Focus: David Lee

Non aspettatevi movimenti aggraziati da Lee, ma tanta sostanza, quella si…

New York.
È inutile cercare di spiegare a parole cosa sia la città  più famosa del mondo, è troppo speciale per poter essere descritta in un periodo da dei semplici termini. È più facile invece, consultando delle tabelle che sentendone parlare, notare come la città  sia abitata da diverse razze estremamente mescolate tra loro.

Nel 2005 la città  presentava agli statistici 8 milioni e 200 mila abitanti suddivisi in 3 grandi etnie, oltre a molte minori. Le 3 "razze" di poco fa sono i bianchi (non ispanici), gli ispanici e poi i neri, seguiti da un discreto numero di asiatici e da altre piccole comunità . Ebbene, le prime 3 categorie occupano il 90 % dei grafici, dividendosi equamente il 30 % della popolazione. Insomma,la capitale del mondo a livello di varietà  di razze è proprio la Grande Mela.

A partire dall'ottocento in città  sono sorte anche importanti e famose squadre sportive, per offrire a tutti i suoi abitanti la possibilità  di sostenere dei propri eroi. Per quanto riguarda il basket, la squadra universalmente riconosciuta dai tifosi della Mela è quella dei New York Knicks, team del tutto particolare e perfettamente calata nel contesto della città  che la ospita.

Se un giorno capitasse di andare a vedere una partita dei Knicks, tenendo in mano i grafici riguardanti la distribuzione delle razze della città  si penserebbe però che questi grafici sono del tutto sballati. Infatti si vedrebbero in campo solo dei giocatori di colore, tutti americani, oltre all'allenatore, anch'egli di pelle nera.

Quand'ecco però che dalla panchina si alza un ragazzo bianco, l'unico della combriccola, pronto ad entrare in campo… Chi sarà  mai questa pecora "nera"?

Un concentrato di grinta e voglia di lottare

Queste possono essere delle parole che descrivono meglio il ragazzo bianco di cui sopra, tale David Lee, pronto ad entrare in campo.

David nacque a St. Louis, importante città  del Missouri, il 29 Aprile 1983. È invece dal 1968, quando gli Hawks si trasferirono ad Atlanta, che la città  non ha più una franchigia NBA. Negli altri grandi sport americani invece St. Louis ha recentemente vissuto momenti di gloria grazie ai Rams (campioni NFL nel 2000) e ai Cardinals (ultimi trionfatori delle World Series e squadra seconda solo agli Yankees per numero di WL conquistate).

Il nostro David da piccolo non si prodigò solo con lo sport inventato dal Professor Naismith, ma si concesse anche al tennis e al football, passioni quanto mai comuni tra i giovani americani, specialmente la seconda.

Fu alla Chaminade College Preparatory School, scuola cittadina esclusivamente maschile fondata nel 1910, che iniziò a farsi le ossa con la palla a spicchi tra le mani. Un evento importante nella sua crescita avvenne quando nel suo secondo anno "cestistico" si ruppe la prediletta mano sinistra, e scoprì di essere perfettamente ambidestro.

Nel mondo NBA non è una cosa comune tra i giocatori fisici come lui. Lui stesso di questa sua capacità  dice: "Mi ha sempre fatto comodo nel basket la capacità  di poter palleggiare e segnare con entrambe le mani. Penso che sia utile poter essere ingannevoli con la difesa, specialmente vicino a canestro. Se sei capace di finire con entrambe le mani è più facile prendere tiri in post. Mi venne naturale, mi ruppi la mano sinistra a scuola, quindi lavorai molto con la mia mano destra."

Nonostante la squadra della scuola non fosse nulla di speciale, David mise in campo il suo talento (onesto ma nulla di speciale) e la sua grinta (onesta e soprattutto speciale) per diventare un All American nel 2001 e vincere anche la gara delle schiacciate riservata alle High School. Qui il riassunto della gara.
Da notare una discreta schiacciata effettuata togliendosi la canotta. Non male…

Capitani coraggiosi in quel di Gainsville

A Gainsville, cittadina da oltre 90 mila abitanti, ha sede la gloriosa Universitiy of Florida, il cui "reparto sportivo" è quello dei Gators. Questi ultimi, recentissimamente, rappresentano il top dell'intera nazione a livello universtiario. Si sono infatti laureati campioni NCAA per quanto riguarda il basket nel 2006, oltre che aver vinto il titolo del football 2007 lo scorso Gennaio a Glendale, Arizona.

Fu qui che Lee trascorse i suoi 4 anni universitari. Le sue cifre non furono tanto importanti nei numeri, ma nei modi in cui il ragazzo le metteva insieme ogni sera. Se c'era da sbucciarsi i gomiti o da prendere dei colpi era sia il primo che il secondo.

Il suo anno più brillante fu il quarto, quello senior, in cui da capitano condusse la sua squadra alla sua prima storica vittoria di Conference. In campo fu un vero guerriero, andando quasi in doppia cifra ogni sera, chiudendo con 13.6 punti e 9 rimbalzi, con un eccellente 52 % dal campo in 28 minuti di utilizzo medio. Per quanto riguarda il saper farsi spazio sotto i tabelloni e catturare i tiri sbagliati era ormai un istituzione, per 3 anni ha guidato la classifica delle carambole, oltre ad essere il più preciso dal campo per tutte le 4 stagioni collegiali.

Solo nella stagione freshman non partì in quintetto, ma coach Billy Donovan ci mise poco a capire che la sua grinta e la sua voglia non erano merce da snobbare.

Al termine dell'anno 2004-2005 decise di rendersi eleggibile per il draft NBA, e la sua scelta andrà  a dimostrare ancora una volta come la lotteria sia la scienza più inesatta tra quelle inesatte.

E' meglio essere 30 o 31?

Forse è più confortante per un giocatore essere ricordato come il primo del secondo giro che come l'ultimo della prima tornata, quantomeno per la differenza tra i termini primo e ultimo. Fatto sta che il 28 Giugno 2005, nel draft tenutosi guarda caso al Madison Square Garden, David dovette attendere ben 29 nomi prima di sentire nominate le 9 lettere che gli hanno permesso di sbarcare nel mondo NBA.

E in che palazzetto andrà  a giocare? Esatto, dovrà  iniziare tra i grandi proprio al Madison, sotto una cappa di una pressione tutta newyorkese che rende spesso più difficile giocare nei Knicks che da altre parti. Forse quella sera si è sentito tradito anche dalla sua nuova squadra, che con la prima scelta decise di chiamare Frye con il numero 8, e di usare la scelta originariamente di San Antonio per chiamare il ragazzo da Florida.

Riguardo al draft ecco alcune dichiarazioni dei diretti interessati come l'interim coach della stagione 2004-05 dei Knicks Herb Williams: "David Lee è un lavoratore. È un ragazzo che un allenatore mette in campo per essere un "colletto blu". Va a prendere i rimbalzi, combatte con gli altri ragazzi, va in battaglia. È uno di cui la squadra ha bisogno, uno che lotta ogni minuto in cui è in campo". Belle parole, ma sceglierlo prima no?

Ecco invece cosa ha detto il diretto interessato, circa le sue qualità  e le sue aspettative: "Alla fine io recupero molti palloni e rimbalzi grazie a degli sforzi supplementari. Se entri in questa lega (NBA,ovviamente) come rookie aspettandoti di segnare 20 punti a serata avrai un brutto risveglio. Io devo influire sulla partita quasi senza tirare. Ma quando ci sarà  l'opportunità  di segnare dovrò avvantaggiarmene. Ma non è la prima cosa che cercherò di fare".

La prima cosa che fece fu quella di mettersi subito in luce alla Summer League come miglior realizzatore blu-arancio, snocciolando 11.5 punti in 25 minuti con il 56 % dal campo. Ciò avrà  di sicuro fatto piacere a Larry Brown, chiamato per riportare in alto i Knicks.

Per farlo, avranno pensato i dirigenti newyorkesi, chi meglio di un tifoso dei Knicks, nato a Brooklyin, capace di vincere un anello con i Pistons nel 2004 e far terminare la dinastia del Lakers di Kobe e Shaq? Fosse così facile… Non basta ingaggiare un mito dei pini NBA, figlio di panettieri polacchi e con un fratello anch'esso allenatore per districarsi in una situazione intricata come quella dei Knicks di inizio millennio.

New York anno primo. Ciak!

Quello che successe l'anno scorso sia in campo che fuori ai Knicks di sicuro foraggia la teoria che la NBA sia un grande film. Tutti i dissidi tra giocatori e coach o tra coach e dirigenza non resero certo la vita facile a David, così come agli altri rookies, non abituati a quel clima.

Coach Brown non lanciò subito nella mischia il suo giovane numero 42, ma nei primi due mesi di stagione gli fece assaggiare il parquet solo 17 volte. Nei circa 12 minuti e mezzo di impiego medio David mantenne appieno la promessa di non sparare ogni pallone che gli capitava: 2 tiri e mezzo a partita per poco più di 3 punti. Non era "the right way" decisamente…

Il vento iniziò a girare nel mese di Gennaio, grazie ad una striscia di 13 partite consecutive, e la sera del 2 Gennaio 2006 Lee iniziò a mettere delle pulci nell'orecchio a tutti i 29 Gm che non si chiamino Isiah Thomas. Nella grande vittoria per 140 a 131 dei Knicks contro i Suns (se c'è in mezzo la squadra di D'Anotni può sempre succedere di tutto…) dopo 3 supplementari e 52 minuti di gioco Lee aveva raccolto 15 rimbalzi e segnato 23 punti con 10 su 11 dal campo.

Beh, sarà  pur sempre la difesa dei Suns , ma bisogna essere qualcuno avere quei numeri . Il mese di Gennaio fu l'eldorado per David, che giocò ben 23 minuti di media con oltre 6 punti e rimbalzi a serata. Che Larry abbia trovato il suo guerriero?

Stranamente da Febbraio fu la panchina più che il campo la casa di David che non riuscì a mettersi in mostra e chiuse la sua prima stagione NBA in modo non proprio esaltante. Al termine dell'anno, nelle 23 vittorie e nelle disastrose 59 sconfitte dei Knicks, David scrisse a referto 5 punti e 4.5 rimbalzi in 17 minuti di utilizzo merdio.

Nonostante la pochezza di questi numeri usando la lente di ingrandimento si possono notare già  le sue qualità : precisione al tiro (59.5 %) e grande voglia di lottare per ogni singolo possesso o rimbalzo, cosa che ha fatto di lui uno dei preferiti dai tifosi di New York. E i tifosi dei Knicks non le mandano certo a dire…

David il trasformista

No, quest'estate Lee non si è messo in testa di rubare il lavoro al famoso Arturo Brachetti, ma ha lavorato moltissimo sulla sua meccanica di tiro. Visto che non tira molto d'altronde deve mettere a segno i pochi tentativi che prende. Al suo ritorno a New York per la preparazione di squadra ha trovato un diverso allenatore (l'ex Gm Thomas) ma molti compagni dell'anno scorso.

Ha messo subito in chiaro le sue intenzioni per il 2007: "Quest'anno non mi importa nulla delle statistiche. Voglio fare di tutto per rendere i miei Knicks una squadra vincente". Ad inizio anno la risposta più scontata pareva essere: "Auguri", ma visto l'andamento Nasdaq della squadra si può dire che con le azioni blu-arancio in direzione Nord la mano di David è molto importante.

Questo perché il nuovo allenatore gli concede molto più spazio. New York è sommersa di giocatori talentuosi in attacco, ma quando c'è da alzarsi i pantaloncini e abbassare il sedere c'è meno coda all'ufficio della difesa. E allora chi meglio di uno che si definisce un "colletto blu" per il lavoro sporco?

Thomas pare averlo capito, anche perché ad inizio stagione l'infortunio di Frye ha spalancato le porte (in questo caso il cubo del cambio anche se in NBA non c'è) al bianco numero 42 dei Knicks. Nei mesi di Novembre e Dicembre David è stato utilizzato molto di più rispetto all'anno precedente da Brown.

Appena ha sentito la fiducia intorno a lui ha dimostrato a tutti di che pasta è davvero fatto: 10 punti e 9 rimbalzi ad allacciata nel mese di Novembre per poi issare la sua bandiera tra quella dei giocatori con una doppia-doppia garantita nell'ultimo mese dell'anno. A Dicembre venne utilizzato per 34 minuti e mezzo dando alla causa 11 punti e 12 rimbalzi, numeri preziosissimi per una squadra sempre sul filo del rasoio tra vittoria e sconfitta come i Knicks.

Tra tutte queste belle parole c'è spazio anche per la bruttissima serata del 16 Dicembre e la rissa contro i Nuggets ( ormai tristemente famosa ) in seguito alla quale venne espulso, ma ritenuto in seguito "non-colpevole"non venne squalificato come invece dei suoi compagni.

Solo 4 sere dopo però David realizzò una delle imprese dell'anno: nella partita casalinga contro i Bobcats, partita finita al doppio overtime, le squadre erano pari a 109, mancava solo un decimo di secondo alla fine e la palla, in seguito ad un time-out, era in mano ai Knicks per una rimessa da metà  campo.

Lo Spalding venne lanciato all'altezza del ferro e le mani di Lee lo toccarono appena per spingerlo all'interno del cesto e regalare una vittoria eccitante ai suoi. Qui il video dell'impresa.

La prodezza è andata anche a spezzare una regola ufficiale dell'NBA, detta la Trent Tucker Rule, nata in seguito ad un Kincks - Chicago Bulls del 1990 e ad un canestro allo scadere proprio di Trent Tucker, giocatore di NY. Tucker segnò una tripla in faccia a Mj quando mancava solo 1 decimo alla fine, nella stessa situazione della partita del 20 Dicembre 2006.

In seguito alle proteste dei Bulls che dicevano che il canestro era arrivato fuori tempo massimo la Lega ha varato una regola abbastanza complessa che più o meno recita che se non si hanno almeno 3 decimi per l'ultimo possesso, l'esito del possesso stesso sia invalidato, qualunque sia il risultato (praticamente è impossibile prendere la palla, mirare o meno il canestro e alzare le braccia per tirare in così poco tempo).

A meno che non si tenti l'alley-oop come per il canestro di Lee, che era perfettamente valido e venne subito dato per buono dagli ufficiali di gara.
Dopo questa parentesi regolamentare si torna in carreggiata con David, che dall'inizio del 2007 non sta facendo altro che confermare come il suo buon inizio di stagione non sia stato un fuoco di paglia.

Al break per l'All Star game le sue cifre parlavano molto chiaro: 11.1 punti con un clamoroso 61 % al tiro (primo assoluto nell'NBA), l'80 % dalla lunetta, 10.8 rimbalzi (8° nella Lega, ma davanti a gente come Duncan e Ben Wallace che hanno ben più minuti di Lee) in quasi 31 minuti di utilizzo medio. Si sono viste chiamate peggiori al 30esimo posto del draft.

Dopo questa eccellente prima metà  di stagione David decise che era anche ora di mettere qualcosa nella bacheca dei trofei, ancora abbastanza polverosa. Scelse l'All Star Weekend come suo territorio di caccia, nel particolare la riserva della partita del Venerdì. I suoi sophomore hanno agilmente vinto per il 5° anno consecutivo la partita con i "piccoli" rookies, e lui ha spadroneggiato arrivando a vincere il premio di MVP della partita al termine di un eccitante duello con Monta Ellis. Ok, la partita era quello che era, ma l'impegno di David c'era sempre: 30 punti con 14 su 14 al tiro e 2 su 2 ai liberi, 11 rimbalzi e 4 assist.

Si è divertito dunque, nonostante avesse un livido sotto l'occhio destro causato da qualche colpo preso in regular season. Per rivedere la sua prestazione. Il solito "colletto blu"…

Conclusione

È sicuramente una piacevole scoperta questo ragazzo per Thomas e i tifosi dei Knicks. Tifosi che non possono non apprezzarlo per il modo in cui gioca, per la sua serietà  a partire dagli allenamenti e per tutto quello che porta alla causa della squadra. Un numero 4 di 2 metri e 06 per 115 chili dotato comunque di buona agilità  ma soprattutto di straordinaria precisione al tiro.

È il primo rimbalzista dei Knicks, nonostante non parta titolare. Coach Thomas preferisce partire con Frye come numero 4, ma quando David entra compone con Curry una coppia davvero tosta sotto i tabelloni. Dopo 55 partite New York ha 24 vittorie e 31 sconfitte, 6 partite di distanza dai Raptors capofila nella Atlantic. Con loro in campo può succedere davvero di tutto, ad esempio hanno vinto con i Lakers allo scadere ma anche perso di 20 a Philadelphia (senza però Lee in campo, indizio da non sottovalutare).

David farebbe la fortuna di molte squadre, per ora resta a New York però.
Una domanda sul suo futuro può essere quella relativa a fino a dove può arrivare, in quanto non è stato immerso nella pozione del talento come fu invece Obelix in quella della forza fisica.

Una cosa è sicura, la grinta per arrivare in alto la metterà  sempre. Oltre che agli alley-oop a un decimo dalla fine.

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