Mai visto un TMac più maturo ed efficace di quello odierno…
Nel 1982 Steven Spielberg vinse 4 Premi Oscar per il suo E.T., stregando i bambini di tutto il mondo. Non poteva però sapere che solo 3 anni prima in un paesino della Florida era davvero accaduto quello che lui immaginò per il suo film.
Il pluri-premiato regista di origine ebraica non è un frequentatore delle arene NBA, ma di sicuro se fosse stato al Toyota Center la sera del 9 Dicembre 2004 si sarebbe accorto di come un extra-terrestre fosse davvero sbarcato sulla terra per insegnare pallacanestro. Quella fu infatti la magica sera in cui Tracy Lamar McGrady Jr. stregò la NBA e il mondo segnando 13 punti in 33 secondi in un memorabile e folle derby texano con gli Spurs. In momenti di pura trance agonistica segnò 4 triple consecutive, compresa quella della vittoria finale per 81-80, una più impossibile dell'altra. (Ecco il video: non serve aggiungere altro).
Il vero alieno dunque veste la maglia numero 1 degli Houston Rockets, e ha un'espressione che pare perennemente addormentata. È meglio non svegliarlo allora, per non trovarsi a lottare contro un campione impossibile da clonare e capace di tiranneggiare come Dionigi di Siracusa su ogni parquet.
Meteorite in quel di Bartow, Florida.
Fu la tranquilla cittadina di Bartow, nel centro della meravigliosa Florida, quella scelta dal destino per la nascita dell'alieno, e la signora Melanise Williford venne scelta come mamma del "bambino". Tutto questo accadde il 24 Maggio 1979. Il piccolo T-Mac crebbe nella graziosa cittadina di Auburndale, poco più a nord di Bartow (città natale anche del canturino Theron Smith), un tranquillo paese di novemila anime, compreso in un territorio che pare un groviera. È infatti circondata da tantissimi piccoli laghi, caratteristica comune a tutti i paesi in quello spicchio di Florida a metà strada tra Orlando e Tampa.
Fu nonna Roberta a prendersi cura del bambino, in quanto la madre faceva la pendolare tra casa e un hotel di Disney World per lavorare, mentre il padre… bè, il padre non fu sempre presente nella crescita di Tracy. Separatosi dalla mamma, apparve a intermittenza, tant'è che ora T-Mac dice di lui:
"Mio padre è in giro. Nella vita ha fatto quello che aveva da fare. Non è stato un cattivo padre".
Nonostante la non felicissima situazione familiare il nostro diventò subito una star sportiva nella sua Auburndale. La sua iniziale aspirazione era quella di diventare un campione della MLB, ma il destino scelse per lui una palla un po' più grossa e con la scritta Spalding sopra.
Iniziò a fare il fenomeno sul parquet nello sconosciuto liceo di Kathleen High, situato vicino casa. Il suo primo head-coach fu Alvin Jones Jr, il quale vide questo giovane prospetto chiudere la prima stagione alla clamorosa media di 23.1 punti e 12.2 rimbalzi nell'anno junior.
Siccome tutto questo non bastò questo a farlo conoscere ai college di Division I, Tracy decise di andarsi a prendere da solo la gloria, grazie all'invito all'Adidas Camp ABCD nel New Jersey. Come dire: se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna. La montagna in questione però esiste davvero, non è un banale modo di dire…
Una schiacciata non comune. Eccomi America.
Il monte in questione è tale James Felton, anch'egli invitato al camp ABCD, proveniente da St Johns, alto 2 metri e 05. La sua colpa fu quella di frapporsi tra la palla e il canestro. Tracy stava correndo per il campo avviandosi a segnare. Una volta visto Felton decise che non valeva la pena di giragli intorno, meglio volargli sopra, dimostrando che anche la fisica può sbagliare.
Accese i razzi e decollò effettuando una schiacciata a mulino con la mano destra in testa a Felton. Silenzio. Boato.
Più avanti dirà di quel gesto pazzesco: "Dopo aver fatto la schiacciata, ho sentito un brivido freddo attraversare il mio corpo. È stato quello il momento in cui ho capito di essere finalmente arrivato".
Al termine del camp Alvin Jones chiamò John Hopkins, coach di Mount Zion Christian Academy, prestigioso liceo del North Carolina, stato ad altissima contaminazione cestistica, parlandogli di Tracy. Hopkins volle vedere questo prospetto, e "forzò" la famiglia ad andare a Disney World a Orlando. Lui ne approfittò per fermarsi ad Auburndale e parlare con la madre e la nonna di Tracy. Il resto fu semplice, bastò un semplice giretto dei due (giocatore e coach) per la città di Durham e la firma in calce al nuovo contratto era posta. The rest is history now…
Il suo primo anno con i Mighty Warriors fu un andirivieni dalla gioielleria per il campione. Grazie ai suoi 27.5 punti, 8.7 rimbalzi, 7.7 assist la squadra chiuse l'anno con 20 W e 1 L e lui vinse i premi di giocatore dell'anno della North Carolina (non esattamente l'Idaho…) e di USA Today.
Tracy non scorderà mai gli insegnamenti di coach Hopkins, e di lui oggi parla così.
"È la mia spina dorsale. Se non fosse stato per lui tutto questo non sarebbe stato possibile". Grazie di cuore anche da parte nostra coach.
Dopo l'high school la sua strada al College era ormai spianata, e ad aspettarlo a braccia aperte c'era Rick Pitino e la maglia di Kentucky. Quand'è che uno scout NBA chiese di poter andare a Mt. Zion a visionare il fenomeno. Alt, fermi tutti.
Niente College per uno il cui principale desiderio è giocare nella Lega più spettacolare del mondo. T-Mac si dichiarerà eleggibile al Draft 1997 e dirà che "questa è la migliore decisione per me e per la mia famiglia".
E il 25 Giugno la dirigenza dei Raptors capitanata da Isaiah Thomas lo chiamò con il numero 9. La squadra era decisamente in costruzione, il suo talento da 18enne tra i professionisti anche, ma "mai sottovalutare il cuore di un campione" (cfr. Tomjanovich)
Parentesi canadese. Ciao cugino!
Per descrivere il primo anno a Toronto, stagione 1997-98 basta dire che sono stati addirittura 24 i Raptors a giocare almeno un minuto in quella travagliatissima stagione. Il cambio in panchina e l'arrivo di Butch Carter (no, il Carter giusto arriva tra poco) non servì a molto. Il risultato fu "storico": 16 W e 66 L.
In questa estrema periferia di gioco e risultati iniziò a trovar forma il cristallino talento di questo campione. Nel suo primo anno Tracy segnò 7 punti in 18 minuti. Non ci si dimentichi mai del fatto che aveva solo 18 anni. La stagione seguente, quella 1998-99, fu una di quelle cose per cui la sceneggiatura NBA è famosa nel mondo.
No, non fu speciale per la serrata che ha costretto a giocare 50 partite di regular season, ma per il fatto che i Raptors al draft 1998 "traddarono" Antawn Jamison (scelto con la prima chiamata) ai Warriors per prendere la 5a scelta di quel draft, tale Carter Vince da North Carolina.
Ebbene Carter e McGrady si dichiarano cugini (di lontano grado, ma sempre cugini) e insieme vengono subito definiti da un giornale canadese i "Raptors' Skywalker Cousins". I 2 giocarono praticamente tutte le partite della stagione, e se Carter divenne la punta di riferimento in attacco Tracy lo divenne in difesa, arte in cui tuttora ha la possibilità (se lo vuole) di eccellere. McGrady crebbe ancora, portò il suo fatturato serale a 9.3 punti e 5.6 rimbalzi e assieme al più esperto cugino diede spettacolo in ogni arena.
La campagna più gloriosa del duo fu però la stagione 1999-2000. Quell'anno i 2 erano davvero infermabili e con una squadra che vantava anche il più piccolo giocatore della storia NBA (Mugsy Bogues) trascinarono di peso i Raptors al primo record positivo (45 W e 37 L) e alla prima post-season della giovane storia della franchigia canadese . I termini "di peso"usati poco sopra non sono esagerati: Vince chiuse a 25.7 e Tracy a 15.4 punti e oltre 6 rimbalzi e entrambi spaccarono i ferri di tutt'America con le loro poderose schiacciate.
Non bastava però affondare le mani nel canestro per vincere, dunque la prima apparizione ai playoff durò il tempo di 3 sculacciate dai Knicks (o tempi, o mores…).
P.s. Non è che perché sono stati divisi che hanno smesso i loro "family affairs", anzi: hanno continuato a compiere le loro malefatte verso ferri e avversari.
Il figliol prodigo torna in Florida. 4 Stagioni, 1 Campione.
Il fatto di giocare a fianco di Carter si rivelò per Tracy un fattore positivo in campo ma fu anche uno dei motivi che spinsero la dirigenza dei Raptors a regalare letteralmente (un campione così in cambio solo di una prima scelta al draft? Ma stiamo scherzando?) T-Mac agli Orlando Magic e consentirgli il ritorno a casa.
Secondo molti infatti i 2 cugini erano troppo simili, ed era impossibile giocare bene con entrambi in squadra. In Florida ringraziano ancora, anche perché prima della stagione 2000-01 erano riusciti a liberare molto spazio salariale e a portare a casa un'altra stella come Grant Hill. Purtroppo il buon Grant passò la stagione tra le porte girevoli degli ospedali e delle cliniche e giocò solo 4 partite. Coach Doc Rivers si trovò allora con una sola stella a disposizione. Ma che stella…
Tracy giocò 77 partite, guidando i suoi con 26.8 punti, 7.5 rimbalzi e 4.6 assist a uscita. Finì sesto tra i marcatori dietro al cugino Carter, ma mai prima di lui nessun ventunenne aveva giocato a quei livelli. Questo gli valse l'unico premio della sua carriera, unico ma prestigioso: Most Improved Player 2000-01. Anche il suo grande amico e compagno Mike Miller giocò un'ottima stagione e fu nominato rookie dell'anno.
Al termine della stagione, segnata da un record vincente, i Magic approdarono ai playoff, ma la loro corsa finì subito contro gli Bucks per 3 a 1. Purtroppo questa sarà una costante nella carriera di Tracy. In tutte le serie di playoff disputate non è mai riuscito a superare il primo turno. Chissà che questo sia l'anno della svolta.
Il 2002 fu un altro anno di eccellenza per Tracy, ma non per i Magic, incapaci di sbocciare. Da segnalare che all'All Star Game di Philadelphia ebbe il coraggio di fare una giocata incredibile come questa (è consigliabile saldarsi alla sedia prima di vedere il video).
Nella stagione 2002-03 T-Mac continuò la sua scalata verso l'olimpo degli Dei del basket, chiudendo l'anno a 32.1 punti e diventando il giocatore più giovane a vincere il titolo di miglior marcatore dai tempi della fusione NBA/ABA. Preistoria. Memorabile la partita contro i Nuggets, che si videro segnare 37 punti solo nei primi 2 quarti da un oggetto volante non identificato. E ai playoff? Facile, purtroppo: fuori al primo turno con Detroit.
Il 2003-04, fu orribile per la franchigia della Florida. Nonostante acquisti all'apparenza buoni come Lue e Howard i Magic persero ben 19 partite consecutive dopo la vittoria nella gara di apertura. Furono licenziati coach Rivers e il gm Gabriel durante la stagione, ma ciò non bastò ad evitare il disastro: 21 W - 61 L. Tracy non si lasciò trascinare a fondo con la squadra e giocò a 28 punti, 6 rimbalzi e 5.5 assist ad allacciata di scarpe.
Durante l'off season però il neo Gm Weisbrod smantellò la squadra, e nel farlo non risparmiò al suo numero 1 l'accusa di non aver dato il massimo, cosa che inaspettatamente T-Mac confermò più avanti. Al termine dell'avventura in Florida Tracy non riuscì quindi a far tornare i Magic ai fasti delle finali con Shaq, e fu ceduto ad una squadra anch'essa volenterosa di tornare grande: gli Houston Rockets. Goodbye Florida, my home… non senza aver lasciato però una cartolina da 62 punti contro i Wizards, record per la giovane franchigia bianco-blu.
Houston, a caccia del passato.
Arrivato a Houston McGrady, molti vedevano i Rockets come una possibile outsider per l'anello 2004-05. Oltre all'artista decantato nell'articolo infatti Jeff Van Gundy poteva schierare anche un centro del livello di Yao Ming, che essendo ormai alla sua terza stagione yankee aveva iniziato a giocare davvero come sa. Anche i "gregari" erano di livello e al termine della regular season il record cantava: 51 W e 31 L, come non si vedeva da 10 anni al Toyota Center.
L'inizio del numero 1 fu un po' "lento", siccome T-Mac digerì lentamente il mega tomo del playbook di Van Gundy. Quest'ultimo però indovinò la mossa verso metà stagione (bè, ci voleva molto?), e fece del numero 1 la primaria opzione offensiva, rendendolo un'arma devastante. Con giocate sempre speciali decantò basket per 78 partite, alla ragguardevole media di 25.7, 6.2 rimbalzi e 5.7 assist, non facendo altro che ricordare la sua polivalenza e capacità di essere un all-around player.
Anche se non se ne è fatto menzione Tracy gioca con il mirino rosso del laser dei difensori sulla fronte, ormai tutti sanno che giocatore sia. Ma laser o non laser nessuno riesce a fermarlo quando decide che il canestro è il suo capolinea. Il problema riguardava sempre i playoff. Infatti la 5a posizione nella griglia non fu sufficiente per evitare il derby fratricida con i Mavs, che si imposero, non senza difficoltà per 4 partite a 3 (nonostante un'ultima vittoria larga 40 punti).
L'anno scorso, 2005-06, Tracy conobbe un nemico nuovo e mai affrontato prima: la sua schiena. Dopo aver saltato 8 partite nella prima parte della stagione ebbe il suo "venerdì nero" (anche se era Domenica) l'8 Gennaio. Durante la partita con i Nuggets fu costretto ad abbandonare il palazzo e recarsi in ospedale per immani dolori alla schiena, prima di iniziare il lungo calvario che lo costrinse a saltare 35 match. Ogni volta che provava a tornare in campo il dolore era fortissimo e lo costringeva ad abbandonare.
Usando dei numeri: 2-15 era il record dei suoi Rockets senza di lui, più chiaro di così (anche perché nelle partite giocate fece sempre il fenomeno con i soliti ventelli). Con anche Yao infortunato la stagione andò presto in gloria e i playoff li guardarono dal divano.
Alzatosi dal divano Tracy ha avuto tempo di sposarsi il 12 Settembre 2006 con la sua Clarenda, che gli ha già dato 2 eredi; tra l'altro per assistere alla nascita di Lamyen McGrady ha addirittura abbandonato squadra e tifosi durante l'intervallo di una partita con i Jazz il 27 Dicembre 2005.
Gli ormai noti problemi fisici si protrassero anche all'inizio dell'anno in corso, e per colpa di quella maledetta schiena il mondo fu privato delle sue perle per le prime 7 partite della regular season. Facendo tutti gli scongiuri del mondo ora però la situazione sembra volgere al bello, tant'è che Tracy è in striscia da 40 partite (nel senso che le ha giocate).
E da 40 partite sta dando una discreta mano alla causa dei suoi Rockets, trascinandoli in assenza di Yao Ming con 24 punti di media nelle prime 40 partite, e vestendo anche i panni del caritatevole assist-man: sono oltre 6 le assistenze messe a segno dai suoi soci, ma visto il livello dei passaggi con un po' più di precisione potrebbero essere molte di più. In attesa del ritorno di Yao gli abbonati ai Rockets hanno dunque un interessante modo per passare le loro serate, guardando le prodezze del loro numero 1. Beati loro.
A tutto questo va aggiunto il doppio mandato di comparizione nel primo quintetto NBA, oltre a 3 nomine nel secondo quintetto. McGrady è ormai considerato una super-star assoluta, e al pari di Jordan ha il suo modello di scarpe, le TMAC 6, prodotte da Adidas che ha con lui un accordo senza limiti di tempo.
Le partecipazioni all'All Star Game sono 7, compresa quella di quest'anno, consecutive, e i suoi score sono indizi che fanno prove schiaccianti. È un giocatore unico nella Lega, le sue caratteristiche, anche caratteriali, lo rendono diverso da molti altri, ed il giocatore cui è stato più volte paragonato e George Gervin.
Per concludere: se le super-star NBA diventassero di colpo pittori e dovessero fare affidamento solo sul loro talento chi dipingerebbe il quadro più bello? Semplice, il numero 1.