Yao è tornato, i Rockets no

Yao Ming fronteggia Drew Gooden: il cinese è tornato con 16 punti ed 11 rimbalzi.

Ci siamo. Dopo una lunga attesa Yao Ming ha fatto ritorno nella lineup dei Rockets, ha terminato la sua prima partita con una doppia doppia pur faticando molto ad ingranare, ma Houston ha perso ancora in quello che sembra sempre più il peggior periodo vissuto dalla squadra allenata da Jeff Van Gundy, problematica in attacco e diventata più soft in difesa.

L'ultima serie di prestazioni non è stata sicuramente all'altezza della prima parte di campionato, e le recenti sconfitte, patite contro diverse squadre in altre circostanze battibilissime, dimostrano che è ora di darsi una svegliata e tornare da questa breve vacanza mentale, altrimenti il quinto posto della griglia della Western Conference potrebbe essere messo in serio pericolo.

I risultati

Houston vs Miami 112-102 W
Houston @ Atlanta 99-105 L
Hosuton @ Orlando 97-93 W
Houston vs Boston 72-77 L
Houston vs Toronto 90-106 L
Houston @ Denver 108-97 W
Houston vs San Antonio 74-97 L
Houston @ Cleveland 85-91 L

Record: 36-24
Classifica: terzo posto nella Southwest Division, quinto assoluto della Western Conference

Crisi post All-Stars

I Rockets non stanno attraversando un buon periodo, il fatto è oramai assodato: dopo la pausa di Las Vegas il tassametro è fermo a 3-5, ed il 14-2 che la squadra aveva ottenuto in precedenza contro la Eastern Conference si è tramutato in un 16-6; oltre a questo siamo già  a quota 4 delle ultime 5 partite dove non si riesce né a raggiungere la media punti stagionale e né a tirare con percentuali vicine a quelle consuete, fatti che rappresentano abbondantemente le motivazioni di una simile discesa del livello delle prestazioni.

Toccare quota 100 punti è sinonimo di vittoria, oramai il fatto è semi-automatico: quando la tripla cifra non arriva, o salta fuori Tracy McGrady (top scorer fisso) a salvare capre e cavoli, o ci si trova frustrati e costretti ad alzare bandiera bianca, anche in condizioni di tranquillità  apparente (vedi Boston) e ciò che è preoccupante è che contro Toronto e San Antonio non si è nemmeno iniziato a giocare, tanta era la distanza accumulata sin dalla palla due, con percentuali davvero eccessive concesse in difesa e blackouts totali in attacco.

Analizzando le sconfitte con ordine, Houston ha giocato punto a punto con gli Hawks in un palazzetto stregato, dal quale i Rockets sono usciti sconfitti in 20 delle ultime 27 apparizioni (le ultime 3 consecutive), fatto non esattamente incoraggiante se viene data una rapida occhiata ai recenti bilanci di Atlanta. McGrady ed i suoi 37 punti non sono stati sufficienti, così come non lo sono stati i 23 di un Rafer Alston in serata di semi-grazia, fatale infatti è stato l'aver concesso il 47% dal campo ai vari Johnson, Smith e Williams, responsabili di 71 dei 105 punti di squadra, e l'aver mancato alcuni tiri decisivi per pareggiare o andare sopra di uno negli ultimi tre minuti di gara, anche se onestamente chiedere di più a T-Mac non sarebbe stato consono.

L'assenza di questi in occasione dell'orrenda gara giocata con Boston (febbre la diagnosi), spettacolo indegno da parte di entrambe le squadre, non può essere una valida giustificazione per una sconfitta tanto inaspettata quanto dolorosa, perché arrivata da una squadra che aveva perduto 22 delle ultime 23 partite disputate, delle quali 12 consecutive fuori casa, una sola in meno del record negativo di franchigia.

In una serata contraddistinta dalla migliore prova stagionale di Bonzi Wells, 27 punti, 9 rimbalzi ed un career high di 11 tiri liberi segnati, Houston ha condotto per i primi tre quarti spesso e volentieri anche in doppia cifra, prima di concedere agli avversari una rimonta dal meno 13 riuscendo persino a stupire coach Rivers, che non credeva i suoi ragazzi così maturi da prendere in mano una situazione del genere.

Nessuna delle due compagini ha tirato con una percentuale superiore al 35%, Houston ha concluso con un 32% buono per qualificarsi come peggior prestazione stagionale, accompagnata da un simbolico 1/22 da tre punti (Battier 0-5; Alston 1/10; Head 0/6) che avrebbe affossato chiunque.

Percentuali ben diverse quelle registrate dai Toronto Raptors al Toyota Center un paio di giorni più tardi: la squadra di Andrea Bargnani, top scorer di una squadra che ha avuto 6 elementi in doppia cifra (4 dei quali provenienti dalla panchina), ha scagliato le proprie conclusioni a canestro con il 57% complessivo, il 47% da tre, nonché con un devastante 80% nel solo secondo quarto a partita abbondantemente spezzata in due.

I Rockets si sono presto arresi alla velocità  di esecuzione degli avversari ed alla loro ottima fluidità  offensiva, fatta di una circolazione di palla tale da rendere quasi impossibile la difesa sui tiri perimetrali, con i difensori perennemente in ritardo nel provare a mettere una mano in faccia all'avversario di turno.

Similare la gara con San Antonio se non altro nello svolgimento e nelle dimensioni del distacco, accumulato sin dalla palla a due: di fronte ad un inarrestabile Tim Duncan, immarcabile per Mutombo e per il deludente Tsakalidis, i Rockets hanno concesso il 52% agli avversari tirando con il 38%, ed il primo canyon è stato scavato proprio dal caraibico, autore di 15 dei 26 punti nel primo quarto e di un 5/5 per cominciare la gara.

Houston ha provato a rientrare in partita verso la fine del primo tempo riducendo il distacco a dodici punti, sospinta da una fiammata di McGrady (21 punti, 7/17) e dal volenteroso Kirk Snyder, autore di 14 punti con 4/10 al campo, unico altro Rocket in doppia cifra ed unico a dimostrare un minimo di volontà  nell'attaccare il canestro.

Persa la testa ben presto, i Rockets ancora una volta hanno dimostrato di non avere le caratteristiche adatte per rimontare una partita difficile, per il fatto che i contropiedi sono quasi inesistenti e perché quando lo svantaggio aumenta sensibilmente c'è la tendenza a perdere la calma forzando qualche conclusione di troppo, come ha fatto Alston in un paio di occasioni mortificando la circolazione offensiva; questo ed altri piccoli episodi hanno portato Van Gundy a richiamare in panchina Skip To My Lou dopo soli 4 minuti di contesa, dando luogo ad un piccolo battibecco tra i due subito minimizzato negli incontri successivi con i rappresentanti della carta stampata.

La squadra era sicuramente stanca per il back to back, ma nemmeno questa può fungere da giustificazione plausibile, in quanto gli stessi Spurs venivano da una situazione identica ed avevano avuto il medesimo tempo per studiare gli avversari e preparare la partita.

Le vittorie

Appena lasciata Las Vegas le premesse erano state buone, ed i Rockets avevano completato lo sweep stagionale ai danni dei Miami Heat, già  dominati qualche mese addietro con una strepitosa prestazione di Yao Ming.

Senza il cinese, quattro quinti dei partenti hanno segnato in doppia cifra (6 degli 8 giocatori impiegati sono riusciti nell'impresa) guidati da un T-Mac da 32 punti ed 8 assists, nonché dal 60% da tre punti con 10 conclusioni totali da parte di Rafer Alston, una delle oramai rare dimostrazioni di precisione al tiro della point guard titolare dei Rockets; per l'occasione gli Heat avevano ritrovato Pat Riley in panchina dopo l'operazione all'anca ed un Shaquille O'Neal finalmente in forma, anche se la sfortuna ha giocato loro l'ennesimo brutto scherzo facendogli perdere Dwyane Wade, infortunatosi piuttosto gravemente ad una spalla in un contatto con Shane Battier e costretto a lasciare anzitempo campo e regular season.

Quattro giorni più tardi Houston ha affrontato e sconfitto un'altra squadra della Florida, gli Orlando Magic, con 34 punti e 6 assistenze dell'ex di turno, T-Mac.

Giocando come quando vestiva l'uniforme della squadra di Disneyland, McGrady ha fatto letteralmente impazzire i suoi difensori, centrando per 3 volte su 6 il canestro dalla lunga distanza e procurandosi 18 tiri liberi segnandone 15; proprio il tiro dalla distanza è stato fondamentale per chiudere definitivamente la pratica Magic, con Head Alston e Battier a concludere con un 11/20 complessivo da dietro l'arco e con lo stesso Head a fornire i punti del 93-88 per il vantaggio definitivo dopo ben 5 minuti filati dove la squadra non era riuscita a segnare.

"The old man can still rebound" invece è stato il tema di Denver, un tempo la squadra di Dikembe Mutombo, che nella sua vecchia città  ha pensato di prendere ben 22 rimbalzi centrando un record Nba, diventando il giocatore più anziano di sempre a compiere tale impresa, facendo per un attimo dimenticare a tutti che a giugno saranno 41.

Grazie anche al suo dominio sotto i tabelloni Houston ha gestito la partita dal principio alla fine, concendendo soli 14 punti ai Nuggets nel terzo quarto e facendoli avvicinare al massimo al meno 11, nonostante 30 punti di Carmelo Anthony e 7 palloni rispediti al mittente da Marcus Camby.

McGrady è stato ancora una volta il top scorer con 28 punti, ma fondamentale è stato il 5/6 di Shane Battier dalla distanza (tutti i suoi 15 punti sono arrivati dalle triple), accompagnato da 18 con 6 assists e 7 rimbalzi di Juwan Howard e senza dimenticare i 17 con 5/9 da tre del prezioso Luther Head.

La dinastia Ming ritorna

Yao Ming è appunto rientrato la scorsa notte e l'avvenimento ha conseguito delle modifiche alla lineup partente: Juwan Howard, ad esempio, è tornato in panchina in quanto Van Gundy preferisce accoppiarlo a Mutombo data la complementarietà  dei due, mentre Chuck Hayes è attualmente la power forward titolare che meglio si aggiusta alle caratteristiche di Ming.

La mossa è stata giustificata anche dall'avversario che ci si trovava di fronte, i Cleveland Cavs, che a roster portavano i centimetri di Ilgauskas e l'energica determinazione di Anderson Varejao; per sua stessa ammissione Yao ha giocato "come un giocatore di high school, mi hanno portato via la palla troppo facilmente ed ho commesso dei turnovers stupidi", è apparso comprensibilmente e prevedibilmente lento ed impacciato mandando per aria un airball nel primo possesso dei Rockets.

Decisivo nel bene (16 ed 11 rimbalzi alla fine) e nel male, il cinese ha segnato 7 punti consecutivi per riagganciare i suoi ad una partita che sembrava già  compromessa nel primo tempo, quando lui e McGrady (25 punti ma 10/32 al tiro) avevano combinato per un 3/21 dal campo; Ming ha però commesso il turnover che ha salvato la partita dei Cavs, una palla rubatagli da Ilgauskas e trasformata da Larry Hughes in un alley-oop per LeBron James, che ha schiacciato i punti del +6 con poco più di un minuto da disputare.

Ming, che per evitare di cadere sul ginocchio infortunato in occasione del turnover decisivo ha urtato il gomito contro il parquet, al rientro negli spogliatoi ha immediatamente posto una sacca di ghiaccio sopra il ginocchio appena sollecitato (27 minuti in campo) dopo una partita fatta di diversi tiri sbagliati ma anche di presenza intimidatoria a centro area, dentro la quale i Cavs si sono ben guardati dall'entrare.

Uscito Ming dal rapportino degli infortunati via ha fatto rientro per l'ennesima volta Bonzi Wells, assente dal mini-viaggio ad Est per un problema al piede. Wells ha presenziato in 26 delle 59 partite sin qui disputatesi ed il suo posto è stato preso da Kirk Snyder; la sua stagione continua ad interrompersi tra problemi di forma e problemi fisici e la continuità  del giocatore ne è gravemente affetta.

What's Next

Proseguono, nella prima parte di marzo, gli scontri con la Eastern Conference, ed il viaggio intrapreso dall'altra parte d'America consentirà  ai Rockets di provare a prendersi una rivincita sui Celtics dopo la recente e bruciante sconfitta; si ritorna quindi al Toyota Center per ospitare New Jersey ed Orlando per poi affrontare gli ostici Phoenix Suns solo 24 ore dopo la gara con i Magic.
La prima metà  del mese si chiuderà  infine con la sfida che opporrà  a Houston i Los Angeles Clippers, contro i quali il record stagionale parla di una vittoria e di una sconfitta.

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