Stephon Marbury sta prendendo in mano le sorti della squadra…
Le ultime 20 partite colgono i Knicks ad una sola vittoria dall'ossessione d'un intera stagione: l'ottavo posto valido per i playoffs. E' un po' come la situazione dello studente lazzarone che a un mese dal termine della scuola deve ancora recuperare qualche materia per essere promosso: è in momenti come questo che tornano alla memoria tutte le sconfitte da operetta subite dalle peggiori squadre della lega.
Non è voglia di polemica fine a se stessa: quelle vittorie servirebbero ora che queste ultime 20 partite sono un problema soprattutto d'ordine fisico. Anche da questo si misura il livello d'un giocatore: Stephon Marbury ha "risposto" all'infortunio che ha mezzo KO Jamal Crawford con tre partite consecutive oltre i 30 punti.
La più sfortunata è stata proprio l'ultima, sconfitta casalinga 100-99 contro i Sonics in cui non ne sono bastati 40: Coney Islad Finest ha sbagliato il libero che avrebbe rimandato tutti al supplementare, così come a 12" dal termine aveva sbagliato la tripla che avrebbe dato altro significato alla successiva bomba di Rashard Lewis.
Destino beffardo per un giocatore che ha chiuso la serata con 8 su 11 al tiro e che chiaramente si sta prendendo le responsabilità che gli spettano per esperienza e carisma in squadra.
"Ha giocato come un All Star - ha dichiarato al termine Quentin Richardson - non abbiamo certo perso per quel libero sbagliato, semmai per i 14 errori complessivi dalla lunetta."
E, aggiungiamo noi, per quella sindrome di cui parliamo da mesi che costringe i giocatori blu-arancio a mettersi a giocare solo quando si è pesantemente in svantaggio, – 18 nelle prime fasi del terzo periodo, con il pubblico a "rumoreggiare" tutta la sua disapprovazione.
Il contributo offensivo del play è di grande importanza in un momento in cui Eddy Curry appare in netto calo: i 9 punti segnati in casa degli Hawks sono il "picco negativo" di quest'ultimo periodo. Al suo entourage il giocatore avrebbe confermato d'essere in difficoltà dal punto di vista fisico; un'impressione confermata dalle sue ultime uscite anche se in conferenza stampa il giocatore ha dichiarato di "voler a tutti i costi raggiungere i Nets e andare ai playoffs per dare un senso alla nostra stagione."
Di certo c'è che la strategia difensiva nei suoi confronti sta cambiando; e non poteva essere che così. "All'inizio della stagione - ha spiegato Stephon Marbury - i nostri avversari difendevano per lo più uno contro uno su di lui. Adesso viene raddoppiato molto più spesso: è una situazione che deve imparare a riconoscere." E' questo il motivo principale d'una percentuale di tiro che nelle ultime quattro partite è scesa dal 51% abbondante al 44%.
"Le altre squadre - conferma il giocatore - scendono in campo con la precisa intenzione di non farsi battere da me."
Il particolare tecnico è che, come successo contro Seattle, sempre più spesso gli allenatori fanno raddoppiare Curry dall'altro lungo, non più da un esterno. "Stiamo lavorando su questo. - ha spiegato Isiah Thomas - Ho spiegato a Eddy che da ora in poi dovrà abituarsi ai raddoppi, se non addirittura ad essere triplicato. Per questo deve imparare a giocare di lettura, riconoscendo le diverse difese e facilitando la circolazione di palla."
Anche qui sta la differenza tra un giovane che ha avuto una grande stagione offensiva e un veterano, criticabile e controverso come Marbury, ma pur sempre un veterano. Al quale Thomas sa di doversi affidare in un momento in cui c'è bisogno di certezze.
Quella stessa esperienza che Thomas sta per chiedere a Malik Rose, non potendo contare su David Lee: il giocatore non rientrerà nemmeno per la sfida contro gli Wizards.
Il dolore alla gamba destra gli ha fatto abbandonare l'allenamento successivo alla sconfitta con Seattle. "E' una situazione frustrante - ha dichiarato ai giornalisti - i medici dicono che posso solo riposare e sperare che mi passi; mi facesse male una spalla sarebbe più facile rientrare. Le gambe sono fondamentali per giocare."
Senza Lee a New York manca uno dei pochi giocatori di intensità , disposti a fare anche il lavoro sporco: Frye che sta nuovamente partendo in quintetto, con scarsi risultati, non è quel tipo di giocatore.
Rose è entrato e uscito dalla rotazione per una media sulla stagione di 9 minuti a partita; contro Seattle è stato insignificante ma rischia d'essere l'unica risposta accettabile in un ruolo che, così come quello d'ala piccola la passata stagione, appare come una maledizione.
Senza che questo debba sembrare una critica a Lee, perché il secondo anno ha spesso dimostrato d'essere un duro vero e se sta fuori sicuramente c'è una ragione reale, anche in questo Marbury sta indicando ai suoi la via: perché quella tendinite che l'aveva fatto fermare qualche settimana fa, e che lo perseguita da anni, non può essere svanita d'un tratto.
Evidentemente il giocatore ci sta giocando sopra. Dovremmo sempre tenerne conto quando, da fuori, facciamo le nostre valutazioni.