Il rinnovo di Coach Van Gundy verrà ridiscusso solo a fine stagione
Archiviata l'annuale pausa per l'All Stars Game, è già tempo di creare un primo bilancio su quanto accaduto in tre mesi e mezzo di regular season ed immaginare le prospettive sulla base di quanto visto finora: per gli Houston Rockets, orfani di Yao Ming, il bilancio è positivissimo ed incoraggiante e la squadra di Jeff Van Gundy, con i suoi pregi e di suoi difetti, è candidata a recitare un ruolo importante da qui al termine della regular season, per poi capire quanta strada si riuscirà a fare in quei playoffs che Tracy McGrady è desideroso di esplorare più a fondo.
Il lavoro egregio messo a punto dal coaching staff è evidenziato dagli enormi progressi rispetto al record di un anno fa, ed il raggiungimento delle 33 vittorie è maggiormente soddisfacente se si pensa all'assenza prolungata di Yao Ming.
I risultati
Houston vs Philadelphia 105-84 W
Houston vs Seattle 112-102 W
Houston Vs New Orleans/Oklahoma 74-87 L
Houston vs Minnesota 105-77 W
Houston @ Memphis 98-90 W
Houston @ Dallas 74-95 L
Houston vs Charlotte 104-83 W
Houston vs Sacramento 109-104 OT W
Houston vs Dallas 77-80 L
Record: 33-19
Posizione in classifica: terzo posto nella Southwest Division
La maledizione dei Mavericks
L'ultima tornata di gare ha ulteriormente confermato il trend che vede i Rockets in difficoltà contro i cugini texani di Dallas, contro i quali sono arrivate rispettivamente la seconda e la terza sconfitte stagionali consecutive (1-3 il bilancio).
Per una squadra come Houston, vincente in 8 delle ultime 11 apparizioni, la statistica salta maggiormente all'occhio, perché costruita nell'arco di pochi giorni in una doppia sfida molto attesa per verificare le reali potenzialità dei Razzi al cospetto della migliore squadra di tutta la Nba, capace di superare con agilità le 40 vittorie grazie ad una serie di prestazioni davvero rimarcabili.
Nella prima occasione la sconfitta è stata netta, accentuata dalla differenza eccessiva di punti prodotti in contropiede (non una specialità delle squadre di Van Gundy) e da un parziale di 16-0 messo a segno da Dallas a cavallo tra terzo e quarto periodo, mentre Houston registrava un 33% complessivo al tiro, peggior risultato stagionale arrivato fatalmente in una delle esibizioni più importanti dell'anno.
I Mavs hanno utilizzato una discreta alternanza di difensori per tenere buono McGrady, autore di 20 punti con soli 16 tiri tentati (il 16 gennaio, nella sfida precedente a questa, ne aveva scagliati 29"), frutto di continui raddoppi ai danni della star dei Rockets; i 2 soli punti arrivati dalla panchina nei primi tre quarti di gioco sono la miglior descrizione dell'eccellente lavoro difensivo messo a punto da Avery Johnson, ma anche delle prestazioni decisamente negative del supporting cast a servizio di T-Mac, con il trio composto da Battier, Head e dal rientrante Snyder fermo a 3/24 dal campo.
Ben diversa la partita appena disputata al Toyota Center, nonostante l'epilogo non sia stato differente, con i padroni di casa a giocare una partita esemplare nei primi 30 minuti per poi calare a vista d'occhio nella seconda metà , nella quale Dirk Nowitzki e compagni hanno trovato modo di ritornare da un -9 e di giocarsi i possessi decisivi con la gara punto a punto.
Van Gundy ha affrontato la sfida con la classica rotazione a 8 uomini utilizzata nelle partite più importanti e come spesso succede ultimamente la squadra è stata trainata da un'altra prestazione altisonante di McGrady, che ha finito con 9/21 al tiro contraddistinto da un 3/10 per iniziare, cancellato dalla capacità del giocatore di prendere fuoco in un battito di ciglia sfornando un secondo tempo di qualità superiore.
Nonostante i 27 punti e 10 rimbalzi, ottava doppia doppia stagionale del loro n. 1, i Rockets hanno perso la partita su alcuni episodi chiave, tra cui un turnover evitabile che ha prodotto un layup troppo facile per Josh Howard, alcune triple concesse in momenti troppo vicini tra loro (in due occasioni Nowitzki e Stackhouse hanno segnato dalla distanza in azioni consecutive) ed una gestione offensiva degli ultimi due minuti esitante, con McGrady bloccato da raddoppi sistematici ed un attacco mai troppo fluido da consentire ad esempio una maggiore tranquillità al tiro che poteva decidere la partita fallito da Luther Head.
Houston ha concluso appena sotto il 40% dal campo, con i soli Battier (11 punti) e Howard (14) a fornire una prestazione in doppia cifra: la siccità di produzione dalla panchina è ancora una volta evidenziata dai 17 punti di Jerry Stackhouse a fronte dei 14 totali a referto per le seconde linee di Van Gundy, ed importante e decisiva anche la battaglia a rimbalzo che ha visto Dallas prevalere anche in questa occasione.
Le altre partite
Escludendo le partite di cui sopra, l'unico altro passo falso di questo periodo è stato commesso in occasione della peggior partita vista quest'anno, persa contro gli Hornets davanti al pubblico amico: i Rockets sono partiti segnando solo 9 dei primi 33 tiri scagliati a canestro segnando solamente 30 punti all'intervallo contro i 33 degli avversari; top scorer per Houston è stato ancora una volta T-Mac con 18 punti (7/16), seguito dalle buone prestazioni dalla panchina di Head (14) e Wells (13), insufficienti a colmare una crisi di tiro che nel terzo quarto ha scavato la distanza decisiva (+19 massimo vantaggio New Orleans).
Rilevante l'espulsione di Rafer Alston (cacciato assieme a Desmond Mason), avvenuta in seguito ad un discutibile fallo della guardia degli Hornets ai danni di McGrady durante un'entrata a canestro: dopo il primo tecnico, infatti, i due sono stati allontanati dal campo dopo che il trash talking aveva raggiunto un livello inaccettabile per gli arbitri.
Perplessi Van Gundy e McGrady, il primo per la scelta di Alston di avere a tutti i costi l'ultima parola anziché badare agli interessi di squadra, il secondo per l'inutilità della polemica dato che non aveva ritenuto il fallo ai suoi danni così grave da innescare un parapiglia verbale di tali proporzioni.
Lo stesso Tracy, dopo essersi permesso il lusso disegnare 25 punti in 29 minuti contro Sixers senza giocare il quarto periodo, è stato il protagonista di tre sconfinamenti oltre i 30 punti nel giro di una settimana, coincisi con i successi ottenuti rispettivamente contro Seattle, Minnesota e Memphis (36, 32 e 33 a referto).
Contro Ray Allen T-Mac ha inscenato un duello personale rispondendogli colpo su colpo e segnando anche la tripla del definitivo distacco; contro i T-Wolves è riuscito a farsi applaudire persino da Jeff Van Gundy ponendo il punto esclamativo al primo quarto di quella contesa con un tap-in in schiacciata che non gli si vedeva eseguire da tempo, contro i Gizzlies, infine, si è reso responsabile di 18 punti nei primi 30 minuti, dando il contributo decisivo per il +9 con cui si era chiuso il primo tempo di una gara tenuta sempre sotto controllo.
La parola decisivo è tornata d'attualità contro Sacramento, quando McGrady è riuscito a rientrare da una partenza stentata per contrastare i 39 punti di un assatanato Ron Artest, portando sostanzialmente in salvo una situazione che pareva essere in forte discussione: dopo aver fallito 9 dei suoi primi 14 tiri la star di Houston ha preso per mano la squadra nei 4 minuti finali del tempo regolamentare segnando 12 dei 28 punti finali, completando l'opera nel supplementare con il canestro in fadeaway per il sorpasso definitivo.
Grazie al suo uomo di punta Houston ha vinto una partita dopo essere entrata nel quarto periodo in svantaggio, evento che rappresenta sostanzialmente una rarità nel presente campionato.
Riguardo gli altri elementi chiave del roster, Shane Battier si è distinto in varie occasioni, segnando 25 punti (seconda miglior prestazione stagionale) con 4/7 da tre punti contro i Kings e difendendo alla grande in particolare contro Mike Miller tenendolo a 0/8 da tre punti, costringendo il talento di Memphis ad interrompere una striscia consecutiva che durava da 27 turni; Luther Head, altra chiave di volta, ha invece segnato in doppia cifra in 9 delle ultime 12 partite uscendo dalla panchina e rimanendo in campo anche nei periodi decisivi, dove ha avuto l'occasione di aiutare la squadra a vincere creando, ad esempio, un turnover importantissimo nel supplementare contro Sacramento.
Pure Kirk Snyder ha avuto l'opportunità di mettersi in evidenza mettendo il season high di punti contro Charlotte con 15, in una gara dove il forte carattere del team è venuto a galla con una rimonta dall'iniziale -11 per poi assumere il pieno controllo delle operazioni, solamente una sera dopo la batosta contro i Mavericks: doppia cifra anche per Juwan Howard (16), Rafer Alston (14 ed un massimo in carriera di 9 palloni rubati) e Dikembe Mutombo, che ha chiuso con 14 punti ed altrettanti rimbalzi il più facile degli impegni di questo periodo.
Da segnalare, infine, i 14 rimbalzi pigliati da Chuck Hayes nella battaglia contro i Kings, 6 dei quali ottenuti dal lato offensivo del tabellone.
La situazione Ming
Di lui si parla in continuazione, perché il suo ritorno in campo può restituire alla squadra la sua prima opzione offensiva ed una maggiore presenza intimidatoria sotto canestro, seppure questa non sia mai venuta meno grazie alle prestazioni inaspettate dell'encomiabile Mutombo.
Yao Ming sta continuando la riabilitazione alla gamba con una pesante protezione che difende il ginocchio da movimenti inconsueti ed i dottori gli hanno dato il via libera per allenarsi a pieno regime a partire dalla fine di febbraio: il suo ritorno sul parquet è previsto nella seconda settimana di marzo.
Dice Yao: "Sono preoccupato per quello che mi è successo, non per l'infortunio in se stesso, piuttosto per la mia lunga assenza dal campo, la più lunga della mia carriera. Devo riprendere i vecchi ritmi dopo otto settimane fuori, riprendere in mano il libro dei giochi e ritrovare la forma fisica che avevo all'inizio. L'ostacolo più grande sarà riprendere i ritmi consueti, ma tuttavia se ci penso è una cosa che ho fatto ripetutamente negli ultimi due anni."
Per il momento, dunque, gli allenamenti di ripresa del cinese proseguono senza contatti e movimenti laterali eccessivi, con il massimo delle precauzioni.
La trade
Martedì notte scorso era in scadenza l'utilizzo della trade exception a favore dei Rockets, che hanno deciso di mandarla assieme a Scott Padgett in direzione Memphis ottendendo in cambio il centro greco Jake Tsakalidis.
Padgett lascia Houston con 24 partite all'attivo con statistiche irrilevanti, 1.8 punti in una media di 8.3 minuti ad apparizione; Tsakalidis va ad aggiungersi al roster con l'ottica di riempire la penuria di giocatori di taglia e statura importante di cui i Rockets soffrono in assenza di Ming, e per garantire un cambio intimidatorio per Dikembe Mutombo, impossibilitato da età ed infortuni nel giocare per minutaggi troppo elevati. Il greco sarà free agent alla fine di questa stagione.
Il contratto in scadenza
Dato che è tempo di bilanci, come avevamo anticipato nell'introduzione, ultimamente, evidenziato dai media locali, è saltato in primo piano l'argomento contratto di Van Gundy, che per i meno informati scade proprio alla fine di questa stagione e per il quale non ci sono ancora stati segnali di rinnovo.
Per il momento, da parte dell'owner Les Alexander, non c'è urgenza di distrarsi e discutere i mille dettagli di un nuovo accordo, il quale prolungamento verrà discusso solamente a bocce ferme, con possibilità per entrambe le parti di decidere o meno se proseguire il rapporto.
Interpellato in merito Van Gundy ha confermato l'idea di Alexander ribadendo di non volere entrare in argomento, in quanto concentrato al massimo nel trovare il miglior risultato possibile da questa stagione, una stagione dove il suo lavoro è stato apprezzato e valorizzato a pieno soprattutto dopo essersi ritrovato senza i 26 punti e 10 rimbalzi di Ming ed aver comunque ottenuto sinora il quinto record assoluto della difficile Western Conference, grazie all'applicazione costante del principio che vuole i Rockets vincenti principalmente con la difesa, di modo da sopperire ai blackouts offensivi che di tanto in tanto fanno soffrire la squadra.
I prossimi impegni
Da questo momento fino alla fine di febbraio Houston si troverà di fronte solamente squadre della Eastern Conference, contro le quali il parziale parla di 14 vittorie e sole 2 sconfitte.
Si ricomincia, dopo la pausa All-Stars, mercoledì 21 febbraio con una sfida molto impegnativa in casa contro gli Heat, già battuti una volta quest'anno ma con Ming in campo, quindi sarà la volta di Hawks e Magic fuori casa per poi rientrare al Toyota Center per sfidare prima i Celtics e quindi i sorprendenti Raptors di Andrea Bargnani.