The pursuit of happyness

Elton Brand, strepitoso contro Golden State.

Questa naturalmente non vuole essere una recensione del recente film interpretato da Will Smith. Ho preso a prestito il titolo della pellicola diretta da Muccino perché “la ricerca della felicità ” per i Clippers sarà  un percorso ben più lungo e tortuoso di quello atteso pochi mesi fa e forse più arduo di quello immaginato da chi ancora non vuole considerare una mancata qualificazione ai playoff.

Alla ricerca della felicità  si commettono, inevitabilmente, degli errori. Anche per questo il titolo originale del film ha mantenuto quella y nella parola happiness, così com'è scritto su un muro davanti al quale ogni giorno passavano i due protagonisti della storia.

Parlando di Clippers, la partita vittoriosa di ieri sera contro Golden State è piena di y. Almeno questo ho pensato mentre guardavo la partita, scoprendo poi questa mattina che il Los Angeles Times (e non solo) ha esaltato la vittoria della squadra allenata da Dunleavy.

La prima di molte must-win games è risultata in un successo importante: bloccata a 4 la terza pesante striscia di sconfitte consecutive, battuti e superati in classifica dei diretti rivali nella rincorsa ai playoff.

Perché celebrare questa vittoria? Diversi motivi. Primo tra tutti, Elton Brand. Quella di ieri è stata la sua migliore prestazione dell'anno: 31 punti, 12 rimbalzi e 8 stoppate. Un fattore in attacco, dove ha mostrato grande energia, precisione al tiro e soprattutto ha caricato di falli i lunghi avversari. All'inizio del quarto periodo ha commesso il primo fallo, ma fino a quel momento ne aveva subiti dieci!

In fase difensiva ha spazzato via 8 tiri, in gran parte dei casi bloccando le penetrazioni di Monta Ellis ed altri del back-court avversario che osavano terminare la corso proprio sotto il ferro, dopo aver trovato un corridoio nella difesa dei Clippers.

Oltre ai 12 rimbalzi catturati da Brand, anche Tim Thomas è andato in doppia cifra nel fondamentale, permettendo ai losangelini di dominare il confronto sotto i tabelloni (48-35). Inoltre Thomas ha giocato una brillante gara anche nell'altra metà  campo: 17 punti e due triple comprese.

Cuttino Mobley ha messo assegno canestri importanti nel secondo tempo, compresa la bomba del +10 nell'ultimo quarto con cui i Clippers hanno messo in cassaforte il risultato.

Shaun Livingston ha fatto vedere grandi cose: velocità , visione gioco ed un buon arresto e tiro dai 4-5 metri. Ha smistato 14 assists ed ha messo nel cesto 6 dei suoi undici tiri, per un totale di 14 punti. Non fosse per qualche minuto in cui non c'ha capito nulla, sarebbe stata la miglior partita che gli ho visto giocare.

Se Golden State non poteva contare su Baron Davis, rimasto a bordo campo in borghese, i Clippers dovevano fare a meno di Kaman, mentre le condizioni di Cassell e Mobley erano (e sono) visibilmente deficitarie. Tim Thomas ha lasciato il campo prima della fine della partita per un problema alla schiena. Di nuovo!

Vincere era importante e tutt'altro che semplice, dunque è andata benissimo. Ma ora le y.

Santo cielo, le rotazioni difensive dei Clippers per tutto il primo tempo sono state pietose. La quantità  di tiri dal perimetro totalmente non-contestati concessi dai padroni di casa era qualcosa di irritante. In particolare Mobley e Maggette erano costantemente in ritardo nello scalare sui vari Stephen Jackson, Jason Richardson (al rientro), Al Harrington e soci.

Per tre quarti la squadra di coach Nelson ha dato l'impressione di poter portarsi a casa la vittoria ed è stato solo merito di Brand se gli Warriors non ha raggiunto un vantaggio in doppia cifra. Golden State si è intestardita nel tiro dal perimetro con risultati via via meno positivi ed infine ha provato la via delle penetrazioni, ma lì ha trovato un super Brand che ha fatto reparto da solo.

La peggior difesa della Lega (oltre 107 punti subiti a partita) ha permesso ai Clippers di trovare il canestro anche in momenti in cui i losangelini non facevano molto per meritare un incremento dello score. In poche parole, Golden State ha molte responsabilità  per questo successo dei Velieri.

I Warriors sono la squadra che registra più punti nella Lega alla voce fast-breaks. I Clippers nella stessa statistica sono ultimi. Molte volte in questo campionato mi ero indispettito per come venivano mal gestiti i contropiedi dai giocatori in divisa biancorossoblu, ma per quel che ieri ha combinato Maggette era consigliata la visione ad un solo pubblico adulto.

Contropiedi 3 vs 2 o 2 vs 1 terminati con uno sfondamento sono qualcosa di inaccettabile non solo per un allenatore, ma anche per un tifoso. Quando succedono tre-quattro volte nella stessa partita, viene voglia di cambiare canale. Se poi ci si mette anche un veterano come Mobley…

Ad un certo punto della gara Livingston e Maggette avevano perso completamente il controllo e sono finiti dritti in panchina a riflettere su cosa diavolo stessero facendo. Mentre Azubuike se la rideva per tutti gli sfondamenti che si era abilmente guadagnato. Ammetto che in quel momento avrei scambiato Maggette con Azubuike senza esitare.

Questa sorta di recap dell'ultima gara dei Clippers vuole avere lo scopo di mettere in luce alcuni grossi problemi che questa squadra continua a mettere in mostra in questo campionato.

Se poi vogliamo soffermarci sui numeri, possiamo anche complimentarci con Maggette, autore di 18 punti (10-14 dalla lunetta), ma le gravi carenze nei fondamentali messe in mostra da alcuni giocatori dovrebbero far riflettere. Altrimenti quella felicità  chiamata playoff potrebbe rimanere un obiettivo rincorso e non raggiunto.

Pochi giorni prima c'era stato un test ben diverso allo Staples Center, la gara contro i Suns. Rispetto agli ultimi playoff Phoenix aveva uno Stoudemire in più in campo, mentre tra i Clippers non figuravano Mobley (per infortunio) e Kaman (influenza). Come ha sintetizzato eloquentemente Bob “the Cliptomaniac” Baker: Abbiamo vinto noi! (Il tip off, d'apertura) Poi è iniziata la partita…

I Suns hanno fatto quello che hanno voluto ed ottenuto il successo senza troppa fatica. Quello è il reale, attuale valore dei Clippers: anni luce dalle squadre in lotta per l'anello. Il potenziale c'è, come può inequivocabilmente dimostrare quanto fatto la scorsa stagione. Non si fa tanta strada per caso.

Ma neppure non si perde per caso e sui motivi di tutte queste delusioni, credo sia il caso di avere uno sguardo nuovo, ammettere i limiti (come squadra e come singoli) e da quelli ripartire.

90 is the magic number

Un vecchio adagio dice “la paura fa 90“. Calza alla perfezione a questa squadra che ha perso tutte le 18 partite in cui non ha valicato la cifra in questione, con l'unica eccezione di una vittoria contro i Grizzlies (versione Mike Fratello).

Al contrario, quando la squadra riesce ad infrangere il muro dei 90 punti il record è 25-12, cioè il 67,6% di vittorie, più o meno come i Jazz e gli Spurs. Così, per rendere l'idea. E si parla della miseria di 90 punti, oltre 2 punti sotto la media del peggior attacco della NBA (quello degli Hawks).

Vorrei sottolineare questo dato perché tutti continuano a biasimare la (cattiva) difesa dei Clippers. A ragione, come abbiamo visto, ma è l'attacco non all'altezza a costare le partite.

“Continuando a fare sempre le stesse cose, le difese capiscono cosa sta per succedere” – è il commento rilasciato da Livingston al termine della sfida contro Golden State, che poi conclude – “maybe we oughta mix it up more…”

I Clippers sono la seconda squadra nella Lega per stoppate rifilate agli avversari (6,09 a partita) ma solo la diciannovesima alla voce palle rubate (6,96). Per rendere ancor più chiaro il concetto, sono la squadra che forza meno palle perse ai propri avversari (13,80).

I Clippers hanno vinto 19 volte su 20 quando hanno terminato il terzo quarto in vantaggio, viceversa hanno vinto solo 3 volte su 24 quando si sono trovati ad iniziare in svantaggio l'ultimo periodo.

Il dato, certamente curioso, può essere interpretato in modi diversi. Dal mio punto di vista, non è un dato incoraggiante: la squadra è competitiva quando entra in partita, ma non riesce a recuperare quando si trova in affanno.

Le statistiche non dicono mai tutto di un giocatore o di una squadra, ma guardando le partite dei Clippers è innegabile un certo riscontro con il freddo identikit tracciato dai numeri.

26-29 [47,3%]

W 103-90 vs. Golden State Warriors
L 90-115 vs. Phoenix Suns

Pacific Division: terzi
Western Conference: noni

Negli ultimi tempi gli dèi del Basket devono avere preso in simpatia questa franchigia: nonostante un record negativo, sono ancora in corsa per un posto ai playoff nella durissima Western Conference. La crisi di risultati che affligge i Nuggets e l'incapacità  di spiccare il volo di TimberWolves e Warriors ha permesso ai Clippers di essere ancora in the mix.

Anche i Kings sono sempre più staccati e solo gli Hornets sono rientrati tra i pretendenti alla post-season. Mancano meno di due mesi alla fine della regular season e dato il folto numero di squadre ancora in corsa gli scontri diretti saranno all'ordine del giorno.

Sulla carta, la prossima settimana offre ai Clippers una buona occasione per fare scorta di W, in attesa di must-win games o sfide contro le prime della classe. Si riparte dai Bobcats ed a seguire doppia sfida contro i Sonics.

Infine il roster. Misterioso addio di Doug Christie che, durante la pausa dell'ASG, si è congedato dai suoi compagni di squadra con una lettera. Non aveva ancora concluso il suo secondo contratto da 10 giorni.

Evidentemente sconvolti da quanto avvenuto, i Clippers hanno completato il roster ripescando dalla NBDL un ex Lakers: Von Wafer. Non vedo l'ora di scoprire chi sarà  il prossimo.

Next chapter – 03/03

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