi dei contratti di Mike Dunleavy, Troy Murphy e Marquis Daniels.
Passando ad altro, attraverso la possibilità di interagire con i giocatori tramite il sito ufficiale, si è chiesto a Darrell Armstrong che cosa gli piacesse maggiormente nel giocare per i Pacers ma soprattutto qualcosa sui suoi programmi per il futuro. Per la prima parte è stato abbastanza prevedibile dicendo che l'Indiana è la terra del basket e c'è tanta storia. Sul futuro sappiamo che rimarrà in questo mondo, come allenatore o capo allenatore, ma giocherà un altro anno?
Nel frattempo però sarebbe il caso di rafforzare il settore delle point guard.