Mike chi…?

Il nuovo allenatore dei Black & Gold Mike Tomlin.

Quando Mike Tomlin ha sentito dall'altro capo del telefono la voce di Art Rooney II che gli comunicava la candidatura a futuro Head Coach dei black and gold avrà  pensato a una candid camera dei suoi compagni, l'ennesima bella pensata dopo la gita in barca con allegre donnine al seguito.
Ma è mai possibile che una delle franchigie più vincenti della storia della NFL (23 volte in post season, 5 titoli portati a casa) vada a cercare il sostituto di Coach Cowher proprio nella gelida Minneapple?
E se anche fosse, ti sembra che la squadra meno incline ai cambiamenti della NFL possa mai scegliere un defensive coordinator di 34 anni con poca esperienza e per giunta legato a un sistema offensivo che all' Heinz Field è stato bandito nel lontano 1983?

E invece pare sia andata proprio così.
Forse nella mente arzilla dell'attempato presidente sono passati i ricordi di un altro coach di trentaquattro anni, praticamente sconosciuto chiamato nel 1992 a sostituire un mito come Chuck Noll e che arrivò a conquistare la propria division al primo colpo dopo otto anni di digiuno per traghettarla poi attraverso il cambio di secolo fino alla conquista dell'ultimo anello un anno fa.
Chissà , potrebbe anche aver pensato che nell'anno del primo allenatore afro americano a conquistare il Super Bowl ci poteva anche stare il primo afro americano alla guida degli Steelers o magari, come molti dei terribile towels temono, potrebbe essersi deciso a voltare pagina ed abbandonare quella difesa 3-4 che è ormai entrata nel DNA della squadra insieme ai blitz continui e un gioco di corse a dir poco ostinato.

Sia quel che sia una cosa è certa: di football il mitico Rooney ne capisce sicuramente più di chi vi scrive e se ha deciso di puntare sul cavallo Tomlin difficilmente sbaglierà  (basta dire che gli Steelers sono gli inventori delle cheerleaders e ho detto tutto).

Ma cominciamo a vedere chi è questo signore.
Ha iniziato giovanissimo, nel 1995, ad allenare i cadetti della VMI, Virginia Military Institute (la West Point degli stati del Sud), per poi approdare nel 2001 a Tampa alla corte del dimissionato Tony Dungy dove ha studiato la celeberrima "Tampa 2" allestita e preparata dal trio delle meraviglie Antonio Dungy & Montagna Kiffin & Amoruccio Smith.
L'anno successivo si è guadagnato i galloni al primo Super Bowl sotto Jon Gruden e ha continuato a farsi le ossa "pounding the rock" nella terra dei Seminoles passando di stagione vincente in stagione vincente (2 volte su 5 miglior difesa contro i passaggi è un biglietto mica da ridere per un allenatore dei DB) fino ad arrivare dalla parte opposta della nazione a congelarsi le ossa cercando di riportare Minnesota a giocarsi la partita della vita e magari, stavolta, a vincerla.
Poi vedi mai cosa capita nella vita "Hey Coach, c'è in linea un certo Rooneyqualchecosasecondo che chiede di lei. Che faccio gli dico che è sotto la doccia?".

Come è finita lo sappiamo tutti e da oggi gli ex allievi di Dungy che potranno lanciare il fazzoletto rosso sono diventati quattro oltre al citato Tomlin abbiamo Smith ai Bears, Rod Marinelli ai Lions e il capo dei capi Herman Edwards.
Certo che leggendo meglio quello che ho appena scritto qualche dubbio si fa strada.
Rivedendo le caratteristiche che hanno reso famosa la "Tampa 2" (e mettiamoci anche così vincente visto che due su tre dei suoi inventori erano al grande ballo quest'anno) ci si accorge che somigliano più del previsto a quella della altrettanto famigerata "Blitzburgh" che tanta fortuna e tante vittorie ha portato nella Steel City della Pennsylvania.
La filosofia del resto ha molti punti di contatto:
Spinning down: velocità  invece della forza, linebackers veloci che possono scendere a coprire i passaggi (in una specie di Cover 3) e le due safeties larghe a liberare i CB che giocando a uomo possono piazzare l'intercetto e magari una bella linea veloce (chissà  perché mi vengono in mente i Colts) capace di mettere sotto pressione il QB avversario;
Bend but don't break: mi piego ma non mi spezzo, l'importante è chiudere il drive avversario meglio se forzando un turnover poi pazienza se ti corrono in faccia tutto il tempo. Quello che conta non è perdere qualche iarda ma riconquistare il possesso della palla e non far mettere punti sul tabellone.
Rispetto ai fire-zone blitzes (una sorta di difesa a zona con i blitz che ti arrivano dove non te li aspetti) e alle coperture uomo a uomo di Dick LeBeau ce ne passa, ma sicuramente ci sono le premesse per trovare dei compromessi soprattutto perché entrambi i sistemi hanno il proprio punto forte nel confondere l'attacco avversario impedendogli di mettere in pratica la vecchia massima "prendi quello che la difesa concede".

Ai cronisti che gli chiedevano con quale difesa avrebbe giocato, il nuovo allenatore degli Steelers ha risposto qualcosa come "dobbiamo essere flessibili e far fare ai ragazzi quello che sanno fare meglio" che farebbe pensare alla cara vecchia 3-4 "metti le mani addosso al tipo con la palla", circostanza avvallata anche dallo stesso LeBeau che è stato confermato da Tomlin nel ruolo di defensive coordinator, e, aggiungo io, di coach Nanny dal momento che si troverà  nuovamente a lavorare con un HC molto più giovane di lui (quando Tomlin nasceva LeBeau giocava il suo ultimo anno da professionista).
Del resto dopo che scegli per quindici anni i giocatori con la testa ad un certo tipo di gioco qualsiasi cambiamento deve essere affrontato con la calma e la tranquillità  che hanno sempre contraddistinto la gestione della famiglia Rooney.

Sarà  interessante anche vedere cosa succederà  in attacco e cosa deciderà  di fare il nuovo offensive coordinator Bruce Arians, promosso da allenatore dei ricevitori.
Il gioco non dovrebbe subire eccessivi scossoni rispetto al passato sia per una questione di tradizioni sia per una questione di uomini ma Ben Roethlisberger dovrà  dimostrare di poter stare tutto l'anno nella stessa pagina dei suoi ricevitori e convincere il nuovo Coach che il vero Big Ben è quello che ha demolito il record di Dan Marino partendo 13-0 al primo anno e vincendo l'anello al secondo e non la macchina spara-intercetti dell'ultima stagione.
Anche se sicuramente potrà  giovarsi di una linea nuova di zecca dove dovrebbe cambiare l'intero lato destro, centro compreso, il lato da cui dovrà  dimostrare di sapersi proteggere davvero sarà  quello che passa fuori dal campo evitando magari di girare in moto senza casco con relativo schianto o di farsi operare di appendicite un settimana prima dell'inizio del campionato.
Il primo marzo è comunque vicino e con l'inizio delle free agency ci arriverà  qualche importante indicazione sugli scenari futuri in attesa del Draft che si svolgerà  verso la fine di Aprile.

Per concludere lascerei la parola al diretto interessato che, alla richiesta di spiegare la nuova via degli Steelers al successo, ha risposto così:
"Play football, manage the game, do the things that keep the chains moving and light up the scoreboard".

Se ci riuscirà  o meno lo scopriremo solo sull'erba dell'Heinz Field ai primi di agosto.

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