Mike Bibby ha ancora la sua maglia ai Kings: Sacramento aveva deciso di cederlo
Siamo ufficialmente in una fase di ricostruzione: così dev'essere considerata una squadra che decide di cedere il suo giocatore più rappresentativo. Il mercato Nba è un gigantesco puzzle in cui tutti i pezzi devono combaciare: alla fine non s'è trovata la chiave per lasciar partire Mike Bibby e mettere assieme una combinazione di talento e contratti vantaggiosi. Per questo Geoff Petrie non ha premuto il grilletto che aveva deciso di premere.
Nel frattempo è ripresa la stagione regolare senza che la squadra abbia mandato segnali di un repentino cambio di rotta rispetto al recente passato.
Cleveland, nella persona del suo general manager Danny Ferry, ha provato fino all'ultimo a convincere il suo pariruolo californiano: "Abbiamo avuto una serie di colloqui - ha ammesso il massimo dirigente delle cose cestistiche in casa Kings in un convulso pomeriggio del 22 - ma non abbiamo trovato nessun accordo soddisfacente. Cerchiamo talento e flessibilità salariale; non abbiamo bisogno di muoverci a tutti i costi."
Ferry ha dapprima tentato Sacramento con Drew Gooden. Petrie ci ha pensato perché, sebbene controverso, l'ex prima scelta di Memphis è giocatore talentuoso in un ruolo d'ala forte, come sappiamo, da anni problematico ai Kings. Un suo eventuale arrivo avrebbe peraltro liberato Shareef Abdur Rahim per il quale c'è stato un vago interesse dei Bulls, come ripiego data l'impossibilità d'arrivare in tempi rapidi a Pau Gasol.
La trade, così come l'abbiamo indicata, sarebbe stata impossibile perché Bibby guadagna in un anno quel che Gooden percepisce in due; in più, come avevamo detto, i Kings avrebbero avuto almeno bisogno di un play per coprire il buco lasciato dalla sua partenza. Dall'Ohio ci hanno provato con Eric Snow; un giocatore che da solo avrebbe soddisfatto all'esigenza di parificare il monte salari dello scambio. Il general manager dei Kings però non ha nemmeno considerato l'ipotesi: Snow è giocatore con poco talento e alla sua età , 33 anni, con il suo contratto di due anni non può essere un'opzione accettabile. Altro segnale di ricostruzione: Petrie considera imprescindibile arrivare a quest'estate con spazio salariale sotto il cap.
A questo punto Ferry ha provato a coinvolgere Minnesota che avrebbe potuto girare a Sacramento Mike James. Non si è però trovata la combinazione giusta. Si continuerà così, fino alla fine della stagione; e poi si vedrà . Tenendo presente che tutti i puzzle sono un meccanismo perfetto in partenza in cui i pezzi possono smussarsi man mano che cerchi d'incastrarli.
Il problema da ora in poi sarà convivere con un giocatore che s'è convinto sarebbe stato ceduto.
La reazione di Bibby Il veterano dei Kings poco prima della pausa per l'All Star Game aveva dichiarato di voler terminare la sua carriera nella capitale della California. I segnali del campo però dicevano tutt'altro. Un esempio più indicativo degli altri è venuto nel finale della partita persa sul campo degli Houston Rockets: in quella gara con 23" da giocare e le squadre in parità Musselman ha chiamato time out per disegnare (???) il solito schema che isola Artest in punto.
Il newyorkese tiene fermo l'attacco per palleggiare, rischiando di perdere la palla la passa a Bibby; quest'ultimo, sul lato, gliela restituisce immediatamente. A questo punto Artest perde definitivamente la palla con un altro palleggio difettoso. I Rockets vinceranno poi quella partita.
L'atteggiamento di Bibby però è emblematico d'un giocatore infastidito dalla situazione. Lo stesso Musselman a cavallo dell'All Star Game aveva chiaramente dimostrato di avere meno fiducia nel suo regista riducendogli progressivamente i minuti in campo. Il punto più basso era arrivato nella casalinga contro i Celtics, la prima dopo la kermesse di Las Vegas, vinta 104-101 con un quarto periodo orrendo e andando pesantemente sotto a rimbalzo, con Bibby autore di 10 punti tutti nel primo periodo.
Successivamente la squadra è volata a Washington dove ha perso 109-106 con una furiosa rimonta orchestrata nel quarto periodo dai 14 punti dell'ex Arizona. Come se la sicurezza d'essere ancora un King avesse dato al giocatore la voglia di essere di nuovo efficace. "So che è una questione d'affari - ha spiegato Bibby al termine della seduta di tiro precedente alla partita contro gli Wizards - e so che ora rimarrò un giocatore di Sacramento e quindi farò di tutto per portare la mia squadra ai playoffs."
E' lo stesso giocatore che, secondo una fonte anonima all'interno della squadra, la mattina della partita con Boston aveva chiesto a Brad Miller, afflitto da una brutta infiammazione tendinea di rientrare "per giocare un'ultima partita assieme" "Penso che ogni volta che discorsi di cessione ti coinvolgono - ha dichiarato Musselman al termine della partita nella capitale - è difficile non farti condizionare. Ma i cambiamenti nella rotazione fatti in quest'ultimo minuto non li ho fatti pensando ad uno o due giocatori. Il dovere d'un coach è quello di pensare all'economia della squadra.".
Il problema, come detto, sarà convivere da qui al termine della stagione. Bibby, tra l'altro, avrebbe giocato con Lebron James, in una squadra che promette di far lunga strada nei playoffs della Eastern Conference; quindi a livello personale, e al di là delle professioni d'affetto che andrebbero verificate, è sfumata un'opportunità professionale tutt'altro che trascurabile. Molti suo colleghi, nella sua situazione, giocherebbero da qui alla fine per le loro statistiche e poi chiederebbero d'essere ceduti in estate.
Sull'opportunità d'uscire dal contratto s'è già espresso David Falk, agente del giocatore. Ma nel frattempo Petrie ha fatto quelle valutazioni di cui avevamo parlato nell'ultimo report decidendo di ripartire senza Bibby. Per questo diventa difficile pensare che la situazione del giocatore non sarà la prima ad essere esaminata, non appena inizierà un'estate che per Sacramento si preannuncia lunga e non esattamente tranquilla.