Chris Bosh è partito titolare all' ASG, ora la pressione su di lui sale ulteriormente…
Come è possibile che una squadra inizi la stagione vincendo il 20% degli incontri, che ad un certo punto perda la sua stella per un nutrito numero di gare, che per giunta sia allenata da uno dei peggiori coach dell'Nba – assurdo onorarlo con il premio di coach del mese di gennaio - e si trovi alla tradizionale pausa di metà febbraio, in vetta alla propria Conference?
Certo, giocare ad Est agevola, ma i Toronto Raptors non avrebbero compiuto una tale impresa se non fosse stato per una loro peculiarità , assai rara a trovarsi nel resto della lega: la quasi totale matrice europea che li contraddistingue.
Se è vero che diversi team giocano una pallacanestro offensiva corale (Phoenix e Utah tra tutte), i Canadesi si segnalano per un'altra caratteristica del modo di vivere il basket da questa parte dell'oceano: quella di giocare con la massima intensità difensiva possibile fin dalla palla a due…
Se non si tratta di un “unicum” per la lega di David Stern, poco ci manca.
Questo è – a nostro avviso – il principale motivo che ha permesso loro di evitare “l'estinzione” a causa di un esordio tutt'altro che entusiasmante (all'undici di dicembre si trovavano sette partite sotto il 50%).
A tal proposito, ha giovato non poco la - tardiva – decisione del loro capo allenatore di rinunciare alla vituperata difesa a zona, inscenata da suoi con troppa frequenza nella prima porzione del campionato. I benefici?
Innanzitutto una difesa più efficace sul perimetro:
I campi Nba sono più larghi rispetto a quelli Fiba, ed è percio più arduo presidiare la propria metà campo, visto che i giocatori utilizzabili simultaneamente rimangono sempre… cinque.
Inoltre con il ritorno alla difesa individuale è aumentata anche la quantità di carambole catturate sotto il proprio tabellone; è noto infatti che schierando la zona è molto più difficile eseguire il “taglia-fuori”.
Guarda caso, da quando è avvenuta questa svolta “epocale” il record della franchigia dell'Ontario è diventato un interessante 15-5; e le cinque dèbacles sono avvenute tutte per mano di avversari di spessore…
Se poi l'ex mentore di KG si accorgesse che il basket odierno è orientato sempre più verso un gioco in velocità , (con conseguente abbassamento dei quintetti) e la smettesse di utilizzare anacronistici “quintettoni” composti da : due guardie, un'ala forte (Garba o Graham) e due ali-pivot…(stanno sempre sul parquet due tra Bosh, Rasho e il Mago) magari la cima delle Eastern sarebbe un pò meno ardua da scalare, anche se, a dire il vero, da quando C-Web è tornato a casa i Pistons si stanno dileguando con un notevole record di : 12-3.
Inoltre va evidenziato che, nonostante i Raptors utilizzino quintetti – quasi sempre – più alti e prestanti rispetto agli avversari di turno, la squadra soffra ugualmente a rimbalzo – specie in difesa – e soprattutto tenda a frequentare il pitturato molto meno del dovuto.
Come si spiega tale paradosso?
Semplice: eccetto Bosh, gli altri lunghi sono dei mediocri rimbalzisti, e riluttanti assai nel farsi valere in vernice.
Non lo fa Garbajosa (sovente marcato da avversari più bassi o meno prestanti), non lo fa Rasho (oramai più materiale da top sixteen di Eurolega che da Playoffs Nba) e non lo fa neanche l'ex promessa della Stella Azzurra Roma (quasi la metà delle sue conclusioni dal campo viene scoccata dalla lunga distanza).
Non guasterebbe poi che lo stesso Bosh prendesse qualche tiro dalla media in meno – evitando così di essere escluso dall'eventuale lotta per il rimbalzo offensivo -, e indirizzasse la schiena verso il canestro con maggiore frequenza.
Non per essere iper-critici, ma parecchie sopracciglia si son sollevate quando dal “breviario del Mitchell” è emersa la seguente litania: “Non mi importa se Calderon ha giocato bene, il nostro playmaker titolare rimane T.J.”
Se già si può dubitare del fatto che le parole play e TJ Ford possano essere inserite nella stessa frase, non si può certo obliare che con l'ex Tau Vitoria in quintetto, (o impiegato per almeno 25 minuti) la percentuale di successi per la franchigia di Colangelo Junior sia attorno al 70%…
Vero; Tj è un miglior realizzatore, è razzente come pochi, dal prossimo anno vanterà anche un contratto con molti – forse troppi – zeri, ma il neo “Campeon del Mundo” è un difensore decisamente superiore, un regista più affidabile e con lui al timone la squadra è più equilibrata e in definitiva migliore.
Parlavamo dell'influsso del vecchio continente nello stile di pallacanestro di Toronto; tra gli europei consentiteci di citare anche chi, tale di passaporto non è : ci riferiamo naturalmente ad Anthony Parker; uno di quei tanti cestisti che ha trovato la sua America in Europa, ed una volta migliorato il proprio bagaglio tecnico, ha deciso di mostrare a quelle tante franchigie, che in passato l'avevano ignorato – se non addirittura tagliato – che un posto in “paradiso” se lo può ritagliare - eccome – anche lui.
Il trentunenne sta disputando una stagione più che rosea: 12 punti, 4 rimbalzi ad intrattenimento con un eccelso 47.4% al tiro su azione (44 da tre).
Senza ombra di dubbio, l'ex Maccabi è il miglior acquisto – Bargnani a parte – tra i tanti talenti, che la scorsa estate sono stati depredati all'Eurolega da parte del Gm Bryan Colangelo.
Il “Garba” - invece – sta incontrando difficoltà inattese al tiro da fuori (31% dalla lunga distanza), ma non fa mai mancare alla causa il suo consueto impegno nella propria metà campo, e la sua innata capacità di rendersi decisivo – su due lati del campo – nei momenti topici degli incontri; "rookie a chi?" sembrerebbe dire…
Merita poi ampie celebrazioni il suo connazionale; se – come detto – con lui in campo la squadra migliora, (non ce ne vogliano i numerosi estimatori di Tj Ford) nella recente striscia di incontri in cui l'ex Bucks è stato appiedato da guai alla caviglia, l'iberico ha messo in mostra tutto il suo talento, esibendo tale sontuosa pagella: 14.3 punti, 9.5 regalie a fronte di sole due palle perse ed un discreto 60% al tiro dal campo… Ecco perché a nostro avviso Josè dovrebbe stare in campo per gran parte dei 48 minuti di gioco.
Anchè perche non bisogna scordarsi che il cambio di Tj a soli 25 anni, può già fregiarsi di aver pilotato la sua nazionale a due finali: una Europea nel 2003 e l'altra Mondiale lo scorso settembre.
Parliamo - infine – di colui che è stato recentemente insignito dell'onore-onere di essere il principale depositario delle fortune della franchigia: il texano – partito in quintetto domenica a Las Vegas – non si fa mancare niente: 23.3 punti, 10.7 rimbalzi ad uscita con il 50.5% al tiro su azione.
E se ha recentemente quarantellato i “prestigiatori” della capitale (pur privi di Jamison) è anche opportuno sottolineare, come abbia subito severe lezioni prima a casa di Jermaine – piccatissimo per l'esclusione dal quintetto dell'Est – poi a casa di Rasheed, che quando gioca con la ferocia agonistica di sabato scorso è da primi cinque, senza distinzione di Conference…
La nostra - personalissima – impressione è che i galloni di uomo franchigia (e di atleta da massimo salariale…) il buon Chris se li dovrà guadagnare a primavera inoltrata, visto che le abitudinarie e pregevoli statistiche registrate da novembre ad aprile, potrebbero non essere sufficienti nel momento “clou” della stagione.
Infine il Mago: per una volta evito di parlare di lui, la sua bella stagione da rookie di talento e con l'allergia ai rimbalzi è molto ben raccontata proprio qui su Play.it USA nel Bargnani Play.it Fan Club.
Cosa aspettarsi dunque dalle prossime settimane?
Nient'altro che miglioramenti per un gruppo che finalmente sta ottenendo dai media Nord americani il rispetto e le attenzioni dovute.
L'Atlantic sembra essere a portata di mano, – i Knicks seppur in costante crescita sono ancora lontani e i Nets sono travolti dagli infortuni – ed in una Conference equilibrata come non mai, tutto è possibile….(almeno fino a quando non ci si presenta al cospetto di Wade e Sheed)
Se poi l'anno prossimo “l'ultimo Zar di Mosca” decidesse di varcare l'Atlantico, per verificare di persona se la vita per un coach europeo – al di là dell'oceano – è davvero così ostica, magari…
Già magari!